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NOTAV: campagna di pressione sul Piccolo

Abbiamo pensato di dare vita a una campagna di pressione sul Piccolo affinchè pubblichi l’appello a Monti dei 360 professori universitari per ridiscutere l’utilità della linea Torino-Lione.
Questo documento sta venendo sistematicamente censurato dai media proprio perchè scomodo.
Chiediamo a tutt* di inviare mail e lettere al Piccolo chiedendo che venga pubblicato.
Qui sotto i recapiti del piccolo e sotto e in allegato il testo dell’appello con le firme.
Giovedì della prossima settimana -se non sarà pubblicato- andremo in tanti al piccolo a chiederne di persona la pubblicazione.
Spargete questo messaggio e tempestate il piccolo!

Comitato NOTAV di Trieste e del Carso
ps mettete la nostra mail notavtriestecarso@gmail.com in cc così sappiamo quanta gente ha mandato il documento.
Per mandare email:
attualita@ilpiccolo.it
segreteria.redazione@ilpiccolo.it
ufficio.centrale@ilpiccolo.it

Per spedire lettere:
Redazione de “Il Piccolo”
Via Guido Reni, 1 34123 Trieste

Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione al Presidente del Consiglio Mario Monti
Gennaio 2012
Al Presidente del Consiglio dei Ministri 
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA
Gennaio 2012
Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali.
Onorevole Presidente,
ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare – e nel seguito di questa lettera, argomentare – che il progetto1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti.
Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.
Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario “storico” sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.
Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).
Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.
Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Århus2.
Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.
Con viva cordialità e rispettosa attesa,
Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano
e altri 356 docenti
Riferimenti bibliografici: cfr. http://www.lalica.net/Appello_a_Monti
Note
1 L‘accordo del 2001 tra Italia e Francia, ratificato con Legge 27 settembre 2002, n. 228, prevede all’art. 1 che “I Governi italiano e francese si impegnano (…) a costruire (…) le opere (…) necessarie alla realizzazione di un nuovo collegamento ferroviario merci-viaggiatori tra Torino e Lione la cui entrata in servizio dovrebbe avere luogo alla data di saturazione delle opere esistenti.” Non ostante la prudenza contenuta in questo articolo, i Governi italiani succedutisi hanno fatto a gara per dimostrare che la data di saturazione della linea storica era dietro l’angolo. I fatti hanno dimostrato il contrario, ma – inspiegabilmente – non vi sono segnali di ripensamento da parte dei decisori politici.
2 http://www.unece.org/fileadmin/DAM/env/pp/documents/cep43ital.pdf
tratto da:
http://www.notav.eu/article5912.html

