Il Piccolo del 27/02/11
GRADISCA Le rivolte degli ultimi giorni al Cie sono state fomentate per rendere inagibile la struttura di via Udine. Un piano sin troppo lampante quello degli immigrati, forse mossi da una regia esterna secondo fonti ufficiose delle forze dell’ordine. Intanto un altro tunisino, dopo i cinque di giovedì, è stato arrestato per i disordini scoppiati all’interno della struttura. Erano tutti provenienti da Lampedusa, dove erano sbarcati durante l’emergenza dell’altra settimana. Ed è polemica, con i sindacati di polizia che chiedono adeguati provvedimenti. Il Sap da queste colonne aveva invocato la necessità di “non cedere ai ricatti” dei migranti, ripristinando quanto prima l’agibilità delle camerate incendiate, non rilasciando alcun clandestino, seppure con obbligo di lasciare il Paese e sottraendo loro gli accendini:Il sindacato Ugl esprime “sconcerto” per quanto accaduto attraverso le parole del referente provinciale Mario De Marco. «Per l’ennesima volta sono stati compiuti danni che alla fine toccherà alla nostra comunità pagare – afferma -. In una regione dove vi sono 16mila disoccupati, padri di famiglia che non sanno come mantenere i propri figli, è offensivo che si permetta alle istituzioni di spendere fior fiore di euro praticamente a fondo perduto per continuare a riparare una struttura che quasi quotidianamente viene danneggiata». Ad alimentare le incertezze attorno al Cie e al Cara c’è anche il nodo della nuova gestione: l’appalto diventa una corsa a 6 col ritorno in lizza della Connecting People. La coop siciliana, gestore uscente, è stata riammessa in appalto (con riserva). Idem il consorzio temporaneo d’impresa fra la francese Gepsa e due associazioni italiane. Definitivamente esclusa la coop In Vita di Udine. Le altre in corsa: Minerva (Gorizia), Sovrano Ordine Malta, Albatros (Caltanissetta), Misericordia (Modena). (l.m.)
Cie, continua la rivolta dei tunisini Struttura in parte inagibile. Obit: «Vogliono farsi rilasciare. Non bisogna cedere»
Il Piccolo del 26/02/11
GRADISCA Tensione alle stelle al Cie: la struttura gradiscana cade a pezzi dopo la seconda giornata consecutiva di disordini. Ed è prossima al sovraffollamento. Anche ieri all’ex Polonio decine di immigrati hanno devastato le stanze, appiccando il fuoco in altre 4 celle e rompendone le vetrate per esporle al gelo e renderle inutilizzabili. Con mezza dozzina di spazi inagibili dopo la rivolta di giovedì, le stanze integre rimangono appena 6 o 7. All’ex Polonio non sta più uno spillo: 142 gli ospiti presenti, ben oltre la capienza attuale già ridotta – ironia della sorte – per la concomitante ristrutturazione. In stanzoni da 8-10 posti letto rischiano di dormire 20 e più persone. A meno che non inizi un progressivo svuotamento «che però significherebbe cedere al ricatto dei dimostranti e ammettere il fallimento delle politiche di rimpatrio» vanno giù duro i sindacati di polizia. La protesta ieri ha toccato l’apice dopo le 14, quando i vigili del fuoco sono intervenuti per sedare le fiamme. Un’intera sezione di fatto è in mano agli immigrati. A fine giornata nessun ferito fra gli ospiti e le forze dell’ordine, che l’altro giorno avevano arrestato e tradotto in carcere 5 tunisini con l’accusa di danneggiamento. Farebbero parte del contingente di 50 profughi trasferiti da Lampedusa. L’emergenza al Cie arriva nel momento peggiore. Gli operatori denunciano nuovi ritardi nell’erogazione degli stipendi. I sindacati di polizia protestano per le persistenti carenze di organico e i ritardi nei lavori iniziati proprio in questi giorni di tumulto seppure invocati da anni. L’obiettivo dei migranti, forse suggerito da regia esterna, è sfruttare questo momento di precarietà per rendere inagibili tutte le stanze. Ed incrementare le chance di fuga, di trasferimento o addirittura di rilascio seppure con l’intimazione – mai rispettata – di lasciare il territorio nazionale. Il rischio è denunciato da Angelo Obit, del Sap: «La risposta dello Stato deve essere ferma. Nessuno dei dimostranti va liberato, magari scegliendo quelli con minori precedenti penali. Significherebbe cedere». Altre misure invocate dagli agenti: niente nuovi arrivi sino alla completa efficienza strutturale e organica, immediato ripristino delle camerate, sistemazione provvisoria dei trattenuti in quelle agibili, divieto di detenere accendini. «Qualsiasi segnale diverso – conclude Obit – significherebbe ammettere il fallimento». Luigi Murciano
Messaggero Veneto del 26/02/11
Gradisca, un altra protesta al Cie Camerate inagibili, è emergenza
GRADISCA D’ISONZO. Due incendi, a poche ore di distanza, sono stati appiccati ieri pomeriggio dagli immigrati ad altre tre camerate nella zona blu del Cie di Gradisca d’Isonzo. Un tunisino è stato arrestato dalla Squadra mobile di Gorizia per danneggiamento aggravato.
Sono dieci ora – comprese le sette bruciate il mattino precedente, in tre delle quali è crollato pure il tetto – le camerate inagibili al Centro di identificazione ed espulsione: una cinquantina di ospiti (sui 136 complessivi) dovrà bivaccare temporaneamente negli spazi comuni e nella sala mensa per carenza di posti letto. Questo crea anche problemi per la loro sorveglianza.
La Prefettura di Gorizia ha allertato il Viminale: la situazione è di vera e propria emergenza. Bisognerà verificare se gli ospiti possano essere trasferiti o se ci si dovrà risolvere, invece, al rilascio con foglio di via (ovvero il fine per il quale i clandestini stanno continuando a incendiare il Cie). Nella prima sommossa, avvenuta alle 14.15, sono stati coinvolti 25 immigrati che hanno dato alle fiamme due locali. Gli ospiti del Cie inoltre hanno infranto i vetri antisfondamento, in larga parte rotti o scheggiati in precedenza, che separano le loro stanze dalle cosiddette “vasche” ovvero le aree comuni.
I disordini però non sono cessati, nemmeno dopo l’intervento delle forze dell’ordine. Alle 17.35 è scoppiata una nuova sommossa, in una terza camerata della zona blu, che è andata completamente in fumo. I vigili del fuoco di Gorizia sono riusciti a circoscrivere l’incendio dopo oltre un’ora. «Non è la prima volta che lo diciamo: la struttura di Gradisca viene fatta a pezzi incidente dopo incidente – ha tuonato Angelo Obit, segretario provinciale del Sap –. Eppure i lavori di ristrutturazione, proprio in un momento caldo come quello che stiamo vivendo, sono appena all’inizio. La risposta dello Stato deve essere ferma e decisa. Nessuno deve essere liberato, nemmeno con foglio di via, e non deve essere disposto nessun nuovo arrivo al Cie sino alla completa efficienza strutturale e al rinforzo della vigilanza. Va soprattutto vietata la detenzione di fiammiferi e accendini: le sigarette vanno accese fuori dalla stanza e sotto controllo degli operatori».
Ilaria Purassanta