Dopo l’assemblea di ieri all’università in cui gli studenti hanno raccontato la loro esperienza a …
Roma oggi grazie al passaparola oltre un centinaio di persone (studenti medi e universitari, solidali ecc) si sono ritrovati in piazza ponterosso. Partiti in corteo verso le rive ad un certo punto al grido di “arrembaggio!” è iniziata la corsa dentro il porto vecchio. Arrivati sotto la storica gru Ursus alcuni studenti sono saliti e hanno srotolato lo striscione “Nemmeno Ursus si fida più”. Dopo essere scesi fra gli applausi il piccolo corteo si è ricomposto, è uscito dal porto e si diretto subito di fronte dove hanno sede le assicurazioni generali. Sull’entrata è stato appeso un altro striscione (vedi foto). A quel punto il corteo è ripartito uscendo dal percorso concordato. All’entrata in piazza della Borsa gli sbirri hanno bloccato i manifestanti. Pochi minuti discussione e i gendarmi cedono e ci si è incamminati in corso italia verso piazza goldoni. E domani è un altro giorno…
info-action reporter
Da Il Piccolo
MERCOLEDÌ, 22 DICEMBRE 2010
Universitari in corteo Striscione sull’Ursus
Davanti alla sede di Generali i manifestanti con la scritta «Assicurateci il futuro»
Studenti universitari ma anche medi riuniti sotto l’etichetta ”Studenti contro la crisi” hanno manifestato nel primo pomeriggio di ieri lungo le vie della città in vista della discussione della riforma Gelmini al Senato e più in generale contro le politiche attuate nel Paese in tema di economia e diritti civili. Partito da piazza del Ponterosso, il corteo – oltre 200 persone secondo gli organizzatori – si è snodato poi lungo le Rive per raggiungere il pontone Ursus, sul quale i manifestanti hanno appeso lo striscione «Neanche l’Ursus si fida più», alludendo alla sfiducia degli studenti nei confronti di un governo che «ignora le nostre proteste – sempre civili, tranne gli episodi del 14 dicembre a Roma – dandoci dei facinorosi e dei violenti», ha detto uno dei manifestanti.
Dopo l’assembramento alla base dello storico pontone gru il corteo si è spostato lungo le Rive fino a raggiungere la sede delle Generali, all’esterno della quale è stato issato l’ironico striscione «Assicurateci il futuro». Il gruppo si è spostato poi lungo corso Italia, fino a raggiungere piazza Goldoni dove la manifestazione, intorno alle 4 del pomeriggio, si è sciolta dopo avere creato peraltro qualche problema al traffico.
Mentre in varie città d’Italia, Roma in testa, gli studenti preparano per oggi i grandi cortei connessi all’approvazione della riforma Gelmini, gli studenti triestini hanno deciso di manifestare ieri nell’eventualità il voto del Senato venisse anticipato. Per oggi non sono previste manifestazioni.
Le foto e il video sul nostro sito www.ilpiccolo.it
LA DENUNCIA: «TRADITI DALLA POLITICA, NON ESCLUDIAMO ALCUNA FORMA DI PROTESTA»
«Siamo pronti a occupare di nuovo le scuole»
L’Unione studenti: dai consiglieri regionali promesse non mantenute in Finanziaria
Di fronte a una politica che, anche a livello regionale, sembra completamente insensibile alle richieste della cittadinanza gli studenti delle scuole superiori della regione proseguono la mobilitazione. E tramite l’Unione degli Studenti si dicono pronti anche a una nuova occupazione delle scuole.
«Dopo l’ennesima delusione ricevuta dalla politica di palazzo, che ha approvato la Finanziaria regionale senza recepire nessuna delle nostre indicazioni – spiega Riccardo Laterza, dell’Unione Studenti – non ci sentiamo di escludere alcuna forma di protesta. Abbiamo tentato il dialogo con le istituzioni, ma ci sono solo state fatte tante promesse che, alla prova dei fatti, non sono state mantenute». Le promesse in questione sono quelle che i ragazzi dell’Unione Studenti hanno scucito quando sono stati ricevuti in Consiglio regionale, il 14 dicembre scorso: allora, denunciano gli studenti, i consiglieri presenti all’incontro – Franco Codega (Pd), Roberto Antonaz (Sinistra Arcobaleno), Alessandro Corazza (IdV) e Roberto Novelli (Pdl) – si erano dichiarati favorevoli ad alcune loro proposte, formalizzate in quattro emendamenti. Il primo riguardava il comodato d’uso dei libri di testo per le superiori, il secondo contributi per il trasporto pubblico, il terzo fondi per l’edilizia scolastica e il quarto fondi per reintegrare le risorse perdute per le borse di studio. «Ma quando le opposizioni li hanno presentati in Consiglio – prosegue Laterza -, gli emendamenti non sono stati votati dalla maggioranza, nonostante un rappresentante del Pdl, Novelli appunto, avesse garantito il suo appoggio».
