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NOTAV: rassegna stampa del 17 febbraio

Dal Piccolo

Tav, la Regione tutelerà i diritti delle comunità

 

La Regione si fa garante dei diritti delle comunità interessate alla linea ferroviaria ad Alta Velocità e Alta Capacità (Av/Ac) Venezia-Trieste, nei confronti dello Stato, che ha avviato il progetto nel quadro dei Corridoi definiti strategici dall’Unione europea. Lo ha ribadito l’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi, che, l’altra sera alla Galleria espositiva a Monfalcone, ha partecipato all’assemblea pubblica in cui sono state illustrate le caratteristiche del tracciato. Alla riunione, promossa dal Comune di Monfalcone come Consiglio comunale allargato, sono stati invitati anche i sindaci e gli amministratori del mandamento, assieme ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Erano presenti il sindaco di Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto, il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, numerosi consiglieri regionali dell’Isontino. La presenza di dirigenti della Regione e di tecnici della società Italferr, che ha redatto il progetto preliminare per conto delle Ferrovie dello Stato, ha permesso di approfondire gli aspetti tecnici e geologici, ma anche procedurali e giuridici della linea ferroviaria Av/Ac, soprattutto per quanto riguarda il tratto che attraversa l’Isontino.

Riccardi ha confermato il metodo che la Regione intende seguire, quello della ”partecipazione per costruire il consenso”, e di un rapporto primario con le istituzioni locali del territorio, anche se ha assicurato che le osservazioni e le proposte di tutti cittadini saranno prese in considerazione e discusse in assemblee pubbliche. «Credo che debbano prevalere – ha detto – fiducia e rispetto per tutte le opinioni. Sono d’accordo con quanti dicono che, su un progetto come questo, vanno evitati atteggiamenti di tipo fondamentalista, a patto che questo valga da una parte e dall’altra». Riccardi s’è soffermato sul valore strategico della nuova linea ferroviaria che, integrandosi con la piattaforma logistica regionale, permetterà di dare una prospettiva di sviluppo al Friuli Venezia Giulia e in particolare alla provincia di Gorizia, chiamata a svolgere un ruolo fondamentale per la sua dotazione di infrastrutture. L’assessore ha ricordato il ruolo fondamentale della ferrovia per incrementare il traffico merci e quindi lo stretto collegamento con il progetto del Superporto Monfalcone-Trieste. Solo la realizzazione dei grandi Corridoi Ovest-Est e Nord-Sud, per l’assessore, permetterà alla portualità dell’Alto Adriatico di competere con quella del Nord Europa. Durante il dibattito, il primo a intervenire è stato il consigliere comunale e provinciale, Fabio Del Bello. Applausi dai cittadini presenti quando ha esordito: «Gli enti locali, Città Mandamento con in testa il Comune di Monfalcone, nonchè la Provincia di Gorizia, devono chiedere subito con un ordine del giorno approvato dai rispettivi Consigli, che la tratta Av/Ac Ronchi-Trieste, com’è stato fatto per la tratta Torino-Lione, venga enucleata dalle procedure accelerate e semplificate della Legge Obiettivo e che pertanto su questo territorio carsico preziosissimo si eviti di prendere le scorciatoie previste per le ”grandi opere” che non consentono la partecipazione democratica e un corretto confronto tecnico sulle alternative di progetto».

La Tav scalza Gorizia dall Europa

 

di FRANCESCO FAIN

È lungo due chilometri. Una misura esigua visto che parliamo di tracciati ferroviari. Ma da quei due chilometri dipende la riuscita di un progetto da 7 milioni di euro, quello denominato ”Adria-A”. Perché ne parliamo oggi? Perchè è previsto che quel breve tratto (si tratta del raccordo Ronchi Sud-Ronchi Nord) venga smantellato nell’ambito del cosiddetto ”progetto prioritario 6” dell’Ue, relativo al tracciato della Tav. Apriti cielo. Il sindaco Ettore Romoli, affiancato dall’assessore Guido Germano Pettarin e dal presidente del centro studi turistici ”Giorgio Valussi” Alessandro Puhali, ha convocato ieri in quattro e quattr’otto una conferenza stampa. I contenuti? Di fuoco. «Su questo argomento intendiamo portare avanti una battaglia politica», ha minacciato il primo cittadino. Contro chi? «Contro chi ha avallato questo scelta», la risposta. Pare si tratti della Provincia anche se Romoli si è guardato bene dal citare i responsabili veri o presunti.

LA LETTERA. Il sindaco ha scritto anche una lettera all’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi. «Apprendiamo con estremo rammarico – si legge nella missiva – dell’eliminazione del raccordo ferroviario esistente fra Ronchi Nord e Ronchi Sud e, a tale riguardo, esprimo a nome di quest’amministrazione la più netta contrarietà a tale proposito dal momento che impedirebbe al Comune di Gorizia di essere connesso con il futuro scalo intermodale di Ronchi aeroporto». Romoli entra nello specifico. «Mi preme evidenziare, infatti, che dal lato passeggeri, senza il raccordo Ronchi Sud-Ronchi Nord, il Comune di Gorizia sarebbe totalmente privato dell’accesso diretto allo scalo aeroportuale, compromettendo l’istituzione di un servizio metropolitano che secondo le recenti intese bilaterali italo-slovene dovrebbe legare Nova Gorica, Gorizia, Ronchi aeroporto, Trieste e Capodistria – spiega il primo cittadino -. Inoltre, se appare verosimile che il traffico merci in direzione/provenienza Gorizia-Venezia possa essere fatto transitare per la tratta Palmanova-Udine-Venezia anziché utilizzando tale raccordo. ciò comporterebbe un aumento di distanza di almeno… 40 chilometri con una penalizzazione evidente della funzione di interporto di Gorizia». La risposta di Riccardi non si è fatta attendere. Dice di «condividere» con Romoli la preoccupazione per «eventuali soppressioni nella dotazione infrastrutturale» e promette di attivarsi con la società Rfi.

L’ATTACCO. Il raccordo Ronchi Sud-Ronchi Nord, che si snoda (come detto) per due chilometri ed è interamente elettrificato. Viene attualmente utilizzato dai convogli merci: la soppressione del collegamento comporterebbe il transito del traffico ferroviario commerciale attraverso la linea Palmanova-Udine-Venezia, allungando di 34 km il percorso.

«Parliamoci chiaramente. L’eliminazione di quel tratto finirebbe con l’isolare il capoluogo isontino – ha detto il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli – impedendo la connessione con il futuro scalo intermodale di Ronchi. E sarebbe uno smacco ulteriore che Gorizia subisce in ambito ferroviario. Senza il raccordo, il Comune di Gorizia sarebbe totalmente privato dell’accesso diretto allo scalo aeroportuale, compromettendo, come detto, anche i progetti europei che prevedono l’istituzione di un servizio metropolitano che dovrebbe legare Nova Gorica, Gorizia, Ronchi, Trieste e Capodistria. Abbiamo avuto dei contatti con Rfi e una delle risposte che ci sono state date è che tale raccordo darebbe fastidio a Ronchi dei Legionari. Per noi, invece, ha una rilevanza enorme. Se la Tav è a misura del superporto, credo debba essere anche a misura del retroporto visto che stiamo lavorando perché Gorizia svolga questa funzione».

Puhali è andato oltre e ha parlato di «non lungimiranza strategica» che non riguarda soltanto l’Isontino, ma tutto il Friuli Venezia Giulia. Non solo. Ha puntato la lente d’ingrandimento sul continuo depauperamento delle linee ferroviarie della nostra regione. Un vecchio problema. Irrisolto.

 

Messaggero Veneto del 17/02/11

Gonars: sì alla Tav ma con meno impatto

GONARS. L’amministrazione di Gonars è favorevole alla Tav che ritiene una struttura indispensabile per lo sviluppo economico in chiave europea. Ritiene però che debba essere realizzata con il massimo risparmio del territorio e il minimo impatto ambientale possibile. Da qui le osservazioni del primo cittadino Marino Del Frate sul tracciato.

Nel 2008 l’amministrazione comunale di allora firmò un protocollo d’intesa con la Regione, poi approvato all’unanimità in Consiglio Comunale, nel quale era delineato il percorso della Tav. Il tratto che interessa Gonars è di 1800 metri, circa 400 metri a sud dell’A4, più o meno parallelo ad essa.

Del Frate ha preso visione del tracciato a fine gennaio e rende noti alcuni aspetti dello stesso: «Ci sono 1.100 metri di linea a 4 binari e 700 a 2 binari. Lo spazio occupato in larghezza è di circa 70 metri per il tratto a quattro binari e di 55 per quello a due binari. La distanza dalle case più a sud di Fauglis è di 650 metri, dal campanile della frazione di 1 km, dal campanile di Gonars di 3, da quello di Ontagnano di 1,5, dalla chiesetta della Bordiga di 400 metri, delle case più a sud di località Bordiga di 350 metri. L’altezza dei binari rispetto al terreno è di 2,5 metri, l’altezza totale nei punti dove verranno posizionate le barriere fonoassorbenti sarà di 11 metri».

Due cavalcaferrovia insisteranno sul territorio comunale: uno che proseguirà il sovrappasso autostradale Fauglis-Bordiga (lungo 550 metri con altezza di 13) e uno che proseguirà il sovrappasso autostradale Fauglis-Bagnaria di dimensioni simili. Queste opere si aggiungono al cavalca-ferrovia ubicato in comune di Palmanova, subito dopo il cavalcavia di Ontagnano. Del Frate ricorda che l’assessore Riccardi ha ribadito, in più occasioni, che l’opera verrà fatta col consenso dei Comuni e che la Regione si farà garante del territorio per ridurre al minimo l’impatto ambientale.

Prosegue ancora il sindaco: «Da primi, informali contatti con i proprietari dei terreni su cui insisterà la Tav, con i cacciatori, gli agricoltori e i cittadini abbiamo rilevato molte preoccupazioni e la richiesta di una soluzione che riduca al minimo la ricaduta sul territorio. Dalle prime impressioni si rileva che una possibile alternativa potrebbe essere l’interramento della linea a sud di Bagnaria con emersione alla stazione di Palmanova. Questo eviterebbe la costruzione dei tre costosi e giganteschi cavalcaferrovia e rispetterebbe i terreni a sud di Gonars. Naturalmente è solo un primo parere che dovrà essere vagliato dagli enti competenti quanto a fattibilità e congruità economica».

L’amministrazione di Gonars ha sollecitato un incontro con i tecnici delle ferrovie per acquisire ulteriori informazioni, comunicare in Regione le proprie considerazioni e informare la popolazione.

Monica Del Mondo

 

Alta velocità, Muzzana chiede chiarimenti

MUZZANA. Giudizio negativo da parte del comune di Muzzana sul progetto preliminare della Tav. Lo ha approvato martedì sera il consiglio (con astensione dell’opposizione) incaricando il sindaco Gallo di farsene portavoce presso le istituzioni regionali e comunali interessate all’opera. Giudizio che non vuole rappresentare un gesto di ostilità, ma un segnale di tutela nei confronti dei cittadini in quanto «al momento – ha riferito il sindaco – non abbiamo elementi sufficienti con cui valutare il progetto poiché non ci è ancora pervenuta la documentazione relativa alla relazione costi/benefici e allo studio di impatto ambientale».

Considerati i criteri che guidano l’amministrazione in materia di trasformazione urbanistica quali tutela e utilizzo responsabile del suolo, progettazione partecipata del territorio, necessità di lasciare alle generazioni future il territorio nelle migliori condizioni ambientali e paesaggistiche, il consiglio ha dunque voluto segnalare un disagio, «che non vuole svilire in alcun modo il lavoro dell’assessore regionale Riccardi che ha dato piena disponibilità sulla tempistica su cui apportare le nostre osservazioni», in particolar modo sul metodo lacunoso con cui si sta portando a conoscenza il progetto ai comuni, progetto che al momento, vista la mancanza di documenti necessari, non può essere valutato nella sua interezza. La Tav, la cui realizzazione inciderà in maniera significativa sulla frazione di Casali Franceschinis, tra le varie criticità presentava un aumento del traffico stradale per le cantierizzazioni che si protrarranno per diversi anni e dei possibili danni al territorio per la presenza di una falda freatica molto superficiale. Documento, questo, che l’opposizione ha definito “uno strumento di pura propaganda elettorale”.

«Perché il sindaco – si è infatti chiesto il consigliere Zamparo, capogruppo Pdl – nell’assemblea dei sindaci alla presenza dell’assessore Riccardi aveva acconsentito al progetto senza alcuna protesta?La maggioranza sta solo strumentalizzando la questione». (v.z.)

 

Infuriati gli ambientalisti: «Quell opera distruggerà il Carso, dev essere fermata”

L’incontro mandamentale dedicato alla Tav e tenutosi a Monfalcone, oltre ad aver ospitato l’illustrazione del progetto da parte dei tecnici di Rfi, che hanno logicamente sostenuto con forza le basi su cui è fondata l’opera e ne hanno ridimensionato gli effetti sul territorio, spiegando come siano stati considerati tutti gli aspetti ambientali, geologici, idrici, sociali, ha sollevato anche le reazioni di chi vede la Tav come un possibile scempio del territorio; a cominciare dal consigliere comunale e provinciale del Pd Fabio del Bello, sostenuto da un’autentica ovazione del pubblico. Del Bello ha sollecitato «enti locali, Città mandamento con in testa il Comune di Monfalcone, nonché la Provincia, a chiedere subito con un ordine del giorno approvato dai rispettivi consigli che la tratta Av/Ac Ronchi-Trieste, com’è stato fatto per la tratta Torino-Lione, venga enucleata dalle procedure accelerate e semplificate dell’illiberale legge Obiettivo e che su questo territorio carsico unico al mondo si eviti di prendere le scorciatoie previste per le grandi opere, che non consentono la partecipazione democratica e un corretto confronto tecnico sulle alternative di progetto e, pertanto, sono del tutto irrispettose dell’autonomia degli enti territoriali in campo urbanistico ed edilizio».

Ha ricordato, inoltre, che nel 2005 la Commissione speciale Via del ministero dell’Ambiente espresse parere negativo sul progetto preliminare della tratta Ronchi sud-Trieste, visto che, «in merito al tracciato prescelto, la realizzazione di gallerie profonde nelle formazioni carsiche pone l’attenzione sulla tutela delle risorse idriche sotterranee e inoltre non fornisce garanzie sia sulla fattibilità effettiva dell’operazione sia sui rischi anche in fase di esercizio sia sull’indeterminazione dell’onere economico che ne deriva».