NO TAV/ Udine, conferenza stampa Venerdì 23 marzo ore 18.00 P.Libertà

IL TESTO LETTO NELLA CONFERENZA STAMPA DEL 23 MARZO   |   Rassegna stampa

Il Comitato NoTAV di Udine da tempo è impegnato nell’informare la popolazione sull’impatto economico, sociale ed ambientale del TAV.
Attraverso conferenze con invitati quali Ivan Cicconi (ingegnere, esperto di infrastrutture ed appalti pubblici), Claudio Cancelli (ingegnere, docente al Politecnico di Torino), Ferdinando Imposimato (ex magistrato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione) e Sandro Provvisionato (giornalista), ma anche con iniziative in piazza, abbiamo cercato di sensibilizzare la gente fornendogli quell’informazione che continua ad essergli altrove negata.
Questo perché consideriamo la corretta informazione un elemento imprescindibile affinché ciascuno possa partecipare attivamente alla vita sociale e politica collettiva come soggetto critico e non come suddito vincolato a decisioni rispetto alle quali non ha avuto alcuna voce in capitolo. Di fronte alla disinformazione generalizzata, la millantata partecipazione di cui chi ci governa fa vanto non è altro che un grottesco siparietto per arrogarsi una legittimità altrimenti assente.
In tal senso, esprimiamo disappunto rispetto al ruolo che i mass media main stream hanno giocato e continuano a giocare nel mantenere il dibattito sulla questione TAV relegato a questioni di ordine pubblico, così come nel fornire un’informazione frammentaria e carente dal punto di vista delle ragioni che hanno portato noi come altri ad assumere una posizione nettamente contraria alla realizzazione di quest’opera.
Consideriamo che sia svilente un giornalismo che si limita a riportare dichiarazioni rilasciate da chiunque senza voler verificane l’attendibilità, come nel caso delle affermazioni puramente propagandistiche dei fautori del TAV.
A titolo d’esempio, le dichiarazioni rilasciate da Monti circa la necessità strategica dell’opera sono, al pari di quelle dei suoi predecessori, non supportate da alcun tipo di evidenza e numerose sono state le obiezioni puntuali e precise che ne hanno sottolineato le carenze. Eppure di ciò non v’è traccia su giornali e televisioni, nonostante la facile reperibilità di queste ultime, così come di studi più approfonditi che evidenziano l’inutilità e la dannosità dell’opera.
Come primo passo, chiediamo la pubblicazione dell’ “Appello per un ripensamento del progetto di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, Progetto Prioritario TEN-T N°6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali” redatto da Sergio Ulgiati (fisico dell’università degli studi di Napoli Parthenope, si occupa di Life Cycle Assestment, ossia Valutazione del Ciclo di Vita), Ivan Cicconi (ingegnere, esperto di infrastrutture e appalti pubblici), Luca Mercalli (climatologo membro della Società Metereologica Italiana) e Marco Ponti (economista del Politecnico di Milano). L’appello, indirizzato al presidente del consiglio Mario Monti, è stato sottoscritto da altri 356 studiosi e professionisti, oltre ad innumerevoli altri cittadini.
A sostegno di questo appello è stata indetta una raccolta firme in cui si chiede “che il professor Mario Monti riceva i promotori dell’appello” e che ha già raccolto 15170 adesioni. Inoltre dal 17 marzo si sta svolgendo un digiuno pubblico a staffetta promosso dall’iniziativa “Ascoltateli!”.
Tutto ciò, così come ulteriori informazioni sono reperibili sui siti di informazione notav.info, notav.eu, il sito del politecnico di Torino e molti altri.
Con l’auspicio che l’informazione possa essere libera da qualsiasi tipo di controllo e manipolazione vi auguriamo buon lavoro.

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Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione
al Presidente del Consiglio Mario Monti
Gennaio 2012
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA
gennaio 2012

Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali.

Onorevole Presidente,
ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.

Sentiamo come nostro dovere riaffermare – e nel seguito di questa lettera, argomentare – che il progetto1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti.

Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.

Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario “storico” sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.

Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).

Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.

Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Århus2.
Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.

Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.

Con viva cordialità e rispettosa attesa,

Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano
foto_firmatari
Riferimenti bibliografici: cfr. http://www.lalica.net/Appello_a_Monti

NO TAV/ Rassegna stampa Conferenza Stampa di Udine

COMMENTO 1

Sembra tutto inutile i giornalisti scrivono che cazzo vogliono loro. Per esempio si era enfatizzato il fatto che il Portogallo ha definitivamente sospeso il progetto della Lisbona-Madrid, parte integrante del corridoio 5 e non c’è neanche traccia di questa notizia, per non parlare che la conferenza stampa era improntata sulla lettera dei 360 professori a Monti e qui sembra che la lettera l’abbiamo fatta noi. Poi la solita notizia inventata della terza corsia dell’A4 e del corridoio baltico … comunque articolo in rilievo e 2 foto, almeno quello …

 

Messaggero Veneto SABATO, 24 MARZO 2012 Pagina 26 – Cronache

udine_26


I No Tav in piazza: costi troppo alti per la tratta regionale

Secondo il Comitato, 7 miliardi per la linea Venezia-Trieste Striscione polemico affisso sotto la loggia del Lionello

