CIE DI GRADISCA: intervista ad un recluso + rassegna stampa

Ecco il link ad un intervista fatta ieri da Radio Blackout di Torino ad un recluso.

http://senzafrontiere.noblogs.org/files/2011/02/15_febb_gradisca_protest.mp3

 

Dal Piccolo del 16/02/11

Rivolta al Cie, tunisini coinvolti

GRADISCA Rivolta al Cie, la Prefettura smentisce un coinvolgimento dei 50 tunisini provenienti da Lampedusa nella sommossa che lunedì sera ha portato all’incendio di quattro stanze. Ma fonti interne ribadiscono: i nuovi arrivati hanno avuto una parte attiva. Anzi, quella attuata nella zona rossa farebbe parte «di una strategia ben precisa». Le forze di polizia ne sono convinte: alcuni immigrati dimostrano di conoscere sin troppo bene i centri e le loro criticità.

Sanno che a causa dell’emergenza-sbarchi nei Cie italiani non sta più neanche uno spillo. Rendere inagibili le stanze significa avere una speranza in più di fuggire e scampare quindi all’identificazione e probabile espulsione. Gli immigrati lunedì sera avevano dato fuoco a materassi e coperte delle proprie celle trovando la maniera di barricarsi all’interno della “zona rossa” e ritardare l’intervento della vigilanza. Una modalità consolidata, che avrebbe dovuto risultare sconosciuta a dei nuovi arrivati. la tensione era ancora alta. Duro il commento del Sap, Sindacato autonomo di polizia: «Gli immigrati provenienti da Lampedusa – spiega il segretario provinciale Angelo Obit – hanno agito con modalità già attuate. Il fenomeno migratorio che interessa le nostre coste non è solo un’emergenza umanitaria. I soggetti inviati a Gradisca – denuncia – sono stati selezionati tra quelli più pericolosi, che stanno cercando di rendere impossibile il loro trattenimento. Ma il Dipartimento per l’Immigrazione si è ben guardato di disporre un rinforzo del dispositivo di vigilanza». Fa eco Giovanni Sammito del Siulp: «Da tempo chiediamo un rinforzo dell’organico. Avremmo bisogno di almeno 15 unità in più. Ora il rischio è che, con Lampedusa ormai in ginocchio, si apra un nuovo fronte sul confine italo-sloveno, ritornando indietro di 10 anni». E un Cie danneggiato, ai limiti della capienza e pure sguarnito di vigilanza è un bel problema.

A Gradisca la situazione è ormai al limite. La presenza al Cie di via Udine si attesta sul massimo possibile di 130 persone: la metà della capienza reale (248). Questo perchè sono al via i lavori di ristrutturazione. Ma l’intenzione, riferiscono dalla Prefettura, è ridurre la capienza a non piu’ di 60-70 persone quando le opere interesseranno le camerate. Che succederà allora se dovessero rendersi necessari ulteriori arrivi? Oltretutto entro fine mese avverrà anche il delicato cambio di gestione di Cie e Cara. Difficilmente l’emergenza poteva arrivare in un momento peggiore per le strutture di Gradisca.

Luigi Marciano

Dal Messaggero Veneto del 16/02/11

Gradisca, rivolta dei nuovi arrivati al Cie

 

GRADISCA D’ISONZO. Appena arrivati, hanno provveduto a far parlare di sè. Una trentina di immigrati ospitati nelle strutture del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo (alcuni dei quali appena trasferiti da Lampedusa) hanno appiccato un incendio nella struttura, tentando anche di impedire l’intervento dei vigili del fuoco. L’episodio è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì e ha interessato quattro locali, tre dei quali risultano ancora inagibili. Il personale che opera all’interno della struttura ha invece ripristinato già da ieri mattina la funzionalità del quarto locale. Dopo aver incendiato carta, suppellettili e altro materiale infiammabile, gli immigrati hanno provveduto a sbarrare le porte d’accesso ai locali, nel tentativo di ritardare l’intervento dei vigili del fuoco. I quali tuttavia sono riusciti ad avere ragione delle fiamme in poco tempo. Nessuno degli extracomunitari è rimasto ferito o intossicato.

Un episodio minore, se si vuole, ma indicativo dei rapporti tesi all’interno della struttura gradiscana. Che l’arrivo di una cinquantina di clandestini arrivati da Lampedusa ha riportato al limite della capienza. E dove peraltro sono in corso importanti lavori di adeguamennto strutturale. E infatti sono già scoppiate le polemiche.

«Alla luce dei nuovi danneggiamenti al Cie, ci si chiede chi si sobbarcherà le spese per mettere a posto i locali, al limite della capienza, considerati i recenti trasferimenti di cittadini extracomunitari sbarcati a Lampedusa». Lo domanda il sindacato di polizia Coisp del Fvg. «Gli appartenenti alle forze dell’ordine del nostro paese – prosegue la nota Coisp a firma del segretario Maurizio Iannarelli – sono costretti ad affrontare l’emergenza immigrazione senza mezzi e motivazioni adeguati, in situazioni di estremo disagio e di grave pericolo». Secondo il Coisp «anche l’Europa dovrebbe contribuire ai lavori di ripristino del Centro di Gradisca. Sarebbe – conclude – un forte segnale».

Polemico anche un altro sindacato di polizia, il Sap. «I soggetti inviati a Gradisca d’Isonzo – scrive il segretario provinciale goriziano Angelo Obit – sono stati selezionati tra quelli più pericolosi sebbene i lavori di ripristino, più volte annunciati, non siano ancora nemmeno avviati. Una scelta che ha elevato la tensione in una struttura, quella di Gradisca d’Isonzo che è ancora costretta ad alternare l’uscita degli immigrati nelle cosiddette “vasche” per impedire ingestibili gruppi di trattenuti. I soggetti hanno immediatamente compreso le difficoltà della struttura cercando di rendere inagibili le stanze occupate (lo riprova il fatto che hanno incendiato anche la stanza nella quale erano stati provvisoriamente e in emergenza ricollocati) cercando di fatto di rendere impossibile il loro trattenimento».

Anche la politica fa sentire la sua voce sulla struttura di Gradisca. «Occorre subito serrare le fila contro ogni atto o tentativo di violenza che possa pregiudicare da una parte le già numerose difficoltà presenti nei Cie e, dall’altra, la sicurezza dei cittadini che vivono già con preoccupazione la presenza di queste strutture». L’ha affermato il deputato dell’Udc Angelo Compagnon, esprimendo «per l’ennesima volta la solidarietà al sindaco di Gradisca d’Isonzo, Franco Tommasini, e a tutti gli operatori impegnati giorno e notte all’interno del Centro di identificazione ed espulsione».

Compagnon ha quindi evidenziato che «la gravità di quanto avvenuto si commenta da solo» e auspicando che, sia pure «con le dovute proporzioni», l’emergenza Tunisia di questi giorni «non oscuri del tutto la situazione di Gradisca».