Da Il Piccolo del 17/11/10
La Cgil: «Assurda la presenza del Cie a Gradisca»
GRADISCA «La presenza di un centro di identificazione permanente sul territorio della regione è una scelta del tutto sbagliata e irrazionale. Questo, oltre che per la logica con cui sono stati costituiti e vengono gestiti i Cie, anche per motivazioni di ordine logistico». È il severo giudizio espresso dalla Cgil regionale al termine della visita alle strutture del centro di Gradisca. La delegazione del sindacato era formata dal segretario generale Franco Belci, da Abdou Faye della segreteria regionale e da Franco Grando in rappresentanza del sindacato di polizia Silp-Cgil. Gli esponenti della Cgil hanno incontrato i vertici della cooperativa che gestisce il centro, i rappresentanti del personale di polizia e il sindaco di Gradisca d’Isonzo Franco Tommasini. «Non ci è stato invece consentito – fanno sapere Belci e Grando – di visitare l’interno della struttura, per decisione congiunta della prefettura di Gorizia e del ministero dell’Interno. Questo, secondo quanto ci è stato ufficialmente comunicato, perché sarebbero in vista lavori di straordinaria manutenzione: una motivazione che riteniamo pretestuosa e che rafforza il nostro giudizio negativo sui criteri di gestione della struttura». A rafforzare il giudizio negativo della Cgil anche altre considerazioni emerse dagli incontri di ieri mattina. «Considerato che gli ospiti sono per la quasi totalità di origine nordafricana – proseguono i rappresentanti della Cgil – non comprendiamo con quale logica si sia deciso di insediare un Cie nella nostra regione, scelta che determina ingenti costi economici e logistici nei trasferimenti sia in entrata che in uscita. Va poi considerato l’enorme dispendio di personale sia da parte della cooperativa che gestisce il centro, con 70 operatori, sia tra le forze dell’ordine: per la vigilanza sul Cie, infatti, sono impegnati ben 160 uomini, dislocati su 5 turni, che vengono così sottratti alle normali attività di controllo del territorio».
Dal Messaggero veneto del 17/11/10
Cie, negato l ingresso ai delegati Cgil Fvg «Rafforzato il nostro giudizio negativo»
GRADISCA. E’ stato negato ieri a una delegazione della Cgil del Friuli Venezia Giulia l’ingresso al Centro di identificazione ed espulsione per immigrati di Gradisca d’Isonzo. Gli esponenti del sindacato regionale (che hanno visitato il vicino Cara-Centro accoglienza richiedenti asilo) hanno parlato di «motivazioni pretestuose» che «rafforzano il nostro giudizio negativo sia sulla collocazione, sia sui criteri di gestione della struttura». «La presenza di un Centro di identificazione permanente per immigrati sul territorio della regione è una scelta del tutto sbagliata e irrazionale. Questo, oltre che per la logica con cui sono stati costituiti e sono gestiti i Cie, anche per motivazioni di ordine logistico». È il giudizio espresso dalla Cgil regionale al termine della visita alle strutture del Centro di via Udine. La delegazione sindacale, formata dal segretario generale del Friuli Venezia Giulia, Franco Belci, da Abdou Faye, della segreteria regionale, e da Franco Grando, in rappresentanza del sindacato di polizia Silp-Cgil, ha incontrato i vertici della cooperativa che gestisce il centro per immigrati, i rappresentanti del personale di polizia e il sindaco di Gradisca d’Isonzo, Franco Tommasini. «Non ci è stato invece consentito – hanno rimarcato Belci e Grando – di visitare l’interno del Cie per decisione congiunta della prefettura di Gorizia e del ministero dell’interno. Questo, secondo quanto ci è stato ufficialmente comunicato, perché sarebbero in vista lavori di straordinaria manutenzione: una motivazione che riteniamo pretestuosa e che rafforza il nostro giudizio negativo sui criteri di gestione del sito gradiscano». A rafforzare il giudizio negativo della Cgil regionale anche altre considerazioni emerse nel corso degli incontri di ieri mattina. «Dato che gli ospiti sono per la quasi totalità di origine nordafricana – proseguono i rappresentanti della Cgil Fvg –, non comprendiamo con quale logica si sia deciso di insediare un Cie nella nostra regione, una scelta che determina ingenti costi economici e logistici nei trasferimenti, sia in entrata che in uscita». «Va poi considerato – concludono i rappresentanti sindacali – l’enorme dispendio di personale, sia da parte della cooperativa che gestisce il centro per immigrati, con 70 operatori, sia tra le forze dell’ordine addette alla sorveglianza: per la vigilanza sul Cie, infatti, sono impegnati ben 160 uomini, dislocati su cinque turni di lavoro, che vengono così sottratti alle normali attività di controllo del territorio».