Dal Piccolo del 03/12/10
Scritte anti Cie sul municipio di Gradisca
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Scritte sui muri e proclami su internet. E all’interno del Cie, ancora autolesionismi e un tentativo di suicidio. Sembra nuovamente alzarsi la tensione attorno al Cie di Gradisca. Una mano ignota nella notte fra mercoledi e ieri ha imbrattato in maniera eclatante il municipio della cittadina isontina, in via Ciotti. Ironia della sorte, la facciata del palazzo seicentesco era stata da poco ritinteggiata dall’amministrazione comunale, per una spesa non irrisoria di 160mila euro. «No ai Cie, nè qui nè altrove» recita la vistosa scritta. Tira aria di nuova mobilitazione, attorno agli ex Cpt. Anche su internet, infatti, il tam tam delle reti antirazziste che si oppongono ai Cie italiani e ai contenuti ritenuti “repressivi” della legge Bossi-Fini sull’immigrazione si sta facendo di giorno in giorno più frequente. Su alcuni di questi spazi web che monitorano quotidianamente la situazione nei centri immigrati del Paese, in riferimento agli imminenti lavori di ripristino della sicurezza interna (sbarre, videosorveglianza, dispositivi anti-fuga) recentemente era comparsa una dichiarazione d’intenti piuttosto esplicita: «Il Centro di Gradisca è stato smontato pezzo per pezzo, tanto da renderne impellente lo svuotamento e la ristrutturazione: si parla di questo dicembre, e tutto il merito va alla determinazione dei reclusi – si legge online -. Ad impedirne la riapertura, però, dovremo pensarci noi, il movimento contro ai Cie che sta fuori dalle gabbie». Ma nel mirino ci è finita anche la cerimonia con cui, nei giorni scorsi, l’assessore regionale Federica Seganti, i vertici della Prefettura e la giunta Tommasini avevano ufficialmente inaugurato i 314 nuovi punti luce nella periferia gradiscana. Il maxi-intervento, finanziato dal Viminale nell’ambito del cosiddetto pacchetto-sicurezza, ha potenziato l’illuminazione pubblica proprio nelle borgate adiacenti al Cie e al Cara. Anche in questo caso il giudizio è durissimo. «Un regalo di Maroni per illuminare i dintorni del Centro ed acciuffare prima gli evasi» e viene contestato pure il parroco, don Maurizio Qualizza, che ha impartito la benedizione al nuovo impianto citando la Genesi: «Qualsiasi sia il nastro da tagliare, accanto alle divise e alle fasce tricolori l’abito talare non può mai mancare, e qualcosa si dovrà pur dire». Ce n’è persino per il progetto di integrazione per i bimbi dei richiedenti asilo, avviato in città (e proprio al ricreatorio Coassini) dal Collegio del Mondo Unito di Sistiana e dall’associazione Tenda per la pace e i diritti. Secondo i movimenti «In questo modo i profughi gestiti da Connecting People (l’ente che cura i servizi interni a Cie e Cara ndr) potranno recitare il Rosario in compagnia, nell’attesa di essere regolarizzati e liberati oppure semplicemente trasferiti nell’attiguo Cie per essere espulsi. A detta della parrocchia prosegue la nota web – questo progetto rappresenterebbe “una vera luce che si è visto non solo squarciare il buio, ma riscaldare i cuori”. A noi, invece, sembra semplicemente illuminare il collaborazionismo osceno della Chiesa con la macchina delle espulsioni». Tensione altissima, dunque. Anche a seguito delle ultime notizie provenienti dall’interno. Il Piccolo era stato l’unico quotidiano a dare notizia – mai smentita ufficialmente – del fatto che alcuni immigrati tunisini si erano cuciti le labbra in segno di protesta contro l’imminente rimpatrio. Ebbene, sarebbero stati convinti a desistere: e due di loro sarebbero stati ricondotti in patria. Lunedì, proprio nelle stesse ore in cui veniva inaugurato il nuovo impianto di illuminazione pubblica, un immigrato avrebbe invece tentato il suicidio tagliandosi le vene. Sarebbe in sciopero della fame da una settimana giorni. Dopo il ricovero in ospedale è stato ricondotto al Cie, manifestando il proposito di proseguire la protesta. Altri immigrati in queste ore starebbero attuando lo sciopero della fame
«Noi in prima fila contro il centro»
