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STUDENTI Udine/ Quasi un centinaio alla manifestazione pomeridiana

Singolare manifestazione degli studenti ad Udine, neanche piccola, essendo pomeridiana e comunque ben riuscita, in particolare per i contenuti che costituiscono quindi una buona premessa per il futuro.

Oltre a quelli specifici della scuola, sono stati tanti i temi trattati nelle fermate del corteo e nel dibattito in Piazza Venerio: gli spazi sociali, la repressione, i CIE, l’immigrazione, Vik, la Palestina, il nucleare, le energie rinnovabili,  il diritto al futuro.

Limitativo e riduttivo invece, il resoconto della stampa.

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STUDENTI UDINE/ La fucilazione dell’Università

MV
Università: la protesta s’infiamma
A Udine un’assemblea in piazza

Università

Gli universitari hanno interrotto l’occupazione del rettorato, ma si sono appropriati della città. Hanno esposto striscioni in piazza Libertà, a palazzo D’Aronco e sulla specola del castello. A Udine, come in altre città italiane, la protesta studentesca si è infiammata a tal punto da mandare in scena, sotto la Loggia del Lionello, in stazione e in galleria Bardelli, la fucilazione dell’università pubblica.

Università: la protesta s’infiamma. A Udine un’assemblea in piazza

In attesa del voto positivo alla Camera, i manifestanti hanno invaso la città: siamo stanchi di promesse non mantenute, vogliamo essere ascoltati. I ragazzi hanno rappresentato la morte degli atenei e inscenato la “fucilazione” del diritto allo studio
di Giacomina Pellizzari

UDINE. Gli universitari hanno interrotto l’o ccupazione del rettorato, ma si sono appropriati della città. Hanno esposto striscioni in piazza Libertà, a palazzo D’Aronco e sulla specola del castello. A Udine, come a Roma e in altre città italiane, ieri la protesta studentesca si è infiammata a tal punto da mandare in scena, sotto la Loggia del Lionello, in stazione e in galleria Bardelli, la fucilazione dell’università pubblica. Tutto questo mentre una delegazione seguiva, da un maxi schermo allestito sotto la Loggia, il voto alla Camera. L’approvazione del ddl però non zittisce i manifestanti decisi a far sentire le loro voci anche nei prossimi giorni, magari il 14 dicembre in occasione della fiducia al Governo.

Quella di ieri è stata una lunga giornata di protesta tant’è che neppure il freddo pungente è riuscito a fermarla. Alle 10 gli studenti si sono ritrovati sotto la Loggia del Lionello per seguire da un maxi schermo i lavori dei parlamentari alla Camera. Qui i manifestanti hanno preso possesso dei monumenti dove hanno esposto striscioni che recitavano: “Atenei come Pompei”, “Senza ricerca non c’è futuro, senza università non c’è Friuli”.

Una cosa è certa: la Loggia del Lionello è diventata il luogo simbolo della protesta studentesca. Da piazza Libertà, infatti, gli studenti hanno fatto sentire le loro voci per dire «no» alla riforma Gelmini che oltre a penalizzare il diritto allo studio, prevede lo «sfruttamento» dei ricercatori, apre le porte degli atenei pubblici ai privati, ma soprattutto non garantisce un futuro ai giovani. Concetti, questi, sintetizzati in un’ironico spettacolo teatrale messo in scena per giustiziare l’università pubblica italiana.

Sul banco degli imputati la ricerca, il diritto allo studio, il futuro, il diritto al lavoro e la cultura accusati di «sprecare denaro per mantenere ruderi decadenti come Pompei ben sapendo che con la cultura non si mangia, di difendere il diritto al lavoro nonostante sia chiaro a tutti che i ricercatori devono essere sottopagati e sfruttati» oppure di determinare «un’eccessiva preoccupazione per il futuro quando tutti sanno che il futuro non esiste».

In men che non si dica gli imputati sono stati condannati e sottoposti al plotone di esecuzione obbligato a «caricare, puntare e sparare». Chiaro il messaggio: «La riforma Gelmini uccide l’u niversità pubblica». In serata, la scenetta è stata riproposta anche in stazione e in galleria Bardelli.

