Rassegna del 30/08/10
Da Il Piccolo
Nuova rivolta al Cie di Gradisca, sei militari feriti
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Sei militari feriti, di cui tre in maniera piuttosto seria, due immigrati (un tunisino e un algerino) arrestati per violenza e resistenza, la centrale termica distrutta a sprangate. È il bilancio della seconda notte consecutiva di rivolta al Cie di Gradisca. Ma rispetto a venerdì, quando 9 immigrati erano riusciti a fuggire (uno poi era stato ripreso), la sommossa scoppiata sabato sera non è sfociata in un’evasione. Sventato dalla prontezza delle forze di vigilanza, il tentativo di fuga si è trasformato così in una ritorsione nei confronti delle forze dell’ordine che presidiano il centro immigrati. A farne le spese sei militari della brigata ”Ariete” di Pordenone che, assieme a carabinieri e agenti di polizia, svolgono servizio di controllo e vigilanza all’ex caserma Polonio. Uno di questi militari ha rimediato la frattura del metacarpo, un secondo è stato ferito dietro a un orecchio. Ferite medicate in ospedale anche per un terzo militare, altri tre hanno riportato solo leggere contusioni e escoriazioni. Una trentina di immigrati, armati di spranghe e altri corpi contundenti, era salita sul tetto del Cie poco dopo le 21.30. Nella loro protesta hanno distrutto la centrale termica della struttura, posta proprio sul tetto dell’edificio, causando importanti perdite d’acqua. L’ordine è stato ripristinato, a fatica, solo a tarda notte. Ieri parte gli ospiti, quelli della zona blu, i più esposti ai disordini, sono rimasti chiusi nelle loro stanze e lo saranno fino a nuovo ordine. Per due di loro invece la ”consegna” si è trasformata in arresto perché ritenuti tra i più attivi nella rivolta e per la violenza usata contro le forze dell’ordine. E le polemiche non si placano. Per il deputato Ivano Strizzolo (Pd), vicepresidente della commissione bicamerale Schengen e immigrazione «il Governo, alle prese con le beghe interne, sta trascurando i problemi della gestione della sicurezza nei Cie. Ancora una volta si sono verificati fatti gravissimi a causa della mancanza di uomini e di risorse per garantire la sicurezza e la dignità delle persone, sia per gli operatori che gestiscono il Centro sia per gli immigrati stessi». Strizzolo ha ricordato di «attendere da ottobre 2009» una risposta del ministro Maroni a un’interrogazione parlamentare sul tema del Cie di Gradisca. Nell’esprimere vicinanza e solidarietà ai militari, l’assessore regionale alla Sicurezza, Federica Seganti ribadisce: «A Roma conoscono il problema del Cie di Gradisca e la Regione è pronta a dare una mano. Bisogna entrare nell’ordine di idee che questa struttura non è più quella che fronteggiava, assieme agli altri Cie della penisola, l’emergenza dei clandestini sulle coste italiane. Oggi ospita immigrati con gravi precedenti in attesa di rimpatrio e pertanto anche dal punto di vista strutturale e regolamentare questo e altri centri hanno bisogno di decisioni che ne ripristino una funzione maggiormente detentiva». In stato di agitazione i sindacati di polizia. «Quanto avvenuto è il grave risultato dello stato della struttura – denuncia il Sap -. È cambiato solo il finale, con l’aggressione al personale dell’esercito in servizio. Il tutto con spranghe e oggetti co ntundenti facilmente reperiti all’interno. Il bilancio di sei feriti è allucinante. Ora – afferma Obit – è giunto il momento dell’azione con regole certe, una diminuzione degli spazi di libertà e la rimozione di tutti i pericoli e i punti deboli. La capienza va ulteriormente ridotta, fino a quando non sia possibile come in passato dividere all’interno i trattenuti, evitando che grosse concentrazioni foriere di azioni violente. Protesta anche il Siulp: «Non ci sono le risorse umane ed economiche che erano state assicurate, neppure per assicurarne la manutenzione e i sistemi di videosorveglianza». Il Siulp ha rivolto un appello al presidente della Regione, all’assessore regionale Seganti e ai sindaci perchè si facciano carico di sensibilizzare le istituzioni a livello centrale «prima che accada qualcosa di ben più grave»
