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NO TAV/ Da tangentopoli a TAV-gentopoli

Oggi 20 anni dall’inizio di tangentopoli

Il 17 febbraio 1992 veniva arrestato Mario Chiesa (PSI) e si dava l’avvio all’inchiesta giudiziaria definita “Tangentopoli” che ha portato alla dissoluzione dei Partiti e della “Prima Repubblica”, ma da allora ad oggi nulla è cambiato anzi!
20 anni dopo tangentopoli, la corruzione è dilagante, lo dice la Corte dei Conti.
Infatti da Tangentopoli siamo passati a TAV-gentopoli cioè ad un sistema di corruzione che oramai viene definito sistema o modello TAV, che ha perfezionato e in certo senso legalizzato, la corruzione, da sempre presente nel sistema politico e delle imprese. Per esempio in Italia un km di TAV costa 5 volte di più che in Francia o in Spagna, da noi si arriva oramai mediamente a 50 milioni di euro a Km, ma nessuno è mai andato in galera per queste ruberie. Il gioco è privo di rischi e per tale ragione la partitocrazia vuole estendere sempre di più il sistema dell’Alta Velocità anche quando è palesemente antieconomica e privo dell’utenza minima necessaria per giustificare l’opera. In Italia l’unica linea di Alta Velocità che aveva un minimo di senso in termini di frequentazione era la Milano-Roma.
Il “modello Tav” è partito proprio 20 anni fa con la nascita della società “TAV SpA” creata da Lorenzo Necci. Il trucco è fondato principalmente sulla possibilità di incremento arbitrario dei costi di realizzazione effettuato “in corso d’opera”. In fin dei conti sono gli stessi appaltatori (che ora si chiamano General Contractors) a decidere il costo finale dell’opera da eseguire. Questo metodo si applica oramai non solo a tutte le “grandi opere”, ma, attraverso il trucco del “project financing”, a sempre più opere pubbliche anche se non di grandi dimensioni. Il tutto alla fine è interamente pagato con i soldi dei cittadini e sta determinando un incremento del debito pubblico per centinaia di miliardi di euro.

Il “Modello TAV”

Brani tratti da “Il libro Nero dell’Alta Velocità” di Ivan Cicconi Edizioni Koinè 2011

Il debito occulto e la catastrofe prossima ventura
La diffusione del cosiddetto project-financing e delle società di diritto privato controllate o partecipate dalle Regioni e dagli Enti locali, con le quali le politiche keynesiane capovolte stanno proliferando a livello locale, è semplicemente incredibile.
Stiamo parlando non di qualche decina di miliardi di euro, bensì di centinaia di miliardi di debiti che si sono già accumulati e che emergeranno solo fra qualche anno nei bilanci correnti dello Stato e degli Enti locali che si sono avventurati in queste operazioni. Diffusione di nuovi istituti contrattuali atipici ed esplosioni di società di diritto privato controllate direttamente o indirettamente dal pubblico stanno scavando una voragine nei bilanci futuri, tutta ancora da misurare, ma che non tarderà a produrre i suoi effetti.
Il Libro Nero dell’Alta Velocità pag 169

La vera storia dell’Alta velocità è la chiave di lettura indispensabile per caratterizzare quello che è diventato un modello, il modello TAV, replicato negli Enti locali dai mariuoli post-moderni, non più affaccendati a celebrare il rito a rischio della tangente ma trasformati in sanguisughe delle Istituzioni. Lo scambio tangentizio prima celebrato da soggetti distinti e separati è diventato intreccio e compromissione, dove la corruzione diventa liquida con tavole imbandite per l’abbuffata dei partiti, tutti; delle imprese di diritto privato di proprietà pubblica, tutte; delle imprese private cooptate nel banchetto da boiardi e faccendieri o penetrate nell’affare in cambio di favori o piaceri ai tanti mariuoli che popolano i cosiddetti partiti della seconda repubblica
Dalla presentazione del libro

Il TAV – Corridoio 5 non serve a nulla e devasterà i nostri Paesi:
fermarlo è nell’interesse di tutti

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NO TAV/ Volantino a sostegno della manifestazione del 25 febbraio in Valsusa

Report: mille volantini distribuiti in un lampo!


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Volantino che verrà distribuito al concerto di Caparezza a Pordenone a sostegno della manifestazione del 25 febbraio in Valsusa

Ed infine sono arrivate anche le bastonate, nella stazione di Porta Nuova a Torino.

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NO TAV/ Gorizia: Bersani beffato

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Debby e Pierluigi

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Hops! Debby cosa succede??!!

