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Marzo 17th, 2017 — Bio-carburanti, General
da Il Piccolo del 27 agosto 2012 –Pagina 14 – Gorizia-Monfalcone
A2A studia un futuro legato al carbone Costerà 800 milioni
Si deciderà in autunno. Sopralluoghi per la nuova ferrovia Si punta anche ai rifiuti trattati. Tecnologie anti-inquinanti
CENTRALE»PROGETTI E INVESTIMENTI
di Giulio Garau Niente più gruppi ad olio, potrebbero essere dismessi definitivamente e il passaggio degli impianti, dopo una profonda e sofisticata ristrutturazione con nuove tecnologie, all’alimentazione al carbone “pulito” di tipo fossile e forse a una nuova tipologia di “scarti” che si ottengono con un trattamento sperimentale di certi rifiuti riciclabili. Tramonta del tutto, almeno per ora, la possibilità di alimentazione con il gas. Per ora si tratta soltanto di ipotesi per la centrale elettrica A2A di Monfalcone, ma la decisione per questo futuro è molto vicina, sarà presa in autunno e questo progetto di rilancio, o meglio di re-vamping della vecchia centrale vale almeno 800 milioni di euro di investimento. «Non è stato deciso ancora nulla, si tratta ancora di ipotesi, bisogna attendere l’approvazione dei vertici», fanno sapere da A2A anche se sul fronte monfalconese il gruppo energetico si è già mosso con valutazioni tecniche approfondite che riguardano l’approvvigionamento della centrale con il carbone. Lo conferma lo stesso Consorzio industriale di Monfalcone. «A2A sta valutando la possibilità di recuperare la vecchia ferrovia che collega la centrale e che in parte è stata dismessa togliendo alcuni binari – fa sapere il direttore, Gianpaolo Fontana -. I tecnici hanno eseguito un sopralluogo per recuperare il tratto che dalla centrale finisce al bivio di via Solvay per garantire l’approvvigionamento di carbone alla centrale sia via mare che via terra con carri merci dedicati». Si tratta di un binario lungo circa un chilometro e su cui dovranno essere fatti investimenti e bisognerà anche stringere accordi commerciali con le Ferrovie sui treni blocco, sempre che non scoppi la guerra tra i Consorzi e le Fs sulla gestione sempre più onerosa dei raccordi collegati alla rete ferroviaria nazionale. Dismissione completa dei vecchi gruppi a olio e passaggio, completo, al carbone fossile di vario tipo e soprattutto di diverse miscelature e diverso valore energetico. Questo a quanto si sa il futuro della centrale elettrica di Monfalcone che dovrebbe essere ristrutturata con un forte investimento (800 milioni appunto) per garantire all’impianto di poter avere un bassissimo impatto ambientale. È il famoso “carbone pulito” di cui si parla, una risorsa fossile presente in abbondanza nel mondo e che garantisce alle centrali di non sottostare alle politiche di “cartello” dei vari giganti del petrolio, ma anche del gas. Fin qui la parte tradizionale, ma c’è anche una seconda parte. Per Monfalcone si starebbe studiando di applicare una avanzatissima tecnologia, su cui sta lavorando con approfondite ricerche A2A, che prevede di utilizzare una particolarte tipologia di rifiuti già trattati che derivano dalla raccolta differenziata e che vengono tramutati in una materia che non più un rifiuto. Una ricerca che va sulla scia di quella che riguarda gli impianti sperimentali per trasformare in sale le ceneri dell’incenertitore che brucia i rifiuti. L’idea (riguarda per ora Buffalora nel Bresciano) è quella di tentare di trattare le ceneri in casa piuttosto che in Germania dove vengono mandate ma la cui trasformazione costa ben 130 euro a tonnellata.
Marzo 17th, 2017 — Bio-carburanti, General
Questi impianti vengono costruitii solo perchè ci sono i contributi statali, da soli economicamente non si reggerebbero mai.