Secondo l’Unione Studenti anche in questo caso, come già a livello nazionale con la riforma Gelmini, la politica di palazzo si è dimostrata totalmente insensibile alle proposte dal basso, preferendo piuttosto le logiche di palazzo. «Non ci si deve stupire se davanti a una politica con la p minuscola, sorda e muta da anni alle nostre richieste, accadono fatti come quelli del 14 dicembre a Roma – dice Marta Pacor -. Il disagio profondo e trasversale, che colpisce oggi tanti italiani, se non riesce a trovare sbocco nelle normali vie democratiche si incanala in altre forme di lotta, che non sta a noi giudicare legittime o meno». «È vero che il momento è difficile – incalza Laterza – ma è vero anche che in Consiglio regionale, quando vogliono, i fondi li trovano: sono 8,5 i milioni di euro che la Regione anticiperà alle scuole private in attesa che ricevano i fondi statali».
Giulia Basso
21/12/10
Gli universitari triestini: «I black bloc ci hanno difesi»
di GIULIA BASSO
TRIESTE L’ordine e il caos, la protesta pacifica e la violenza, la calma e l’esplosione di rabbia, la gioia e la disperazione. C’è un po’ di tutto questo stampato indelebilmente nella memoria dei duecento studenti dell’Università di Trieste che hanno partecipato alla manifestazione di Roma del 14 dicembre, quella che non ha più neppure un nome, perché ormai basta la data a evocarne il tragico epilogo. A raccontarla ci si sono messi in tanti: ora lo fanno loro, gli studenti triestini, dall’aula magna della Facoltà di Scienze della formazione, per aggiungere le proprie voci a una narrazione che, ammette lo stesso preside della Facoltà Giuseppe Battelli, «è stata deformata in maniera funzionale a dimostrare che i giovani non sono in grado di riflettere senza una componente di violenza».
Ma se le immagini degli scontri sono note a tutti, i ragazzi raccontano quello che c’è stato prima e com’è finita. Difendono i black bloc («C’era da aver paura della polizia, non dei black bloc, che a un certo punto ci hanno difeso dalle botte indiscriminate e aperto una via di fuga da quel carnaio che era diventata piazza del Popolo», racconta Max), lamentano un arrivo tardivo delle forze dell’ordine («fino alla carica in piazza del Popolo, dove ci hanno imbottigliato senza lasciarci vie d’uscita, nessuno ha mosso un dito davanti alla devastazione») e una violenza indiscriminata («la polizia ha calcato la mano in diverse situazioni», dice Giulio). Non si spiegano le ragioni di determinate situazioni: «Quando siamo arrivati sul lungotevere sono comparse delle persone munite di casco – spiega Max – che sono salite su un furgoncino da lavoro che sembrava lasciato in quel posto di proposito. Dal furgoncino hanno prelevato bastoni, mazze, pietre: in circa un migliaio hanno cominciato a distruggere telecamere e auto di lusso, mentre altre persone facevano loro da cordone difensivo».
Sospetti di infiltrati nel corteo a parte, l’aspetto che più colpisce dei loro racconti è il sostegno quasi totale che i manifestanti hanno offerto ai devastatori. «Non credo si possa fare un distinguo così netto tra i black bloc e gli altri manifestanti – riflette Giulio – e dire che solo i primi hanno partecipato alle violenze. La gente è arrabbiata, e il motivo lo si è capito anche dalle tempistiche: quando alla Camera per tre voti è passata la fiducia al Governo Berlusconi gli scontri sono esplosi».
Per gli studenti di Trieste comunque il problema primario resta la riforma dell’Università, contro la quale oggi saranno impegnati in un presidio a Ponterosso. «Mentre aspettiamo gli atti finali di questa riforma – conclude il preside – ci interroghiamo sul nostro futuro. Dovremo riformare lo statuto d’ateneo, che ne condizionerà l’assetto negli anni a venire, e nel farlo dovremo cercare di non peggiorare ulteriormente la situazione.”