NOTAV: rassegna stampa del presidio di Trieste

Da Il Piccolo MARTEDÌ, 28 FEBBRAIO 2012

 

Domani pure i No Tav “aspettano” Moretti


E ieri sera intanto anche in piazza Unità si è svolto un presidio per l’attivista folgorato in Val di Susa

 

L’alta velocità ferroviaria? È fumo negli occhi, specie da queste parti, dato che «il vero problema di Trieste è che qui i treni proprio non arrivano…». Ieri sera – come altri 50 e più centri cittadini d’Italia – anche piazza Unità, sotto la Prefettura, in quanto simbolo dell’interfaccia locale dello Stato, è diventata teatro di un presidio No Tav (di un’ottantina di unità) di solidarietà nei confronti di Luca Abbà, l’attivista rimasto folgorato sul traliccio dell’alta tensione mentre protestava contro i primi espropri in Val di Susa. Con una differenza, una tipicità tutta triestina. Il sit-in si è trasformato infatti pure in una riunione preparatoria del movimento antagonista, identificabile qui nel nome di Occupy Trieste, in vista dell’annunciata venuta in città – prevista per domani – di Mauro Moretti, l’amministratore delegato delle Ferrovie, invitato da Roberto Cosolini per discutere per l’appunto di un possibile rilancio di Trieste nei “pensieri” del gruppo Fs. «Chiederemo a Moretti», «gli diremo», «gli faremo presente»: questo si sentiva, tra i manifestanti. Segno che loro, voglia o non voglia l’ad delle Ferrovie, punteranno a farsi sentire. Come? Con un nuovo presidio, è presumibile, ai piedi del Municipio, domani, fatto apposta per aspettare l’arrivo di Moretti. «Lui (Moretti, ndr) dovrebbe parlare alla stazione ferroviaria, davanti ai pendolari», osserva tra i suoi un esponente di punta dell’antagonismo sociale nostrano. «Dovrebbe spiegare – aggiunge, chiamando ancora in causa il supermanager delle Ferrovie – come mai hanno tolto le panchine dalla stazione, che è a sua volta un porto, dove le persone vanno e vengono. Con i ritardi che hanno i treni, poi, è singolare che chi è costretto ad aspettarli non possa nemmeno sedersi». Ritardi ma non solo. Nel mirino dei No Tav e/o Occupy Trieste (cui si sono affiancati ieri rappresentanti di Sel, Rifondazione, 5 stelle e Cgil) ci sono i tagli ai servizi considerati anti-economici: «Hanno preso in eredità una rete di binari che è di tutti, costruita con il lavoro delle generazioni precedenti. Si sono arrogati la parte commerciale con la Tav, si fanno pagare i servizi locali dalle regioni, e in più tagliano i treni che a loro modo di vedere sono poco frequentati». Il corteo si è spostato sul tardi verso il Municipio, mentre era in corso il Consiglio comunale, e ha fatto rotta quindi su piazza della Borsa. Non si sono segnalati particolari momenti di tensione con le forze dell’ordine presenti. (pi.ra.)

 

 

Moretti fugge da Trieste!

E’ stata una bella mattina di lotta quest’oggi a Trieste.

Nonostante l’ora e il giorno lavorativo un centinaio di persone nel corso della mattinata ha preso parte all’iniziativa.
Dopo aver volantinato e fatto numerosi interventi al microfono davanti al comune, quando si è capito che l’incontro era stato spostato di nascosto al museo revoltella, ci si è diretti verso il museo passando per via diaz.
Ad attenderci decine di poliziotti e caramba in antisommossa oltre ai numerosi digossini.
E’ iniziato un lungo assedio attorno al palazzo del museo e alle uscite per beccare Moretti.
Alla fine dopo oltre un’ora di tira e molla e corse da un uscita all’altra Moretti è uscito velocissimo per salire su un’auto della digos che è sfrecciata via a tutta velocità (e molto pericolosamente) ma alcuni notav sono riusciti a comunque a sventolargli le bandiere NOTAV davanti all’auto e a urlargli vergogna….è scappato come un topo in fuga!
I numerosissimi giornalisti presenti erano furibondi per la lunga e inutile attesa.
 
 
Leggi la rassegna stampa.
 
 
Qui il testo del volantino distribuito dal Gruppo Anarchico Germinal

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Rassegna stampa sulla fuga di Moretti

Vedi il servizio andato in onda su Antenna3

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Il Piccolo GIOVEDÌ, 01 MARZO 2012

 

Tra slogan e inseguimenti la protesta dei No Tav

Un gruppo di attivisti ha manifestato tra stazione, Rive e Revoltella sotto il controllo dalle forze dell’ordine. Il capo delle Fs è riuscito a eludere l’assedio dei contestatori

 