Il Coordinamento per il Parco del Carso, formato da associazioni ambientaliste, culturali, turistiche, d’arma e della minoranza slovena, ha consegnato invece un documento a Riccardi in cui si esprime forte preoccupazione riguardo al progetto di Av/Ac a cominciare da quanto previsto per il bivio San Polo, dove «saranno portati stravolgimenti che mettono in forse l’assetto naturalistico dell’intera zona. Le alture carsiche diventeranno prossimamente il Parco del Carso di Monfalcone, primo passo verso il futuro e più vasto Parco regionale e parco internazionale. Non sarà certo con le distruzioni previste – affermano i rappresentanti del comitato – che si raggiungerà l’obiettivo di sviluppare le numerose preziosità storiche e naturalistiche del Carso per farle conoscere e passarle integre alle future generazioni».

Anche il Wwf ha distribuito un volantino in cui si spiega come la Tav Venezia-Trieste consisterebbe «in un enorme rilevato, un muro alto 6 metri a cui si aggiungono 7 metri di barriere antirumore, 22 chilometri di gallerie e alcuni chilometri di viadotto. L’impatto complessivo sarebbe devastante: oltre 5 milioni di metri cubi di roccia da estrarre per lo scavo delle gallerie, centinaia di migliaia di viaggi di camion sulla viabilità locale per il trasporto dei materiali scavati, decine di ettari occupati dalle aree di cantiere per la durata dei lavori complessivamente stimata in 40 anni».

Nettamente contraria anche Rifondazione comunista, che parla di «tragedia ambientale, di un bilancio costi/beneficii che non giustifica l’opera, di vincoli progettuali assurdi. Si può fare ancora molto – dice Rc – per fermare questo progetto».

Cristina Visintini

 

 

Rc appoggerà tutte le iniziative dei comitati No Tav

PORPETTO. La segreteria provinciale di Udine del Partito di RC, esprime un parere fortemente contrario al progetto della nuova tratta ferroviaria Venezia-Trieste «essendo i progetti preliminari presentati ancora sprovvisti delle relazioni costi – benefici e delle approfondite analisi economiche, come del resto già avvenuto nella precedente presentazione del 2003 e 2006 – si legge in una nota-. La dimenticanza, se così può essere definita, genera più di qualche sospetto visto. Pensiamo- attacca Carmelo Seracusa, segretario provinciale di Rc- sia possibile elaborare un disegno infrastrutturale alternativo, rispettoso dell’ambiente carsico e della pianura friulana, che punti prima di tutto a sfruttare le molte potenzialità residue delle linee esistenti, attraverso un piano di ammodernamento, finalizzato al miglioramento della sicurezza, all’incremento dell’offerta, alla qualità e puntualità dei servizi.

Tutto ciò darebbe delle risposte in tempi brevi allo squilibrio del trasporto su gomma rispetto a quello su rotaia e finanziariamente risulterebbe più conveniente. Così come elaborata l’opera è utile solo agli speculatori e agli imprenditori che vogliono attingere alle casse dello Stato. In particolare sottolineiamo i lunghi tempi di realizzazione (40 anni), e il non innocente “modello spezzatino” con cui viene presentato il progetto alle amministrazioni locali, un’operazione intenzionale concepita con lo scopo di offuscare la visione d’insieme della tragedia ambientale e umana che si delinea. Come Rifondazione Comunista sosterremo tutte le iniziative che nasceranno spontaneamente sul territorio, a partire da quelle messe in campo dai comitati No Tav». (f.a.)

TRASPORTI

Appena due chilometri di tracciato ferroviario a binario unico, considerati però fondamentali nelle strategie di collegamento del capoluogo isontino con il resto della regione. Sì, perché senza il raccordo Ronchi nord-Ronchi sud, che Rfi ha in mente di sacrificare sull’altare della Tav, «Gorizia sarebbe destinata all’isolamento», come ha spiegato ieri il sindaco, Ettore Romoli, che non ha nascosto il proprio disappunto. Appresi i dettagli del progetto, il primo cittadino ha preso carta e penna per scrivere all’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi.
Il sindaco. «Non vogliamo strumentalizzare la vicenda a fini politici, soprattutto a ridosso della campagna elettorale – ha premesso il primo cittadino –, ma ci teniamo a rendere noto il nostro malcontento per una scelta che rischia di penalizzare ancora una volta la città. Non ce la prendiamo con alcuno, ma faremo valere le nostre ragioni senza fare sconti», ha sillabato Romoli, esprimendo la netta contrarietà al taglio paventato da Rfi.
Merci. La dismissione della bretella che collega la linea Cervignano-Aquileia-Grado alla Udine-Trieste costringerebbe a una manovra farraginosa i convogli provenienti da Mestre e diretti a Gorizia: arrivati all’altezza del bivio di San Polo, i treni merci che oggi utilizzano il raccordo Ronchi nord-Ronchi sud si vedrebbero costretti a proseguire per Monfalcone, invertendo a quel punto la propria marcia per dirigersi verso il capoluogo. A quel punto, più logico transitare per la sezione Palmanova-Udine, anche di fronte a un evidente aumento della distanza percorsa (34 chilometri in più).
Adria-A e passeggeri. Ma a spingere Romoli a parlare di «disastro» sono anche altre ripercussioni che la soppressione del raccordo potrebbe avere sul traffico ferroviario. Il tratto della discordia è considerato infatti strategico nella realizzazione della metropolitana leggera Adria-A, che dovrebbe collegare Nuova Gorizia, Gorizia, l’aeroporto di Ronchi, Trieste e Capodistria: il progetto, che coinvolge 27 enti (capofila è l’Ince), sarà realizzato grazie a uno stanziamento di complessivi 3 milioni e mezzo di euro, che serviranno in larga parte per la costruzione della lunetta di Gorizia. «Senza il raccordo, il Comune sarebbe totalmente privato dell’accesso diretto allo scalo aeroportuale, compromettendo l’istituzione del servizio metropolitano previsto dalle recenti intese bilaterali», ha scritto Romoli a Riccardi: l’assessore regionale, rispondendo alle sollecitazioni del sindaco, si è detto pronto a farsi carico delle «opportune interlocuzioni» con i proponenti del progetto.
Superporto. Il colpo di cesoie che Rfi intenderebbe riservare alla Ronchi nord-Ronchi sud rischia di avere riflessi negativi anche sulla logistica provinciale e sul ruolo che Gorizia si candida ad assumere con l’avvio del progetto Unicredit sul Superporto: «Si è detto che la Tav sarà a misura della piattaforma monfalconese – ha rilevato Romoli –. L’auspicio è che tenga in considerazione anche le attività di retroporto che dovrebbero essere svolte dal capoluogo».
Christian Seu

 

Treni guasti e disagi Di Bisceglie: «Nuovo forum sulla ferrovia»

SAN VITO. «Solidarietà ai pendolari della tratta ferroviaria Casarsa-San Vito-Portogruaro: siamo al loro fianco e continueremo a sollecitare il miglioramento della linea». Il vicesindaco, Antonio Di Bisceglie, interviene così sulla questione dei continui disservizi sulla linea ferroviaria locale lamentati da pendolari, studenti e dirigenti scolastici. Per la cronaca, ieri c’è stata l’ormai consueta sostituzione di una decina di treni con autocorse. Di Bisceglie, a fronte dei ritardi e altri disservizi evidenziati (tanto che i pendolari stanno pensando a qualche forma di protesta eclatante), rilancia l’azione del Comune.

«È evidente – afferma – che l’ente locale può agire fino a un certo punto. Verso i pendolari e gli altri cittadini sensibili ci attiveremo creando un nuovo forum sulla ferrovia, così da raccoglierne le esigenze. Ci rivolgeremo inoltre alla Regione per ribadire l’esigenza dell’elettrificazione e della lunetta a Casarsa». Su questo punto, di recente, nella cittadina era stato organizzato un forum che aveva raccolto la voce dei sindaci di San Vito, Portogruaro e Pordenone, congiuntamente alle categorie economiche interessate, per far sì che la Tav passasse per Portogruaro. Questa è la premessa perché la tratta locale venga potenziata, e in tal senso c’erano dei precisi impegni: di recente c’è stata una prima conferma che il tracciato è quello auspicato. Il vicesindaco ricorda come il Comune si sia anche impegnato per far sì che l’accessibilità ai treni sia migliorata, ma anche per ottenere mezzi più moderni, come potevano esserlo i Minuetto (che ora sono spesso in officina).

«Non possiamo non notare – evidenzia – che gli investimenti sulla linea, da parte di Rfi e della Regione, non sono alla fine proseguiti». Sul potenziamento legato al Corridoio 5, si continuerà il lavoro iniziato coi Comuni di Portogruaro e Pordenone: «Le ricadute sarebbero positive per tutta la provincia, oltre che per la nostra zona industriale».

Sulla situazione attuale, ad ogni modo, l’intenzione è quella di rivolgersi alla Regione perché «vengano assicurate buone condizioni di mobilità». (a.s.)

 

Ma Riccardi controbatte: è un progetto strategico

La Regione si fa garante dei diritti delle comunità interessate alla linea ferroviaria ad alta velocità e alta capacità Venezia-Trieste, nei confronti dello Stato, che ha avviato il progetto nel quadro dei corridoi definiti strategici dall’Unione europea. Lo ha ribadito l’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi, che a Monfalcone ha partecipato all’incontro mandamentale dedicato all’illustrazione del progetto di tracciato. Alla presenza del sindaco, Gianfranco Pizzolitto, del presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, e di numerosi consiglieri regionali dell’Isontino, Riccardi ha voluto riconfermare il metodo che la Regione intende seguire, che è quello della «partecipazione per costruire il consenso» e di un rapporto primario con le istituzioni locali, anche se ha assicurato che le osservazioni e le proposte di tutti cittadini saranno prese in considerazione e discusse in assemblee pubbliche.

«Io credo – ha detto l’assessore – che debbano prevalere fiducia e rispetto per tutte le opinioni. Sono d’accordo con quanti dicono che, su un progetto come questo, vanno evitati atteggiamenti di tipo fondamentalistico, a patto che sia chiaro che questo vale sia da una parte sia dall’altra». Riccardi si è soffermato soprattutto sul valore strategico della nuova linea ferroviaria che, integrandosi con la piattaforma logistica regionale, permetterà di dare una prospettiva di sviluppo al Friuli Venezia Giulia e in particolare proprio alla provincia di Gorizia, chiamata a svolgere in questo contesto un ruolo fondamentale per la sua dotazione di infrastrutture. L’amministratore regionale ha anche ricordato il ruolo fondamentale della ferrovia per incrementare il traffico merci e, quindi, lo stretto collegamento con il progetto del superporto Monfalcone-Trieste.

NOTAV: rassegna stampa 19 e 20 febbraio

Messaggero Veneto del 20/02/11

No Tav, ricorso all Unione europea E il primo maggio tutti in piazza

 

BAGNARIA ARSA. I cittadini, almeno quelli più direttamente interessati dal passaggio della linea ferroviaria ad alta velocità e capacità, non si sentono tutelati dalle rispettive amministrazioni comunali ed ecco, allora, affidarsi al Comitato no-Tav per predisporre le osservazioni al progetto da inviare a Roma entro il 28 di questo mese. È questo quanto emerso nel corso dell’incontro pubblico indetto dal Comitato. Nella sala parrocchiale di Bagnaria Arsa erano molti di più i volti di persone provenienti dagli altri centri della Bassa, pochi invece, ancora una volta, quelli residenti nel territorio del comune dove si è svolta l’assemblea.

Giancarlo Pastorutti ha elencato il decalogo delle osservazioni, lamentando la “ghettizzazione” usata nei suoi confronti dagli amministratori di Bagnaria e la difficoltà di avviare un confronto, rimasto, purtroppo, fino ad oggi inevaso sul tema scottante del passaggio della Tav nel territorio “di casa”.

Pastorutti ha quindi illustrato i dieci punti che sono parte integrante delle osservazioni dei cittadini da inviare con raccomandata con ricevuta di ritorno entro il 28 di febbraio al ministero per i Beni e le Attività Culturali, al ministero dell’Ambiente e della Tutela del mare, alla Direzione centrale Ambiente della Regione e alla Commissione Petizioni della Comunità europea.

Nel dettaglio i punti riguardano: la scorrettezza usata nell’invio della documentazione tanto che i tempi materiali per presentare le opportune osservazioni da parte dei cittadini non coincidono con quelli concordati; la mancata applicazione della convenzione di Aarhus che prevede la partecipazione della gente ai processi decisionali; la richiesta di separazione dei Via (valutazione impatto ambientale)ora avviate su quattro tronconi; la mancata presenza nei progetti del calcolo estimativo (costi-benefici); l’effetto impattante sul territorio con la creazione di molti cantieri; la presenza di viadotti elevati ( si cita ad esempio Porpetto con strutture di 11-12 metri); la carenza di caratteristiche geo-meccaniche dei suoli interessati dovuti alla presenza di terreni di bonifica; le vibrazioni alle quali saranno sottoposti gli edifici in prossimità del passaggio dei treni. A sollevare gli umori della platea si alza la voce di Paolo De Toni.

«C’è una responsabilità, che definisco storica, nel tentare di fermare questa “disgrazia” – attacca uno dei leader del comitato no-Tav – e a questa assemblea faccio queste proposte. La battaglia che ci attende è di lunga durata. Dobbiamo cercare di coinvolgere l’Europa e alla Comunità sia data la possibilità di creare una commissione apposita che esamini e studi i vari progetti attinenti i vari corridoi. L’assessore Riccardi deve ancora darci risposte precise» puntualizzae con piglio De Toni, che poi consiglia una grande manifestazione di piazza per il Primo maggio e una assemblea plenaria da tenere in un grande centro della regione.