«Una spesa di oltre 7 miliardi di euro per la tratta Venezia-Trieste sono troppi». La stima è del Comitato no Tav di Udine che ieri ha manifestato il proprio dissenso contro i lavori già iniziati in Val Susa e che prevedono un attraversamento, con i treni ad alta velocità, anche in regione. In piazza Libertà non erano molti i dimostranti, ma le idee erano chiare, a cominciare dallo striscione affisso sulla loggia del Lionello: “No Tav = no mafia”. «In un momento economico già difficile finanziare quest’opera significa portare il paese alla bancarotta – ha detto Paolo De Toni, esponente del Centro sociale autogestito e del Comitato che si oppone alla linea ad alta velocità –. Basti pensare che per la tratta Venezia-Trieste sono previsti 7,4 miliardi di euro per lavori destinati a durare 20 anni e come sempre accade in Italia la cifra raddoppierà». Diverse le perplessità espresse dal Comitato no Tav, a cominciare dalla «diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri,  crollata del 31% fra il 2000 e il 2009», ha spiegato De Toni. Sotto la lente di ingrandimento è finita anche «l’assenza di vantaggi economici per il Paese – come si legge nella lettera indirizzata dai no Tav al presidente del Consiglio, Mario Monti – e il bilancio energetico ambientale nettamente negativo». La linea ad alta velocità osteggiata in Val Susa dovrebbe favorire il trasporto su rotaia delle merci togliendo i tir dalle strade. Ma, secondo il Comitato No Tav di Udine, «l’opera è inutile e finirà per gravare sul debito italiano. Sarebbe sufficiente migliorare la linea attuale per garantire un po’ di respiro alle autostrade – hanno continuato gli aderenti al Comitato –. Proprio nella nostra regione, poi, si evidenzia una contraddizione: da un lato il governo regionale investe per la realizzazione della terza corsia, dall’altro l’apertura del corridoio baltico. Entrambe spese importanti che non possono convivere». E ancora: «L’insensatezza dell’opera è evidente ancora di più dopo gli straordinari tagli dello stato sociale che stiamo vivendo: tagli alla scuola, all’università, alla ricerca, alla sanità, alle pensioni, al lavoro. Tutte conquiste sociali ottenute dal dopoguerra a oggi con grandi mobilitazioni popolari e con lotte politico-sindacali». Insomma, «la Tav è un’iniziativa dannosa, costosa e inutile», come ha sintetizzato la studentessa friulana Gaia Baracetti scesa ieri in piazza. Michela Zanutto

 

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COMMENTO 2

Ma quale scarsa partecipazione? Ma quale manifestazione? Era una conferenza stampa (organizzata in due giorni) mica una manifestazione! L’uditorio dovevano essere i giornalisti mica un qualche fantomatico pubblico che non è mai stato convocato, sono stati convocati solo giornalisti.

Poi ci chiediamo, ma la giornalista del Quotidiano, Lodovica Bulian, dove ha sentito parlare di Corridoio Adriatico-Baltico? Forse bevendo un caffè con Michela Zanutto? Addirittura nel Quotidiano l’hanno messo anche nel titolo sto cazzo di Corridoio Adriatico-Baltico che non è stato nemmeno nominato. C’è da restare veramente sconcertati, nell’articolo  addirittura si legge: in particolare contro la realizzazione del corridoio Adriatico-Baltico, che coinvolgerebbe la tratta Venezia-Trieste”; ma questa è un’affermazione che non sta in piedi e che nessun No Tav pronuncerebbe mai.

 

Il Quotidiano

quotidiano_24marzo

 

CITTÀ. Scarsa partecipazione alla manifestazione organizzata ieri in piazza Libertà
No Tav, la protesta tocca Udine stop anche all’Adriatico-Baltico

 

IL COMITATO S’INTERROGA SULLE CONDIZIONI PER ATTUARE I COSTOSI PROGETTI


DE TONI: «L’OPERA IN VAL DI SUSA SARÀ FARAONICA. DOVE SONO LE RISORSE?»