Sotto assedio al Revoltella e costretto a una ritirata precipitosa. La tanto attesa visita di Mauro Moretti a Trieste ha avuto un epilogo tragicomico: qualche decina di attivisti No Tav ha messo sotto scacco le forze dell’ordine costringendole a un lungo girotondo tutt’attorno al museo in cui si trovava l’amministratore delegato di Trenitalia. Un rimpiattino durato oltre un’ora che si è concluso soltanto quando Moretti è riuscito, con una fuga rocambolesca, a salire sulla sua auto e a riprendere la via di casa. La mattinata di contestazioni è iniziata alla stazione centrale, dove un manipolo di No Tav ha fatto una prima puntata: «Siamo andati lì con un gruppetto di studenti – ha raccontato il ricercatore e attivista Luca Tornatore – ma nel giro di pochi minuti si è materializzato un cordone di poliziotti e carabinieri. Proprio non riescono a fare a meno della militarizzazione». Poco prima delle 11 la protesta si è spostata in piazza Unità, perché ufficialmente Moretti avrebbe dovuto incontrare il sindaco Roberto Cosolini e l’assessore regionale ai trasporti Riccardo Riccardi in municipio. I manifestanti erano un gruppo variopinto e decisamente poco minaccioso: una cinquantina di persone, soprattutto studenti, con le bandiere bianche e rosse e gli striscioni. «Siamo qui per protestare contro un progetto al quale serve soltanto la servitù di passaggio sul nostro territorio – ha affermato Giancarlo Pastorutti dei comitati della Bassa friulana – ma che viene fatto con i nostri soldi e a svantaggio della linea già esistente e sottoutilizzata». Concetto ribadito al megafono da un altro manifestante: «Noi non vogliamo l’isolamento ferroviario di Trieste, sosteniamo anzi che c’è un collegamento chiaro fra la truffa della Tav e il depotenziamento drastico delle linee locali». Verso mezzogiorno si è sparsa la notizia che Moretti e le autorità locali si sarebbero incontrati al Revoltella e non in municipio, e i No Tav si sono incamminati verso il museo. Lì è iniziato il prolungato gioco di schieramenti tra manifestanti e forze dell’ordine per presidiare la porta dell’edificio da cui sarebbe uscito l’amministratore delegato di Trenitalia: i No Tav si spostavano sul retro dell’edificio, la polizia li seguiva; la polizia tornava davanti, i No Tav la seguivano. E così via per un’ora di rimpiattino. Nel frattempo, dentro al Revoltella, Moretti e le autorità si affacciavano ora da un lato ora dall’altro alla ricerca di una finestra di fuga. Il gioco si è concluso quando Moretti, con uno scatto da centometrista, è riuscito a infilarsi in un’auto opportunamente piazzata neo paraggi. Dopo un vano inseguimento appiedato i No Tav sono sfilati lungo le rive per chiudere la manifestazione in piazza: «Abbiamo dimostrato che un uomo che comanda, pronto a militarizzare la Val Susa, non ha nemmeno il coraggio di incontrare dei ragazzi», ha chiosato Tornatore. Giovanni Tomasin

 

 

Un cordone di sicurezza di 35 persone con la consegna del silenzio

polizia e carabinieri in massima allerta

 

Missione compiuta. Quando c’è da tener coperto un personaggio che conta, le forze dell’ordine badano al sodo. Circa 35 persone, tra carabinieri (presenti col blindato), polizia in divisa e in borghese – e tutte con la consegna del massimo silenzio per evitare di svelare dove si sarebbe svolto l’attesissimo vertice – sono state impiegate ieri tra le 10 e le 14 con la regia della Digos per un unico obiettivo. Che era quello di evitare proprio ogni possibile e minimo contatto tra i manifestanti e Moretti. E l’obiettivo – fanno presente dalla Questura – è stato «pienamente raggiunto». Contatto, in effetti, così si lascia intendere, avrebbe potuto voler dire, forse, rischio di aggressione da parte di chi eventualmente poteva non aver capito lo spirito pacifico della protesta. Le ore che avevano preceduto l’arrivo dell’amministratore delegato delle Ferrovie, d’altronde, non erano state delle migliori, e si erano caricate di tensione anche per quanto sta succedendo in Piemonte, a cominciare dall’attivista folgorato in Val di Susa lunedì. Per questo c’era «molta, estrema attenzione». Appositamente, in mattinata, non era stata fatta trapelare in nessun modo la sede dell’incontro. Solo dopo che Moretti era giunto all’interno del Revoltella Cosolini, di concerto con le stesse forze dell’ordine, ha avvisato la stampa, e di conseguenza la collettività. L’uscita dell’ad di Fs, verso le 14, salito su un’anonima utilitaria, è andato in scena in un momento di relativa lontananza dei manifestanti dalla porta principale del Revoltella. (pi.ra.)