Sandro Sandra

 

Infrastrutture, Pd contro la giunta

UDINE. «Non c’è un progetto complessivo e i Comuni sono tagliati fuori dalle decisioni che riguardano le infrastrutture del Friuli Venezia Giulia». Da qui la necessità di un «un nuovo accordo Stato-Regione sulla piattaforma logistica transnazionale, che comprende il Corridoio V, l’Adriatico-Baltico e il Superporto Unicredit e di un patto di stabilità e sostenibilità, dove Regione e comuni possano condividere obiettivi, procedure, tempi e strumenti di collegamenti via mare e via terra».
Il Pd ha organizzato per ieri mattina a palazzo Kechler un convegno dal titolo «Il mondo cambia. La Regione è ferma. Costruiamo il nostro futuro. Non c’è un metodo – ha detto il segretario regionale del Pd, Debora Serrachiani – si lavora a pezzi. Sul Superporto e sulla Terza Corsia la Regione assume degli impegni, ma poi rischia di essere tagliato fuori dalle rotte internazionali se non c’è un progetto complessivo. Sull’Alta velocità, il rapporto con il Veneto è del tutto carente e ci vuole un tavolo permanente che coinvolga istituzioni locali e popolazione».
Secondo Debora Serrachiani la Regione è ferma, mentre la Slovenia e l’Austria sono più dinamiche di noi. «Tanto per fare un esempio, Il piano regolatore per il raddoppio del porto di Capodistria – ha spiegato – è già stato depositato. E se perdiamo i porti, rischiamo di perdere anche i Corridoi V e Adriatico-Baltico. In Europa si fanno valutazioni più ampie e se la Regione non si impegna nel proporre il Friuli Venezia Giulia come Progetto Paese perde letteralmente un treno».
«La mobilità investe Udine sotto tre punti di vista – ha detto ieri il sindaco Furio Honsell – il trasporto pubblico locale ha un piano vecchio di 20 anni, la Regione deve accelerare i tempi se vuole riformare il bando entro il 2014. Bisogna valorizzare il trasporto merci sulla rete ferroviaria. C’è scarsa attenzione sulla Udine-Tarvisio, mentre bisognerebbe pensare alla tratta Abs-Buttrio per caricare l’acciaio sulle ferrovie, invece che su gomma». Anche nella provincia di Pordenone, ci sono molte situazioni da prendere in considerazione. «Non bisogna solo pensare all’Alta velocità – ha detto il sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello – ma anche a collegarla ai vari distretti industriali. E’ necessaria una bretella Casarsa-Portogruaro. E bisogna pensare ad una metropolitana leggera da Portogruaro a Pordenone. Per quanto riguarda il trasporto su gomma, manca un collegamento autostradale Pordenone-Udine».
Ilaria Gianfagna

 

 

Il piccolo del 19/02/11

Tav, è arrivata la Via Ora Duino Aurisina vuole una proroga

di TIZIANA CARPINELLI

 

DUINO AURISINA È una brutta gatta da pelare, quella che si troverà a gestire, nei prossimi due mesi, l’amministrazione comunale di Duino Aurisina. Lo ammette anche il sindaco Giorgio Ret, che ieri a furia di analizzar tracciati, cartografie e legende c’ha «quasi – e sono le sue parole – rimesso la vista».

La patata bollente ha un nome cortissimo: Via, Valutazione d’impatto ambientale, la procedura amministrativa finalizzata a individuare le conseguenze prodotte dell’attuazione di un progetto. Ma a dispetto del nome cortissimo si trascina dietro una mole impressionante di documentazioni. Che, per stamparle tutte, è necessario rivolgersi – come ha fatto il Comune – a una tipografia. Il progetto in questione, invece, è quello dell’Alta velocità (tratta Ronchi-Trieste), che il Consiglio comunale dovrà appunto esaminare nelle prossime settimane per esprimere le sue osservazioni.

Un paio di giorni fa, infatti, è pervenuta in municipio la Via, atto conseguente al progetto preliminare che Italferr ha depositato per la pubblica consultazione a fine dicembre. «La documentazione è molto complessa – così Ret -: ci siamo rivolti a una tipografia triestina per darne stampa e distribuirne copia ai consiglieri, ma il conto presentatoci di 4mila euro ci ha fatto desistere. Ho allora iniziato a leggere le carte, assistito da un ingegnere, ma la vedo brutta. La materia è così complessa e piena di diciture e sigle che pure gli esperti sono in difficoltà. Se la situazione non si sbloccherà lunedì, alla riunone dei capigruppo fissata coi tecnici, chiederemo formalmente alla Regione di concederci una proroga: temo infatti che il tempo a disposizione non sia sufficiente. Anche per questo, inviterò alla Seconda commissione consiliare, convocata invece giovedì, l’assessore regionale alle Infrastrutture Riccardo Riccardi».

Nel Comune sarà realizzato un ”Posto di movimento” che prevede la dismissione dell’impianto di Aurisina. La nuova linea AV/AC terminerà in corretto tracciato con l’attuale linea per Villa Opicina, mentre il ”Posto di movimento” garantirà l’interconnessione tra la nuova linea e i binari della storica Trieste-Villa Opicina. Il prolungamento tra la stazione di Aurisina e la cintura merci di Trieste sarà assicurato da una bretella con un’ascesa massima del 12,5%, che s’innesterà mediante un bivio a raso a 60 km/h sulla cintura merci del capoluogo, per consentire il collegamento con Campo Marzio. Stando al progetto, nella sottotratta Ronchi-Aurisina sarà presente un traffico misto passeggeri/merci, con 8 treni a lunga percorrenza e 186 treni merci, per un totale di 194 mezzi. Nel tracciato Aurisina-Trieste, invece, il traffico sarà esclusivamente merci (88, di cui 53 diurni e 35 notturni).

L’analisi della carsificazione epigea e ipogea evidenzia come dei circa 21 chilometri di percorso nei calcari, circa 4,7 potranno interferire con strutture carsiche. Il fenomeno non è equamente distribuito: dei circa 14 km del primo settore – da Monfalcone a San Pelagio – circa 1.400 sono i metri (10%) in cui sarà probabile la presenza di strutture carsiche verticali concentrate. Nel secondo settore (5 km) il 60% del tracciato (2.900 m) potrebbe interferire con strutture carsiche complesse (pozzi e gallerie) di dimensioni anche superiori a 5 m. Nel terzo settore (1,4 Km), saranno 400 i metri a rischio (30%). La creazione delle opere in sotterraneo (due canne a singolo binario e una canna a doppio binario) implicherà l’asportazione di un considerevole volume di materiale. La terra da scavo che dovrà essere portata in discarica, con riferimento alla tratta Ronchi-Trieste, è pari a 730mila metri cubi, mentre quella da conferire in rinterri, recuperi e riambientalizzazioni è pari a 3 milioni 300mila mc. Alla luce di ciò, per l’area di sua competenza, il sindaco Ret chiede il trasporto su rotaia.

 

Del Bello (Pd): no alla Tav sul Carso

Una forte correzione del tracciato Av/Ac Ronchi-Trieste, proposto da Rfi, evitando di intaccare il Carso, coniugando il rispetto ambientale con lo sviluppo logistico e infrastrutturale. Lo propone il consigliere comunale e provinciale, Fabio Del Bello, che sta preparando una mozione da presentare sia in Consiglio provinciale che in Consiglio comunale a Monfalcone. Allegati ci sono 4 dispositivi deliberativi, il primo dei quali lo scorporo della tratta Ronchi-Trieste dalla Legge Obiettivo.

Del Bello ha ”smontato” il progetto di Rfi, mantenendo gli interventi funzionali per la tutela del Carso e per lo sviluppo. Il consigliere passa in rassegna sette tesi. Ricorda la bocciatura del piano Av/Ac carsica nel 2005 da parte della Commissione nazionale di impatto ambientale e del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Quindi, evidenzia: «La Slovenia non realizzerà mai la Tav. Significa che l’Alta velocità si ferma proprio sul Carso». La terza tesi s’incentra sul rapporto costi-benefici: Del Bello pone il problema dell’effettiva ”attrattività della ferrovia”, considerando che «stando a studi e previsioni, lo spostamento dei traffici dalla gomma alla rotaia viene ipotizzato in termini modesti. C’è da chiedersi quale sia l’effettivo beneficio, di fronte a un investimento finanziario stimato in 7,5 milioni di euro nella nostra regione». Il consigliere, nella tesi numero 4, pone gli interrogativi in ordine all’impatto della cantierizzazione, per quanto riguarda gli scavi delle gallerie e per la viabilità del monfalconese, in particolare riferendosi alla demolizione del cavalcavia tra Monfalcone e Ronchi e alla ”rivisitazione” del sottopasso di San Polo. Esprime anche i timori sotto il profilo ambientale legati al Timavo e all’idrologia ipogea.

Il consigliere quindi propone un’alternativa, prendendo a prestito lo studio eseguito dall’ingegner Andrea Debernardi, per conto del Wwf, dedicato ai «Lineamenti strategici per lo sviluppo della rete ferroviaria del Friuli Venezia Giulia». Sostanzialmente, si parla di un potenziamento tecnologico della rete ferroviaria esistente, del raddoppio della linea Cervignano-Udine e della realizzazione della linea Capodistria-Divaccia collegando Trieste a Capodistria. E ancora, il potenziamento della tratta Monfalcone-bivio Aurisina e la nuova tratta Ac tra Mestre e San Giorgio di Nogaro e tra Lubiana e Divaccia. Il tutto, a costi inferiori, sostiene Del Bello, evitando di intaccare il Carso.

Del Bello condivide, invece, la ristrutturazione ed il potenziamento della rete ferroviaria esistente in funzione della portualità, facendo in particolare riferimento al Corridoio Adriatico-Baltico, potenziando il collegamento Nord-Sud, evidenziando altresì la ”rivisitazione” delle ”strettoie” rappresentate dalle colline del Semering, per Vienna, e dagli Alti Tauri, per Salisburgo-Monaco. Infine, ricorda le proposte della Provincia, in relazione all’abbassamento-interramento della linea che attraversa Ronchi, fino alla stazione di Vermegliano. «Il documento – conclude Del Bello – è al vaglio di alcuni tecnici di alto profilo che collaborano con il Coordinamento zonale per la difesa del Carso e del Timavo, e sarà sottoposto all’attenzione delle maggioranze consiliari e poi reso pubblico». Intanto oggi alle 11, all’ex Pretura cittadina, sarà presentato il progetto di istituzione del Parco regionale e poi internazionale del Carso tra Italia e Slovenia. Interverranno Graziano Benedetti del Wwf e Gianpaolo Zernetti, presidente del Cai. Il progetto riserva a Monfalcone un ruolo da protagionista e di traino. (la.bo.)

NOTAV: rassegna stampa 22/23/24 febbraio

Da Il Piccolo

24/02/11

Lavori della Tav a Villa, all’internodelle caserme il passaggio dei camion

VILLA VICENTINA Caserme dismesse per la Tav. É una delle proposte avanzate ieri dal sindaco di Villa Vicentina Mario Romolo Pischedda a Ministero e Regione, nel corso della prima riunione del gruppo tecnico, che ha il compito di decidere entro un anno quale utilizzo fare del vecchio colosso militare. L’incontro fra il primo cittadino e i rappresentanti del Ministero della difesa e della Regione è durato buona parte della giornata, tanto quanto il tempo di condurre un lungo sopralluogo all’interno dell’area dismessa, vasta più di 30 ettari. E ora, a ridosso del progetto preliminare della Tav e delle relative osservazioni che il Comune deve presentare entro la fine del mese, l’urgenza sul possibile uso delle vecchie caserme è diventata un’altra. Una delle forti perplessità alla grande opera riguarda infatti il problema del cantiere che verrà aperto per realizzare la nuova linea ferroviaria. Di questo si è parlato proprio lunedì, quando il sindaco ha illustrato ai cittadini le osservazioni all’Alta velocità. Il nodo riguarda il traffico intenso che comporterà il progetto ferroviario. Nel preliminare è stato previsto che, per raggiungere i binari, i mezzi pesanti dovranno passare nella strada che taglia in due il paese. Troppo a ridosso delle case, per Pischedda, che oltre a chiedere alla Regione di dirottarli quanto più possibile lungo la statale 14 Cervignano-Monfalcone, ieri ha proposto al gruppo tecnico delle vecchie caserme di usare le strade interne dell’area dismessa per far passare i camion. «Gli edifici militari sono inutilizzati da tempo – parla il primo cittadino – e ci vorrà molto prima di cominciare i lavori per valorizzarle. Tra le caserme esistono già delle strade interne. Perché allora non usarle per gli spostamenti dei mezzi pesanti, di modo da dirottare il traffico verso il cantiere della nuova ferrovia lontano dalle case?». «Considerando che si tratta di un’area vastissima su un piccolo paese – riprende Pischedda – la questione su come utilizzare le caserme è già molto complessa. E il problema ora è reso ancor più complicato dal futuro passaggio della linea ad Alta velocità. Essa impone infatti forti vincoli anche alle aree dismesse. Bisogna dunque trovare una soluzione che possa essere concretamente realizzabile da chi si prenderà in carico l’area». Come detto nel preliminare è stato previsto che, per raggiungere i binari, i mezzi pesanti dovranno passare nella strada che taglia in due il paese. Troppo a ridosso delle case e perciò la proposta ieri al gruppo tecnico delle vecchie caserme di usare le strade interne dell’area dismessa per far passare i camion. (el.pl.)

 

San Canzian frena sul raccordoTav, la giunta contesta il progetto Rfi per collegare le stazioni di Ronchi

 

SAN CANZIAN D’ISONZO L’amministrazione comunale di San Canzian d’Isonzo ha presentato le sue osservazioni al progetto preliminare dell’Alta velocità ferroviaria, indicando le criticità che il passaggio dell’opera creerà nel territorio di Pieris e Begliano. Assolto il suo compito istituzionale, la giunta Caruso pone però sul tavolo mandamentale un tema di riflessione, quello del mantenimento del raccordo ferroviario tra le stazioni di Ronchi Sud e Ronchi Nord per consentire un futuro collegamento passeggeri tra Gorizia, aeroporto di Ronchi e Monfalcone. Richieste sulla trasformazione del raccordo, che già ora crea notevolissimi problemi alla viabilità lungo la statale 305, in metropolitana leggera ce ne sono del resto state in questi giorni di dibattito sul progetto di Italferr. Secondo l’amministrazione di San Canzian, il problema «non è il mantenimento del raccordo esistente o il suo potenziamento, ma l’adeguamento dello stesso alle esigenze future, adeguamento che dovrà prevedere la possibilità ai convogli da e per Gorizia l’inversione del senso di marcia». Come ricorda l’amministrazione di San Canzian, le scelte tecniche possibili per soddisfare questa esigenza sono state già individuate da Rfi in progetti precedenti. Si trattava del progetto della cosiddetta “goccia con il by-pass per Udine” (che prevedeva una linea ferroviaria sopraelevata da Begliano a San Pier d’Isonzo), la sua variante “palloncino”(un tratto in galleria dall’aeroporto di Ronchi a Redipuglia) e, ultima in ordine cronologico, la “racchetta”. In questo caso l’ipotesi progettuale comportava un tracciato in galleria dall’abitato di Dobbia a quello di Ronchi. Tutte soluzioni contro le quali il Monfalconese si era opposto, visti gli impatti previsti. «Ora si chiede se sia auspicabile un tale spreco di territorio, quale che sia l’ipotesi realizzativa – pone come interrogativo ai Comuni del Monfalconese la giunta Caruso – a fronte di un risibile incremento di passeggeri aeroportuali». Laura Blasich

22/02/11

Tav, Duino teme l’inquinamento falde

DUINO AURISINA Agguerriti fino alla punta dei capelli. La riunione congiunta dei capigruppo e dei componenti la Seconda commissione consiliare permanente ha registrato ieri mattina la piena sinergia d’intenti tra esponenti di maggioranza e opposizione, che hanno affilato le unghie per difendere il territorio dalla Tav. Le prime osservazioni alla Via, in procinto di formalizzazione, hanno trovato infatti l’appoggio di tutti i presenti. Che oltre a concordare sulla necessità di ottenere un dilazionamento dei tempi per la disamina dei documenti, hanno fissato precisi paletti e sulla necessità di smaltire i materiali di scavo e sull’esigenza di proteggere gli abitati da polveri o rumore. Altro problema affrontato: la compatibilità del tracciato con le opere che a breve dovrebbero essere realizzate sul territorio, vedi il sottopasso di San Pelagio, e l’impatto dell’Alta velocità sul paesaggio. «Uno dei maggiori pericoli rilevati – ha esordito il presidente della Seconda commissione, Fabio Eramo – è rappresentato dallo smaltimento della raccia». «Le perforatrici – ha chiarito Maurizio Rozza, consigliere dei Verdi – così come le macchine stabilizzatrici vengono trattate con oli minerali: il rischio di inquinamento delle falde, in assenza di accorgimenti studiati a tavolino, è per il suolo carsico altamente probabile. Vale la pena ricordare che nel Mugello, in presenza di terreni argillosi, al termine dei lavori si era riscontrata la presenza di oli minerali pari a 4 grammi per chilo di roccia. Inutile sottolineare quanto più fragile sia, sotto questo profilo, l’area del Carso». La Seconda commissione si riunirà venerdì mattina per procedere ulteriormente nell’analisi della Via e delle cartografie depositate. (ti.ca.)

