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Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni Regionali
OCCUPY TRIESTE
Dal Piccolo del 25/11/11
INCONTRO PUBBLICO
Occupy Trieste domani a San Giacomo
Nuove iniziative di Occupy Trieste, il movimento giovanile la cui sede è ora in un locale di via del Sale. Domani alle 17 in campo San Giacomo si terrà un incontro pubblico «per riaffrontare diritto all’abitare, edilizia scolastica, crisi economica globale, moratoria Acegas e tutto ciò che ci “indigna” di questo Paese in cui viviamo e che vogliamo cambiare». Sarà anche l’occasione «per socializzare con vin brulè, torte a prezzi sociali e giochi per bambini». Nella giornata contro la violenza sulle donne, oggi alle 16 ritrovo in Cavana per un presidio «in riferimento alla nuova legge anti-aborto promossa dalla Regione: “L’unico contraccettivo è il lavoro precario”». Per sostenere l’acqua pubblica infine nuovi flashmob domani alle 16 a San Giacomo. Sull’occupazione dell’edificio di via del Sale intervengono tanto Fli quanto Un’Altra Trieste. Franco Bandelli e Alessia Rosolen definiscono «gravissimo che il vicesindaco Martini abbia pensato a una convenzione per sanare un abuso che viola la proprietà privata e lede i diritti della collettività». Da Fli invece un’interrogazione del consigliere circoscrizionale Ignazio Vania che chiede «cosa intende fare il sindaco per liberare il sito occupato dal movimento».
Dal Piccolo del 23/11/11
Non “sbirri” ma poliziotti al servizio del cittadino
In merito al susseguirsi delle manifestazioni da parte del Movimento Studentesco “Occupytrieste” che da settimane si mobilita per chiedere spazi sociali per tutti, come segretario provinciale del sindacato di Polizia Adp (Autonomi di Polizia) ho voluto toccare con mano ed essere presente di persona ad una riunione svoltasi in piazza Unità d’Italia a Trieste il 16 novembre. Vorrei precisare innanzi tutto che credo sia necessario essere vicini alla gente e tanto più alle giovani generazioni per capire, dialogare e comprendere il loro linguaggio. Detto ciò, ho dovuto mio malgrado constatare, ancora una volta, una netta divisione tra una parte della società civile e forze dell’ordine. Uno dei relatori durante il discorso, dopo aver tracciato per pochi minuti i motivi per i quali sono scesi in piazza, hanno iniziato ad attaccare con frasi irriverenti e offensive e senza alcun ritegno la figura del poliziotto fino ad arrivare dentro la divisa, colpendo dritto al cuore. Mi sono dovuto trattenere per ovvi motivi, conscio del fatto che un mio intervento avrebbe potuto scatenare reazioni strumentalizzabili. Consapevole di ciò mi sono quindi dovuto limitare ad ascoltare. Il giovane, forse dovuto all’enfasi del momento e dalla folla che lo stava applaudendo, tra le varie disquisizioni indicava “gli sbirri” come il reale problema della società e quindi la malattia da estirpare. «Lo sbirro non pensa con la propria testa – lo sbirro se gli viene dato un ordine picchia anche donne e i bambini e quando torna a casa è sereno perché non ha una coscienza». Il relatore poi ha rincarato la dose: «Quando hanno giurato gli sbirri erano consapevoli che sarebbero diventati, di fatto, servi dello Stato e quindi schiavi del padrone». E ancora: «Godono nel picchiare e non guardano in faccia nessuno e se vedono una persona a terra indifesa, la picchiano con ancora più gusto». Ma non è finita. Alla conclusione del discorso, dopo aver proiettato video con degli scontri dove non si vedeva assolutamente nulla di rilevante, un altro relatore ha preso in mano il microfono paragonandoci a squadristi fascisti. Ancora una volta se fosse necessario, ribadisco in qualità di rappresentante sindacale, ma anche da poliziotto e soprattutto da uomo, che noi siamo al servizio del cittadino e che se dobbiamo rispondere a qualcuno è solamente alla Costituzione e alle leggi. Non siamo servi di nessuno e quando andiamo a casa abbiamo come tutti una famiglia che ci aspetta. Quando guardiamo negli occhi i nostri figli, trasmettiamo loro tutto il nostro bene, consci del fatto che ogni santo giorno