 

Moretti: le Ferrovie pronte a investire qui

Tra gli impegni presi con gli enti locali sul Porto l’adeguamento della galleria verso Aquilinia e i 6 chilometri di binari per Capodistria. Domani tecnici a Roma

 

di Gabriella Ziani È passato dal ruolo di interlocutore più atteso a quello di più assediato, ma ieri l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti ha lasciato a Trieste notizie e impegni di spesa, soprattutto per riattivare i “binari morti” del porto. Moretti ha detto sì alla riapertura della galleria retrostante lo Scalo Legnami e all’adeguamento di quella che corre sulla linea verso Aquilinia. Operazione che consentirà ai camion di “by-passare” l’area di Campo Marzio. Che cosa vuol dire? Meno camion in città. Meno tempo di transito. E primo segno del via libera al trasferimento del traffico di container verso il futuro polo ro-ro in area ex Aquila (progetto Teseco). Si delinea così anche la linea di sviluppo decisa in sintonia da Autorità portuale e Comune: i traghetti per la Turchia sono destinati a lasciare Riva Traiana. I binari restano. C’è un altro progetto. È entrata ieri in agenda, via rotaia, anche la collaborazione con lo scalo di Capodistria. Sei chilometri in area muggesana, ora mancanti, potrebbero cambiare strategie economiche e “geopolitiche”. Altri risultati del “summit” blindatissimo: l’operatività in area portuale si allarga alle 24 ore senza sosta notturna. Sì anche all’eliminazione della “doppia manovra”, e relativo doppio costo per gli operatori portuali, fra treni delle Ferrovie e “interni”. Solo sfiorato il nodo tecnico della collaborazione, oggi negata, tra la linea Fs e le ferrovie straniere che agiscono all’interno dello scalo. Di tutto questo, con progetti parzialmente alla mano, riparlano già domani a Roma tecnici dell’Autorità portuale e delle Ferrovie. Una sveltezza concreta che pare assai strana rispetto agli andazzi soliti. E i pendolari? E “Trieste binario morto”, e i collegamenti che svaporano ogni giorno? Moretti è arrivato ieri in semi-clandestinità. La protesta no-Tav lo aspettava anche qui. Cambiato il luogo dell’incontro, non più in Municipio, ma in un posto “segreto”. Anzi, proprio introvabile: bastava vedere l’enorme schieramento davanti al Museo Revoltella, tra polizia, carabinieri, vigili urbani, camionette, macchine, reparti mobili, Digos, questura. Asserragliati nella biblioteca del museo il sindaco Cosolini, arrivato alle 11 con l’assessore Fabio Omero, la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, arrivata alle 12,10 con l’assessore Vittorio Zollia, l’assessore regionale ai Trasporti Riccardo Riccardi, arrivato senza farsi vedere, la presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi, entrata invisibilmente, il segretario generale della Camera di commercio, Stefano Patriarca. Alle 13.30, dopo una discreta caccia all’uscita meno insidiata da proteste e giornalisti, Moretti è fuoriuscito lestissimo dall’ingresso principale del Revoltella, prelevato da una macchina pronta alla fuga. «Moretti, di cosa hai paura?» gridavano i giovani da sotto. «In seguito alle gentili richieste del sindaco e dell’Autorità portuale – ha riferito all’uscita Marina Monassi – con Moretti ci eravamo già visti, e adesso abbiamo già risposte. C’è un cronoprogramma d’interventi, e alcune migliorie partono subito. Oltre ad aver chiesto la linea per Capodistria, che ci serve per far fronte comune nei traffici, ho anche detto che sarebbe bellissimo – ha aggiunto Monassi – istituire l’Autorità portuale unica per Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, basta un decreto del ministro e c’è il “superporto”, in questo modo anche i porti regionali potrebbero avere finanziamenti statali e si faciliterebbe la creazione di una più forte linea di collegamenti comune». «Eravamo pronti a presentare le richieste, e abbiamo già trovato le risposte» dice sorpreso il sindaco Cosolini. Soddisfatto per il risultati di porto e retroporto. E i cittadini furibondi, così orfani di treni? «Moretti ha invitato a scegliere, come in altre regioni, una unica città-destinazione di riferimento, su cui ampliare il servizio, fatti sempre salvi i risultati di mercato… Spetterebbe poi alla Regione organizzare i collegamenti locali». Fatta la scoperta, questa partita dunque si deve pre-giocare in casa. Stazione leader Trieste? Oppure Udine? Riccardi, che con le Ferrovie non è stato tenero fin qui, ha ripetuto ieri nette richieste e lamentele: «Moretti ha promesso di aprire un fascicolo Friuli Venezia Giulia – spiega a fine “meeting” -, noi abbiamo un’offerta inferiore alla domanda, soppressioni e ritardi, l’impegno comune è di rinnovare il parco rotabile, ma Moretti dice: se mettiamo i servizi, chi li paga? Scontiamo – conclude l’assessore comunque lieto per gli esiti in chiave portuale – indecisioni locali vecchie di anni». Insomma sui treni per la gente non s’è fatta chiarezza, ed erano comunque l’argomento B.

