A GRADISCA TORNA LA SCHIAVITU’…
A Gradisca d’Isonzo i locali della ex caserma Polonio ospitano non solo il famigerato CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) ma anche un CARA (Centro Richiedenti Asilo).
Mentre nel CIE le condizioni di detenzione fanno del posto un vero e proprio lager per esseri umani la cui unica colpa è quella di non avere i documenti d’immigrazione in regola, i 138 ospiti del CARA godono di una certa libertà di movimento, in attesa di conoscere l’esito della loro richiesta di asilo politico.
Entrambe le strutture sono gestite dal consorzio “Connecting people” subentrato nell’appalto alla cooperativa “Minerva”. “Crediamo nella differenza come valore ” recita il sito della Connecting people “come motore di trasformazione e crescita, come cuore della società futura. Dialogo, confronto e conoscenza tra persone, storie e culture diverse sono i cardini dell’innovazione promossa nei nostri servizi di accoglienza e integrazione […]” Niente male come programma per la gestione di un carcere !
Ora la novità: Comune di Gradisca, Regione e Connecting people hanno elaborato un “progetto di integrazione” che prevede l’utilizzo “su base volontaria” (ed evidentemente senza retribuzione) dei richiedenti asilo in squadre di lavoro che affiancheranno “i dipendenti comunali nella manutenzione del verde” (Il Piccolo, 24 luglio 2010).
Insomma, se vuoi rimanere in Italia devi capire subito le regole del gioco: il lavoro c’è, ma non pretendere di essere retribuito ! (Rosarno insegna…)
CSA Udine in esilio