lottiamo in strada per il loro futuro. Vogliamo dare sicurezza e tranquillità a tutti senza distinzioni di religioni, sesso o colore; non abbiamo pregiudizi e vogliamo dialogare con la gente e forse è giunto il momento di dire basta con le strumentalizzazioni e basta con le ideologie errate. Voglio ricordare ai relatori che ci hanno “schernito” in piazza davanti a tanti giovani, che se oggi possono urlare per i propri diritti e possono schernirci ed insultarci liberamente è anche merito di chi ogni giorno dà loro la possibilità di riunirsi in totale sicurezza. Voglio far sapere a tutti che la maggior parte dei poliziotti che si infortuna durante gli scontri di piazza, il giorno dopo è ancora al proprio posto perché nonostante l’età media sia di 48 anni, nonostante le divise non adeguate e con mezzi a dir poco obsoleti, vogliono essere sempre presenti al servizio del cittadino, credendo nel proprio lavoro che non è, come detto da qualcuno, quello di picchiare la gente ma quello di assicurare lo svolgimento pacifico di ogni manifestazione. *Segretario provinciale Nuova Federazione Autonoma di Polizia
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni Regionali
Messaggero Veneto DOMENICA, 16 OTTOBRE 2011 Pagina 23 – Pordenone
Protesta degli indignati: sigillate tre sedi in città
Prese di mira ieri Prefettura, ex sede di Bankitalia in via Mazzini ed Equitalia Poco meno di un centinaio i partecipanti. Accuse a politici e mondo economico
di Enri Lisetto Prefettura, ex sede della Banca d’Italia ed Equitalia “chiuse” rispettivamente per «abuso di potere, default e usura». Sigillate dagli indignati pordenonesi, poco meno di un centinaio per quattro ore di sit in, ieri pomeriggio, in piazzetta Cavour con tre blitz, muniti di nastro bianco e rosso e cartelloni, negli «obiettivi» sotto accusa. Con una coda polemica: la “chiusura simbolica” della prefettura è durata meno di un minuto. Le forze dell’ordine, infatti, hanno rimosso cartelloni e nastri appena i manifestanti hanno girato i tacchi per tornare in centro. Iniziativa pacifica, solo un paio di studenti. Leonardo, 35enne maestro elementare: «Quando le cose vanno bene ci guadagnano in pochi; quando vanno male pagano sempre gli stessi». Svedese, da un decennio a Pordenone, l’impiegata Birgitta, 48 anni: «Le donne italiane vengono umiliate e accettano questo con assoluta rassegnazione». La politica italiana? «L’economia svedese va bene, la politica italiana è piuttosto strana. E spero che questa manifestazione non sia politicizzata». Christian è un disoccupato 35enne: «Ho lasciato pacchi di curriculum e nessuno mi guarda in faccia. Forse perché sono meridionale». Fabio Pascotto, di Pordenone, alza due cartelli: “Per azzerare il debito bisogna azzerare il deficit di legalità” e “Col spread no se mete su pignata”. E spiega il perché: «Ho un figlio di 26 anni, laureato con lavoro precario. Adesso vive da solo, grazie a mamma e papà: e questo è il mio debito nei confronti della società». Walter Cecco, di San Vito al Tagliamento: «Ogni Paese ha i politici che si merita: dopo i calciatori dovremo importare anche quelli». L’alternativa sta nel centro-sinistra? «La classe politica ormai viaggia con la badante. Il ricambio dev’essere generale. Purtroppo la gente è allevata a Grande Fratello e partite di calcio». In piazzetta Cavour anche il banchetto del Pd, il segretario cittadino Walter Manzon promuove la manifestazione nazionale del 5 novembre a Roma: «L’avevamo già programmato il banchetto, indipendentemente dagli indignati. Il “nuovo” va costruito, non da un giorno all’altro, la società esiste e non va azzerata. A questi, dopo la protesta mancano le proposte». Le quinte di piazza degli indignati: “E’ più criminale fondare una banka che rapinarla”, si legge. La gente si raduna, si sposta ordinatamente a ogni passaggio (frequente) di auto, tra le musiche che in sottofondo preludono a “Incontriamoci”. Dopo prefettura, banche ed Equitalia ce n’è anche per il presidente della Provincia Alessandro Ciriani («gli immigrati gli salvano il c…») e per Deborah Serracchiani: «Non è lei l’alternativa».