Da Il Piccolo on line Galleria fotografica

No-tav, manifestanti davanti al luogo dell’incontro Cosolini-Moretti

Il gruppo di manifestanti ha scandito slogan di protesta davanti alla sede del Museo Revoltella

TRIESTE. Un piccolo gruppo di simpatizzanti No Tav si è riunito nella centrale piazza Unità d’Italia, davanti alla sede del Comune, per manifestare contro la politica delle Fs e, in particolare, contro l’ad Mauro Moretti, in città per incontrare autorità e istituzioni locali tra cui il sindaco, Roberto Cosolini.

Il gruppo – alcune decine di persone – ha dapprima manifestato nei pressi della stazione ferroviaria, poi si è spostato in centro. I No Tav scandiscono slogan contro la realizzazione della Tav ribadendo la vicinanza ai manifestanti della Val di Susa e al leader del movimento Luca Abbà, ancora in gravi condizioni dopo l’incidente di due giorni fa.

L’incontro tra le autorità e Moretti è stato spostato al Museo Revoltella, una struttura del Comune di Trieste, a poche centinaia di metri da piazza dell’Unità d’Italia Quando i manifestanti hanno scoperto la nuova sede dell’incontro, l’hanno raggiunta e hanno manifestato scandendo slogan di protesta davanti al museo. Sul posto carabinieri e polizia in tenuta antisommossa.

Più tardi l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ha lasciato la sede dell’incontro con il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, e l’assessore regionale ai Trasporti, Riccardo Riccardi. Moretti è stato scortato dalle forze dell’ordine che hanno evitato contatti con i manifestanti e ha lasciato l’incontro salendo a bordo di un’automobile. Il manager delle Ferrovie non ha voluto dare alcuna risposta alle domande dei giornalisti. Il sindaco Cosolini e l’assessore Riccardi, invece, si sono detti “abbastanza soddisfatti” dall’esito della riunione.

Alcuni dei manifestanti No Tav che si trattenevano all’esterno del Museo Revoltella, si sono distesi davanti all’ auto blu con la quale era giunto Moretti, nel tentativo di bloccarlo al momento dell’uscita. Questi, però, per evitare di incontrare i manifestanti è uscito da un ingresso laterale e si è allontanato a bordo di una Fiat Punto di colore bianco che l’attendeva.
29 febbraio 2012

 

 

Dal Messaggero Veneto

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GIOVEDÌ, 01 MARZO 2012

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A Trieste assediano l’ad delle Ferrovie

di Beniamino Pagliaro

Ma la manifestazione si svolge pacificamente: solo slogan di solidarietà alla lotta della Val di Susa

 

TRIESTE Niente pietre e fumogeni: a Trieste i No Tav mettono in scena solo slogan e musica. L’effetto collaterale è però una lunga “partita” sullo stile di guardie e ladri, con la zona del Museo Revoltella circondata dalle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa. Alla fine, la difficoltà maggiore è quella di far uscire dal palazzo l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti. Fino a quel punto il depistaggio era parzialmente funzionato: mentre i manifestanti No Tav arrivati da tutto il Friuli Venezia Giulia si riunivano sotto il municipio, in piazza Unità d’Italia, Moretti arrivava invece al Museo Revoltella, una struttura comunale a poche centinaia di metri di distanza. Appena si diffonde la notizia della nuova sede dell’incontro, il popolo No Tav si allerta e si muove: su per via Diaz, traffico bloccato, striscioni e bandiere a invadere le strade. Di Alta velocità, della fatidica Tav, in realtà, a Trieste non si parla proprio: sul tavolo della riunione tra Moretti, il sindaco Roberto Cosolini, l’assessore regionale Riccardo Riccardi e la presidente del porto Marina Monassi c’è una grande mappa dell’area triestina. Si guarda al porto e all’efficienza da raggiungere sulle rotaie già esistenti. Il tutto, paradossalmente, è ciò che la piazza di manifestanti chiede. Ma chi protesta a Trieste – e accusa Moretti e la Polizia di essere «assassini» – protesta soprattutto per la Val di Susa. Le distanze contano poco, le notizie dal Piemonte arrivano in pochi istanti. Moretti conosce la situazione ed evita qualsiasi dichiarazione: i giornalisti che lo inseguono alla fine dell’incontro devono accontentarsi di un tiepido sorriso. Alla fine, quella che i manifestanti chiamano «fuga» è l’unica soluzione e pure la più logisticamente difficile. Quando poliziotti e carabinieri si schierano davanti all’entrata principale del Museo, i manifestanti corrono sul retro sospettando un’uscita di nascosto di Moretti. Il giochetto si ripete per almeno tre volte: in effetti, a un certo punto una porta sul retro si apre, e spunta il sindaco Cosolini, ma i No Tav se ne accorgono, e bisogna ricominciare l’operazione. Polizia e carabinieri formano due cordoni a protezione dell’uscita principale, una Fiat Punto va a prelevare Moretti, anche perché l’auto di rappresentanza del manager era stata bloccata dai manifestanti, distesi a terra. La protesta finisce, e riparte la musica. Ma l’episodio fa discutere anche la politica. «Credo che a Trieste non servano certo i contestatori del “No Tav”, ma piuttosto i “Sì Tav”, sì treni, sì ferrovie, sì collegamenti, sì investimenti, sì innovazione», commenta il coordinatore nazionale di Futuro e libertà, Roberto Menia. Da sinistra arriva, invece, il sostegno alle proteste: «Il governo ascolti le comunità della Val di Susa – dice il segretario regionale di Rifondazione, Kristian Franzil -, ma anche degli atri territori attraversati da questa grande opera e i pendolari della nostra regione che sono i veri utilizzatori della rete ferroviaria». «Trenitalia investa i ricavi dell’Alta velocità sul rinnovo del materiale rotabile», propone invece l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani, incontrando il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, a Bruxelles. Beniamino Pagliaro