………………………………………………… ……….
LODOVICA BULIAN
redazione@ilquotidianofvg.it
«Siamo qui oggi per sensibilizzare
le persone, per protestare
contro un’informazione negata e
omessa, per chiedere un’informazione
reale sulle evidenti criticità
della Tav, che il governo Monti
continua a non considerare»: così
ieri pomeriggio Adele Valori e
Paolo Felice De Toni del comitato
No Tav di Udine alla conferenza
stampa del movimento
convocata in piazza Libertà.
P R O T E S TA . Davanti allo scarso
uditorio, costituito per lo più da
esponenti del movimento friulano
contro la linea ad alta velocità
che collegherà Torino a Lione, il
comitato ha voluto propagandare
una lettera promossa da alcuni
docenti universitari, Sergio Ulgiati,
Università di Napoli, Marco
Ponti, Politecnico di Milano, Ivan
Cicconi e Luca Mercalli, Società
metereologica italiana, e indirizzata
a Monti per il ripensamento
della Tav. Il costo, l’impatto ambientale,
la dubbia utilità e la ricaduta
sociale sono tra le ragioni
del no contenute nella lettera protagonista
ieri della poco convinta
manifestazione udinese insieme
all’urlato slogan No Tav No Mafia.
«È legittimo domandarsi come
e a quali condizioni potranno
essere reperite le ingenti risorse
necessarie a questa faraonica
opera, e quale sarà il ruolo del capitale
pubblico – si legge nella lettera
-. Alcune stime fanno pensare
che grandi opere come Tav costituiscano
sacche di debito nascosto
». «Studi scientifici ed approfonditi
dimostrano le carenze
della Tav» ha evidenziato Adele
Valori. «L’opera è inutile e finirà
per gravare sul debito italiano – ha
detto De Toni -; l’insensatezza è
evidente dopo gli straordinari tagli
dello stato sociale che stiamo
vivendo: tagli alle ferrovie, alla
scuola, all’università, alla ricerca,
alla cultura, alla sanità, alle
pensioni, al lavoro». Ma per i No
Tav udinesi la contestazione
all’alta velocità in Val di Susa è
stata anche l’occasione per ribadire
«l’impegno a fare opposizione
anche sul nostro territorio», in
particolare contro la realizzazione
del corridoio Adriatico-Baltico,
che coinvolgerebbe la tratta
Venezia-Trieste: «È un altro
spreco inutile di soldi, dagli ultimi
dati ufficiali dei progetti l’opera
costerebbe 7,4 miliardi di
euro e si sa, in corso di esecuzione,
i costi sono destinati a raddoppiare-
ha detto De Toni -. È una
contraddizione: da un lato il governo
regionale investe per la realizzazione
della terza corsia,
dall’altro per l’apertura del corridoio
baltico. Entrambe spese
troppo importanti per convivere».
©

NOTAV: Sui fatti di ieri al Piccolo di Trieste

Quello che segue è il comunicato diffuso oggi dal Comitato NOTAV di Trieste e del Carso in seguito ai fatti di ieri pomeriggio alla sede del Piccolo di Trieste.

 

 

Il 2 aprile 2012 alle ore 18 il Comitato Notav di Trieste e del Carso aveva indetto una conferenza stampa assieme al Comitato pace convivenza e solidarietà Danilo Dolci per parlare del documento inviato da 360 tecnici al presidente del consiglio Mario Monti chiedendogli di ripensare il progetto alta velocità, documento ricco di motivazioni tecniche, ambientali e socioeconomiche. Questo documento, inviato il 9 febbraio scorso, non è stato ancora preso in considerazione dal governo, nonostante una petizione a sostegno sia stata sottoscritta da circa 15.000 cittadini.

Il Comitato Notav (assieme a decine e decine di persone) ha inviato il testo dell’appello alla redazione de “Il Piccolo”, unico quotidiano triestino in lingua italiana, con la richiesta di dare quantomeno notizia del fatto, e dato che nel frattempo (dal 17 marzo) era iniziato un digiuno a staffetta in tutta Italia, a Trieste il Comitato Danilo Dolci si era fatto carico di organizzare questa forma di protesta con l’adesione all’appello “Ascoltateli!” per la riapertura del dialogo democratico sulla questione dell’alta velocità..

