EXERGY/ Conferenza internazionale
Il contesto globale, ambientale, economico e giuridico delle nostre società industriali chiama urgentemente per la definizione di criteri di sviluppo sostenibile che dovrebbero essere chiari, indiscutibili, indipendenti da specifici campi o lobbies, basati su principi fisici largamente accettati. Stando situata nel punto di incrocio tra fisica, ingegneria, biologia e l’ecologia, il concetto di exergia mostra queste proprietà.
Bisogna capire che le energie, i processi, i materiali, ma anche le configurazioni urbanistiche e logistiche mostrano struttura ed organizzazione la cui qualità può essere quantificata per mezzo dell’ exergia. Lo scopo di questa conferenza è quello di mostrare che l’exergia è ora usata in una larga concezione e ottimizzazione: produzione e distribuzione di energia, processi chimici, materiali, logistica, urbanistica, architettura, pianificazione industriale e del paesaggio, agro-ecosistemi ed ecologia.
L’exergia dà accesso a rigorose metodologie e strategie di ottimizzazione, riducendo al minimo i materiali e l’energia utilizzata a livello locale e globale. Il suo utilizzo porta ad un’economia sostanziale. L’obiettivo principale della conferenza è quello di mostrare che l’exergia dovrebbe essere la quantità fisica cruciale del 21-esimo secolo.
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La rivista “Le Scienze” festeggia il suo 500-esimo numero con un Dossier sulla crisi globale del Pianeta e prospetta niente meno che una situazione di questo genere:
“ma se cominciamo a pensare e ad agire in maniera diversa possiamo ancora evitare l’autodistruzione”
Adesso???
Meglio tardi che mai si potrebbe dire, ma, ammessso e non concesso che siamo ancora effettivamente in tempo per evitare la catastrofe, in ogni caso l’inerzia intellettuale del mondo scientifico è tale per cui molto difficilmente ci sarà un’inversione di tendenza negli interessi e nell’etica degli scienziati in quanto imprigionati dentro la gabbia del riduzionismo scientifico e delle prerogative del loro ruolo professionale.
Ogni scienziato sa fare benissimo il suo mestiere, dentro il suo ristretto ambito specialistico, ma oramai ha il cervello intasato dalla sua professionalità e non può e non è interessato ad andare oltre i suoi miseri confini cognitivi e tantomeno a sbilanciarsi politicamente.
D’altra parte i movimenti politici antagonisti, compreso il movimento libertario, hanno un infimo tasso di scientificizzazione per cui le speranze che qualcosa possa cambiare sono ridotte al lumicino.
In ogni caso il compito dell’anarchismo è di continuare il programma di Eliseo Reclus, Pietro Kropotkin e Murray Bookchin, di dare cioè all’anarchismo una dimensione scientifica ed alla scienza una dimensione anarchica.