 

I sindaci della Bassa si riuniranno per la nomina dei consulenti di parte

 

Si riunirà la prossima settimana l’assemblea dei sindaci della Bassa friulana per la nomina dei consulenti di parte che porteranno le istanze del territorio ai redattori del progetto Tav. L’assessore ai Lavori pubblici di Bagnaria Arsa, Tiziano Felcher – Comune capofila dei centri coinvolti dall’Alta velocità (da Ronchis a Ruda) ai quali l’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi, ha assegnato 50 mila euro per la nomina appunto dei consulenti di parte – sottolinea che da marzo questi amministratori si incontreranno per le nomine e ribadisce pure l’indizione di un tavolo tecnico permanente dei sindaci della Bassa. «Oggi – dice – il nodo cruciale è la direttrice Nord-Sud, che coinvolge Palmanova, Cervignano, Bagnaria, Torviscosa, Gonars e San Giorgio di Nogaro, che va affrontata. Abbiamo avviato i contatti per verificare le nomine dei professionisti per le differenti competenze, con i quali affronteremo le problematiche inerenti alcune scelte strutturali fatte in passato che non ci vedono in linea». Il sindaco di Torviscosa, Roberto Fasan, ribadisce da parte sua che i Comuni stanno lavorando in modo concertata e presto si troveranno per fare proprio le nomine di cui si è detto. Pietro Dri, primo cittadino di Porpetto, evidenzia invece che i sindaci saranno attenti ai possibili danneggiati e si adopereranno affinché vengano risarciti e considerati. «Se quest’opera mai si farà», aggiungono. (f.a.)

 

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Pubblichiamo un intervento dell’autore Marco Barone (http://baronemarco.blogspot.com) sulla manifestazione di oggi dei Comitati No Tav, in occasione della visita di oggi dell’amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti, a Trieste

Erano pochi, eran tanti? Poco importa. I giornali locali parlano di gruppetto, altri di simpatizzanti del movimento No Tav e così via dicendo.

In verità, si è arrivati anche a cento manifestanti,non simpatizzanti, ma aderenti al movimento No Tav, sostenitori delle ragioni della No Tav, che volevano portare e urlare in una Piazza dell’Unità Italia di Trieste, circondata dal sole di una primavera che già bussa alle porte della Città, la solidarietà per Luca, per la Valle che non si Arrende.

Ma nello stesso tempo chiedere all’amministratore delegato del Gruppo FS, Moretti, di spiegare il perché dell’isolamento

cittadino operato da Trenitalia, il perché la Stazione è stata svuotata dalle sedute, con finti lavori di manutenzione straordinaria, per l’operazione apparenza e pubblicità, perché i cartelli pubblicitari ed i monitor che minuto dopo minuto diffondono messaggi pubblicitari ad oltranza, non mancano mica.

Chiedere il perché i cittadini devono attendere i Treni in piedi, il perché del ritardo puntuale dei treni regionali, il perchè di continui ed ingiustificati aumenti per un servizio di mobilità che rende immobile il diritto costituzionale alla mobilità collettiva ed individuale, il perché della cancellazione dei treni che collegavano il Sud con il Nord Italia, il perché di una Tav che non ha senso, ancor di più in tal momento di crisi.

Quanto meno un senso per l’utenza comune non lo ha, lo ha certamente per la mafia,camorra e ‘ndrangheta, che è presente in regione da tempo, lo è certamente per i soliti notabili, per i soliti noti.