Dal Messaggero Veneto
Gradisca, nuova rivolta al Cie: feriti 6 militari
GRADISCA. Sei militari della “Brigata Ariete” di Pordenone feriti, due immigrati magrebini arrestati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. È il bilancio della seconda rivolta nel giro di appena 24 ore scoppiata, poco dopo le 21.30 di sabato, nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo. Un’azione, quella di cui si è resa protagonista un’ottantina di immigrati, che però presenta sostanziali differenze rispetto alle precedenti. Compresa quella che venerdì sera aveva portato alla fuga di 15 clandestini (sette dei quali ripresi nel giro di poche ore): stando alle prime ricostruzioni, infatti, si sarebbe trattato di una vera e propria aggressione, premeditata, alle forze dell’ordine impegnate nel servizio di vigilanza della struttura e non di disordini inscenati come diversivo per scavalcare le recinzioni. A confermarlo sarebbero sia i filmati del servizio di telecamere a circuito chiuso posizionate all’interno della struttura, che il “modus operandi” degli ospiti (circa un’ottantina, tutti confinati nella zona blu della struttura, una delle tre in cui è suddiviso il Cie) che, dopo aver trascinato alcuni materassi nel cortile interno, hanno appiccato un incendio per richiamare l’attenzione della vigilanza, composta da poliziotti, carabinieri e, appunto, militari della Brigata Ariete di Pordenone. A quel punto, una trentina di immigrati clandestini è riuscita a salire sui tetti del complesso dove, invece di tentare la fuga, ha preso di mira, devastandola, la struttura superiore della centrale termica, entrando in possesso di tubi di acciaio e altri oggetti contundenti. Un armamento di fortuna utilizzato, una volta scesi dai tetti, per affrontare le forze dell’ordine, nel frattempo entrate in assetto anti-sommossa nel perimetro interessato dalla rivolta. Pesante il bilancio degli scontri: tre militari feriti e tre contusi in modo più lieve. Ad avere la peggio un soldato che ha riportato la frattura del metacarpo della mano sinistra e dimesso dal pronto soccorso di Gorizia con una progonosi di 30 giorni. Per un collega, invece, ematoma e ferita dietro l’orecchio, con la Tac eseguita nel nosocomio isontino che ha però escluso ulteriori complicazioni. Per sedare la rivolta si è reso necessario l’intervento di rinforzi dalla Questura di Gorizia. La situazione è rientrata nella normalità solo verso le due di notte, quando tutti gli immigrati sono stati fatti tornare nelle camerate. Una volta visionati i video delle telecamere interne, la polizia ha provveduto all’arresto, con le accuse di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, di un immigrato marocchino e di uno tunisino, ritenuti i capi della rivolta e già tra le menti dei disordini scoppiati 24 ore prima. I due, dopo avere resistito all’arresto, grazie anche all’intervento di altri ospiti della struttura, sono stati immediatamente trasferiti nella casa circondariale di via Barzellini a Gorizia, dove già oggi il magistrato valuterà la loro posizione. Per evitare nuovi disordini, la Prefettura ha disposto dalla prima mattinata di ieri il confinamento degli immigrati del Cie (al momento circa 180) nelle proprie stanze. Marco Ceci
Seganti: situazione non più sostenibile ora va rivista l organizzazione interna
GRADISCA. L’aggressione alle forze dell’ordine e il ferimento di 6 militari della “Brigata Ariete” «sono episodi che preoccupano e testimoniano la gravità di una situazione che non è più sostenibile». A prendere la parola dopo i nuovi disordini al Cie di Gradisca d’Isonzo è l’assessore regionale alla sicurezza, Federica Seganti, pronta a riconoscere come per la struttura isontina sia necessario «studiare nuove modalità operative e rivedere l’organizzazione interna stessa della struttura. La frequenza con cui il Cie di Gradisca è oggetto di disordini, inoltre, conferma l’esistenza di problematiche fisiologiche. Serve evidentemente un maggior isolamento all’interno della struttura e mixare maggiormente le provenienze, al fine di evitare che all’interno della struttura si creino gruppi