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SCIENZA/ Un sacco di stupidaggini

Repubblica 13 gennaio 2012

 

Le scoperte che muteranno il mondo in 50 anni

Le scoperte che muteranno il mondo in 50 anni

L’astrofisico Giovanni Bignami ha raccolto in un libro le prossime frontiere del progresso. Le previsioni su ciò che succederà nel 2026: tra invenzioni, stili di vita e nuove fonti di energia

 

IL CASO

Viaggi su Marte e longevità
le scoperte dei prossimi 50 anni

L’astrofisico Giovanni Bignami ha raccolto in un libro le prossime frontiere del progresso umano. Le previsioni su ciò che succederà nel 2026: tra invenzioni, stili di vita e nuove fonti di energia

di RICCARDO LUNA

 

TRANQUILLI, fra 50 anni sarà molto meglio. Andremo su automobili che si guidano da sole, evitando multe ed incidenti grazie a una rete di microsensori. Mangeremo carne prodotta in laboratorio senza uccidere animali (e senza inquinare l’ambiente). Prenderemo tutta l’energia che ci serve dal centro della Terra dicendo finalmente addio a carbone e petrolio. Non avremo più soldi in tasca, ma gireremo con un chip sottocutaneo collegato al conto corrente. E la sera scaricheremo il cervello su una chiavetta, come quando facciamo il backup del telefonino per non perdere i dati della rubrica. Se vi sembrano le solite previsioni futuristiche un po’ strampalate, beh, sappiate che lo sono forse: ma qui parliamo di scienza. Di quello che la scienza sta preparando per noi.

Le previsioni le ha raccolte Giovanni Bignami, a sua volta scienziato di fama mondiale: da qualche mese guida l’Istituto Nazionale di Astrofisica e da lì si è inviato in giro per il mondo per capire Cosa resta da scoprire (Mondadori). Un viaggio alla ricerca delle prossime scoperte che ci cambieranno la vita. Lo ha fatto sapendo che prevedere il futuro è un esercizio divertente ma che quasi sempre comporta clamorose brutte figure: “Negli anni ’50 era considerato certo che nel 2000 gli aerei non avrebbero avuto le ali. Il capo della IBM nel 1943 disse che al mondo sarebbero bastati cinque computer. E nessuno aveva previsto le grandi scoperte del XX secolo…”. Allora perché farlo? Bignami cita una massima di Eisenhower: “Perché i piani sono inutili, ma la pianificazione è essenziale”. E i piani della scienza sembrano molto chiari: nel prossimo mezzo secolo cambierà davvero tutto.

La velocità del progresso scientifico infatti non è costante ma aumenta in maniera esponenziale. Bignami ha individuato un metronomo d’eccezione per dimostrarlo: la cometa di Halley. Da un paio di millenni passa regolarmente vicino alla Terra ogni 76 anni. “Passò prima della battaglia di Hastings del 1066 e la ritroviamo nell’arazzo di Bayeux. Nel 1301 ripassa e Giotto la dipinge nella cappella degli Scrovegni. Nel 1682 viene osservata per la prima volta col telescopio da Edmond Halley. Ci vollero altri tre passaggi e nel 1910 le scattammo la prima fotografia. La volta dopo, nel 1986, le abbiamo addirittura mandato incontro una flotta di sonde spaziali. E nel 2062? Magari la ingabbieremo con una grossa rete e la faremo atterrare su un deserto: è grande come Manhattan”.

Ecco perché il 2062. Come saremo, che faremo? Di una cosa Bignami è convinto da tempo: “E’ già nato il bambino che camminerà su Marte”. Perché tanta sicurezza? Intanto perché il turismo spaziale farà finalmente tornare di moda l’esplorazione umana dello spazio, sostiene il professore. E poi il Progetto Marte è già stato scritto tanto tempo fa: lo aveva fatto addirittura nel 1948 Wernher von Braun, padre del programma spaziale americano. Con qualche aggiustamento è ancora valido. Mentre la tecnologia per andarci e tornare in 369 giorni (di cui 41 sul pianeta rosso) è italiana: la dobbiamo a Carlo Rubbia e il progetto risale al 2008, quando Bignami guidava l’Agenzia Spaziale Italiana.

Ma il punto è un altro: perché andarci? “Per capire il segreto della vita” secondo Bignami, “Come si è formata nell’universo?”. E’ questa la seconda grande scoperta delle dieci che faremo entro il 2062. “La prima sarà scoprire una nuova vita irraggiungibile. Ci vorrà fortuna per captare un segnale intelligente dallo spazio profondo, ma è possibile e ci darà la certezza che c’è vita in un altro sistema solare. Da quel momento in poi, cambierà qualcosa dentro ciascuno di noi”.
Una delle questioni fondamentali sarà l’energia. Bignami, come molti scienziati, è un nuclearista convinto: nel senso che considera il livello di sicurezza delle attuali centrali assolutamente accettabile. Ma si è anche rassegnato al fatto che l’opinione pubblica non cambierà idea, nemmeno in 50 anni. E allora, visto che i combustibili fossili stanno rapidamente distruggendo l’equilibrio del pianeta e che le energie alternative non sono sufficienti per la fame energetica del mondo, immagina una terza strada: la geotermia profonda. Ovvero andare a prendere il calore sotto la crosta terrestre.