Ma ovviamente chiedere tale incontro, specialmente in tal tempo, ove la democrazia reale è stata sospesa, se non morta e defunta, era una mera illusione di cui il movimento No Tav era ben consapevole.

Moretti era atteso nella sede centrale del Comune di Trieste, ma per timore delle contestazioni l’incontro come programmato con le istituzioni locali, si svolgerà nel vicino Palazzo Revoltella. Neanche la stampa era stata avvisata di tale cambiamento di programma.

Ed allora parte l’assedio pacifico al Palazzo Revoltella. Il Palazzo, con un girotondo continuo è stato letteralmente assediato pacificamente, per un paio d’ore.

Una passeggiata antagonista con lentezza, che anticipa la manifestazione di Sabato, che si volgerà sempre a Trieste, a sostegno della Val di Susa, alternata a scatti ribelli, è il miglior modo di rappresentare il quadro della contestazione che oggi ha visto essere Trieste ancor più vicina a Luca ed a quella ricerca della democrazia reale che deve essere necessariamente conquistata.

Vedevi le Forze dell’Ordine seguire i manifestanti e nello stesso tempo bloccare le vie di fuga o di accesso a tal Palazzo. Il tutto si svolgeva in assoluta serenità.

Ciò a dimostrare che il movimento no TAV non è quel movimento terroristico come dipinto da buona parte del sistema.

Anzi chi incute terrore è quella repressione di tal Stato che reprime spesso il dissenso con il manganello, con i lacrimogeni CS nocivi per la salute , nocivi anche per le stesse forze dell’ordine, con la violenza.

Ed a tal proposito, sorge interrogativo libero e spontaneo. Perché le forze dell’ordine continuano ad ubbidire ad ordini di servizio illegittimi ed illegali? Per esempio, l’utilizzo del lacrimogeno CS, è pericoloso, sarebbe legittimo da parte delle forze dell’ordine, esecutrice della volontà dei funzionari, rifiutarsi di eseguire gli ordini come imposti, perché in quel preciso momento attuano comportamento definibile come illecito penale, che è il motivo che legittima la disobbedienza dall’ordine illegittimo ed illegale come imposto.

Questo è solo un mero esempio,ma potrebbero emergere altri esempi, come le manganellate gratuite, come il rincorrere sul traliccio Luca, cosa che non andava fatta cosa che ha, tra i vari dubbi che sorgono su tale triste vicenda,probabilmente determinato la sua devastante caduta.

Ma a Trieste è altra storia, almeno in tale giornata. Tra corse e urla, tra solidarietà attiva ed esternata per le strade della Città, ad un certo si percepiva una sensazione che prendeva sempre più forma e consistenza. Moretti non sarebbe uscito dal museo.

Forse anche lui sarebbe diventato un pezzo da Museo, sentivi dire da un manifestante. Sembrava di vivere una specie di inseguimento, il tutto per chiedere democrazia reale. Sì. oggi è stata inseguita quella democrazia che non esiste più.

Ma all’improvviso Moretti riuscirà a fuggire, senza rilasciare neanche dichiarazioni alla stampa.

Fugge velocemente in auto, con una bandiera No Tav che sfiorava quel mezzo di trasporto, sventolando a Moretti i colori dell’indignazione e della rabbia diffusa e condivisa per Luca.

Fotografia di Radu Aldea

UDINE/ Volantino No Tav

fermarci-e-impossibile

 

Fermarci è impossibile!
Rispondiamo all’appello della Valsusa.
Siamo qui a testimoniare la nostra solidarietà alla lotta della popolazione valsusina contro il TAV, contro la repressione contro lo stato di occupazione militare a cui è sottoposta un’intera valle per far passare un opera inutile, dannosa e costosissima (dai 20 ai 40 miliardi di euro) che verrà pagata con i soldi di tutti per fare gli interessi di pochi.
Siamo qui a solidarizzare con Luca Abbà caduto da un traliccio mentre veniva inseguito.
Siamo qui a solidarizzare con tutti i numerosissimi attivisti, No Tav arrestati, feriti, inseguiti fin dentro i locali pubblici.
Ma siamo qui anche per ricordare che il TAV riguarderà anche la Regione FVG con una spesa incredibile di 7,4 miliardi di euro mentre il servizio ferroviario per i pendolari è sempre più precario e inefficiente; mentre il debito pubblico prodotto da un sistema corrotto e prepotente viene fatto pagare alla stragrande maggioranza della popolazione, ma  senz’altro non a chi sta al potere.
Il TAV è parte integrante del sistema di corruzione che costa 60 miliardi all’anno ai contribuenti.