organizzati della stessa etnia. Su questo aspetto in particolare stiamo lavorando con il Viminale, come del resto sull’alta percentuale di immigrati provenienti dal circuito carcerario che si registra a Gradisca d’Isonzo. Gente che, sapendo di poter essere rimpatriata, raggiunge livelli di aggressività difficilmente controllabili. L’ipotesi di aprire di nuovi Cie in Italia, anche in Veneto, può indubbiamente aiutare, portando a una maggior disponibilità di posti destinati ai clandestini da espellere e alla conseguente riduzione, evidentemente necessaria, di presenze nella struttura isontina ma il problema è oggi e bisogna affrontarlo concretamente nell’immediato». Tra le proposte da accogliere, secondo l’assessore regionale alla sicurezza, anche quelle a più riprese avanzate dai sindacati di polizia. «Alzare le recinzioni e ricoprirle con pannelli in plexiglas in modo da renderne più complicato lo scavalcamento sono proposte sensate, ma c’è un problema di burocrazia visto che tali interventi li stiamo attendendo da quasi due anni. Non una mancanza strutturale, tuttavia, ma una scelta sbagliata fatta in passato, quando il governo di centro-sinistra, nell’ambito della politica di umanizzazione dei centri, decise di togliere i cosiddetti offendicula, ovvero le sezioni ricurve posizionate in cima alle recinzioni. Umanizzazione che non ha portato benefici: la struttura di Gradisca era stata concepita e progettata diversamente». Sul ferimento dei 6 militari, invece, la Seganti è categorica: «Assistere all’aggressione e al ferimento di chi svolge il proprio dovere a servizio del Paese non è semplicemente tollerabile». Una rassicurazione, infine, al sindaco e alla cittadinanza gradiscana: «Capisco l’allarme lanciato dal sindaco Tommasini e la sua richiesta di aiuto a Stato e Regione. Molto è stato fatto, ma evidentemente non basta. Ci stiamo muovendo in accordo con il ministero dell’Interno e spero che già nei prossimi mesi vengano realizzati, o quantomeno appaltati, lavori destinati a incrementare la sicurezza, sia internamente al Cie sia esternamente». (ma.ce.
«Questo per mancanza di regole»
La denuncia del Sap GRADISCA. «Quanto avvenuto ieri al Cie di Gradisca è il grave risultato dello stato della struttura». A puntare il dito contro carenze strutturali e organizzative ormai insostenibili è la segreteria provinciale di Gorizia del Sindacato autonomo di polizia (Sap), che in una nota precisa anche come la tipologia della rivolta di sabato abbia evidenziato un nuovo obiettivo tra gli immigrati: «Si sono ripetuti i fatti della serata precedente con l’organizzazione di un diverso finale, l’aggressione al personale dell’Esercito italiano in servizio sul perimetro e la distruzione della centrale termica. Il tutto con spranghe e oggetti contundenti facilmente reperibili all’interno della struttura. Il bilancio, allucinante, è di sei militari feriti». Denuncia, quella del sindacato, accompagnata anche da una richiesta di regole certe. «La violenza, da qualsiasi parte provenga, non è mai giustificabile ma è chiaro che sia stata facilitata dall’assenza di regole e dalla permeabilità della struttura. È giunto il momento dell’azione con regole certe all’interno del Cie, una diminuzione e regolamentazione degli spazi di libertà e rimozione di tutti i pericoli e i punti deboli. La capienza va ulteriormente ridotta, fino a quando non sia possibile come in passato dividere all’interno i trattenuti, evitando che grosse concentrazioni di persone possano diventare foriere di azioni violente. Il Sap esprime tutta la propria solidarietà e vicinanza al personale dell’Esercito per l’aggressione subita da chi, non rispettando le regole, non accetta nemmeno che altri le facciano». Immagini degli incidenti verificatisi al Cie nella serata di venerdì, fotografate dagli stessi protagonisti della rivolta con telefoni cellulari (il regolamento ministeriale vieta ai clandestini il possesso di apparecchi dotati di video-fotocamera all’interno dei Centri di identificazione ed espulsione), intanto, sono apparse ieri su Internet, in alcuni siti considerati “vicini” agli immigrati. (ma.ce.)