Sarà migliore il mondo nel 2062? Guardiamo la vita delle persone. Il lavoro in grandissima parte sarà fatto da macchine: non parliamo di robot, ma di costruttori molecolari in grado di produrre qualunque oggetto. Nel frattempo la vita si allungherà sempre di più per cui “nel 2062 sarà nato il bambino che vedrà la cometa di Halley tre volte, cioé vivrà più di 152 anni”. Che faranno tutti questi ultra anziani senza lavoro? E’ uno scenario che fa intravedere problemi sociali immensi. Che non possiamo evitare. “Alla società non sarà data la scelta se invecchiare o no. Il futuro non si ferma e non ci aspetta”.

(13 gennaio 2012)

Jobs, il padre del software libero “Contento che se ne sia andato”

È morto Steve Jobs Cofondatore di Apple Inc. con tutto il clamore mediatico e informatico che ne è seguito.

Sinceramente questa visibilità mediatica per una persona che non era nient’altro che un imprenditore forse è fuori luogo ed esagerata. È macabro far diventare la morte di un uomo un gigantesco spot ad un’azienda.
Riguardo l’etica che molti gli attribuiscono:  forse ignorano il caso foxconn.
Era un genio? Del marketing probabilmente: sapeva vendersi e sapeva vendere. Tra le sue eredità c’è il feticismo digitale: se se ne va con lui, più che da dispiacersi c’è da rallegrarsene.
Detto questo, era un uomo con i suoi pregi ed i suoi difetti.

P.S. Stay hungry, stay foolish non è una sua frase ma era il motto di “
the whole Earth Catalog“.

qui il post originale di Stallman

 

da La Repubblica

TECNOLOGIA

Jobs, il padre del software libero
“Contento che se ne sia andato”

Dichiarazione polemica di Richard Stallman, presidente della Free Software Foundation.”Tutti ci meritiamo la fine della sua influenza maligna sul computing”. E continua: “Apple ha fatto in modo che la gente non sappia più quali sono le sue libertà, e se lo sa, pensa di non meritarsele” di ALESSANDRO LONGO

Jobs, il padre del software libero Richard Stallman

“SONO CONTENTO che Steve Jobs se ne sia andato. È la fine della sua influenza maligna sul mondo del software”. Nemmeno la morte affievolisce l’antico odio di Richard Stallman per il fondatore della Apple. Lui, l’hacker hippie, padre del software libero e presidente di Free Software Foundation, si rallegra della notizia e continua ad attaccare Apple, con una nota sul proprio sito.

“Steve Jobs, il pioniere del computer inteso come prigione resa cool, progettato per separare gli stolti dalla propria libertà, è morto”, scrive. Continua ancora più avvelenato: “Come il sindaco di Chicago, Harold Washington, disse del corrotto precedente sindaco Daley, non sono felice che sia morto, ma sono felice che se ne sia andato”.
Jobs nemico del computing e quindi dell’umanità alla stregua di Bill Gates, fondatore di Microsoft, sempre secondo Stallman. “Nessuno merita di dover morire, né Jobs, né Mr. Bill, nemmeno le persone colpevoli di mali peggiori dei loro. Ma tutti ci meritiamo la fine dell’influenza maligna di Jobs sul computing. Purtroppo, quell’influenza continua nonostante la sua assenza. Possiamo solo sperare che i suoi successori, nel proseguirne l’eredità, siano meno efficaci”, termina la nota.
Tanta acrimonia non deve stupire. Stallman è noto sia per l’ostinata coerenza ai suoi ideali sia anche per l’assenza di diplomazia. È manicheo: “Noi siamo il bene, loro sono il male”. E “loro” sono tutti quelli che sostengono
software non totalmente aperto. Non modificabile e non utilizzabile liberamente dagli utenti. Ma ultimamente è stata proprio Apple il principale bersaglio delle invettive di Stallman. Aveva definito Apple “il male supremo”, peggio di Facebook, Microsoft e Adobe. Era arrivato ad accusarla di avere nei propri computer una “backdoor” (porta segreta) attraverso cui controllare il software degli utenti a distanza.
Aveva poi ritrattato quest’accusa, ribadendo però che Apple era “l’impero del male”. Non solo perché fautrice di software chiuso (come Microsoft, per altro), ma anche perché a capo di un ecosistema che lascia ancor meno libertà agli utenti rispetto a Windows. Stallman ce l’ha in particolare con l’iPhone e l’iPad (che chiama “iBad”), dove Apple mantiene un controllo dall’alto sui software installabili dall’utente.
Di qui l’idea di “prigione cool” secondo Stallman: prodotti che con la loro estetica accattivante nascondono il fatto di imprigionare l’utente. “Apple ha fatto in modo che la gente non sappia più quali sono le sue libertà, e se lo sa, pensa di non meritarsele”, aveva detto in una precedente intervista.

Ci vuole poco per finire nel mirino di Stallman: non scampa nemmeno Google, che pure ha i concetti di apertura e libertà digitale nella propria missione aziendale. Google e tutte le aziende del cloud computing sono colpevoli: è da “stupidi”, dice Stallman, affidarsi i propri dati e identità digitale a servizi cloud. Gestiti e controllati da altri. Un pensiero radicale che non risparmia i nemici nemmeno dopo la morte.

(07 ottobre 2011)

Dumbles/L’informatica del dominio

Proposto da Ippolita e ripreso da Femminismo a Sud, rilanciato qui, perchè non se ne riflette mai abbastanza.

Open non è free, pubblicato non è pubblico
Creatività inscatolata o crowdsourcing di massa al servizio del marketing? Libertà di esprimersi o auto-delazione compulsiva? Introduzione ad una analisi critica dei social media

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