Questo pomeriggio una ventina di persone, tra i quali anche alcuni digiunanti, si sono presentati alla conferenza stampa, dove il Comitato Notav intendeva anche smentire le illazioni false e diffamatorie del “Piccolo” che aveva scritto che il Movimento Notav aveva cercato di strumentalizzare la protesta contro la devastazione operata dalla Protezione civile nella Val Rosandra.

Stante che nessun giornalista del “Piccolo” si è presentato alla conferenza stampa, i presenti hanno domandato in portineria di essere ricevuti da qualcuno della redazione, ma dopo alcune telefonate la risposta è stata che non c’era nessun giornalista disponibile a scendere.

Pertanto alcuni aderenti ai due comitati sono saliti alla segreteria di redazione domandando un breve incontro con qualche giornalista, ed a quel punto alcuni giornalisti del “Piccolo” sono usciti dalla redazione protestando contro la presenza degli attivisti, intimando loro di uscire ma rifiutandosi persino di ritirare il volantino dell’appello “Ascoltateli!”, arrivando al punto di dire che se i Comitati avevano qualcosa da dire potevano indire una conferenza stampa (!): a questo punto è stato fatto loro presente che la conferenza stampa era stata indetta ed il motivo per cui si era saliti era proprio il fatto che alla conferenza stampa non era intervenuto alcun rappresentante del “Piccolo”.

Dopo essere stati oggetto di improperi (“fascisti rossi”, ma anche parolacce) da parte dei giornalisti intervenuti, gli attivisti sono usciti dalla sede del “Piccolo”, e sono stati successivamente raggiunti, in strada, da un giornalista (lo stesso che aveva sostenuto la necessità di indire una conferenza stampa per essere ascoltati) che ha scattato alcune foto dei presenti asserendo di volerle mettere in Facebook.

Auspicando che il giornalista inserisca in Facebook oltre alle immagini degli attivisti dei due Comitati, anche la notizia del documento dei 360 studiosi, non possiamo fare a meno di stigmatizzare che per l’ennesima volta la redazione de il “Piccolo” di Trieste, peraltro in prima fila nel rifiuto delle “leggi bavaglio”, abbia posto il bavaglio a chi domanda solo che vengano pubblicate notizie su un argomento di interesse generale come il progetto dell’alta velocità ferroviaria che riguarda tutta la cittadinanza e non solo gli “addetti ai lavori”.

Per questo motivo i due Comitati continueranno ad inviare solleciti e lettere alla redazione del “Piccolo”, ed invitano la cittadinanza a fare altrettanto.

UDINE foto NO TAV 25 aprile

Un centinaio di persone ha sfilato allo spezzone del corteo No Tav

Ottima partecipazione al chiosco

Distribuiti 500 volantini

Resistenza No Tav Resistenza Generalizzata

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Ci rivediamo

il 1° Maggio

a Cervignano

ud25aprile

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NO TAV UDINE/ Comunicato sul 25 aprile