«Sono qui perché sono stufo delle prese in giro» ha affermato Lorenzo Passilongo, mentre Joshua Cesa, uno dei rappresentanti dell’� osservatorio indipendente “Osserva”, spiegava che le ricadute dei tagli all’università non pesano solo sugli studenti e sulle loro famiglie, bensì sull’intero territorio. Ecco perché il centro è stato tappezzato di manifesti con lo slogan «delitto allo studio».

Questo è successo in mattinata perché nel pomeriggio, mano a mano che i colleghi delle altre città italiane bloccavano treni e autostrade, la rabbia saliva anche tra gli studenti dell’ateneo friulano trasferiti nella sala convegni di palazzo Antonini. Non a caso, intorno alle 17, un gruppo si è diretto verso la stazione ferroviaria dove i convogli provenienti da Trieste accumulavano minuti di ritardo proprio a seguito delle proteste studentesche in corso nel capoluogo giuliano. Qualcuno ha temuto che anche i friulani potessero sedersi sui binari, ma invece ancora una volta tra gli universitari è prevalsa la prudenza. E così gli studenti si sono limitati a coinvolgere i viaggiatori nella fucilazione dell’u niversità pubblica italiana.

«Siamo stufi – hanno ripetuto i manifestati – delle promesse non mantenute, della mancanza di dialogo visto che nessuno ha pensato di confrontarsi con noi prima di scrivere la riforma». Tutto questo mentre un altro gruppo partecipava all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Accademia Nico Pepe. Altri, invece, invitati dagli studenti del liceo scientifico Copernico e artistico Sello hanno preso la parola nelle rispettive assemblee d’istituto.

Su quel dialogo mancato fanno leva gli studenti intenzionati a proseguire con la protesta, magari in occasione della fiducia al Governo in calendario per il 14 dicembre. Prima però una delegazione parteciperà al convegno “Il futuro dell’università. Coloreremo ancora la materia grigia?» organizzato dall’ateneo in sala Ajace. L’iniziativa si svolgerà domani, alle 17. Il confronto, insomma, proseguirà dentro e fuori le aule universitarie senza escludere nuovi blitz in centro.

(01 dicembre 2010)

UDINE/ Manifestazione Studentesca giovedì 16 dicembre

19 dicembre. Comunicato sull’esito del processo.
Il Movimento Studentesco di Udine a seguito dell’assoluzione decretata per i ragazzi denunciati durante l’ occupazione Marinelli ringrazia tutti coloro che hanno supportato questa causa negli ultimi 2 anni con parole, azioni o anche solamente con le idee. Siamo contenti che per una volta il sistema giudiziario abbia funzionato giungendo alla naturale conclusione di un processo ridicolo e puramente “politico” atto solamente a minare la protesta studentesca. Importante è stata l’ azione di tutti coloro si sono impegnati, hanno partecipato alle varie iniziative a sostegno dei ragazzi in questa lotta giuridica durata 2 anni. Questa è la dimostrazione che non sempre, come troppi e troppo spesso dicono, bisogna solamente subire le ingiustizie che la nostra società ci presenta ma che volendolo davvero possiamo avere le nostre vittorie.  Giustizia è fatta. Una vittoria è arrivata. Adesso bisogna andare avanti e cambiare davvero le cose!

16 dicembre. Report. Circa 200 studenti hanno partecipato alla manifestazione di oggi. Il presidio di Piazza Venerio si è protratto  oltre  la conclusione del processo che era in corso al Tribunale e che ha visto l’assoluzione di Ambra e Cabu. Molti interventi di studenti all’assemblea e poi freestyle con Tubet, Bepy e Shaban. Durante il corteo si è svolto un comizio davanti alla Prefettura.

MANIFESTAZIONE STUDENTESCA Giovedì 16 Dicembre Ore 8.00 Piazzale Cavedalis; ore 8.30 Piazza 1 Maggio … e a seguire Dj Tubet live in Piazza Venerio!!

