Da Il Piccolo
MARTEDÌ, 17 AGOSTO 2010
UNA QUARANTINA DI IMMIGRATI SFONDANO UN CANCELLO E CERCANO LA FUGA
Evasione in massa per Ferragosto dal Cie di Gradisca
Immediata la caccia all’uomo: molti sono stati bloccati quasi subito ma cinque sono riusciti a dileguarsi
di LUIGI MURCIANO
GRADISCA Ferragosto con evasione al Cie di Gradisca. Una quarantina di immigrati nel tardo pomeriggio di domenica ha forzato con delle spranghe in ferro il lucchetto di un cancello che dà sul campo da calcio del centro immigrati. Sono stati sufficienti pochi secondi per consentire loro di riversarsi sul lato opposto all’ingresso e tentare di valicare le barriere che danno sulla campagna retrostante il Cie. Ben 25 clandestini, in massima parte tunisini, sono riusciti a scavalcare la recinzione. Di questi a varie riprese ne sono stati bloccati 20 (gli ultimi cinque solo a tarda sera, nel monfalconese), fra cui il tunisino che aveva forzato il lucchetto. Per i restanti 11 l’evasione è riuscita e a nulla sono valse le ricerche delle forze dell’ordine nelle zone circostanti la struttura di via Udine. Un immigrato nel tenativo di fuggire si è procurato la frattura di un polso, contusi anche due militari addetti alla sorveglianza, feriti in maniera lieve: uno di essi è stato ricoverato al nosocomio di Gorizia.
E quasi contemporanemanete a Gradisca, anche al Cie di Milano c’è stato un tenttaivo di evasione di massa: c’è l’ipotesi ache ci sia una regia unica che colleghi i due episodi come avvenne nel 18 luglio scorso. Con questa ennesima evasione sono ormai quasi 60 i clandestini riusciti ad evadere dal Cie gradiscano da maggio a oggi. Solo a maggio erano state tre le evasioni in neanche dieci giorni per un totale di 33 clandestini datisi con successo alla macchia. E a fine luglio riuscirono a dileguarsi altri 12 immigrati. Solo per citare i due clasi eclatanti. Dal 2006 ad oggi nel Cie di Gradisca sono stati cagionati danni per oltre 1 milione di euro. Durissima la condanna del sindacato autonomo di polizia, il Sap, che attraverso il segretario provinciale Angelo Obit ora chiede senza mezzi termini la chiusura del Cie di Gradisca. «Non vogliamo attribuire responsabilità precise, peraltro evidentissime, sull’accaduto – spiega Obit – ma chiediamo che nella struttura, che già opera con capienza ridotta a causa dei molteplici “buchi” attuati nel complesso con tentativi di evasione più che settimanali, venga finalmente messo un punto. La situazione è grottesca. Le molteplici falle oramai sono note, come pure l’inefficienza dei sistemi di sorveglianza. Ora lo Stato si dimostri concreto e chiuda una struttura che, se si vuole ancora funzionale, va ristrutturata rimuovendone i punti deboli».
«Così come è – attacca Obit – è poco più di un alloggio collettivo. Non serve fare leggi, in uno stato di diritto è necessario farle rispettare». Nella struttura dell’ex caserma Polonio si attende da oltre un anno l’intervento chiamato a rendere il centro di identificazione ed espulsione una struttura finalmente a prova di fughe e rivolte interne. Ovvero da quando – a seguito di una sommossa – venne messo totalmente fuori uso il sistema antifuga ad infrarossi. Quello che, per intenderci, aiuta le forze dell’ordine ad intervenire in pochi secondi in caso di tentativi di evasione. Ma l’intervento di ripristino dei sistemi di sicurezza dovrebbe prevedere anche altre migliorìe al Cie: su tutte la ricollocazione dei cosiddetti offendicula, la sezione ricurva in ferro inizialmente posizionata in cima alle recinzioni e rimossa nel corso del 2007 sulla base delle indicazioni fornite dall’allora commissione ministeriale De Mistura, che ne chiese l’eliminazione per ragioni «umanitarie». Terzo e ultimo intervento previsto, il potenziamento del sistema di telecamere a circuito chiuso, essenziali per la sorveglianza. Ebbene, niente di tutto questo è ancora avvenuto. Per la prima volta è stato installato un dispositivo a raggi x per la scannerizzazione della posta che ogni giorno viene inviata al Cie. Ancora fresco è il ricordo dell’esplosione del 22 dicembre scorso, quando un pacco preso in consegna dal direttore del centro, Luigi Dal Ciello, deflagrò senza causare fortunatamente feriti.