 

Messaggero Veneto

Del 24/02/11

Tav, lunga lista di obiezioni al progetto

MONFALCONE. Il Comune di Monfalcone ha inoltrato a Regione e Italferr le proprie osservazioni al progetto Tav, che vede messe in pericolo case, attività commerciali, viabilità, ma anche un’area naturale preziosa e unica come quella carsica. Nella lista presentata dall’ente si parte dai problemi, enormi, creati dalla realizzazione della Tav al sistema della mobilità cittadina.

A spaventare di più sono comunque l’eliminazione del cavalcaferrovia di via I maggio e la sua sostituzione con un sottopasso, perché la prospettiva è vedere bloccato per un periodo lunghissimo l’accesso a ovest della città. Fra l’altro, c’è il problema della visibilità dell’incrocio con via XXIV maggio. Il sottopasso di San Polo dovrà essere allungato, ma con quali interferenze, chiede l’amministrazione, con le viabilità di accesso all’area residenziale posta a nord o con quelle di accesso al centro commerciale?

Inoltre, dalla planimetria e dal profilo longitudinale di progetto non sarebbe chiara la risoluzione dell’interferenza tra la linea storica Udine-Trieste con la provinciale per Selz-Doberdò. Sono segnalate anche la criticità dell’eliminazione del passaggio a livello di San Vito (pur se nel territorio comunale di Ronchi), ma anche l’incertezza esistente nel progetto rispetto al futuro della linea che da Ronchi sud raggiunge il cantiere navale. Dal progetto presentato non si riescono a determinare l’eventuale mantenimento del passaggio a livello di Selz e, quindi, l’eventuale chiusura della viabilità utile per raggiungere la frazione Selz di Ronchi, lo Zochet e Doberdò. Criticità notevoli sono state rilevate anche rispetto alla viabilità di cantiere, nella quale Italferr ha inserito l’asse di via Duca d’Aosta-piazza della Repubblica-corso del Popolo-salita Mocenigo.

Percorso «non praticabile», come obietta l’ente locale, ma l’amministrazione chiede di rivedere anche la viabilità di cantiere nell’area limitrofa al presidio ospedaliero, perché «interferisce con la viabilità dedicata all’attività dello stesso, in particolare con gli accessi del pronto soccorso».

Rispetto al Carso, accanto all’ambiente vi è la storia, dalle trincee della prima guerra mondiale alle alture dello Zochet, Gradiscata e Rocca. Le zone maggiormente interessate dai progetti Tav e Ac coinvolgono lo Zochet e la sella di quota 26 a est, di cui sarebbero di fatto azzerate la valenza e la possibilità di fruizione, la fascia a monte della sede ferroviaria che da San Poletto raggiunge la stazione ferroviaria di Monfalcone, il versante nord che dalla “Gradiscata” arriva fino al canalone che scende dalla trincea Cuzzi, passando sotto la Forcate (quota 62), la Rocca, quota 98.

Nella lista non sono naturalmente dimenticate le case che si prevede di dover demolire. (c.v.)

 

Porpetto, Tav: Uniti e Insieme venerdì incontrano i cittadini

PORPETTO. I gruppi civici “Uniti per rinnovare” e “Insieme per Porpetto”, coordinati rispettivamente da Margherita Zanchin e Sigifredo Gheller, scendono in campo per discutere sulle problematiche e dare chiarimenti relativi al tracciato della Tav sul territorio comunale, incontrando, come prima uscita, i cittadini di Porpetto venerdì 25, alle 18 al bar Al Milione a Corgnolo di Porpetto. «Tale incontro – sostengono la Zanchin e Gheller – è nato dalla volontà dei due gruppi di impegnarsi insieme per le problematiche afferenti il territorio di Porpetto e concertare così una linea di lavoro comune per il futuro».

In questa occasione i due gruppi esporranno le osservazioni al progetto preliminare alla Tav, giudicato altamente impattante per il territorio di Porpetto, in particolar modo per le abitazioni, le aziende agricole e le attività imprenditoriali e commerciali ubicate in prossimità della Linea Ferroviaria Alta Velocità e Alta Capacità. I responsabili si renderanno disponibili a distribuire ai cittadini interessati ad esprimere le proprie osservazioni i moduli che dovranno essere spediti agli organi competenti entro il 28 febbraio, termine ultimo fissato per la presentazione delle osservazioni.

Ricordiamo che sulla questione inerente il tracciato della Tav, Porpetto è uno dei due comuni, assieme a Villa Vicentina, che non hanno siglato “l’accordo Sonego”, a causa dell’impatto che questa linea di Av/Ac produrrà nel territorio comunale, il cui tracciato, in parte, passerà sopraelevato l’area artigianale commerciale porpettese, dove diversi artigiani e piccole imprese hanno investito i loro soldi e oggi si trovano ad avere “sopra la testa”, il passaggio della Tav, tant’è che molti di loro chiedono il ritorno al “vecchio” progetto, ovvero quello parallelo all’autostrada. (f.a.)

NOTAV: rassegna stampa 26/27 febbraio + foto

Piccolo del 27/02/11

Tav, Riccardi: «C’è tempo per decidere»

 

BAGNARIA ARSA «Ci assumiamo la responsabilità di dare alle istituzioni locali tutto il tempo necessario per valutare un progetto così complesso e delicato, anche al di là dei termini di legge». Lo ha ribadito l’assessore regionale alla Viabilità e trasporti Riccardo Riccardi che, ieri nella palestra comunale di Bagnaria, ha partecipato a un incontro pubblico di presentazione della linea ferroviaria ad Alta velocità/Alta capacità Venezia-Trieste, con particolare riferimento alla tratta che interessa la Bassa Friulana. Alla riunione, aperta al pubblico, hanno partecipato i sindaci egli amministratori dei 17 Comuni coinvolti nel progetto, da Ronchis a Fiumicello, assieme a rappresentanti dell’amministrazione provinciale e ad alcuni consiglieri regionali. Come hanno spiegato i tecnici di Italferr,la società a cui Rfi (Rete ferroviaria italiana) ha affidato il progetto, dal confine con il Veneto il tracciato correrà per i primi 25 chilometri in parallelo all’autostrada A4, per poi deviare verso Cervignano e svilupparsi successivamente, fino all’Isonzo, a fianco della linea ferroviaria storica. Numerosi sono stati i sindaci che hanno preso la parola dopo l’illustrazione delle caratteristiche principali del progetto, compresi gli studi geologici e ambientali. Tutti hanno espresso soddisfazione per la decisione della Regione di ampliare i tempi disponibili e, nello stesso tempo, di affiancare agli uffici tecnici comunali alcuni esperti, in modo da poter esaminare con cognizione di causa tutte le implicazioni della linea Av/Ac.

 

 

 

Messaggero Veneto DOMENICA, 27 FEBBRAIO 2011Pagina 15 – Udine

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Bagnaria Arsa. Il progetto è stato presentato ieri mattina durante un’assemblea pubblica. I Comitati: bisogna parlare con la gente

Tav, la Regione rassicura i Comuni: avrete tutto il tempo per valutare il piano

BAGNARIA ARSA. «La Regione si prenderà tutto il tempo possibile perchè enti locali e cittadini possano preparare e presentare le loro controdeduzioni al progetto Tav»: lo ha rimarcato più volte nel corso di una affollata assemblea nella palestra di Bagnaria l’assessore regionale alla Viabilità e trasporti, Riccardo Riccardi. L’esponente regionale, intervenuto all’incontro sul promosso dall’amministrazione di Bagnaria, ha definito importante la partita in gioco e si è ripromesso di ascoltare chi è favorevole e chi è contrario alla infrastruttura ferroviaria. «Non dobbiamo usare toni da stadio nel nostro interloquire – ha ammonito Riccardi. La partita è complessa il percorso lungo e complicato. La mia porta comunque – ha tenuto a precisare – è aperta a tutti. L’importante è che si sia rispetto reciproco nell’esporre le proprie opinioni».
Analizzando poi il tracciato che interessa la nostra regione, l’assessore ha confermato la necessità di arrivare alla sua realizzazione. «Costruiamo un’opera importante – ha sottolineato ancora Riccardi – si tratta ora di recepire le osservazioni, di di scegliere e poi alla fine decidere con grande responsabilità».
Prima dell’intervento di Riccardi, tecnici di Italferr e di Rfi hanno illustrato il tracciato che dal vicino Veneto attraversa la Bassa friulana per arrivare a Monfalcone e a Trieste. Per quanto riguuarda il territorio di Bagnaria è stata presentata la nuova tratta Palmanova-scalo di Cervignano che correrà sul vecchio sedime della Palmanova-San Giorgio di Nogaro, ma fuori dall’abitato di Bagnaria.
Anselmo Bertossi, sindaco del Comune promotore dell’incontro, ha espresso un giudizio positivo sul progetto invitando comunque i redattori a rivedere alcune «inesattezze o dimenticanze». Cressati, Del Frate, Pischedda, primi cittadini rispettivamente di Palmanova, di Gonars e di Villa Vicentina, e il commissario di Torviscosa Di Nardo hanno ravvisato la necessità di un approfondimento in altra sede dell’iter. Cressatti ha caldeggiato la necessità di dialogare con la gente interessata dal passaggio della Tav e di altre tratte. Il sindaco di Muzzana ha ricordato che il suo Comune ha espresso un voto negativo sulla Tav per tenere alto il livello di attenzione e si è detto però disponibile a colloquiare con la Regione.
Al tavolo dei relatori si è poi presentato Giancarlo Pastorutti, del comitato no-Tav. Critico nel metodo con cui il progetto è stato inviato ai Comuni, ma anche nel riguardo degli stessi Enti locali di aver poco “parlato” con la gente, Pastorutti ha definito ironicamente questo incontro «la celebrazione di un rito di coinvolgimento del territorio».
Il consigliere di minoranza di Bagnaria, Tiziano Felcher, infine, fatta una disamina sullo sconquasso in una vasta area compresa tra l’autostrada e la statale triestina (terza corsia, raddoppio 352, nuove linee ferriarie), ha lanciato la proposta che il progetto non sia solo parte di un orticello, ma trovi punti di discussione in una intesa tra più Comuni coinvolti dal passaggio in primis della Tav.
Sandro Sandra

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Speriamo che questa posizione di Legambiente regionale rimanga ferma e decisa come quella della Legambiente della Val Susa, a differenza di tante altre zone in Italia dove questa associazione ambientalista collabora nei fatti con le lobby del cemento.

 

Messaggero Veneto del 26/02/11

Legambiente contro la Tav: «L’opera non è necessaria»

 

UDINE. «Un’opera non necessaria, altamente impattante sul territorio e sulla fauna e dunque assolutamente da evitare». Dopo la presentazione, lo scorso 22 dicembre, del progetto preliminare per la tratta Ronchi – Trieste per la valutazione dell’impatto ambientale, da parte di Italfer – Gruppo Ferrovie dello Stato, Legambiente continua la sua battaglia contro la Tav.

L’ultimo atto dell’associazione ambientalista è stato l’invio, nei giorni scorsi, al ministero dell’Ambiente, a quello per i Beni e attività culturali e alla Regione delle osservazioni relative proprio alla valutazione di impatto ambientale. Nelle 25 pagine di osservazioni presentate, Legambiente sostiene la necessità di implementare il trasporto di merci e persone su rotaia anziché su gomma, «essendo la ferrovia il sistema più sostenibile dal punto di vista ambientale». Tuttavia, argomenta l’associazione ambientalista «l’imponente progetto della Tav si pone come fortemente impattante sull’ambiente che attraversa, non indispensabile e di difficilissima realizzazione». Dei diversi punti analizzati all’intero del documento Legambiente sottolinea dunque la «non assoluta necessità dell’opera» suggerendo una soluzione più semplice intervenendo sulla rete esistente. (g.be.)