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Repressione/ Assolti i due studenti del Marinellli

MV 17 dicembre 2010

A Udine assolti due studenti
per l’occupazione del liceo Marinelli

studenti, protesta, occupazione

di Guido Surza

Un applauso educato, ma fragoroso, è seguito alla lettura del dispositivo della sentenza che ha assolto ieri i due ex studenti del liceo scientifico Marinelli inquisiti per l’occupazione del 28 ottobre 2008. Assolti «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di interruzione di pubblico servizio, «perché il fatto non costituisce reato» dall’ipotesi di violenza privata.

UDINE/ Rassegna stampa manifestazione studenti

MV VENERDÌ, 17 DICEMBRE 2010 Pagina 1 – Udine

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Anche il Pm Danelon chiede l’assoluzione

Assolti per l’occupazione del liceo Marinelli

Fragoroso applauso degli studenti in tribunale per i due finiti sotto inchiesta

L’ACCUSA

LA SENTENZAx

La protesta del 28 ottobre 2008 culminò con l’intervento della polizia perché la porta principale era chiusa Il giudice Persico: per l’interruzione di pubblico servizio il fatto non sussiste, per la violenza privata non costituisce reato

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di GUIDO SURZA

Un applauso educato, ma fragoroso, è seguito alla lettura del dispositivo della sentenza che ha assolto ieri i due ex studenti del liceo scientifico Marinelli (oggi ventenni) inquisiti per l’occupazione del 28 ottobre 2008. Assolti «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di interruzione di pubblico servizio, «perché il fatto non costituisce reato» dall’ipotesi di violenza privata.
L’udinese Alberto Casonato e Ambra Demarchi (già residente a Venzone e oggi abitante in provincia di Belluno) non erano seduti al fianco del loro difensore, l’avvocato Andrea Sandra, al banco degli imputati. C’erano però i loro amici, che l’avvocato ha invitato a entrare nell’aula del tribunale in maniera ordinata, non soltanto per mostrare solidarietà. Dalle loro mani si è alzato l’applauso – caso più unico che raro in una udienza dibattimentale – quando il giudice monocratico Mariarosa Persico ha letto il dispositivo di assoluzione. Anche il pubblico ministero Claudia Danelon, dopo aver ascoltato le deposizioni dei sette testimoni, si è convinto che non si potesse configurare l’ipotesi dell’interruizone di pubblico servizio e che non potesse sussistere l’accusa di violenza privata.
Quattro studenti, due poliziotti della Digos e il dirigente del liceo, Tomaso Di Girolamo hanno deposto rispondendo alle domande. Ne è emerso un quadro probatorio incerto, anzi inesistente, da convincere il Pm Danelon che quella mattina non soltanto il personale della scuola (docente e amministrativo), ma anche gli stessi studenti, ebbero libero accesso attraverso altre porte dell’edificio, nonostante quelle principali su viale Leonardo da Vinci fossero chiuse con catena e lucchetti. Quanto alla sospensione delle lezioni, anche l’accusa si è convinta che la protesta era stata regolare, ma soprattutto concordata con lo stesso dirigente scolatico.
Dopo la requisitoria del pubblico ministero, l’avvocato Sandra aveva dunque una “autostrada” davanti per poter aggiungere soltanto alcuni concetti. Per esempio, che la chiusura portone fu soltanto un’azione dimostrativa; che questo gli risultava essere l’unico caso in Italia di studenti inquisiti. Secondo il difensore, le deposizioni testimoniali hanno dimostrato che i ragazzi erano liberi di entrare e uscire dalla scuola; lo stesso avvocato ha ricordato come in questi casi gli studenti “impegnati” restano a scuola in assemblea, mentre gli altri “occupano” i bar della città.
Alberto Casonato e Ambra Demarchi erano stati condannati con un decreto penale del Gip su richiesta della procura (15 giorni di reclusione convertiti in 570 euro di multa) e si erano opposti ritenendo che soltanto con le deposizioni al processo si sarebbero spiegati i fatti diversamente da come erano stati qualificati.
Ieri erano presenti in aula anche alcuni dirigenti della questura, che aveva identificato e segnalato alla procura di Trieste anche altri studenti minorenni, per i quali non era stata aperta un’inchiesta parallela di concorso nei reati.