Comunicato stampa

Il Comitato No Tav Udine dopo aver appreso con soddisfazione, dal Messaggero Veneto, di giovedì 26 aprile, di essere stato fra i protagonisti e promotori della contestazione del sindaco di Cividale, Stefano Balloch (notoriamente di destra e persona che è impossibile da qualificare come antifascista), durante la prima fase della manifestazione del 25 aprile svoltasi in Piazza Libertà, deve però correggere tale interpretazione poiché la contestazione è sembrata a tutti sostanzialmente diffusa e spontanea oltre che giusta e necessaria. Anzi sarebbe stato altrettanto giusto e necessario contestare, nella seconda fase della manifestazione, in Piazzale 26 luglio, anche il rappresentante dell’APO (Associazione Partigiani Osoppo), il quale stando al riscontro di chi l’ha ascoltato, (l’intervento è avvenuto mentre era ancora in corso il corteo ripartito da Piazza Libertà), ha proferito parole in netto contrasto con i valori partigiani della resistenza e con la stessa verità storica acquisita. Anche in previsione della data nella quale il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano verrà in Friuli, a sancire quell’opera di revisionismo storico in atto da decenni sulla vicenda di Porzus, il Comitato No Tav vuole, in questo frangente, porre la questione della degenerazione in atto non solo per quanto riguarda i rigurgiti neofascisti, ma anche e soprattutto per l’ondata di degrado politico, morale ed istituzionale, oggettivamente riscontrabile oggi in Italia. Il Comitato deve anche affermare che, ai cronisti al lavoro il 25 aprile, durante la manifestazione udinese, è stato dato il volantino distribuito in 500 copie dal Comitato stesso, dove si testimoniava questa degenerazione, praticamente e visibilmente realizzata in particolar modo in Valsusa, con tanto dell’indicazione delle affermazioni esplicite della Sezione ANPI Bussoleno-Foresto-Chionocco. Tale importantissima e oggettiva situazione è stata invece totalmente ignorata nonostante lo spazio dedicato dal Messaggero Veneto alla manifestazione del 25 aprile, con numerosi articoli di stampa pieni di dettagli assolutamente insignificanti e anche mistificatori, sullo svolgimento della manifestazione stessa.
La presenza No Tav contava un centinaio di adesioni pertanto avrebbe avuto diritto di essere caratterizzata dal punto di vista della cronaca giornalistica con i contenuti che il Comitato stesso indicava alla stampa. In particolare, al giornalista Renato Schinko, proprio in Piazza Libertà, sono state espressamente indicate quali erano le priorità politiche del Comitato.
Chiediamo quindi che a caratterizzazione della posizione del comitato No Tav Udine, per quanto riguarda il senso della sua partecipazione al 25 aprile, rappresentato dallo striscione “Resistenza No Tav”, si riportino le parole espresse dalla suddetta sezione ANPI della Valsusa che in sintesi sono le seguenti:

• All’A.N.P.I. invece è stato richiesto, e non avrebbe dovuto esimersi, di prendere posizioni in merito all’emergenza democratica che si vive in Valle di Susa ed in generale su tutto il suolo nazionale, dove, ogni contestazione legittima, dagli operai che difendono il posto di lavoro, a chi si oppone ad un opera costosa ed illegale, agli studenti che difendono i loro diritti allo studio, viene subito sedata utilizzando la forza pubblica con modi che ricordano sempre più quelli cileni. Oppure sulla militarizzazione di interi territori. Militarizzazione e militari che con i loro atteggiamenti e il loro fare ricordano molto lugubremente e sempre più frequentemente le truppe di occupazione di sessant’anni or sono.
• All’A.N.P.I. nazionale chiediamo se si può ritenere legittimo che cittadini e cittadine italiani vengano insultati, inseguiti sino nelle abitazioni, venga loro usata violenza, siano sfondate le porte delle abitazioni o dei locali pubblici, siano “gasati” da gas vietati addirittura nei conflitti militari. Stiamo parlando di episodi reali di cui siamo stati e siamo tuttora testimoni e vittime.
• Chiediamo all’A.N.P.I. nazionale perché la nostra Associazione abbia espresso un silenzio assordante su temi quali, le scandalose leggi sull’immigrazione, sui respingimenti dei migranti in mare (condannati anche dalla U.E.), sulle operazioni di guerra in nazioni sovrane, sulle leggi elettorali “porcata”, sulle posizioni omofobe, xenofobe e razziste di taluni parlamentari della Repubblica, sulla demolizione sistematica e pianificata della scuola pubblica, del lavoro, dello stato sociale.

F.to De Toni Paolo addetto stampa del Comitato No Tav Udine

Monfalcone/ 25 aprile NO TAV

Questo il testo del volantino distribuito a Monfalcone alle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione.

25 APRILE
TRA VECCHI E NUOVI PARTIGIANI

A 67 anni dalla Liberazione dai nazi-fascisti una nuova minaccia colpisce il nostro territorio: l’Alta Velocità Ferroviaria.

Simbolicamente come Collettivo Difesa Litorale Carsico partecipiamo alla commemorazione del 25 aprile a Monfalcone in quanto il Collettivo come assemblea popolare di resistenza, fa propria l’eredità della Resistenza storica contro il nazifascismo, che fu lotta per la libertà dei popoli e dei territori e per la rivoluzione sociale, alla quale ci sentiamo accomunati nell’attuale lotta al fascismo di stato che sfrutta e militarizza il territorio e che reprime ogni forma di dissenso e di opposizione che gli impedisca di imporre gli interessi dei poteri forti.