 

NOTAV: una prima risposta dei comitati ai nuovi progetti

Il piccolo 28/12/10

 

Pronto il piano-Tav, è battaglia

 

BAGNARIA «Il progetto preliminare della Tav non solo è già deciso, ma è anche vincolato alla legge Obiettivo, che non lascia alcun potere decisionale alla Regione, né tanto meno alle amministrazioni comunali». É quanto affermato dal portavoce dei No Tav di Bagnaria, Giancarlo Pastorutti, che annuncia da oggi le prime azioni del Comitato contrario alla grande opera. Questa mattina verranno inviate due lettere: la prima alla Regione, per chiedere tutta la documentazione del progetto, «come previsto dalla Valutazione di impatto ambientale (Via) che ne impone la divulgazione». La seconda missiva il Comitato la invierà al Comune di Bagnaria Arsa, per chiedere di convocare al più presto la commissione Viabilità. Come ci si aspettava, l’acceleratore per la Tav è stato schiacciato, in vista del 31 dicembre, data di scadenza per presentare alla Comunità europea il preliminare della Tav Venezia-Trieste. Il documento, che per quanto riguarda la Bassa friulana dovrebbe essere presentato dopodomani dall’assessore regionale Riccardo Riccardi, nel frattempo è finito in mano a Pastorutti. Che ha parlato di presa in giro: «Riccardi ha annunciato che nei prossimi mesi partirà la consultazione sul progetto con il territorio. Invece con il decreto legislativo 190-2002, il progetto è sotto il regime della legge Obiettivo, che alla Regione lascia solo libertà di esprimere pareri non vincolanti e ai Comuni di apportare accorgimenti non migliorativi. Di fatto il tracciato è già deciso, siamo davanti a una bella beffa. A gennaio organizzeremo assemblee sul territorio, partendo da Bagnaria Arsa». Intanto, secondo le informazioni diffuse dal Comitato, la Tav «rinchiuderà Bagnaria per due lati, a mò di aiuola spartitraffico. Il tracciato corre affiancato all’autostrada, se ne distacca verso Sud prima di Porpetto, immettendosi ad Ovest di Cervignano sulla linea Venezia-Trieste. Poi attraversa il territorio di Bagnaria a Sud di Castions delle Mura, dove a settembre erano partiti i carotaggi “clandestini”». (el.pl)

NOTAV: la truffa dello spezzatino

Da Il Piccolo del 03/01/11

«Il piano diviso in tre parti per indebolire le opposizioni»

 

“Salami slicing” (affettare il salame): così è noto a livello europeo lo stratagemma adottato da Rfi per cercare di sminuire l’impatto e depotenziare le opposizioni al progetto della Tav tra Venezia e Trieste. Lo afferma il Wwf del Friuli Venzia Giulia che ricorda come il progetto preliminare della nuova linea ferroviaria sia stato infatti suddiviso in tre tronconi, che hanno iniziato la procedura di Valutanzione d’impatto ambientale (Via) in modo indipendente l’uno dall’altro: la tratta Venezia–Portogruaro (progetto e studio di impatto ambientale consegnati il 22 dicembre, soltanto alla Regione Veneto), la tratta Ronchi del Legionari – Trieste (progetto e studio consegnati il 22 dicembre, solo alla Regione Friuli Venezia Giulia) e la tratta Portogruaro–Ronchi dei Legionari (progetto e studio saranno consegnati entro il 31 dicembre a entrambe le Regioni). «I progetti sono però, evidentemente, – affema il Wwf – parte di un tutto inscindibile, per la semplice ragione che l’uno non avrebbe alcun senso né funzione, in assenza degli altri. Lo scopo della suddivisione in tre tronconi è quindi soltanto quello di cercare di deviare l’attenzione delle comunità locali, Comuni in primis, sul pezzetto di linea che riguarda i rispettivi territori, facendo perdere di vista l’insieme».

Secondo l’associazione ambientalista «si vuole cioè che cittadini, Comuni, associazioni si esprimano soltanto sul frammento di Tav che tocca da vicino casa propria, chiedendo magari limitati spostamenti della linea o “compensazioni” locali, senza metter naso nella strategia complessiva che sta a monte del progetto e ragionare sugli impatti globali (ambientali ed economici) dell’opera. E’ questa la logica perversa della “Legge Obiettivo”, all’origine della progettazione delle linee Tav (e non solo di queste) e che fa a meno di qualsiasi pianificazione nel settore trasporti: la “politica del fare” qualunque cosa, comprando magari il consenso delle comunità locali e prescindendo dalla valutazione se si tratti di opere utili e sostenibili».

Secondo il Wwf, inoltre, la procedura di Via sulla Tav a Nordest denuncia altre gravi carenze: 1) manca, negli elaborati presentati da Rfi, la valutazione costi-benefici, pur imposta per legge a tutte le opere pubbliche; carenza tanto più grave in quanto si tratta di un’infrastruttura il cui costo era stimato già nel 2006 pari a quasi 5,2 miliardi di euro per la tratta Venezia-Trieste (oggi la stima sarebbe verosimilmente superiore); 2) nel sito Internet del ministero dell’Ambiente, a tutt’oggi (30 dicembre 2010), non c’è traccia degli elaborati consegnati da Rfi e anzi nella sezione dedicata alla Via si legge che non c’è “nessun progetto sottoposto a Via in fase di osservazione da parte del pubblico” (benché, come detto, Rfi abbia consegnato alle Regioni progetti e studi per due tratte già il 22 dicembre)! 3) per poter visionare il materiale, i cittadini devono quindi rivolgersi agli uffici regionali (ma in Veneto trovano soltanto quello della Venezia–Portogruaro e in Friuli Venezia Giulia solo quello della Ronchi-Trieste).

Il Wwf chiederà perciò ai ministeri Ambiente, Infrastrutture e Beni culturali e alle Regioni interessate di imporre a Rfi l’accorpamento dei tre progetti in un’unica serie di elaborati e un unico procedimento; di completare gli elaborati per la Via con l’indispensabile analisi costi-benefici; di avviare una nuova procedura Via sul progetto unitario della linea Venezia–Trieste; di mettere a disposizione del pubblico, su Internet, tutta la documentazione di Rfi, contestualmente alla pubblicazione degli annunci sui giornali prescritta per legge.

 

 

Legambiente: rischio-esproprio per una quarantina di case

 

 

 

Gli impatti della linea ad Alta velocità-Alta capacità ferroviaria rischiano di essere molto più concreti e molto più vicini per il Monfalconese di quanto il territorio possa pensare. Per questo il circolo locale di Legambiente ritiene “stupefacente” l’assoluta mancanza di reazioni da parte delle amministrazioni locali alla comparsa dell’annuncio della presentazione del progetto preliminare del tracciato Av-Ac relativo al tratto Ronchi dei Legionari-Trieste. Se sette anni fa la situazione era grave, ma non seria, come sottolinea Rudi Fumolo del circolo monfalconese di Legambiente, perché il primo progetto preliminare conteneva delle palesi incongruenze, ora il quadro è decisamente più pericoloso. «Intanto le amministrazioni comunali del mandamento allora erano contrarie in modo compatto – ricorda Fumolo -, mentre ora sono favorevoli, salvo qualche rara eccezione. Il dato di fondo però è un altro: se il progetto non sarà bocciato come in passato, l’approvazione del preliminare, che potrebbe avvenire entro quest’anno, comporterà automaticamente dei vincoli all’esproprio delle aree coinvolte dall’opera». Di fatto, stando a Fumolo, le case vincolate potrebbero oscillare tra le 100 e le 200, a seconda della fascia di salvaguardia del tracciato, e quelle da espropriare tout court circa 40. «In base alla normativa, il giorno dell’approvazione del progetto preliminare – ribadisce l’esponente di Legambiente – le case circostanti la nuova linea ferroviaria saranno vincolate senza bisogno di qualsiasi comunicazione diretta agli interessati». Insomma, ci sono gli impatti ambientali dell’opera da tenere in conto, ammonisce Legambiente, ma non solo quelli. «E’ sperabile che oltre ad analizzare gli aspetti ambientali – afferma Fumolo – gli amministratori locali abbiano ben chiaro l’effetto sul loro territorio della semplice approvazione del preliminare, che fra l’altro permetterà anche l’avvio delle fasi esplorative e l’apertura dei relativi cantieri». Legambiente si augura che questi nodi siano stati affrontati dagli amministratori nei contatti avuti negli ultimi mesi con le Ferrovie, «anche perché negli ultimi anni le amministrazioni regionali e locali, di diverso colore, non hanno brillato per la volontà di informare la popolazione sugli effetti ambientali e legali del passaggio dell’Av-Ac». I cittadini dovrebbero invece pretendere proprio questo, secondo Fumolo: notizie dettagliate per poi eventualmente agire attraverso le proprie amministrazioni locali, «tra gli unici soggetti che possono modificare i contenuti del progetto». (la. bl.)

 

 

Alta velocità, depositato il progetto sul potenziamento della linea esistente

di LAURA BORSANI

 

Il progetto preliminare della tratta Ronchi-Trieste della linea Alta velocita-Alta capacita, Venezia-Trieste è servito. Presentato al Comune di Monfalcone, agli altri enti locali del mandamento, alle Province di Gorizia e Trieste, nonché a tutte le parti interessate, al fine di segnalare eventuali ”interferenze”, ostacoli e criticità sul territorio non rilevate dallo studio. Il progetto, commissionato da Rete ferroviaria italiana a Italferr, in accordo con la Regione, è stato anche inoltrato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per essere sottoposto all’approvazione da parte del Cipe.

PRELIMINARE. Siamo alla prima fase progettuale, dopo che il precedente tracciato è stato bocciato nel corso delle procedure di impatto ambientale. Per la tratta Ronchi-Trieste, il nuovo piano ”alleggerisce” le ricadute riducendo i 33 chilometri di galleria attraverso il Carso a meno di una decina. Per Monfalcone l’attenzione sarà concentrata sullo snodo di San Polo e sulla riorganizzazione della linea ferroviaria storica. Sul tappeto anche la verifica in ordine agli eventuali vincoli ed espropri posti a residenze, terreni privati e a opere e beni pubblici.

INTERFERENZE. Il progetto preliminare è giunto al Comune di Monfalcone, protocollato il 21 dicembre, ma è stato inviato anche ai Comuni di Ronchi, Staranzano, San Canzian, Turriaco, Doberdò, Duino Aurisina, Trieste e Sgonico. Scatta il ”count down” per la segnalazione delle ”interferenze”. Non è previsto alcun parere da parte degli enti coinvolti, poiché il piano è inserito nella legge Obiettivo che comporta l’accelerazione dell’iter. Il progetto preliminare potrebbe subire modifiche anche sostanziali in sede di progettazione definitiva ed esecutiva, per le quali, però, gli enti locali non saranno più coinvolti. Intanto, c’è tempo 60 giorni, fino al 20 febbraio, per consegnare la relazione.

LINEA STORICA. Un lavoro imponente dovendo vagliare 284 tra relazioni e tavole. Il progetto della tratta Ronchi-Trieste prevede, assieme al Corridoio 5, la riorganizzazione della ferrovia storica, prospettando una consistente trasformazione. Il piano, infatti, intende intervenire propedeuticamente alla rivisitazione della linea Trieste-Venezia, ma soprattutto della Trieste-Udine. Si apre, pertanto, un doppio fronte di valutazione. «Il progetto preliminare presentato – spiega l’assessore comunale all’Urbanistica, Massimo Schiavo – è il primo elaborato ufficiale consegnato ai Comuni, per il quale i nostri uffici hanno costituito un gruppo di lavoro». Rispetto alle ipotesi precedenti, la quantità di infrastrutture previste è stata molto ridotta, eliminando in particolare la realizzazione di traumatici viadotti. «Questo – aggiunge Schiavo – è frutto di una serrata trattativa, tecnica e politica, condotta assieme agli altri enti locali, per evitare pesanti ripercussioni».

CRITICITÀ. Restano gli altri nodi. Che per Monfalcone interessano la linea storica ferroviaria, in particolare il bivio di San Polo, che oggi si presenta come un semplice sistema di scambi, con due binari che partono dalla stazione per poi suddividersi in 4, due in direzione Venezia e 2 in direzione Udine. Lo scenario prospetta lo sdoppiamento dei binari per Venezia, per ricongiungersi in prossimità della stazione di Monfalcone. La linea storica è destinata a venire potenziata, in attesa della realizzazione del Corridoio 5. «La riorganizzazione della linea storica – osserva Schiavo – potrà essere funzionale alle nostre aree industriali ed in particolare allo sviluppo del porto, alleviando contestualmente lo stato di sofferenza della viabilità. Si tratta, pertanto, di favorire lo sviluppo, ma a fronte di buoni criteri di sostenibilità».

CONSULTAZIONI. L’assessore preannuncia le opportune consultazioni: «Saremo attenti a coinvolgere tutte le forze politiche e le associazioni che si occupano di ambiente. L’obiettivo è quello di segnalare correttamente le ”interferenze”, al fine di ridurre al massimo l’impatto sul territorio. Ci incontreremo anche con gli altri enti locali, per esprimere una valutazione comune. Vogliamo che il nostro patrimonio storico-naturalistico venga salvaguardato, oltre alle residenze e ai servizi».

 

Messaggero 02/01/11

Tav, avviate le procedure per la Via

 

 

BAGNARIA ARSA. «Pensavamo che con l’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest si fosse toccato il fondo, invece dobbiamo ricrederci, perché la Tav è anche peggio». Aldevis Tibaldi, portavoce del Comitato per la Vita Rurale in Friuli, attacca il progetto della Tav, sostenendo che «dopo un decennio di annunci trionfalistici, di progetti scivolati miseramente nel ridicolo, la montagna ha partorito il topolino e, come si conviene si è fatto di tutto per limitare la partecipazione del pubblico e trasformare i fondamenti del nostro ordinamento in un mero simulacro. Ecco dunque una delle scatole cinesi di Rfi dare avvio alla procedura di valutazione di impatto ambientale che assegna sessanta giorni per la presentazione delle possibili osservazioni allo studio di impatto ambientale. Non a caso gli avvisi arrivano ancora una volta sotto le feste, perché le amministrazioni, carenti di personale, siano messe in condizione di non reagire. Ma non è tutto- continua Tibaldi-, visto che con la collaudata tecnica dello spezzatino, la tratta Venezia – Confine di Stato è stata divisa in tre perché il progetto non sia analizzato nel suo insieme e con ciò sia possibile dire tutto e il contrario di tutto. Così la tratta veneta potrà trasformarsi in una linea turistica a servizio delle sue località balneari, mentre in Friuli si usurpano terre fertili con il pretesto di raggiungere velocità teoriche di 350 chilometri orari. Una vera e propria truffa ». Tibaldi, afferma che «a rendere problematica, se non impossibile, ogni reazione, complice il silenzio del vertice regionale ha permesso che i progetti e i relativi studi di Via siano visionabili negli uffici romani, ma anche nella sede di Cannaregio e nella sede triestina di via Giulia. Ve lo vedete- si chiede- il tecnico comunale di Teor o il cittadino di Pocenia rinunciare per due settimane di fila alle proprie incombenze quotidiane per raggiungere Venezia o Trieste per consultare centinaia di elaborati tecnici? Ve lo vedete il commissario di Porpetto preoccuparsi di salvare quel comune dalla invasione della Tav, sino al punto di inimicarsi il vertice regionale che lo ha designato e dal quale dipende? C’è poco da dire: lo hanno fatto apposta! Il Comitato per la Vita del Friuli Rurale non molla- conclude- e a partire dal nuovo anno sarà a Roma negli uffici frequentati esclusivamente dalla società proponente e dai suoi mallevadori nostrani».