Rassegna del 29/08/10
Dal Messaggero Veneto
Otto clandestini in fuga dal Cie
GRADISCA. Solito copione: un gruppo d’immigrati inscena una rivolta appiccando il fuoco a tre materassi portati nel cortile esterno della zona notte e, mentre le forze dell’ordine si concentrano sull’incendio, altri clandestini riescono a scavalcare le recinzioni e fuggire. Un piano collaudato, quello messo in atto verso le 22 di venerdì da un’ottantina di clandestini ospiti del Cie di Gradisca e andato in porto per quindici di loro, che sono riusciti a dileguarsi nella campagna retrostante. Per sei di loro, tuttavia, la fuga è durata una manciata di minuti, quelli sufficienti alle volanti di carabinieri e polizia per intercettarli e riportarli all’interno della struttura di via Udine. Un settimo clandestino, invece, ha visto infrangersi i suoi sogni di libertà nella mattinata di ieri, quando, in prossimità della stazione ferroviaria di Sagrado, è stato identificato dalle forze dell’ordine e reintrodotto nel Cie. Nuovi disordini, come detto, scoppiati verso le 22 e, a quanto si è potuto apprendere, ancora una volta originati dall’imminente avvio di nuove procedure per il rimpatrio di alcuni clandestini. La prima scintilla della rivolta, in questo caso, è arrivata nella cosiddetta zona blu (la più ampia e affollata delle tre in cui è suddiviso il centro d’identificazione ed espulsione isontino), con una quarantina d’immigrati che hanno trascinato nel cortile esterno tre materassi, per poi accatastarli e incendiarli. Nel frattempo altrettanti immigrati sono riusciti a salire sui tetti del complesso e di lì a raggiungere le recinzioni esterne, anticipando l’azione di contenimento delle forze dell’ordine, per gran parte occupate a spegnere l’incendio e sedare la rivolta. Incendio prima contenuto e poi spento senza l’intervento dei pompieri, ma semplicemente utilizzando gli estintori d’emergenza in dotazione al servizio di vigilanza e agli operatori del centro. Disordini sedati definitivamente poco dopo l’1 di notte, quando i rivoltosi sono stati riaccompagnati nelle camerate e, con loro, anche i sei immigrati ripresi pochi minuti dopo la fuga. Stando a quanto riferito da fonti interne al Cie di via Udine, la struttura avrebbe riportato solamente danni irrisori, mentre non si hanno notizie di scontri o feriti nel corso dei disordini di venerdì notte. Nel tardo pomeriggio di ieri, tuttavia, all’interno della struttura la tensione è tornata a salire. (ma.ce.)
Il sindaco: è una struttura inadeguata
GRADISCA. «L’ennesima fuga non fa che confermare tutti i limiti della struttura. Auspichiamo un intervento in tempi rapidi, che permetta di adeguare gli spazi secondo le esigenze degli ospiti, degli operatori e delle forze di polizia, chiamati a operare in condizioni difficili». Sui disordini di venerdì notte è intervenuto il sindaco di Gradisca, Franco Tommasini, che nel ribadire come da parte di Prefettura e Questura di Gorizia ci sia sempre stata massima attenzione alla problematica gradiscana, ha ricordato come l’amministrazione comunale «ha più volte ribadito che le strutture del centro versano in condizioni precarie e necessitano di interventi ormai improcrastinabili». Per la segreteria provinciale del sindacato autonomo di polizia (Sap), invece, quanto successo venerdì «è l’ennesima conferma di quanto sia ormai inadeguata la struttura di Gradisca. Non si sono addottati semplici accorgimenti quali l’innalzamento dell’ultima recinzione, ricoprendola di plexiglas. Non ci vuole il genio della lampada per comprendere che le modalità di fuga sono sempre le stesse: azione diversiva (incendio), azione di massa (collettiva salita sui tetti) e scatto verso le barriere e fuga. Le soluzioni sono due: o si attuano i lavori che il Sap suggerisce da un biennio o si triplica il servizio di vigilanza. Terza opzione, che pare non si voglia considerare, quella di tramutare la struttura interamente in Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo, ndr) e non, come avvenuto in questi ultimi giorni, trasferirvi immigrati per alleggerire il Centro di Milano». Per l’onorevole Ivano Strizzolo (Pd), vicepresidente della commissione bicamerale Schengen e immigrazione «il Governo alle prese con le beghe interne al Centrodestra sta trascurando i problemi della gestione della sicurezza nei Cie». (ma.ce.)