Per una controinformazione dettagliata vi invitiamo al
“TG in Piazza”
sabato 3 marzo dalle ore 16.30 alle 19.30
Udine in Piazza Libertà
con proiezione di filmati che documentano la verità su quello che accade in Valsusa e la verità dell’Alta Velocità in generale  e cioè che
TAV = MAFIA.
Abbiamo anche preparato un DVD con molte informazioni che vi permetteranno di documentarvi con calma e per farvi un’idea approfondita sulla realtà della cose. Una realtà che vi interessa direttamente anche se non lo sapete ancora.

Comitato No Tav Udine
Fip Udine via Baldissera 30 1 marzo 2012 siamo su facebook Gruppo No Tav Udine e Gruppo No Tav FVG

UDINE/ Foto No Tav 3 marzo 2012

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UDINE/ Rassegna stampa 3 marzo No Tav

Messaggero Veneto 4 marzo 2012

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SLOGAN E STRISCIONI

In cento in piazza Libertà per dire no alla Tav

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Solidarietà e pieno appoggio alla lotta della Val Susa dal Comitato No Tav di Udine. Erano circa un centinaio, ieri in piazza Libertà, gli aderenti al movimento che si oppone alla realizzazione della tratta ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione. «Siamo scesi ancora una volta in strada per dire no alla tratta ad alta velocità e richiamare l’attenzione sulle violenze che in questi giorni stanno continuando in Val Susa – ha spiegato Gianmarco Romano del Comitato No Tav di Udine –. Quel territorio sta vivendo un’invasione militare in piena regola. L’incidente accaduto a Luca Abbà ne è un esempio: il terreno che le forze dell’ordine stavano sgomberando è di proprietà di Abbà che, per evitare di incorrere in una denuncia, è salito sul traliccio. È possibile seguire minuto per minuto quei terribili attimi grazie a decine di filmati caricati in rete». La linea ad alta velocità osteggiata in Val Susa dovrebbe favorire il trasporto su rotaia delle merci togliendo i tir dalle strade. Ma, secondo il Comitato No Tav di Udine, «l’opera è inutile e finirà per gravare sul debito italiano» ha detto Romano. «Sarebbe sufficiente migliorare la linea attuale per garantire un po’ di respiro alle autostrade – ha continuato l’esponente del Comitato No Tav di Udine –. Proprio nella nostra regione, poi, si evidenzia una contraddizione: da un lato il governo regionale investe per la realizzazione della terza corsia, dall’altro l’apertura del corridoio baltico. Entrambe spese importanti che non possono convivere». E dal Comitato No Tav fanno sapere che «l’insensatezza dell’opera è evidente dopo gli straordinari tagli dello stato sociale che stiamo vivendo: tagli alle ferrovie, alla scuola, all’università, alla ricerca, alla cultura, alla sanità, alle pensioni, al lavoro. Tutte conquiste sociali ottenute dal dopoguerra a oggi con grandi mobilitazioni popolari e con lotte politico-sindacali». A manifestare il proprio dissenso contro la linea ad alta velocità ieri in piazza Libertà è arrivato anche il segretario regionale di Rifondazione comunista Kristian Franzil: «È troppo grande lo squilibrio fra l’investimento, il costo in termini ambientali, da un lato, e le ipotizzate migliorie ai trasporti dall’altro – ha spiegato –. Per questo motivo come Rc ci siamo sempre opposti alle grandi opere. In regione sarebbe sufficiente sistemare le tratte Cervignano-Udine e Cervignano-Monfalcone per ottenere una tratta ad alta capacità in direzione nord. In un momento di crisi sono necessari dei tagli e prima di intervenire sulle pensioni sarebbe molto meglio fare una seria riflessione sulle grandi opere per eliminare tutte quelle che non sono assolutamente indispensabili e la Tav di certo non lo è». Michela Zanutto

 

Ma Michela Zanutto è forse l’addetta stampa di Kristian Franzil???

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Il Gazzettino 4 marzo

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Dedicato a Franzil

 

 

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Trieste/ Passeggiata No Tav 3 marzo 2012

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Sabato 3 marzo un corteo di circa 200 persone ha attraversato le zone pedonali della città distribuendo volantini di solidarietà con i valsusini in lotta. Numerosi anche gli interventi al megafono. Dopo aver attraversato tutto il centro il corteo è terminato di fronte alla sede della RAI, per denunciare il ruolo mistificatorio e terroristico dei media nella vicenda TAV. Sia i giornali che le televisioni tacciono sulle ragioni contarie al TAV, mentre esaltano il ruolo del governo e della polizia in valle. Ma è impossibile nascondere il fatto che la lotta in Val di Susa sia un patrimonio di gran parte della popolazione e che la solidarietà in tutt’Italia è forte ed estesa. Lo dimostrano le manifestazioni che in questi giorni si sono svolte in moltissime città. A Trieste quella di sabato è stata la quarta iniziativa no tav in sei giorni…

La resistenza continua!

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