Francesca Artico

NOTAV: continuano i deliri dei giornali sui nuovi progetti

Il Piccolo 4 gennaio

Tav, da Venezia a Ronchi in 43 minuti
i treni correranno a 250 km/

Con la Tav in 43 minuti da Ronchi a Venezia

Emergono i dettagli del progetto preliminare della linea ferroviaria ad alta capacità Venezia-Trieste. La documentazione è in possesso degli enti locali: due mesi per segnalare criticità, poi tocca al Cipe. I treni correranno a 250 all’ora, Venezia e Ronchi saranno separate da soli 43 minuti di viaggio
di Laura Borsani

TRIESTE Dall’aeroporto Marco Polo di Venezia a Ronchi dei Legionari in 43 minuti passando lungo la costa veneta. Oppure in poco meno di 40 minuti, se il percorso affiancherà l’a utostrada anche nella regione contermine. Sono questi i tempi ipotizzati dal progetto preliminare della linea ad alta capacità che collegherà Venezia a Ronchi e poi, oltre, Ronchi con il confine con la Slovenia attraversando l’altipiano carsico triestino. Definirla ad alta capacità è obbligatorio, dal momento che il progetto prevede che i treni non superino i 250 chilometri orari: in Friuli Venezia Giulia ci saranno anche alcuni punti sotto i 200 chilometri orari.

ALTA CAPACITÀ
Il concetto di Alta capacità punta ad aumentare il numero di treni che possono circolare su una data linea e quindi l’aumento di velocità è parziale, raramente supera i 220 chilometri orari. Il tetto limite è comunque 250 chilometri orari. Da questa velocità, per poi superare i 300 orari, si inizia a parlare di alta velocità. Ma non sarà questa la conformazione della linea a nordest, né in Friuli Venezia Giulia né in Veneto. La Regione di Luca Zaia dovrà confrontarsi con le popolazioni locali su due ipotesi: quella costiera e quella che fiancheggia l’a utostrada. La prima è 10 chilometri più lunga della seconda e questo si tradurrebbe in qualche minuto in più di viaggio.

IL TEMPO Il progetto della ferrovia dall’aeroporto di Venezia a Ronchi (in collegamento con lo scalo aereo giuliano) prevede che un passeggero potrà coprire la distanza in 43 minuti. Aggiungendone un’altra decina si arriverà a Trieste: la tratta che oggi si percorre in circa due ore, quindi, si percorrerà nella metà del tempo. Il tempo tra i due scali aeroportuali sarà importante anche per la prossima alleanza tra Regione Friuli Venezia Giulia e Save.


IL PROGETTO
Il preliminare, sia per quel che riguarda la tratta veneta che per quel che riguarda la tratta in Fvg (da Portogruaro a Ronchi), è stato trasmesso dalle Regioni alle amministrazioni comunali. I sindaci della Bassa friulana, i principali interessati, hanno ricevuto allegati e dischetti – «sono più di 500 pagine», spiega chi ha già dato un’occhiata – il 29 dicembre. A loro per ora è stato chiesto di valutare le interferenze previste dal tracciato elaborato da Rfi. Per quel che riguarda i contenuti ovvero il dettaglio della linea nei singoli territori, si attende il confronto con la Regione. Va sottolineato che i tempi per lo sviluppo e la realizzazione dell’opera rimangono comunque ancora incerti.

L’ACCORDO
«Per noi fa fede ancora l’accordo sottoscritto con la Regione il 4 febbraio del 2008 – ricorda Pietro Paviotti, sindaco di Cervignano -. Da allora non c’è più stato un confronto aperto con la Regione, perché la nuova giunta ha detto che si sarebbe attenuta a quanto sottoscritto con la precedente. Ora che il progetto è stato predisposto ci aspettiamo un nuovo incontro». Stessa attesa anche da Mario Pischedda, il sindaco di Villa Vicentina che non sottoscrisse il protocollo d’intesa con l’allora assessore Lodovico Sonego. «L’assessore Riccardi ci ha detto chiaramente che quel protocollo sarebbe stato rispettato per cui, anche se non l’abbiamo sottoscritto, ci attendiamo di ritrovarne i contenuti. Ripartiremo da là».

IL PROTOCOLLO
Il documento, che ha quasi tre anni di vita, ha comunque subìto una modifica in corso d’opera: lo sganciamento tra linea ferroviaria e terza corsia. Se così non fosse stato fatto i cantieri sulla A4 sarebbero ancora un miraggio. Il protocollo Sonego – la nuova giunta ha scelto comunque di lavorare in continuità con la precedente – metteva nero su bianco gli interventi in materia di mitigazione ambientale (come per esempio una mappatura acustica da parte dell’Arpa un anno prima dei cantieri per poi verificare nel tempo il livello di rumore), ma anche i vincoli legati alla velocità. Per Cervignano, per esempio, (uno dei punti più delicati del tracciato perché la linea dovrebbe rafforzare l’esistente) il protocollo prevedeva che: i treni passeggeri non superassero i 200 chilometri orari, la realizzazione di un tunnel trasparente nel viadotto per eliminare i rumori, le barriere antirumore in stazione e interventi di mitigazione nei tratti ”urbani” della linea.

4 gennaio 2011

 

Il progetto consegnato agli enti locali

 

di SILVIO MARANZANA

 

TRIESTE Il progetto preliminare è stato consegnato alle amministrazioni locali che ora hanno due mesi di tempo per esaminarlo e proporre correzioni, oltre a essere inviato all’Ue entro il termine previsto del 31 dicembre: i finanziamenti europei per la progettazione definitiva dovrebbero essere così in cassaforte, ma la Tav Venezia-Trieste rimane ancora in alto mare. E ciò soprattutto per le incertezze sul tracciato nel territorio del Veneto. Chiaro che il Friuli Venezia Giulia è legato a doppio filo alle ambiguità venete che potrebbero ritardare l’intera opera, eppure Trieste soprattutto, cosa di cui molti politici non sembrano rendersi conto, ha un interesse particolare ad accelerare la realizzazione dell’Alta capacità perché la Slovenia preme per una rapida realizzazione del tratto Capodistria-Divaccia e il progetto Unicredit per il superporto farà convogliare finanziamenti sullo snodo monfalconese di San Polo. Il porto di Trieste rischia così di rimanere strozzato nella tenaglia e morire per asfissia.

«La presentazione del progetto è un passaggio importante anche per pianificare al più presto il tratto Trieste-Divaccia», fa infatti notare l’assessore regionale alle Infrastrutture e trasporti Riccardo Riccardi il quale sottolinea che il nuovo studio di Rfi «evita lo sventramento di Trieste. Ma non cade dall’alto – aggiunge – bensì è frutto di un’operazione di dialogo con il territorio che ora continuerà con un forte coinvolgimento degli enti locali». Comuni e Province hanno infatti ora sessanta giorni di tempo per segnalare eventuali ”interferenze”, cioé ostacoli e criticità sul territorio non rilevati dallo studio.

Una fase che si presenta complicata soprattutto in Veneto, com’è stato immediatamente rilevato dall’assessore alla viabilità Renato Chisso: «Il progetto così com’è non va bene – ha affermato – Se non prevede stazioni per le spiagge è da rivedere». Lo studio di Rfi ha preso infatti in considerazione il tracciato basso, e non quello originario che correva parallelamente all’autostrada, ma l’Alta velocità non prevede alcuna fermata tra l’aeroporto Marco Polo, ultimo stop in Veneto, e Trieste. Ma ora Chisso è chiaro: «A Rfi abbiamo chiesto che ci venga consegnato anche lo studio di fattibilità che è già stato realizzato su itinerari alternativi».

Ripensamenti che potrebbero far perdere tempo prezioso perché, come fanno rilevare da Rfi, «la Valutazione d’impatto ambientale è stata aperta e il Ministero ha avviato l’iter istruttorio che dovrà portare all’approvazione del progetto da parte del Cipe».

Per il tratto Ronchi-Trieste, la questione anche se non ancora completamente definita, sembra meno controversa. «Sarò in ufficio oggi per un’analisi più dettagliata dei documenti che ci sono stati consegnati – ha annunciato ieri Riccardi – ma è certo che il tracciato previsto dal progetto preliminare non si discosta granché dall’ultima versione divulgata». La Tav dunque non sventrerà Trieste, non si inabisserà in galleria a Santa Croce per correre sotto la città, sotto Gretta, San Giovanni e Cattinara in particolare e avvitarsi attorno alla Val Rosandra, bensì viaggerà lungo la direttrice definita alta, lungo l’asse Ronchi – Aurisina – Opicina – Sesana – Divaccia e i 33 chilometri inizialmente previsti in galleria si ridurranno a meno di una decina. Per penetrare in città e soprattutto agganciarsi al porto di Trieste utilizzerà la già esistente cintura di circonvallazione cittadina. Su questa alternativa, Italia e Slovenia sono già d’accordo.

Da subito, secondo dati forniti dallo stesso Riccardi, l’Alta capacità permetterebbe il passaggio di un traffico annuale dal porto di Trieste di 560 mila teu che potrebbero diventare addirittura tre milioni e mezzo dopo gli interventi a San Polo e il raccordo con la cintura di circonvallazione.

NOTAV: confermate le decine di km di gallerie sotto il carso

IL PICCOLO – MERCOLEDÌ, 05 GENNAIO 2011
Pagina 12 – Trieste

QUASI INTERAMENTE SOTTO TERRA IL TRATTO PROVINCIALE
Tav, 22 chilometri di gallerie sul Carso
Il tracciato da Aurisina e Sgonico scende sul costone per raggiungere Villa Giulia
di PIERO RAUBER
Di sventrare la Val Rosandra non c’è traccia. Primo perché lo sconfinamento è fermo allo studio di fattibilità e le carte si ”interrompono” quindi sotto Villa Giulia, nelle viscere comprese tra via Commerciale, strada per Opicina e via Fabio Severo, incontrando la circonvallazione ferroviaria esistente già collegata alla linea storica fino a Campo Marzio. E poi chissà, un domani fino alla stazione centrale. Secondo perché, in ossequio evidentemente alla recente intesa italo-slovena, quelle stesse carte evocano in «uno scenario successivo… la realizzazione della AV/AC Aurisina-Divaccia mediante un nuovo raccordo». Accordo che dovrebbe, per l’appunto, disegnare il nostro pezzetto transfrontaliero del Corridoio 5 Lisbona-Kiev lungo la ”diretta alta” via Villa Opicina. La Tav, però, qualcosa da sventrare su suolo triestino ce l’ha lo stesso: sono quasi 22 chilometri tra Carso ”puro”, ciglione costiero e alta periferia cittadina. Dei 23 chilometri e 345 metri di tragitto previsti per il momento entro i confini provinciali, infatti, ben 21 chilometri e 669 metri si sviluppano in gallerie. E son gallerie nuove, da fare. A prevederle è il progetto preliminare della tratta Ronchi-Trieste che Italferr (della famiglia Ferrovie dello Stato) ha depositato «per la pubblica consultazione presso» i ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali nonché la Regione in vista della procedura di Via, la Valutazione d’impatto ambientale. Un documento infinito, inoltrato anche agli enti territoriali coinvolti per le osservazioni del caso. Con il ”giallo” che non tutti giurano d’averlo ricevuto per tempo (si legga l’articolo a destra, ndr).
LO SNODO DI AURISINA L’unica parte triestina della Tav immaginata alla luce del sole – e pure questa preceduta da altri 9.705 metri di tunnel, di cui 144 ancora in terra monfalconese, sotto Ceroglie, Malchina e Slivia – porta allo snodo di Aurisina. Qui l’attuale stazione è destinata a farsi sostituire da un moderno «posto di movimento», detto così in gergo tecnico, «che garantisce l’interconnessione tra la linea AV/AC, che termina in corretto tracciato con l’attuale linea per Villa Opicina, e i binari della linea storica Trieste – Villa Opicina». Già perché in prossimità dello snodo di Aurisina – e questo è il cuore del progetto che interessa casa nostra – la strada ferrata che oggi si biforca dirigendosi a destra verso il lungomare (fino alla stazione centrale), e a sinistra verso Villa Opicina (fino alla circonvallazione per Campo Marzio o verso la Slovenia), diventa una… triforcazione. La nuova Tav infatti, dopo aver già lasciato il bivio tradizionale per Trieste centrale, poco prima di Santa Croce e Bristie scavalca un ponte tra la vegetazione, con luce unica di 46 metri, per poi abbandonare anche l’altra tratta tradizionale diretta a sinistra, destinazione Opicina. Quest’ultima, passando per uno svincolo a sua volta nuovo di zecca, supera un viadotto a doppio binario di 13 campate, il più lungo di tutta la Ronchi-Trieste.
IL DOPPIO TUNNEL La Tav, invece, a quel punto s’inabissa verso destra, dentro il ciglione costiero, per non riaffiorare più: siamo all’imbocco della ribattezzata ”galleria 7”, lunga 12.158 metri, con inclinazioni massime del 12,5%, che rappresenta il tratto conclusivo dei 36.634 metri della stessa Ronchi-Trieste. Essa attraversa, stando sempre al progetto preliminare di Italferr, ancora 1.126 metri in Comune di Duino-Aurisina prima di sconfinare per altri 1.176 metri in quello di Sgonico, tra Santa Croce e Campo Sacro, dove tra l’altro il tunnel da unico diventa a doppia canna, per restarci fino all’epilogo del percorso. Dopodiché la nuova Tav corre tutta sotto la cresta carsica che domina il mare: da Prosecco fin dietro Barcola, Gretta e Roiano, deviando quindi nuovamente verso l’alto sotto i pastini di Piscianzi per dirigersi verso il parco di Villa Giulia. È qui che, a 130 metri dal livello di superficie, la nuova Ronchi-Trieste incrocia, senza che i treni superino mai in quel preciso tratto i 60 all’ora, la cosiddetta ”linea di cintura merci”: si tratta della circonvallazione ferroviaria esistente, che di suo garantisce già oggi il collegamento lungo la linea storica alle Rive, fino ala Campo Marzio. Da lì non è specificato quale sarà la velocità massima di crociera consentita, cosa che invece è messa nero su bianco per la tratta ”pura” Ronchi-Trieste: sono 200 orari ad eccezione dell’ingresso e dell’uscita dallo snodo di Aurisina, dove si va dai 60 ai 160, e dello stesso incastro nella ”cintura merci”, dove ci si ferma appunto a 60.
I TEMPI DI CANTIERE C’è scritto al contrario, questo sì, quali dovrebbero essere i tempi di realizzazione per fare tutta la tratta Ronchi-Trieste, inclusa «la variante della linea storica Aurisina – Villa Opicina necessaria» per il compimento della tratta transfrontaliera ”alta”, che con ogni probabilità slitta ancora più avanti. E sono tempi calcolati non da oggi, bensì da quando partirà il primo cantiere del primo lotto. 17 anni e mezzo, mese più, mese meno. «La costruzione dell’opera – si legge infatti nelle carte despositate in Regione e in due ministeri, e presentate poi agli enti pubblici e privati interessati – avverrà in tre fasi distinte», le quali si sviluppano da Ovest a Est. Quindi il completamento della parte triestina chiude l’intera partita. Si parte dal monfalconese. La prima fase – calcolata in 1.120 giorni, tre anni – prevede «il quadruplicamento del tratto di linea storica Venezia-Trieste compreso tra il bivio di San Polo e l’attuale stazione di Monfalcone», con tanto di adeguamento anche di un primo pezzo della Pontebbana, la Trieste-Udine. La seconda fase – stimata in 1.925 giorni, quasi cinque anni e mezzo – è dedicata al segmento fino ad Aurisina, con la stazione di Ronchi connessa all’aeroporto, la trasformazione dello snodo di Aurisina con la prima conseguente «interconnessione», cioè con il nuovo svincolo verso destra direzione strada ferrata tradizionale, sul lungomare, e non solo fino alla stazione centrale di Trieste ma anche, attraverso una sintetica ”ambizione”, fino a Campo Marzio.
La terza e ultima fase è quella che coinvolge più propriamente il pezzo giuliano della Tav: e qui si parla addirittura di 3.249 giorni – nove anni belli pieni – per tutta la ”galleria 7” e le opere di contorno, compresa appunto la variante AV/AC per Villa Opicina. Quella col viadotto a 13 campate prima di Bristie.