Da Il Piccolo
Otto evasi nella notte dal Cie di Gradisca La Lega: detenzione, non più accoglienza
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Ennesima nottata ad alta tensione al Cie di Gradisca: altri 8 immigrati – e fanno quasi una settantina da maggio a oggi, almeno 150 dal 2006 – sono riusciti a evadere nella tarda serata di venerdì dal centro immigrati al termine di una sommossa. E l’assessore regionale Federica Seganti (Lega) chiede che il Cie si trasformi in un carcere. Ad appena quattro anni dalla sua apertura, la credibilità del Cie vacilla in maniera evidente. Evasioni, incendi, episodi di autolesionismo, operatori costantemente minacciati, sgarri tra diverse etnie costrette a convivere. E danni stimati per almeno un milione di euro, tanto che la capienza è stata ridotta ben al di sotto di quella ufficiale (240 posti) perchè molti locali sono inagibili dopo le continue sommosse. I sistemi antifuga a infrarossi e per la videosorveglianza sono andati praticamente distrutti nell’estate 2009 e mai ripristinati totalmente. LA DINAMICA L’allarme è scattato poco dopo le 22, quando un gruppo di clandestini, in massima parte di etnia maghrebina, si è impossessato della “zona blu” appiccando il fuoco ai materassi delle stanze. Approfittando del marasma molti immigrati – secondo una prima ricostruzione un’ottantina – hanno raggiunto la “zona rossa” e quindi raggiunto il tetto della struttura. In 15 sono scattati verso le le barriere lanciandosi nel vuoto. Solamente 7 sono stati ripresi. A polizia, carabinieri e militari che presidiano il perimetro esterno sono servite quasi due ore per tentare di intercettare alcuni dei fuggitivi e ripristinare l’ordine all’interno, in un clima tesissimo. Non si registrano feriti fra gli addetti alla sorveglianza. Solo qualche graffio e contusione per i clandestini che erano riusciti a varcare le barriere. IL VERTICE Da carcere di massima sicurezza per clandestini a prigione-low cost da cui evadere è diventato uno scherzo. L’incredibile metamorfosi del Cie di Gradisca, struttura costata 17 milioni di euro, sarà analizzata con la massima attenzione anche dal neo questore di Gorizia Riccardo Piovesana, che domani mattina si incontrerà con la giunta comunale e successivamente visiterà il Cie. «Abbiamo più volte ribadito che le strutture del centro versano in condizioni precarie e necessitano di interventi improcrastinabili – afferma il sindaco Tommasini – L’ennesima fuga non fa che confermarne tutti i limiti. Prefettura e Questura ci hanno rassicurato sulla predisposizione di interventi efficaci per ripristinare la sicurezza.». ”NON ACCOGLIENZA, MA DETENZIONE” Chiama la Regione alle sue responsabilità il vicepresidente del gruppo Lega Nord in consiglio regionale, Federico Razzini, che in un’interrogazione alla giunta Tondo di “attingere alle risorse destinate alla sicurezza ora che grazie al governo è stato finalmente impresso un giro di vite alle politiche di immigrazione e contrasto all’illegalità. Sollecito la Regione a intensificare il suo impegno. Il Cie è strumento indispensabile, ma occorrono risorse per tappare le falle”. Risponde l’assessore regionale Federica Seganti, anch’essa in quota Carroccio: «Faremo la nostra parte, ma bisogna ricordare come quello delle evasioni non sia affatto un problema tutto gradiscano. Rivolte e fughe si stanno susseguendo in tutti i centri su scala nazionale, spesso con una appurata regia esterna. È evidente che i Cie in questo momento devono essere ri-adeguati a livello strutturale e regolamentare al loro nuovo ruolo. Gradisca non è più un centro di accoglienza che ospita i disperati sbarcati a Lampedusa, ma contiene immigrati irregolari spesso con gravi precedenti. Deve quindi rispondere maggiormente a caratteristiche detentive e su questo siamo pronti a confrontarci con Roma». E con il ministro Maroni, suo compagno di partito. LA CONDANNA «Come pretendere di contenere un’onda con uno scolapasta – denuncia il Sap, sindacato autonomo di polizia. Secondo il segretario Angelo Obit – se le barriere fossero state appena qualche metro più alte e ricoperte con plexiglas nessuno sarebbe scappato. O si attuano i lavori che suggeriamo da anni, o si triplica la vigilanza. Impossibile pensare che gli uomini in pochi secondi riescano a presidiare il perimetro e a risolv ere al contempo le tensioni che scoppiano all’interno. Sono sufficienti 7 secondi per scavalcare le barriere. Una terza soluzione è tramutare il Cie interamente in Cara (l’altra struttura gradiscana destinata ai richiedenti asilo ndr) e non, come avvenuto in questi ultimi giorni, trasferirvi immigrati per alleggerire il centro di Milano».