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VENERDÌ, 17 DICEMBRE 2010

Pagina 1 – Udine

«Sollievo dopo 2 anni d’ansia»

Il racconto dei protagonisti

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«Questa esperienza mi ha cambiato la vita». Così si esprime Ambra nel commentare la sentenza di assoluzione arrivata ieri dopo la denuncia per l’occupazione del Marinelli che, dal 2008 a oggi, l’ha vista imputata in tribunale assieme a un ex compagno, Alberto. Nel 2008 il liceo di viale da Vinci, in un clima generale di rivolta contro la riforma Gelmini, era stato occupato da una ventina di persone, ma gli unici maggiorenni erano Alba e Alberto. I due, nonostante la lettera del preside Di Girolamo invitasse a non procedere, furono denunciati per interruzione di pubblico servizio. Appena diciottenni si ritrovarono catapultati in un tribunale. «La vicenda mi ha fatto passare la voglia di continuare gli studi – racconta Ambra – perché eravamo arrabbiati con il ministro Gelmini per le decisioni assunte nel decreto, e non solo non siamo stati ascoltati, ma addirittura denunciati. Ho perso la fiducia. Studiavo in un liceo, perciò avrei dovuto intraprendere anche la strada dell’università, ma dopo la denuncia ho deciso di ritirarmi da scuola e dare un taglio netto».
Oggi Ambra vive in Veneto perché – dice – «quando incontravo qualche compagno mi chiedeva a che punto fosse il processo e la situazione era diventata troppo pesante». Ieri finalmente la bella notizia, comunicatale dai genitori perché lei era al lavoro: «Sono stati due anni impegnativi, con parecchie occasioni di angoscia, ma sono felice che alla fine sia andato tutto bene». Comprensibile anche la soddisfazione di Alberto che ha atteso d’essere a casa per comunicare la bella notizia ai genitori: «Mentre leggevano la sentenza il cuore ha accelerato i battiti, ma sono soddisfatto anche perché è stato il pubblico ministero a chiedere l’assoluzione. Fortunatamente non ho avuto ripercussioni a scuola, ma sono stati due anni carichi d’ansia». Fra il pubblico, oltre a molti studenti (alcuni dei quali compagni nell’occupazione del 2008), c’era anche il preside Di Girolamo, felice dell’epilogo: «È stata la soluzione più giusta perché i ragazzi hanno sbagliato, ma avevano già subito la punizione in ambito scolastico. Nessuno si era fatto male e non c’era stato alcun danno». (m.z.)

 

 

VENERDÌ, 17 DICEMBRE 2010

Pagina 1 – Udine

«Noi lottiamo per i professori ma loro cosa fanno?»

Gli studenti in corteo: «No alla violenza confronto duro, ma senza degenerare»

