Oltre un centinaio di persone, la sala stracolma per ricordare, raccontare e conoscere Umberto Tommasini l’anarchico di Vivaro, triestino d’adozione che per tutta la vita non è mai indietreggiato di un solo passo nella strada verso l’anarchia.
Compagni e compagne da Pordenone, Trieste, Udine, dal vicino Veneto, poi la gente di quel territorio d’origine a cui Umberto è sempre rimasto legato profondamente ed ancora messaggi di vicinanza da parte di chi lo ha conosciuto e non è potuto esserci sono arrivati da Carrara, Roma, Milano nei giorni precedenti.
Una giornata ricca d’interventi che in più occasioni han suscitato entusiasmo, commozione ma soprattutto ascolto, attenzione, in una sala gremita che per alcuni momenti sembrava non poter accogliere tutti costringendo più di qualcuno ad assieparsi sul ballatoio d’entrata.
Un programma che è cominciato con la proiezione di una parte delle interviste a Umberto sulla sua partecipazione alla rivoluzione sociale in Spagna, volontario della prima ora in soccorso ai compagni della CNT-FAI a Barcellona. Si è poi proseguito con la parte dedicata al lascito di libri, opuscoli e documenti della famiglia Tommasini (di cui parte dello stesso Umberto) e curata da Gianluigi Bettoli, storico locale, che si è soffermato sugli aspetti più importanti di questo fondo, ora parte della biblioteca civica di Vivaro come patrimonio culturale di assoluto valore.
La parte centrale della mattinata ha poi visto intervenire Claudio Venza e Clara Germani, entrambi militanti anarchici del Gruppo Anarchico Germinal di Trieste, lo stesso gruppo di Umberto in cui ha militato attivamente fino agli ultimi attimi della sua vita. Come storico Claudio Venza ha tracciato la cronologia della vita intensa e avventurosa di Tommasini soffermandosi più volte sui momenti significativi delle scelte e dei contenuti delle sue battaglie anarchiche. Clara Germani ha poi raccontato
Il suo impegno nella stesura del libro oramai andato esaurito sulla vita di Umberto, l’intervista orale di decine di nastri da sbobinare con la macchina da scrivere, allora unico mezzo, e aricchendo il racconto con aneddoti personali nei suoi rapporti con Umberto.
Prima dello stacco musicale, che ha proposto un breve percorso tra le canzoni storiche del reportorio anarchico, c’è stato un’ampio spazio per interventi liberi in cui compagni che lo hanno conosciuto ma anche amici e conoscenti sono intervenuti ognuno con la propria storia, i propri ricordi facendo traspirare in modo netto la grande umanità di Umberto, il forte senso dell’etica libertaria che lo animava e allo stesso tempo la determinazione con cui ha condotto la propria scelta anarchica fino in fondo dove, in un territorio da sempre caratterizzato dall’ingerenza catto lica e clericale, tanta gente ha partecipato al suo funerale rigorosamente laico.
Una cinquantina di compagni si sono poi recati, con un breve corteo, proprio al cimitero di Vivaro per depositare una corona sulla sua tomba con la scritta “i compagni, le compagne”. Ancora si sono succeduti interventi con l’ultimo sentito saluto da parte di tutti.
In ultimo è importante rilevare come nonostante siano passati 30 anni dalla sua morte, nel piccolo comune di Vivaro, un evento come questo ha destato una certa preoccupazione per le autorità repressive vista la presenza di carabinieri in borghese e digos, giunti ad iniziativa iniziata, probabilmente sorpresi dal tanto interesse per un fabbro anarchico del 1896. Ancora una volta il merito è tutto suo.
Ciao Umberto, vivarino, friulano, triestino, italiano, catalano, spagnolo, internazionalista ma soprattutto anarchico.
Nestor
Dal Messaggero Veneto del 23/01/11
Vivaro, a trent anni dalla scomparsa ricordato l anarchico Tommasini
Sala piena in consiglio comunale per ricordare uno dei “figli illustri” di Vivaro: l’anarchico libertario Umberto Tommasini (Trieste 1896 – Vivaro 1980).
Combattente nella Prima guerra mondiale, ferito e internato a Mauthausen, Tommasini, assieme al fratello Vittorio, all’inizio degli anni Venti aderisce all’idea anarchica. Scontata a Ustica e Ponza una condanna al confino, nel 1932 espatria in Francia. Attivo antifascista a Parigi, accorre nel 1936 a difendere la Repubblica spagnola, contro Franco. Combatte assieme a Carlo Rosselli di Giustizia e libertà e con l’anarchico Camillo Berneri. Rientrato in Francia, durante la Seconda guerra mondiale è internato nel campo di concentramento di Fernet d’Ariège, in seguito confinato a Ventotene e Renicci d’Anghiari. Nel dopoguerra Tommasini partecipa a Trieste alle attività degli anarchici ma viene arrestato dalle autorità d’occupazione anglo-americane. Successivamente fonda a Trieste il circolo Germinal. Partecipa alle attività della Federazione anarchica e dirige il settimanale “Umanità nuova”. Tommasini muore il 22 agosto 1980 a Vivaro.
A ricostruirne la vicenda umana e storica – in un convegno organizzato dal circolo Zapata di Pordenone e dal gruppo anarchico Germinal di Trieste, in collaborazione con l’Ecomuseo Lis Aganis – lo storico Gian Luigi Bettoli, Claudio Venza e Clara Germani, i quali hanno scritto una corposa biografia su Tommasini. Significativa, con la ricostruzione delle vicende che hanno visto protagonista l’amarchico libertario, la relazione di Bettoli sull’importante lascito librario alla biblioteca comunale. Durante il convegno è stato proiettato un audiovisivo con un’intervista a Tommasini. Numerosi messaggi di vicinanza all’anarchico vivarino, giunti anche da Carrara, Roma e Milano. Al termine del convegno i presenti hanno reso omaggio a Tomassini, al cimitero di Vivaro.
Sigfrido Cescut