Il percorso sfiorerà 108 grotte
Alcune potrebbero creare problemi tecnici. Da rivedere linee elettriche e tubature
Prevista l’eliminazione del passaggio a livello nei pressi di San Pelagio
La Tav su terra triestina dev’essere infilata nella pancia dell’altopiano come fosse una cannuccia da nascondere nell’Emmental. Facendo attenzione ai buchi. Sono ben 108, infatti, le cavità naturali carsiche che il progetto preliminare, per lo meno, sfiora da Lisert a Villa Giulia. E qui sfiora sta per ”rientra” in un raggio di rispetto di circa 200 metri dalla linea del tracciato. Tra i plichi oceanici preparati da Italferr ampio spazio viene dato proprio ai possibili imprevisti desunti dal Catasto regionale grotte e declarati dalla stessa Federazione speleologica triestina, chiamata in causa evidentemente come parte tecnica. Di queste, 39 non interferiscono con il percorso ipotizzato attualmente, 21 «sono quelle a cui rivolgere particolare attenzione in quanto cavità preistoriche o utilizzate nella Prima guerra mondiale o ad alto valore ambientale», 26 «sono quelle per cui viene chiesto, dalla Federazione speleologica, la salvaguardia degli ingressi con opere di protezione». È che poi ci sono anche 22 «grotte che possono interferire con i tracciati e creare problemi tecnici agli scavi». Senza contare che l’entità delle incognite potrebbe pure essere superiore, dato che «solamente il 20% delle posizioni topografiche degli ingressi delle grotte contenute nel Catasto regionale è stato eseguito con tecniche Gps». Nella lista nera spunta ad esempio l’Abisso del ciclamino profondo 70 metri, nei pressi di Aurisina, distante si presume 40 metri dal tracciato, o la Grotta delle Torri di San Pelagio, dallo sviluppo di 214 metri, stimata a 30 metri dai binari. O, ancora, la Grotta Sorpresa e la Grotta del Bidone, nomen omen, entrambe collocate sulla cintura dello snodo di Aurisina, «cavità da riesplorare – si legge nella relazione – e da verificare con sistemi Gps perché ubicata nella prossimità dei cameroni di interconnesione tra le linee Aurisina-Trieste e Trieste-Divaccia». Per questo «la Federazione speleologica triestina chiede a Rfi di essere messa a conoscienza, in anticipo, dei programmi di perforazione a scopo di indagine geologica del progetto, al fine di poter scambiare, nel reciproco spirito di collaborazione, informazioni su potenziali situazioni a rischio». Ma il progetto preliminare – come si desume dalle comunicazioni delle Fs agli enti locali – ”interferisce” letteralmente, tra Medeazza e Aurisina, anche con sette impianti di rete energetica esistente. Sono due linee elettriche aeree dell’Enel, altrettanti segmenti dell’oleodotto interrato della Siot e tre pezzi di gasdotto della Snam. Ultima grana: l’attuale passaggio a livello tra la stazione di Aurisina e San Pelagio è stato nominato e va eliminato. (pi.ra.)

È arrivato ”scaglionato” il plico di Italferr
Ricevuto dagli enti in giorni diversi La versione di Ret
di TIZIANA CARPINELLI
Quando non ci mette lo zampino la burocrazia, a incastrare i bastoni tra le ruote è il lungo ponte natalizio. Solo così si spiega come sono caduti dalle nuvole alcuni amministratori, comunali e provinciali, che fino all’altro giorno ammettevano candidamente di non aver ricevuto alcun plico da Italferr né di manifestare la più pallida idea sui contenuti del progetto preliminare relativo alla nuova linea dell’Alta velocità. Gli organici a minimo regime negli uffici pubblici, forse sommati a lievi ritardi nella consegna della posta, hanno fatto sì che al Comune di Trieste e agli inquilini di Palazzo Galatti rimanesse temporaneamente incognita la lettura della missiva spedita da Italferr. E precisamente la consultazione del dischetto contenente tutte le indicazioni sul tracciato. «Non abbiamo ricevuto nulla» era la dichiarazione-fotocopia che usciva dagli enti locali. Questo, quando invece i colleghi del confinante Isontino stavano già mettendo in moto la macchina organizzativa per approntare le osservazioni da contrapporre al documento. Al fine di segnalare eventuali ”interferenze”, ostacoli e criticità sul territorio non rilevate dallo studio. Insomma, Murphy ne avrebbe da dire. Intanto, stando a quanto trascritto sul bando apparso lo scorso 22 dicembre oltre che su Il Piccolo anche su altri organi di stampa, «chiunque abbia interesse, previa consultazione degli elaborati depositati, può far pervenire entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del presente avviso, le proprie istanze, pareri e osservazioni inerenti detto progetto, in forma scritta a tutti gli enti». E allora forse giova ricordare che dal 22 dicembre a oggi sono già trascorsi quattordici giorni, due settimane. Ne restano a disposizione, in vista della Valutazione d’impatto ambientale (Via), ancora quarantasei. Tic tac, tic tac: le lancette scorrono. Il primo dei sindaci a farsi avanti, convocando l’opposizione, già pronto a verificare direttamente sul territorio la portata dell’effettivo tracciato è il sindaco di Duino Aurisina Giorgio Ret, il quale però sulla scadenza dei termini per le osservazioni offre un’interpretazione divergente: «Fa fede la data del protocollo. Io ho ricevuto il plico appena lunedì sera: avevo il personale in ferie. La lettera potrebbe esser giunta venerdì, ovvero a San Silvestro, ma non ho materialmente avuto la possibilità di esaminarlo prima». Ma anche Ret ha ragione: gli enti coinvolti non devono esprimersi in merito alla Via bensì sulle cosiddette ”interferenze” del progetto lungo i territori di propria competenza.

NOTAV: rassegna stampa del 6 e 7 gennaio

Piccolo del 07/01/11

Rifondazione: «Impossibile consultare il progetto Tav»

 

RONCHI Polemiche e preoccupazioni, a Ronchi, per l’avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale sul progetto della nuova linea di alta velocità ferroviaria Venezia-Trieste, tratta Ronchi- Trieste inerente il Corridoio V. Il consigliere comunale di Rifondazione, Luigi Bon, sottolinea come non gli sia stato possibile ritirare la copia del progetto pervenuto all’ufficio urbanistica del Comune di Ronchi in supporto informatico. Bon ricorda che gli enti locali, le associazioni ambientaliste e la cittadinanza hanno sessanta giorni disposizione dal 22 dicembre per presentare le osservazioni. «Da una lettura dell’avviso di valutazione di impatto ambientale – sono le parole di Bon – si presume che l’intervento riguardi in provincia di Gorizia le zone a ridosso della linee ferroviaria storica, ovvero il rione di San Vito a Ronchi, lo Zochet e l’area carsica nei pressi della rocca di Monfalcone». Il consigliere ronchese ha interrogato il sindaco per verificare se l’amministrazione comunale intende chiedere all’amministrazione regionale copia della documentazione sopracitata in supporto cartaceo e o informatico. Bon ha chiesto se la nuova variante generale al piano regolatore comunale, che dovrà essere discussa ed adottata nelle prossime settimane dal Consiglio, dovrà tener conto degli studi di Via delle due tratte di alta velocità e capacità ferroviaria Venezia-Trieste. (l. p.)

 

IL PICCOLO GIOVEDÌ, 06 GENNAIO 2011

Dipiazza: «La Tav troppo vicina alla città
Attenti ai costi, bisogna trovare i soldi»

di PIERO RAUBER
Non è sorpreso dal percorso disegnato da Italferr, perché di un paio di sondaggi ad hoc tra Santa Croce e strada del Friuli, che evocano futuri scavi proprio sotto il ciglione carsico, lui era al corrente. Non è nemmeno ottimista. Né per i tempi, né per i costi. E, per giunta, non è neanche tanto d’accordo – pur rispettandola – con la scelta di scendere così tanto abbasso, verso il centro: «Fosse stato per me avrei tirato una riga a metà strada, tra qui e Gorizia, dritta verso Lubiana. Colpa dei soliti provincialismi, di queste fobie secondo cui se col Corridoio 5 ci passano un po’ più sopra ci tagliano fuori». Roberto Dipiazza, da sindaco della città in cui termina la Ronchi-Trieste, prende con le pinze – senza snobbarlo – il progetto preliminare di Italferr. Quello che corre su suolo giuliano per 23.345 metri, di cui 21.669 in galleria – sotto Ceroglie, Malchina, Slivia, Santa Croce, Campo Sacro, Prosecco, Piscianci e Villa Giulia, punto d’innesto con la ”cintura” esistente per Campo Marzio – e alla luce del sole soltanto in prossimità dello snodo di Aurisina
La prima reazione non è di chi viene preso in contropiede. «Avete presente – attacca Dipiazza – la seconda curva di strada del Friuli che abbiamo sistemato?». Il tornante Moncolano? «Sì quello. Esattamente lì sotto – fa sapere il sindaco – i tecnici delle Ferrovie hanno promosso dei sondaggi». Non gli unici. Il secondo punto, dove si è già lavorato per la fattibilità della Tav, è «all’altezza della stazione ferroviaria di Santa Croce, 70 metri sotto».
Ora però, dopo le ”rivelazioni”, Dipiazza ci tiene alle sue «considerazioni politiche». Via con un carico da novanta: «Finanziato oggi è il progetto, non l’opera. Stiamo parlando di aria, diluita in 17 anni e mezzo di cantieri, ma fra il progetto esecutivo, la gara europea e il resto arriviamo a 27 anni. Mi auguro che i danari necessari possano essere trovati, ma viste le difficoltà oggettive che l’Europa continuerà ad affrontare nei prossimi anni non sono ottimista. E occhio, anche, a studiare per bene i costi di gestione. Il tunnel della Manica insegna».
Ok, e il percorso? «Sarei passato più a Nord. È finita l’era in cui il treno deve passarti sotto casa». Sì ma così il Porto sarebbe stato ancor più by-passato… «Macché – ribatte Dipiazza – non sarebbe stato un problema. Con una decina di chilometri di collegamento specifico in più si sarebbe collegato pure il Porto». L’ultima battuta, tranciante, Dipiazza la riserva all’eventualità – descritta nel preliminare senza perderci sopra troppo inchiostro – di un collegamento tra Campo Marzio e la stazione centrale. Si torna ai binari davanti alla marittima? «Queste sono idee, non progetti. Come il ponte fra Muggia e Trieste, il bucone da Prosecco a Porto Vecchio, il tunnel sott’acqua tra Porto Vecchio e Porto Nuovo». Memorabili incompiute.

EVIDENZIATI NUMEROSI ”VIZI”
Gli ambientalisti: «Progetto assurdo Distruggeranno il nostro Carso»
Battaglieri, stizziti, pronti a tutto. Gli ambientalisti, i primi a spulciare il corposo progetto preliminare dell’Alta velocità depositato da Italferr per la tratta Ronchi-Trieste, sono già sul piede di guerra e annunciano azioni in ogni sede per contrastare quelli che a loro dire sarebbero ”vizi” in piena regola. Neanche il salvataggio della Val Rosandra, il cui sventramento era previsto nel precedente piano, placa gli animi entro il Wwf, che parla di «opera faraonica dagli esisti incerti». E punta il dito contro i rischi ambientali cui si va incontro forando il carso, già di per sé costellato di cavità, e aggredendo ecosistemi fragili come quelli presenti nel sottosuolo. Critici anche i grillini, che per bocca di Paolo Menis, esprimono contrarietà al progetto «che distruggerebbe il carso e la nostra città, non avrebbe tempi certi di realizzazione e non starebbe in piedi neppure sotto l’aspetto economico».
Ma l’attacco più virulento arriva da Dario Predonzan, il quale evidenzia come lo ”spezzettamento” del progetto preliminare, suddiviso in tre tronconi che hanno determinato a loro volta un indipendente avvio delle rispettive procedure di Via, abbia l’obiettivo di sminuire l’impatto e depotenziare le opposizioni al progetto della Tav tra Venezia e Trieste. Predonzan denuncia alcune «gravi carenze», in primis «l’assenza di una valutazione costi-benefici, pur imposta per legge a tutte le opere pubbliche». «Si tratta di un progetto assurdo – prosegue -, che non risolve le criticità del sistema ferroviario in Friuli Venezia Giulia o in Veneto. Anzi lascia sul piatto gli interventi utili. Interventi modesti, dal Wwf già da tempo indicati, come il potenziamento dell’attuale rete col collegamento Trieste-Capodistria e il raddoppio delle linee Aurisina-Monfalcone». «Invece con questo progetto – conclude – non si sa neppure come proseguirà il tracciato ad est, né i tempi di realizzazione di quest’opera faraonica». (ti.ca.)