L’APPELLO

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Gli studenti friulani condannano gli scontri avvenuti martedì a Roma dopo il voto che ha salvato il governo Berlusconi. «Il confronto – dicono – deve essere duro, ma non può degenerare in violenza». Rimane però l’amarezza per la completa incuranza da parte del governo verso le loro istanze, «rimaste inascoltate». Lo hanno ribadito i circa 150 studenti che hanno preso parte alla manifestazione pacifica che ha caratterizzato la gelida mattinata udinese di ieri. Ma, negli sguardi dei passanti, si poteva leggere anche diffidenza verso i giovani, probabilmente perché nella memoria di molti sono rimaste le immagini dei tafferugli visti in televisione.
La posizione di condanna contro la guerriglia verificatasi a Roma in concomitanza con il voto di fiducia al governo è emersa più volte durante il dibattito fra i ragazzi al termine del corteo udinese. In piazza Venerio sono state numerose le posizioni che si sono succedute, ma nessuno crede che gli studenti siano stati la miccia all’origine degli scontri. Piuttosto si è parlato di fantomatici gruppi di facinorosi e di Black block.
Il Movimento studentesco non ha espresso una posizione definita perché «non sono ancora pienamente chiari gli elementi per poter pronunciare un giudizio definitivo – ha commentato Giovanni Lupieri, esponente del Movimento -, ma dal mio punto di vista la manifestazione di Roma palesa un disagio presente non solo fra gli studenti ma nell’intera società contro la classe politica che non è più al servizio del cittadino».
E i ragazzi, ieri, sono andati a manifestare direttamente davanti agli uffici del rappresentante del governo in città. Il lungo serpentone, partito da piazza Primo maggio e sfilato nel centro storico, ha fatto tappa in via della Prefettura per gridare tutto il proprio sconforto. «Non possiamo più scendere in piazza solo per la scuola – hanno detto i  ragazzi dal microfono – perché tutto ci riguarda. È impensabile che un uomo come Silvio Berlusconi sia al governo. Vogliamo dire no al suo governo, no al ministro Gelmini e no ai processi contro la libertà d’espressione».
Arrivati in piazza Venerio, prima che una piccola delegazione di studenti entrasse in tribunale per seguire l’udienza dei due giovani imputati per l’occupazione del Marinelli del 2008 (terminata, come riferiamo in altro articolo, con una doppia assoluzione), i ragazzi hanno urlato a gran voce tutti i “no” contro i tagli al loro futuro: «No al taglio di 12 miliardi di euro alla scuola, no ai 150 mila posti in meno per gli insegnanti e ai 40 mila in meno per il personale assistente, tecnico e amministrativo. No alla riduzione dell’offerta formativa, alle ore da 60 minuti e al tetto di 30 alunni per classe».
I giovani però accusano la pesantezza e l’amarezza di rimanere inascoltati. E cercano strategie nuove per ottenere ciò che chiedono, ovvero «consentire la sopravvivenza della scuola pubblica». E così si propone un’alleanza strategica con i “prof”: «Noi lottiamo anche per loro – ha premesso un giovane -, ma loro non scendono mai in piazza al nostro fianco». E c’è chi pensa di alzare l’asticella dello scontro: «Blocchiamo le vie principali della città, sediamoci sui binari della stazione, almeno così non potranno più non ascoltarci».
Michela Zanutto

UDINE/ Manifestazione Universitari e Medi mercoledì 22

E’ l’ora dell’autogestione dell’informazione, della cultura e della scienza

Il ddl Gelmini è legge: adesso le università saranno zone rosse per il governo, noi non ci fermiamo riprendiamoci il futuro!

The best is yet to come! per un futuro oltre la crisi – Editoriale Uniriot

 

Report infoaction Udine 22 dicembre 2010

Probabilmente è la fine del movimento ed invece dovrebbe essere solo l’inizio. L’inizio dello sviluppo dei contenuti, ma si tratta di una strada in salita. Il Potere vuole distruggere la “scuola pubblica”? Allora sarebbe arrivato il momento di capire che tutto questo lascia un vuoto che può/deve essere colmato con l’autogestione della cultura. Una nuova cultura che superi la dicotomia umanistico/scientifico e che deve partire dal quella che è la realtà della crisi irreversibile del sistema di dominio che è appena iniziata. Una crisi economica e sociale che non farà che crescere nei prossimi anni quando cominceranno ad arrivare le conseguenze della crisi ecologica indotta dall’economia di rapina dei capitalismi, energivori e dissipativi. Vale a dire quando si incominceranno a quantificare realmente anche i costi economici e sociali dei mutamenti climatici e  del depauperamento dell’ecositema.  Occuparsi del futuro significa soprattutto occuparsi di questo problema che va messo al centro del dibattito politico e di eventuali programmi autogestiti di studio nelle scuole di ogni genere, per lo sviluppo di un’economia sostenibile e di una società libera, aperta, ecologica ed autogestita.