Dietro la fuga il sospetto di una regia comune
Gli attentati di dicembre e la sommossa del 18 luglio legano Gradisca e Milano
Sammito (Siulp): «Il personale in servizio è in pericolo»
di STEFANO BIZZI
GRADISCA Undici clandestini in fuga dal Cie di Gradisca d’Isonzo, uno da quello di Milano e un’altra decina da quello di Restinco (Brindisi). È il bilancio delle sommosse scoppiate nei tre Centri di identificazione ed espulsione la sera di Ferragosto. Il bollettino medico registra inoltre uno straniero con un polso fratturato nel Cie isontino e sei poliziotti e cinque immigrati contusi in quello lombardo. La regia comune che si era intravista lo scorso 18 luglio quando gli ospiti trattenuti nella struttura goriziana e in quella meneghina avevano agito in modo congiunto, ora appare ancora più chiara. Anche alla luce del doppio attentato di dicembre rivendicato dalla Federazione anarchica informale, le forze dell’ordine non escludono nessuna ipotesi e le ricerche dei fuggitivi proseguono, anche se con il passare delle ore è sempre meno probabile ritrovare gli immigrati.
A Gradisca d’Isonzo a tentare l’evasione sono stati una quarantina di stranieri, ma solo 25 sono riusciti a superare il muro di cinta della struttura di via Udine. Gli agenti di guardia ne hanno fermati subito otto, altri sei sono stati rintracciati nel corso della mattinata di ieri. I rimanenti 11 sono riusciti a dileguarsi facendo salire il conto degli immigrati fuggiti in quattro mesi a 60. Da maggio le evasioni di massa sono state cinque. «Nonostante l’abnegazione del personale, abbiamo il Cie più vulnerabile d’Italia – denuncia Giovanni Sammito, segretario provinciale del Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia -. Il ministro Roberto Maroni dovrebbe venire a vederlo. I tentativi di evasione e le rivolte sono settimanali. Gli atti di autolesionismo non si contano. Fino ad oggi siamo stati fortunati. Ma per la seconda struttura più grande d’Italia, ci sono pochi uomini. Ad oggi non ci sono state ancora vittime, ma siamo preoccupati. Il personale in servizio è in pericolo. C’è un’intensificazione preoccupante dei tentativi di fuga e le videocamere danneggiate non sono state riparate. Se non si risolvono i limiti del sistema di sorveglianza e non si mettono come previsto gli offendicula, la situazione non può essere risolta».
Sammito ricorda che le segnalazioni degli operatori rimangono inascoltate. «Il personale segnala i problemi – ricorda l’esponente del Siulp -, ma nessuno se ne occupa perché mancano i fondi. Più in generale, il Cie ha indebolito la sicurezza di tutto l’Isontino. Prima qualla di Gorizia era una provincia virtuosa, oggi è la cenerentola d’Italia. Tutti gli uffici devono fare i conti con i servizi del centro di Gradisca. Per le scorte ci sono agenti che da più di un anno aspettano i rimborsi dei soggiorni all’estero. Inoltre, entro il prossimo aprile, perderemo altri 25 uomini che, per il blocco delle assunzioni, non verranno sostituiti. Alla luce di tutto questo possiamo dire che Gorizia viene sacrificata in nome del Cie».
Richieste simili indirizzate al Governo arrivano anche dal presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese (Udc), che chiede al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, l’istituzione nel Centro di identificazione ed espulsione di Restinco di un posto fisso di polizia con almeno 25 agenti.