I SINDACI DELL’ALTIPIANO
Premolin: «Risparmiata la Val Rosandra»
Ret: «Coinvolgerò tutti»

di TIZIANA CARPINELLI
Tira un sospiro di sollievo, Fulvia Premolin, prima cittadina di San Dorligo della Valle. «Anzi, più d’uno», come s’affretta ad aggiungere. La Val Rosandra è salva, non sarà infilzata dallo spuntone della Tav e questo per lei è «più di una vittoria». Chi invece si appresta, cartine alla mano, a inforcare gli occhiali e a verificare direttamente sul posto, coi propri tecnici, gli speleologi e i volontari della Protezione civile, il tracciato dell’Alta velocità è il sindaco di Duino Aurisina Giorgio Ret. «Ho già provveduto – dice – a distribuire copia del dischetto consegnato da Italferr a tutti i consiglieri comunali e ho convocato tra dieci giorni riunione dei capigruppo e Seconda commissione per discutere il progetto preliminare, che intendo condividere il più possibile con l’opposizione e, naturalmente, con tutti i cittadini». «A tal proposito – aggiunge – in ogni borgo indirò delle assemblee e farò distribuire materiale esplicativo tra la popolazione, in modo da favorire l’informazione capillare». Il sindaco di Duino Aurisina non ha ancora avuto modo di esaminare a fondo la mole considerevole di documentazione e tuttavia, sulla base delle riunioni propedeutiche alla formalizzazione del tracciato, esclude che vi possano essere grossi problemi.
«Intanto i tratti che attraverseranno il Comune – osserva – sono tutti al di fuori dei centri abitati e, per quanto riguarda gli espropri, non mi risulta coinvolgano zone sensibili, vale a dire aree coltivate a vigneti o campi. Nella maggior parte dei casi dovrebbe trattarsi di aree boschive, in capo alle Comunelle». Ret dichiara infine di aver già ricevuto le osservazioni svolte dagli speleologi e si ripromette di esaminarlo a breve. «Al prossimo Consiglio comunale – commenta il sindaco di Sgonico Mirko Sardoc – mi confronterò con tutti i consiglieri sul tema. Intendo sapere a che profondità verranno condotti gli scavi e, soprattutto, che fine faranno i materiali estratti dal suolo per realizzare le gallerie. Altro punto importantissimo: dove saranno poste le condutture di aerazione, visto che il tracciato sarà sotterraneo?». Sardoc si dice soddisfatto che l’Alta velocità non abbia sfiorato la Grotta Gigante e tuttavia esprime preoccupazione per il tratto successivo, quello legato allo studio di fattibilità, attualmente ancora un’incognita. La presidente della Provincia di Trieste Maria Teresa Bassa Poropat, come del resto gli altri amministratori locali, ammette di aver ricevuto solo recentissimamente il plico di Italferr e dunque manifesta disappunto per l’accavallamento della spedizione con le festività di dicembre. Detto ciò, spiega di non avere al momento dati di valutazione e tuttavia sottolinea come la realizzazione del percorso ferroviario non sia affatto esente da rischi, data la specificità del territorio e i conseguenti pericoli di danneggiamenti.

PASSAGGI A LIVELLO DA ELIMINARE
Ronchi: binari o stazione interrata
Interrare gli assi ferroviari della linea verso Udine eliminando i passaggi a livello di Selz e di Vermegliano con la realizzazione della relativa stazione sotto il piano stradale. L’obiettivo è quello di azzerare ogni impatto per l’intero attraversamento della linea ferroviaria del territorio di Ronchi dei Legionari. È la proposta espressa dall’amministrazione ronchese e sostenuta dalla Provincia di Gorizia, nell’ambito del piano Alta velocità-Alta capacità, per il quale è stato presentato da Rete ferroviaria italiana il progetto preliminare. La Provincia, dunque, non intende limitarsi a segnalare le ”interferenze”, ossia ostacoli e criticità non rilevati dal piano di Rfi e richiesti in relazione alla procedura di impatto ambientale per la tratta Ronchi-Trieste. La volontà, infatti, è quella di assumere una posizione ufficiale e di esprimere un parere autonomo, nel segno di un impegno che tengaconto delle esigenze del territorio. Un «atto politico forte», come l’ha definito il presidente Enrico Gherghetta, che si sostanzierà attraverso il coinvolgimento dei Comuni interessati e di tutte le forze politiche, fino ad approdare in Consiglio provinciale con l’approvazione di un ordine del giorno, frutto della concertazione con i territori. Il presidente Gherghetta è lapidario: «La Provincia di Gorizia sarà a fianco degli enti locali, in particolare dei Comuni di Monfalcone e di Ronchi dei Legionari, per appoggiare le istanze e le opzioni che scaturiranno dall’analisi approfondita del progetto preliminare presentato in questi giorni da Rfi».
Gherghetta va oltre: «La Provincia già ora si dichiara totalmente d’accordo a sostenere a spada tratta l’idea proposta dal Comune di Ronchi per l’interramento della linea ferroviaria verso Udine. Non intendiamo, infatti, limitarci a segnalare le interferenze, cioè quelli che noi riteniamo essere degli ostacoli non rilevati dal progetto di Rfi, ma vogliamo coinvolgere gli enti locali, attraverso il Patto territoriale per lo sviluppo, per esprimere una chiara posizione ufficiale». Il presidente evidenzia: «Non va sottovalutato, ed è stato accolto con piena soddisfazione, il fatto che, diversamente dall’orientamento originario di Rfi, si interverrà sulla tratta ferroviaria esistente. È un grande risultato». «Solo tre anni fa – continua Gherghetta -, quando avevo perorato la causa circa l’insostenibilità della chilometrica galleria attraverso il nostro Carso, fui sottoposto a un vero e proprio processo da parte degli apparati preposti. Ora constato con soddisfazione che avevo ragione. È un successo che deve essere fatto proprio da tutti coloro che hanno avuto la forza ed il coraggio di assumere un approccio critico, convinti che la fretta è cattiva consigliera e che la Legge Obiettivo non accelera nulla, se non la rabbia propria delle comunità ”bypassate” dalle scelte strategiche che interessano il loro territorio».
«Alla luce del piano preliminare – aggiunge Gherghetta – si può constatare come questo metodo non abbia proprio pagato. Le opere infrastrutturali, specie di questa portata, vanno condotte cercando il consenso e la condivisione. Non è più tempo di forzature».
Ghergetta si sofferma sulla prevista sistemazione del bivio di San Polo: «La riorganizzazione della tratta esistente – spiega – permetterà, a fronte di una spesa di qualche decina di milioni di euro, di garantire un’asse ferroviario funzionale soprattutto al futuro traffico di teu in relazione al superporto di Monfalcone». (la.bo.)

NOTAV: Doberdò parla chiaro, Riccardi lancia false consultazioni

Partono le consultazioni a tappeto sulla Tav

 

di ELISA COLONI

 

TRIESTE Per alcuni è un’infrastruttura fondamentale per non essere tagliati fuori dai grandi traffici commerciali di domani. Per altri, è una ”bomba” di rotaie e gallerie che rappresenta un pericolo per cittadini e ambiente. È per raccogliere tutte questi pareri e tirare le somme prima della decisione finale, che tra pochi giorni, il 22 gennaio, la Regione avvierà le consultazioni con gli enti locali in merito al progetto preliminare della Tav. Comune per Comune, l’assessore alle Infrastrutture Riccardo Riccardi sentirà valutazioni e giudizi delle comunità che saranno coinvolte nella costruzione e attraversamento delle tratte ferroviarie ad alta capacità e alta velocità Portogruaro-Ronchi Sud-Trieste.

È sotto il segno delle grandi opere, dunque, che si è aperto il 2011 in piazza Unità. Ieri, infatti, si è svolta la prima riunione di giunta dell’anno, che ha riportato attorno al tavolo gli assessori dopo la pausa natalizia. Tra gli argomenti all’ordine del giorno, appunto, le consultazioni sulla Tav. ”Sondaggi d’opinione” che l’assessore Riccardi raccoglierà presentando ai Comuni interessati le scelte di Rfi-Rete ferroviaria italiana, e illustrando l’iter procedimentale per l’approvazione del progetto ricevuto a fine dicembre. «La legge prevede che le consultazioni durino al massimo 90 giorno – ha commentato Riccardi – ma io mi prenderò tutto il tempo necessario, perché si tratta di una questione molto importante, e intendo dare il massimo ascolto alle comunità locali». Gli incontri, come specificato dal responsabile alle Infrastrutture, non prevedono il coinvologimento diretto dei cittadini (nessuno pensi cioè di poter partecipare ad assemblee pubbliche). «I cittadini che hanno osservazioni e dubbi in merito al progetto preliminare – ha puntualizzato Riccardi – potranno esporli ai propri rappresentanti che, a loro volta, riferiranno a noi. Stiamo anche ragionando sulla possibilità di aprire un sito Internet ad hoc dove raccogliere tutta la documentazione».

Una volta terminate le consultazioni, la Regione dovrà pronunciarsi. Come? Verrà costituito un gruppo di lavoro composto dalle direzioni centrali competenti, che valuterà la proposta assicurando, in sede di intesa sulla localizzazione del tracciato, un parere coordinato dei molteplici interessi pubblici in gioco. Alla struttura tecnica sarà affidato anche il compito di offrire l’assistenza tecnica necessaria agli enti locali interessati per le determinazioni di loro competenza. «Abbiamo scelto – ha spiegato Riccardi – la strada della maggiore partecipazione possibile nella fase di progettazione di un’opera di grande rilevanza».

Tav a parte, la giunta di ieri pomeriggio è stata aperta da un’audizione del presidente di Insiel Walter Santarossa e dell’ad Dino Cozzi, che hanno fatto il punto sul ricorso a Insiel da parte degli enti regionali e sul costo dei prodotti erogati. L’assessore all’Organizzazione Andrea Garlatti ha commentato: «La linea politica è quella di mantenere la connotazione pubblica della parte infrastrutturale informatica, che consideriamo un valore. La parte prevalente dei prodotti di Insiel viene realizzata ”in casa”, riducendo di circa 5-6 milioni di euro il ricorso ad affidamenti esterni. Inoltre in confronto alle tariffe applicate per l’acquisto di prodotti Ict da parte delle società ”in house”, quelli di Insiel sono nella media o anche inferiori».

Spazio è stato riservato, ieri, anche all’aeroporto di Ronchi dei Legionari. La giunta, su proposta di Sandra Savino, ha infatti dato l’ok alla richiesta al Tribunale di Gorizia di effettuare una perizia sul valore dell’aeroporto, atto propedeutico al futuro scambio di quote azionarie con la Save di Venezia.

 

 

Doberdò diventa Comune no Tav

 

DOBERDÒ Tav indigeribile per il Comune di Doberdò del Lago. Lo mette nero su bianco il sindaco Paolo Vizintin dopo aver attentamente esaminato la «copiosa documentazione» ricevuta recentemente da Rete Ferroviaria italiana spa (Rfi). Si tratta del progetto preliminare ferroviario della tratta Ronchi–Trieste nell’ambito della nuova linea Av/Ac (Alta velocità e alta capacità) Venezia–Trieste. Il giudizio del primo cittadino è senza appello: «Da un primo esame della progettazione delle linee, degli studi geologici, geotecnici, idrologici, del piano degli esproprii nonché di ogni altro elaborato e documento allegato è emerso innanzitutto che l’opera, se realizzata, avrebbe un conseguenze gravissime e irreparabili per l’ambiente, il territorio e l’abitato di Sablici nonché un impatto sociale devastante».

I motivi vengono spiegati in una lunga nota dai toni apocalittici. «La linea ferroviaria – scrive Vizintin – attraverserebbe infatti la riserva dei laghi di Doberdò e Pietrarossa con enormi viadotti e gallerie, una gigantesca colata di cemento e ferro che deturperebbe gravemente e irreversibilmente il territorio ed il già lesi dalla presenza di elettrodotto, metanodotto e autostrada. Gallerie e viadotti proseguirebbero per il centro di Sablici, dove è previsto l’esproprio ed il vincolo urbanistico di quasi tutta l’area nonché il probabile abbattimento di alcune abitazioni oltre alla realizzazione di vasche per l’accumulo di liquidi pericolosi». E come se non bastasse c’è un altro regalo impachettato nella Tav: «In tale contesto – aggiunge il sindaco di Doberdò del Lago – si inserisce la realizzazione di un nuovo raccordo stradale tra le Statali 55 e 14 che passerebbe sotto il viadotto soprastante Sablici e consentirebbe il ritorno massiccio dei Tir sul Vallone».

Il risultato finale? «È ragionevole ipotizzare – aggiunge Vizintin – che con questo scenario l’abitato di Sablici di svuoterebbe e sparirebbe dalla cartografia, o perché parte delle case verrebbero demolite o perché i rimanenti residenti si abbandonerebbero le proprie abitazioni per le condizioni di invivibilità venutesi a creare (traffico, inquinamento acustico, scosse etc.)».

Detto tutto questo è chiara la posizione assunta dal Comune di Doberdò del Lago. «Siamo perciò – puntualizza il primo cittadino – fermamente contrari, come in passato, a inutili opere faraoniche il cui costo esorbitante graverebbe, come sempre, sui contribuenti italiani ed il cui unico effetto sarebbe quello di deturpare l’ambiente ed il paesaggio, con rilevante pregiudizio per la salute ed il patrimonio dei cittadini. Ci opporremo perciò con ogni mezzo agendo nelle competenti sedi politiche e sociali affinché il suddetto progetto di RFI non trovi seguito».

Le critiche al progetto, tuttavia, non si fermano a questo. «È inaccettabile e preoccupante – continua Vizintin – che nella documentazione trasmessa da Rfi non compaia né l’analisi costi-benefici imposta dalla normativa vigente sulla Via (valutazione d’impatto ambientale) per tutte le opere pubbliche né il piano economico finanziario previsto dalla legge finanziari 350/2003». L’unico passaggio costruttivo è messo in coda: «Siamo favorevoli al trasporto su rotaia di merci e persone con sistema dell’Av/Ac – conclude Vizintin – purché vengano minimizzati l’impatto con l’ambiente ed i costi sociali. Ciò è possibile in base agli studi effettuati dalle Università di Milano e Torino, dove è dimostrato che sarebbe più che sufficiente una modernizzazione dell’attuale linea ferroviaria».

E, intanto, parte la mobilitazione dei cittadini. Mmercoledì prossimo, 19 gennaio 2010, alle 20, al centro civico “Kremenjak” di Jamiano, si terrà un incontro pubblico per illustrare i contenuti del progetto di Rfi e per raccogliere osservazioni e proposte dei cittadini di Doberdò del Lago.