 

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REPRESSIONE/ I deliri fascisti di Gasparri: adesso è tutto più chiaro

19 dicembre

Repubblica

 

Gasparri: studenti,  arresti preventivi"    Saviano   (audio) : "E' follia autoritaria "

Gasparri: studenti, arresti preventivi”
Saviano (audio): “E’ follia autoritaria

Insorgono le opposizioni: annunci pericolosi

Dopo le richieste di Daspo (scheda audio) e di zone rosse più dure il capogruppo Pdl se la prende con “le sciocchezze” dell’Anm e invoca un “nuovo 7 aprile ’78”, (era il ’79). Il Pd: “Un irresponsabile che gioca col fuoco”. Vendola: “Verso il fascismo” (video). Gli studenti romani protestano
Nuove foto dell’aggressore di Cristiano / I video degli scontri

LE PROTESTE DEGLI STUDENTI

«Servono arresti preventivi»
E sulla piazza è lite tra i poli

Gasparri vuole gli arresti preventiviVendola: «Annuncio di fascismo»

22:23 POLITICA Gasparri fa scoppiare il caso: «Fermare i capi della sinistra collusi col terrorismo». Vendola: «Annuncio di fascismo». Pd: irresponsabile, soffia sul fuocoCommenta
Quel 7 aprile del 1979 citato da Gasparri e il teorema Calogero

UDINE: volantino della CUB scuola per lo sciopero generale

SCUOLA, UNIVERSITA’ E RICERCA HANNO GIA’ DETTO “NO” ALL’ISTRUZIONE AUTORITARIA, CLASSISTA E PRECARIA NATA DALLE “RIFORME” GELMINI. RIBADIAMO OGGI QUESTO “NO” AL FIANCO DEI LAVORATORI METALMECCANICI, CONTRO L’ACCORDO DI MIRAFIORI.

Scioperare il 28 gennaio a fianco dei lavoratori metalmeccanici non è solo solidarietà, oggi combattiamo tutti per una stessa causa: rifiutare una “modernizzazione” che è soltanto il ritorno ad un passato fatto di ignoranza e sfruttamento. Gelmini, Marchionne e i loro amici, hanno stretto una nefasta alleanza e si spalleggiano con l’obiettivo di ridurre alla precarietà vasti strati della popolazione, eroderne il reddito, asservirli negando loro diritti conquistati in decenni di lotte civili e sindacali. Per ottenere tali scopi si avvalgono della complicità di sindacati indegni di questo nome.

La scuola e l’Università hanno già subito danni gravissimi. Con la “riforma” Gelmini la sola scuola ha fin qui perso quasi 100.000 posti di lavoro, ha subito tagli per otto miliardi di euro e, col prossimo anno scolastico, perderà altri 40.000 posti di lavoro. Il contratto nazionale (i nostri stipendi) è bloccato per 3 anni e le condizioni di lavoro sono sempre più gravose e logoranti. Nel contempo Brunetta ha fatto passare l’idea che il dipendente pubblico sia un inutile fannullone, da controllare a vista, penalizzare quando si ammala, sanzionare se osa criticare l’Amministrazione e valutare in base ad un presunto “merito”: un mezzuccio, questo, per bloccare gli stipendi di tutti e garantire modesti aumenti a pochi. Eliminare completamente la rappresentanza sindacale dalla scuola resta uno degli obiettivi, per ora non realizzato, della proposta di legge Aprea.

Tutto questo non è così diverso da quanto Marchionne “propone” ai dipendenti FIAT: li mette sotto ricatto e pretende di “modernizzare” (vale a dire regredire ad una situazione di sfruttamento ottocentesco) l’impresa da lui guidata. L’azienda impone il proprio potere dispotico sulle vite dei lavoratori, sfrutta in modo intensivo la forza lavoro, considerata una merce da retribuire il meno possibile. Per giunta, a fronte della totale mancanza di un piano industriale serio, pretende la resa incondizionata dei lavoratori.