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Da Il Messaggero Veneto
Rivolta di clandestini a Gradisca e Milano
UDINE. Prima Brindisi, poi Gradisca d’Isonzo e Milano. Tre evasioni che sembrano avere un’unica regia, come quelle che si erano verificate meno di un mese fa, il 18 luglio, nei Cie del capoluogo lombardo e della città friulana. Dal Centro d’identificazione ed espulsione milanese la notte scorsa hanno cercato la fuga in 18 salendo sul tetto ma solo uno, un algerino, ce l’ha fatta; da quello friulano sono scappati in 25, ma 14 sono stati ripresi. A Brindisi erano fuggiti in 30 e in 20 sono stati rintracciati. Undici immigrati fuggiti, uno arrestato, due militari contusi nel corso delle azioni di contenimento e un clandestino ricoverato al pronto soccorso di Gorizia con una frattura al polso sinistro. È il bilancio di un Ferragosto ad alta tensione al Cie di Gradisca dove, poco dopo le 17 di domenica, una settantina di ospiti della struttura ha inscenato una rivolta. Un’azione palesemente pianificata e sviluppatasi su più fronti, con il chiaro intento di depistare le forze dell’ordine. Un primo gruppo di una cinquantina di immigrati, stando a quanto si è potuto apprendere, è riuscito a smontare una grata di ferro posta a protezione delle camerate e dotarsi di due spranghe con le quali, dopo aver forzato un lucchetto, si è riversato al cancello del campetto di calcio interno al Cie. Gli immigrati avrebbero, quindi, minacciato un’operatore dell’ente gestore della struttura, costringendolo a farsi aprire l’inferriata. Nel frattempo circa venti immigrati, rimasti nelle camerate, sono saliti sui tetti del complesso, costringendo le forze dell’ordine a disperdersi lungo il perimetro della struttura. Sempre utilizzando le due spranghe di ferro, gli immigrati entrati nel campetto di calcio sono riusciti a forzare un altro lucchetto e aprire il cancello secondario, trovandosi di fronte i militari, accorsi a protezione della recinzione perimetrale. Inevitabile lo scontro, con 15 immigrati clandestini riusciti a scavalcare la recinzione e fuggire nella campagna retrostante. Tre i feriti nel corso dell’azione: due militari, rimasti leggermente contusi, e un tunisino, trasportato al pronto soccorso di Gorizia, dove gli sono state riscontrate una frattura al polso sinistro (subito ridotta dal personale medico isontino) e una ferita lacerocontusa alla mano. Poche ore dopo il nordafricano è stato dimesso con una prognosi di 30 giorni. Sul fronte lombardo Alberto Bruno, commissario della Croce rossa milanese, che gestisce via Corelli, è convinto che anche in questo caso siano state evasioni organizzate: «Si tratta di persone che hanno tutte un cellulare, che sono arrivate negli stessi periodi, e di uguale nazionalità» spiega. Evasioni e disordini diversi rispetto alle rivolte degli anni scorsi contro le condizioni di trattenimento, come quella del 14 agosto del 2009 che causò a Milano la condanna per danneggiamento e altri reati di 13 immigrati. Nelle rivolte, i responsabili avevano cercato di avere la massima risonanza mediatica avvisando, in alcuni casi, i mezzi di comunicazione, mentre le fughe di questi giorni non sono state ovviamente preannunciate. C’erano stati danneggiamenti importanti, con l’incendio di materassi e la devastazione di arredi e suppellettili. Negli ultimi casi, i disordini sono invece apparsi più dei diversivi per distrarre le forze dell’ordine. Il commisario della Cri non mette questi ultimi episodi in relazione a una presunta insufficienza strutturale dei Cie (almeno in quello di Milano non vi è sovraffollamento) e, per quanto riguarda la richiesta di aumento del numero di questi centri, spiega che si tratta di «una questione relativa alla politica di lotta all’immigrazione clandestina riguardo la quale la Croce rossa non può, nè vuole intervenire». Infine il segretario provinciale del Siulp di Gorizia, Giovanni Sammito, si è detto infine preoccupato della «escalation di tentativi di fuga». «Purtroppo il Cie di Gradisca d’Isonzo – ha aggiunto il sindacalista – annovera una serie di primati: è uno dei Cie più costosi d’Italia, è il Cie secondo come dimensioni e numero di ospiti rispetto agli altri 13 che ci sono sul territorio nazionale, è un Cie che in proporzione ha meno uomini dedicati alla sicurezza della struttura».