ANTIFASCISMO: importante sentenza

Dal Il Piccolo

 

MARTEDÌ, 03 AGOSTO 2010

ROVESCIATA LA SENTENZA DELL’APPELLO

«Politica razziale, non è reato accostare fascismo e nazismo»

Querelato per diffamazione dal segretario di Forza Nuova, la Cassazione lo assolve

Non costituisce reato protestare per il raduno che i fascisti di Forza Nuova avevano organizzato a Trieste affermando che questa formazione politica aveva ottenuto «il supporto neonazista».

Lo ha detto la Corte di Cassazione che ha assolto dal reato di diffamazione Gabriele Campana, 54 anni, via Angelo Emo 41. Allo stesso tempo i giudici hanno smentito sia la Corte d’appello di Trieste che aveva condannato l’estensore della protesta a due mesi di carcere, sia il pm Lucia Baldovin che 10 anni fa aveva aperto l’inchiesta e lo aveva rinviato a giudizio. Ora Forza Nuova dovrà restituire il risarcimento monetario ottenuto in forza della sentenza di secondo grado. Gli avvocati Alberto Kostoris e Maria Genovese, che assistono Gabriele Campana, hanno già annunciato l’avvio dell’azione di ricupero del denaro.

Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova, non si era risentito per il fatto che il suo movimento fosse stato indicato come «fascista». Più volte questa appartenenza era stata in effetti rivendicata. Si era invece ritenuto diffamato dall’accostamento fascismo – nazismo sul piano della politica razziale e aveva querelato l’estensore della lettera.

La Corte di Cassazione ha fatto chiarezza sull’atteggiamento del regime e ha ritenuto che Gabriele Campana abbia esercitato correttamente il proprio diritto di critica riconosciuto in tutti i Paesi democratici. Ecco in dettaglio i passi più significativi della sentenza.

«L’identificazione fascismo-nazismo, nel quadro delle scelte di razzismo, non è frutto di errore storico realizzato sulla base di una falsità. La verità delle affermazioni del Campana non necessita di prove fornite dal querelato: a fronte della Storia ufficialmente documentata dell’attiva adesione del regime fascista italiano alla persecuzione antiebraica del regime nazista, è del tutto ingiustificata la pretesa dell’onere probatorio».

«È storicamente incontestabile che la politica dell’antisemitismo fu introdotta nella strategia del regime fascista nel momento in cui il governo di Mussolini decise che, per rendere più forte l’alleanza italo-tedesca, era necessario eliminare ogni contrasto con la Germania: l’antisemitismo aveva un posto determinante nell’ideologia nazista perché un alleato non dovesse, se voleva essere considerato tale, adeguarsi sotto il profilo politico e normativo. A questo gli storici non lasciano spazio a dubbi e incertezze».

«La Repubblica sociale accentuò la politica antisemita: il manifesto programmatico redatto da Mussolini in collaborazione con Bombacci e Pavolini, non lascia dubbi». Ed ancora. «In questa politica di collaborazione, merita massimo rilievo l’unico lager nazista in italia: lo Stalag 339, la Risiera di San Sabba di Trieste. Era utilizzata per la detenzione e l’eliminazione di detenuti prevalentemente politici e di ebrei. Per lo smaltimento dei cadaveri fu utilizzato l’essiccatoio dello stabilimento, poi trasformato in forno crematorio. L’esame di questi dati rende evidente l’impossibilità di riconoscere fondamento alla pretesa di Roberto Fiore di rivendicare la qualità di fascista, depurata da quella di razzista e incontaminata dall’accostamento al nazismo. Questa impossibilità deriva dalla documentata posizione del fascismo nella questione ebraica fatta di stretta collusione teorica con la dottrina nazista e di stretta collaborazione operativa ”nella caccia all’ebreo” con le forze naziste presenti in territorio italiano». (c.e.)