Gelmini, Marchionne e soci agiscono di concerto e, per contrastarli, dobbiamo imparare anche noi a “fare sistema”: a superare le divisioni tra lavoro pubblico e privato, tra lavoro manuale ed intellettuale; a praticare uniti una sola battaglia per la difesa del reddito, di beni comuni essenziali quali la sanità e la scuola, per l’affermazione dei diritti sindacali e di cittadinanza e soprattutto per combattere con determinazione ogni forma di precarietà.

Il 28 gennaio partecipiamo allo sciopero e al corteo (concentramento Udine p. P. Diacono h 10) per affermare la dignità del lavoro e combattere la demolizione del sistema di istruzione statale. Per dire chiaro che non vogliamo una società iniqua e diseguale, che abbiamo il diritto e il dovere di difendere la nostra vita, di aspirare al benessere individuale e collettivo e di rifiutare lo stato di precarietà imposto da una classe dominante che unisce in sé, pericolosamente, rapacità e miope mancanza di prospettive.

 

CUB SCUOLA UDINE

http://cubscuolaudine.wordpress.com/

cubscuolaudine@teletu.it

(prossima apertura di una sede a Udine)

STUDENTI UDINE/ Domani, mercoledì 17, corteo

Messaggero Veneto MARTEDÌ, 16 NOVEMBRE 2010 Pagina 4 – Udine

Gli udinesi esprimono solidarietà ai colleghi triestini che da giorni occupano gli istituti. Contestata la riforma delle superiori

Giornata della mobilitazione, corteo in città

Domani il movimento studentesco sfilerà da Giardin grande lungo le vie del centro

Il «no» alla riforma Gelmini arriva anche dal movimento studentesco che domani mattina, alle 8.30, sfilerà lungo le vie della città per denunciare le condizioni in cui si trova la scuola pubblica. «Il movimento studentesco – si legge in una nota – scende in piazza per manifestare i propri diritti e il dissenso verso questa politica». Il corteo partirà da piazza Primo maggio e percorrerà poi le vie del centro storico.
In questo modo gli studenti, aderenti al Movimento studentesco, esprimono anche la loro solidarietà ai giovani colleghi triestini che da giorni ormai occupano gli istituti. «Il movimento studentesco di Udine – si dice sempre nella nota – scende in piazza per manifestare e per appoggiare l’occupazione degli istituti triestini, la protesta contro la riforma Gelmini e la disastrosa edilizia scolastica della provincia di Trieste».
Questo perché «da anni – continuano i ragazzi – da anni assistiamo al progressivo degrado della scuola attraverso riforme senza alcuna logica didattica e con unica motivazione il taglio dei fondi, emanata da ministri sia di destra che di sinistra». E ancora: «La scuola pubblica non è una miniera da cui attingere fondi per far quadrare il bilancio statale» aggiungono gli studenti aderenti al Movimento nel reclamare «una seria riforma della nostra scuola discussa e condivisa anche da studenti, docenti e da tutto il personale scolastico». Domani, quindi, in occasione della Giornata internazionale della mobilitazione studentesca, andranno in scena diverse proteste. Tutte contestano la riforma Gelmini e la legge 133/2008 Tremonti, quella che ha tagliato i fondi alle università. Il timore degli studenti è che l’obiettivo del Governo sia quello di favorire le scuole e le università private. Al fianco degli studenti c’è anche il circolo provinciale di Sinistra Ecologia Libertà che, ieri pomeriggio, ha organizzato un volantinaggio nel polo scientifico dei Rizzi.

STUDENTI UDINE/ Sotto una pioggia battente … comunque 300 studenti …

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.. hanno manifestato per le vie del centro, davanti alla Prefettura e poi, soprattutto, hanno dato vita ad un’ assemblea molto vivace in Piazza Venerio. Si può dire che (per il momento) il movimento è calato di numero (soprattutto per il maltempo), ma cresciuto in qualità. L’assemblea è stata un buon momento di formazione politica; una indispensabile premessa, per futuri sviluppi, che non potranno mancare vista la crisi strutturale della scuola.

Rassegna Stampa

Il rap di DJ Tubet

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