Inoltre, per esempio, il bio-gas realizzato con il mais è semplicemente uno scandalo
Consigliamo anche di scaricare questo libro
The Biofuel Delusion
di Mario Giampietro and Kozo Mayumi
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Massaggero Veneto MARTEDÌ, 30 OTTOBRE 2012 Pagina 63 – Provincia
«Contro il biogas bastava ricorrere al Tar»
Torviscosa, gli ambientalisti replicano al Comune: macché mani legate, è già successo in Piemonte
TORVISCOSA «Bastava ricorrere al Tar per bloccare le procedure per la centrale a biogas Torre Zuina di Torviscosa». L’ambientalista Paolo De Toni respinge le affermazioni dell’assessore Turco, il quale sosteneva che il Comune avesse le mani legate in merito e cita una sentenza del Tar del Piemonte del 21 dicembre 2011 che dava ragione al sindaco del comune di Luserba San Giovanni: l’ente aveva presentato ricorso nei confronti di un’Azienda agricola, chiedendo l’annullamento della determinazione con cui il Dirigente del Servizio qualità dell’aria e delle risorse energetiche della Provincia di Torino autorizzava l’Azienda agricola alla costruzione e all’esercizio di un impianto di cogenerazione alimentato da biomassa legnosa in quel comune. De Toni afferma infatti che «l’autorizzazione unica può variare la pianificazione urbanistica soltanto se c’è stata una ponderata valutazione della coerenza della valutazione con le esigenze della pianificazione, cioè che la realizzazione dell’impianto non può stravolgere le esigenze della pianificazione. Si dice inoltre che l’eventuale dissenso del Comune deve essere preso in adeguata considerazione, attentamente ponderato e eventualmente superato nella determinazione conclusiva, ma sempre sulla scorta di una motivazione adeguata che dia conto delle posizioni prevalenti emerse in seno alla conferenza e delle ragioni per cui l’insediamento è stato ritenuto, nel confronto tra i vari interessi pubblici, compatibile con le caratteristiche dell’area interessata». «l Tar del Piemonte – continua . concludeva la sentenza con alcune prescrizioni che riguardavano la riconvocazione della Conferenza di servizi e la conclusione della stessa con la determinazione conclusiva del responsabile del procedimento, dando conto delle posizioni prevalenti emerse in seno a tale conferenza. Quindi, con un ricorso al Tar, l’impianto di Torviscosa poteva essere bocciato e quanto meno il Tribunale amministrativo regionale avrebbe costretto a rifare la Conferenza dei servizi e quindi a prendere in considerazione il parere contrario della Soprintendenza arrivato in ritardo. È vero che l’articolo 12 del Dlgs 387/2003 prevede che l’autorizzazione unica “costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico» conclude De Toni, « ma tale norma va letta secondo canoni di ragionevolezza e alla luce dei principi di (mera) semplificazione procedimentale che la ispirano». Francesca Artico
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Marzo 17th, 2017 — Bio-carburanti, General
da Il Piccolo del 8 novembre 2011
Monfalcone, 50mila tonnellate di rifiuti smaltite illegalmente
Otto persone in manette. Sono accusate di truffa e traffico illecito di rifiuti nell’ambito della gestione dell’impianto termoelettrico di Monfalcone
Otto persone, tra cui gli imprenditori titolari di due società che operano nel settore dei rifiuti (la Friul pellet di Capriva del Friuli e la Comagri di Treviglio-Bergamo), sono state arrestate oggi dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Udine in quanto accusati di far parte di un duplice gruppo criminale dedito alla truffa e al traffico illecito di rifiuti nell’ambito della gestione dell’impianto termoelettrico di Monfalcone, in provincia di Gorizia. Sono state 50.000 le tonnellate di rifiuti di biomasse (sansa di olive esausta e segatura), in alcuni casi anche pericolose, prive delle caratteristiche chimico-fisiche necessarie alla combustione, smaltite nell’ impianto termoelettrico.
Oltre ai due imprenditori, in manette sono finiti il titolare del laboratorio di analisi Tiss di Trieste, un collaboratore esterno dello stesso laboratorio, un dipendente quadro della A2a (la società milanese che gestisce l’impianto di Monfalcone), altri due dipendenti della società Tecnim srl che lavoravano nell’impianto di Monfalcone.
Le otto ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip del tribunale di Trieste Guido Patriarchi, su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Trieste.
L’indagine, che ha preso avvio nel marzo 2011 e si è conclusa nell’ottobre 2011, ha coinvolto in totale 14 persone. Nel corso dell’operazione sono state anche sequestrati ingenti quantitativi di rifiuti presso le società coinvolte nell’attività illecita.
da bora.la 8 novembre 2011
Cinquantamila tonnellate di rifiuti di biomasse, in alcuni casi pericolose e comunque prive di peculiarità indispensabili alla combustione, sono state smaltite nella centrale termoelettrica di Monfalcone. Il dato emerge dall’indagine dei carabinieri per la Tutela dell’Ambiente che hanno arrestato otto persone per truffa ai danni della A2A di Milano.