Liberazione è un esercizio quotidiano di Resistenza sui territori
Liberazione vuol dire rifiutare ogni razzismo e fascismo, ogni retorica che promuova guerre tra poveri
Liberazione si esprime nell’essere Partigiani, dalla parte del 99% contro le speculazioni dell’1%
Liberazione significa difendere la Rete come potente strumento di cooperazione sociale, contro ogni censura
Liberazione non ha senso senza solidarietà reciproca e produzione comune di spazi di vita
Liberazione consiste nella conquista di diritti, case, reddito, scuola, soddisfazione dei bisogni oltre la miseria che ci vogliono imporre
Liberazione implica porsi la domanda ‘chi decide’ e rispondersi: noi, assieme
Liberazione non è difendere un potere costituito, ma trasformare il presente e rendere il futuro possibile

La battaglia NoTav è una lotta per i beni comuni: per la difesa dei territori, della salute e dell’ambiente, per i diritti e l’autodeterminazione.

http://collettivodifesalitoralecarsico.noblogs.org

collettivodifesalitoralecarsico@distruzione.org

Scarica il pdf del volantino

Buona la partecipazione (un quarto del corteo era nostro simpatizzanti inclusi) e buona pure la visibilità (con qualche malumore di militanti PDinni o SPI Cgil).

Breve filmato

 

Onesto il discorso di Cristian Zuliani dell‘ANPI Giovani di Monfalcone da cui sono tratte le seguenti righe:

In questi ultimi tempi, molto spesso, mi è capitato di sentir dire che la democrazia è un ostacolo, una palla al piede, mentre proprio in questi ultimi tempi, dovrebbe essere ben chiaro cosa significhi mancanza di democrazia.

Perché un conto è dire che il sistema organizzativo del nostro paese, pensato dai padri costituenti, è un sistema che va snellito e riformato per essere adeguato al mondo di oggi, ma d’altra parte vanno assolutamente e strenuamente difesi quei principi di equilibrio fra i poteri e di equità fra i cittadini che sono le basi di un paese civile e democratico.

Mancanza di democrazia invece significa vedere uno stato presuntuoso e autarchico che spara lacrimogeni su popolazioni che semplicemente vogliono preservare il luogo dove vivono e dove soprattutto vivranno i loro figli;parlo ad esempio di Acerra,ma in particolar modo della Val Susa;

e non facciamo gli ipocriti, certo la violenza è da evitare, ma da una parte, e chi era a Genova al G8 lo ricorda bene, sappiamo come la violenza può essere pilotata e giostrata proprio per svilire legittime rivendicazioni, e d’altra parte, ha certo ragione la Camusso a dire che l’Italia ha bisogno come l’acqua di nuovi investimenti, ma sappiamo anche che gli investimenti più utili e sicuri da fare siano altri; il recupero del dissesto idrogeologico, la riqualificazione dei centri storici e degli edifici pubblici, in particolar modo le scuole, il nostro patrimonio artistico che si sta sfasciando, e perchè no, un piano energetico nazionale che preveda finalmente un progressivo allontanamento dalle fonti energetiche fossili.In Germania hanno investito moltissimo sulle alternative ed i frutti si vedono già in termini occupazionali e si vedranno in futuro in termini di risparmio e di preservazione del territorio.

Nel pomeriggio volantinaggio alla festa ANPI a Turriaco.