GRADISCA «Un gesto deplorevole». La giunta Tommasini ha convocato una conferenza stampa per esprimere tutta la propria amarezza sull’episodio della scritta anti-Cie sulla facciata del municipio. «Questi signori hanno sbagliato bersaglio. Non tanto per il danno economico a un palazzo ristrutturato coi soldi di tutti i gradiscani, ma soprattutto per quello morale. Palazzo Torriani è la casa di tutti i cittadini. E’ stato il cuore delle iniziative intraprese prima contro l’edificazione di Cie e Cara, e poi contro la loro apertura». E ancora. «Il fatto è che il problema del Cie noi ce lo siamo ritrovati sulle spalle nel 2004 e mai una volta abbiamo illuso la nostra gente che potesse essere chiuso.Ma ci abbiamo provato comunque. La nostra non è una contrarietà di facciata. O devo ricordare – così il sindaco Tommasini – la carta disperata del ricorso al Tar? Ha avviato iniziative di integrazione (il volontariato nelle squadre comunali di giardinieri ndr) che non hanno precedenti in Italia». E la polemica sui 314 lampioni “regalati” dal Viminale? «Macchè regalo o risarcimento. È stato un doveroso segnale di attenzione per la sicurezza della gente dei nostri borghi». Sereno il parroco don Maurizio Qualizza, anch’egli tirato in ballo sulla cerimonia nei borghi. « La sera dell’inaugurazione mi sono limitato ad augurare che la nuova illuminazione non sia solo qualcosa di materiale, ma un segno che ci indichi il modo di perseguire una giustizia sociale e l’uguaglianza fra le genti. Non vedo altre possibili interpretazioni». (l.m.)
Dal Messaggero Veneto del 03/12/10
Gradisca, la facciata di palazzo Torriani imbrattata con una scritta anti-Cie
GRADISCA. Monta la rabbia del sindaco Tommasini e della giunta dopo lo sfregio alla facciata principale di palazzo Torriani. Nella notte fra mercoledì e giovedì ignoti hanno vergato con lo spray nero una scritta contro il Cie, a metà fra l’ingresso del municipio e quello della rinnovata galleria Spazzapan: «No Cie né qui né altrove» il messaggio, spia della tensione crescente di questi giorni. Su alcuni blog anti-Cie sono apparsi infatti commenti molto critici dopo l’inaugurazione dei 314 punti luce nella zona adiacente al Cie-Cara, e fra i bersagli c’è anche il parroco gradiscano don Maurizio Qualizza per il proprio intervento al momento della benedizione dell’impianto d’illuminazione. La giunta guidata da Franco Tommasini ha commentato così l’episodio: «Siamo sorpresi e amareggiati, è stato imbrattato il cuore della cittadina. A questi signori è bene ricordare che quest’amministrazione comunale si è battuta per esprimere la propria contrarietà al Cpt prima e al Cie poi in tutte le sedi, ed è riuscita a evitare che il Cie raddoppiasse la capienza. Ricordiamo anche il ricorso inoltrato al Tar, con dispendio di denaro dei cittadini. Noi come amministratori il Centro ce lo siamo ritrovati, quello che hanno fatto chi amministrava prima di noi non ci interessa». Quanto a certi commenti relativi all’inaugurazione dei punti luce, la giunta Tommasini la pensa così: «Se il motivo dell’atto vandalico è quello, siamo qui a confermare che noi siamo gli amministratori dei cittadini gradiscani: il nostro interesse primario è la tutela della sicurezza dei borghi, ma è anche nell’interesse degli ospiti del Cara avere strade più illuminate e sicure». Dall’esecutivo comunale arriva anche una considerazione in merito alle iniziative volte all’integrazione degli ospiti del Cara: «Non esiste in Italia un Comune che come il nostro si sia prodigato a favore dell’integrazione. E abbiamo anche altri progetti in fase di realizzazione». Quello della notte fra mercoledì e giovedì è un gesto doppiamente beffardo, se si pensa che è stata conclusa da poche settimane l’opera di restyling della facciata di palazzo Torriani, costata circa 240 mila euro. «Non è il danno economico a irritarci – conclude la giunta municipale – quanto l’atto morale. A noi non piace fare demagogia, alla gente diciamo sempre la verità: ci siamo attivati a tutti i livelli per far chiudere il Cie, ma sappiamo che non accadrà, ed è bene che si sappia». Giuseppe Pisano