Secondo i carabinieri l’affare era gestito dai dipendenti della società milanese che hanno incassato illecitamente milioni di euro e che avrebbero omesso dei controlli per permettere lo smaltimento illecito dei rifiuti.
da Carta est-nord 9 novembre 2011
Quello che sta emergendo [vedi qui] dall’indagine sulla truffa relativa alla centrale termoelettrica di Monfalcone è molto preoccupante, sia dal punto di vista del possibile danno all’ambiente e alla salute della popolazione, sia in relazione al meccanismo del traffico di rifiuti.
Da sempre questo reato compare tra i primi posti nei periodici dossier sulle ecomafie di Legambiente fra i reati ambientali. Pur non conoscendone nel dettaglio i contorni, questa vicenda va portata a termine con la massima trasparenza, individuando non solo le responsabilità, ma anche mettendo in discussione il futuro assetto produttivo dell’impianto.
A2A infatti, oltre alla dismissione delle due sezioni ad olio combustibile, ha ipotizzato di continuare ad investire sul carbone, sostituendo i due gruppi attuali con uno ad alta efficienza.
Può essere maturo invece rivedere questa ipotesi, con la dismissione totale del carbone e la contemporanea realizzazione di un impianto alimentato con gas naturale ed una rete di teleriscaldamento che potrebbe sfruttare il canale De Dottori che attraversa l’intera città, quale sede naturale per collocare le tubazioni e raggiungere utenze significative come ad esempio l’ospedale di S. Polo.
da Il Piccolo del 10 novembre 2011
da Il Piccolo del 11 novembre 2011
da Il Piccolo del 12 novembre 2011
da Il Piccolo del 30 novembre 2011
Marzo 17th, 2017 — Bio-carburanti, General
Mario Giampietro, Kozo Mayumi,
“The Biofuel Delusion: The Fallacy of Large Scale Agro-Biofuel Production”
Earthscan Publications Ltd. | 2009-09 | ISBN: 1844076814 | 337 pages | PDF | 4,1 MB
Faced with the twin threats of peak oil and climate change, many governments have turned for an answer to the apparent panacea of biofuels. Yet, increasingly, the progressive implementation of this solution demonstrates that the promise of biofuels as a replacement to fossil fuels is in fact a mirage that, if followed, risks leaving us short of power, short of food, destroying biodiversity and doing as much damage to the climate as ever. Worse still, these risks are being ignored.
Di fronte alle minacce gemelle del picco del petrolio e dei cambiamenti climatici, molti governi hanno svoltato per una risposta dalla apparente panacea dei biocarburanti. Eppure, sempre più, la progressiva attuazione di questa soluzione dimostra che la promessa dei biocarburanti in sostituzione ai combustibili fossili è in realtà un miraggio che, se seguita, rischia di lasciarci a corto di energia, a corto di cibo, distruggendo la biodiversità e facendo al clima, più danni di sempre. Peggio ancora, questi rischi sono stati ignorati.
In this definitive exposé, Mario Giampietro and Kozo Mayumi present exhaustive evidence for the case against large scale biofuel production from agricultural crops. The book begins by showing that the characteristics of agro-biofuels make them neither a viable nor a desirable alternative to fossil fuels. It then moves on to discuss a possibly more worrying issue. Even though agro-biofuels are well known, in the field of energy analysis, to be very low quality “energy sources”, the biofuel bandwagon rolls on relentlessly in Western governments. This apparent mystery can be explained by a lack of sound scientific analysis going beyond a simplistic economic reading, a (fatal) political attraction to the idea of biofuels as a ‘silver bullet’, and the continuing allure of a buoyed agricultural industry. In sum, this book will be vital, sobering reading for anyone concerned with energy or agricultural policy, or bioenergy as a complex system.
In questa esposizione definitiva, Mario Giampietro e Kozo Mayumi presentano esaustive evidenze del caso contro la produzione di biocarburanti da colture agricole di scala. Il libro inizia mostrando che le caratteristiche del settore agro-biocarburanti non lo fanno né una praticabile né una desiderabile alternativa ai combustibili fossili. Si passa poi a discutere di una questione forse più preoccupante. Anche se gli agro-biocarburanti sono ben conosciuti, in materia di analisi energetica, come una “fonti di energia” di bassissima qualità, il carrozzone dei biocarburanti avanza inesorabilmente nei governi occidentali. Questo apparente mistero può essere spiegato dalla mancanza di solide analisi scientifiche che vadano oltre una semplicistica lettura economica, una (fatale) attrazione politica per l’idea dei biocarburanti come ‘miracolosa, e la continua illusione di una sostenuta industria agricola. In sintesi, questo libro sarà di vitale importanza, una lettura che farà pensare chiunque si occupi di energia o di politica agricola, o di bioenergia come un sistema complesso.