NO TAV/ 18 maggio Assemblea Autogestita a Quarto D’Altino


Venerdì 18 maggio ore 20.30 a Quarto D’Altino

Centro Multiservizi, via Tommaso Abbate

Assemblea informativa No Tav autogestita

Coordinamento No Tav Veneto
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NO TAV/ Corridoio 5, binario morto

Inchiesta de La Repubblica

Corridoio 5, binario morto

C’era una volta l’Alta velocità europea. Un sogno nato negli anni ’90: unire i due estremi del continente con una grande rete di treni veloci. Quasi vent’anni dopo, il progetto stenta a decollare e deve fare i conti con la crisi e alcune defezioni. Viaggio sulla linea che (ancora) non c’è tra Lisbona e Kiev

Repubblica di LUCA RASTELLO

IL REPORTAGE 1

Da Lisbona a Kiev, sognando l’Alta velocità
Viaggio nell’Europa che aspetta la Tav

Da Lisbona a Kiev, sognando l'Alta velocità Viaggio nell'Europa che aspetta la Tav

Doveva, in teoria, unire l’oceano Atlantico con l’ultimo avamposto prima della Federazione Russa. Ma il grande progetto concepito negli anni ’90, una linea ferroviaria che collegasse il Portogallo con l’Ucraina, oggi esce ridimensionato da crisi economica e contestazioni. Abbandonato il “Corridoio 5”, il nuovo tracciato porta ora il nome di  “Corridoio mediterraneo”, con un nuovo via da Algeciras, in Andalusia, al posto della capitale lusitana, che ha dato forfait pochi mesi fa. Intanto anche l’Ucraina sembra sfilarsi, e l’ultima tappa certa potrebbe diventare la più piccola e semisconosciuta Miskolc di LUCA RASTELLO


LA SCHEDA 2

Il progetto che doveva unire il continente
tramontato tra proteste e costi eccessivi

Nel 2005, l’allora ministro dei trasporti italiano Pietro Lunardi la definiva un’opera destinata “a portare sviluppo dove c’è degrado, comunicazione dove c’è desolazione”. Ma a sei anni di distanza la linea resta ancora un miraggio, e la nuova strategia europea prevede ora una ragnatela di autostrade e ferrovie di media lunghezza, con un preventivo di spesa 500 di miliardi di Euro e la messa in esercizio entro il 2050


INTERATTIVO 3

Vecchio e nuovo percorso
I tracciati a confronto

Con le defezioni di Portogallo e Ucraina,  il nuovo “Corridoio Mediterraneo” vedrebbe un nuovo punto di partenza, la spagnola Algerciras, e due differenti direttrici iniziali. Una per i passeggeri attraverso Ronda, Cordoba e Madrid, l’altra per le merci, via Alicante e Valencia


LE IMMAGINI 4

Il caffè ‘giramondo’
tra le città della superlinea

Come ne “Il Favoloso mondo di Amelie”, abbiamo seguito il viaggio di una confezione da Lisbona a Kiev, lungo la rotta – ormai abbandonata – dell’ex corrodoio 5. Un viaggio tra Spagna, Francia, Italia, Slovenia e Ungheria
Il fotoreportage/ Le tappe del viaggio

NO TAV/ Giovedì 31 presidio a Monfalcone ore 17.00

monfy-piccolo
Monfalcone a Porte Aperte
Giovedì 31 maggio dalle ore 17.00
PRESIDIO NO TAV
PARCHEGGIO VIA C. COSULICH
PRESSO ROTONDA SCUOLA MEDIA
Il sito del SETA South East Transport Axis

http://www.seta-project.eu/index.php/meetings/seta-meetings#n_ws

DAL 30 MAGGIO AL 1 GIUGNO PRESSO L’HOTEL EUROPALACE A MONFALCONE, SI SVOLGERA’ UN MEGA CONVEGNO A PORTE CHIUSE PER PARLARE DI LOGISTICA E TRASPORTI AL QUALE È PREVISTO PARTECIPERANNO I MINISTRI DI VARI PAESI EUROPEI. CREDIAMO SIA L’OCCASIONE PER FAR SENTIRE LA VOCE DEI CITTADINI DELLA NOSTRA REGIONE CONTRARI  ALLA TAV PERCHÉ INUTILE E DANNOSA.
GIOVEDI’ 31 MAGGIO IL COMUNE DI MONFALCONE OFFRIRA’ UNA CENA PER I PARTECIPANTI AL CONVEGNO, CONSIDERATO CHE I SOLDI SONO DELLA COMUNITA’ FACCIAMOLI SENTIRE IN “COMPAGNIA”…..

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