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni Regionali
Messaggero Veneto DOMENICA, 16 OTTOBRE 2011 Pagina 22 – Cronache
Indignati in piazza senza incidenti
Circa 400 persone hanno protestato contro le banche «No» anche alla Tav, al precariato e ai tagli all’istruzione
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di Giacomina Pellizzari Indignati anche a Udine. Si erano dati appuntamento in mille, ma ieri in piazza XX Settembre sono arrivati circa 400 giovani per urlare la loro rabbia contro le banche, i politici, il consumismo e gli sprechi. Studenti, insegnanti, precari, sindacalisti, si sono ritrovati con un unico obiettivo: «Indignamoci, impegnamoci, uniamoci». L’hanno fatto senza usare violenza. Tant’è che a differenza della guerriglia scoppiata a Roma, a Udine la manifestazione si è svolta pacificamente con un mezzo impegno a ritrovarsi nuovamente in piazza sabato prossimo. Stesso copione per il corteo studentesco che in mattinata ha attraversato le vie del centro. E così, dalle 15 alle 18, in piazza sono riecheggiati i «no» degli indignati giunti alla spicciolata con magliette colorate, cartelli che recitavano «gli esseri umani non si giocano in borsa» oppure «la vita è un dono non un debito». «No alle grandi opere» e quindi «No alla Tav» avevano scritto su un grande striscione steso sul plateatico appena restaurato, mentre un il Dj Tubet, una sorta di Giovanotti in versione friulana, snocciolava rime contro «Equitalia di un’Italia non equa». Tutto intorno i giovani gridavano «a casa, a casa, vergogna, vergogna». Chiaro il riferimento ai politici perché gli indignati non sono disposti ad abbracciare alcuna bandiera se non quella della libertà, della giustizia e della pace. «Le nostre vite – hanno aggiunto – non dovranno più essere nelle mani delle banche». Altrettanto duri i toni indirizzati al governatore Renzo Tondo e alla sua giunta candidati, a loro avviso, «Al premio Attila d’Europa» per le scelte ambientali. Tanti i gruppi presenti dai “No Tav” all’Unione sindacale italiana, dalle donne di “Se non ora quando” alla Rete universitaria nazionale, ai quali si sono affiancati altrettanti giovani stanchi di un sistema che, quando va bene, gli offre solo lavori saltuari. «Siamo qui per sentire se ci sono idee interessanti» hanno affermato Olga e Andrea prima di collocare al primo posto nella classifica dei «no» la precarietà seguita dalla stabilità politica e l’indecenza. «Siamo il Paese più ridicolizzato al mondo – hanno aggiunto – stiamo scadendo sempre più in basso». Dello stesso avviso Anny Betances, studentessa universitaria con la doppia nazionalità italiana e dominicana, secondo la quale «in questo momento i giovani non possono fare altro che indignarsi. L’università si sta svuotando di contenuti, qui non possiamo fare progetti». Tutto questo è stato tradotto in un cartello in marilenghe: Vergognaisi duc a cjase». E dal palco, altri indignati suggerivano: «Stasera quando andate a casa raccontate ai vostri amici quanto siete arrabbiati». A Udine come nel resto d’Italia l’obiettivo è promuovere la decrescita, uno stile di vita eco-sostenibile e il bilancio partecipativo. Gli indignati, infatti, non credono ai proclami sui tagli della politica: «Non li stanno facendo» ha affermato Aristide Menossi indossando la maschera del protagonista del film “V per vendetta”. Sul palco sono saliti pure l’avvocato Vito Claut per ricordare le sue battaglie contro le banche coinvolte nei vari scandali, l’economista Paolo Ermano e Gaddo De Anna, già componente del comitato per il bilancio partecipativo. In piazza c’erano anche i bambini intrattenuti dagli animatori con cartelli particolarmente significativi: «Sono troppo piccolo per avere debiti» oppure «Io sono qui per il mio futuro».
DOMENICA, 16 OTTOBRE 2011
Pagina 22 – Cronache
«Le bandire rosse non sono ammesse»
il battibecco con Rifondazione
Tra i tanti «no» degli indignati c’è anche quello ai simboli politici nelle loro manifestazioni. Ecco perché quando alcuni iscritti di Rifondazione comunista si sono presentati in piazza XX Settembre con le bandiere rosse sono stati richiamati. «Siamo qui come cittadini – ha affermato Giorgio Cella – invito ad abbassare le bandiere di Rifondazione comunista». Ma i militanti di Rc, Luciano Tedeschi e Giorgio Giaiotti, non l’hanno fatto: «Noi che abbiamo sempre lottato contro il capitalismo aderiamo a modo nostro – hanno spiegato – in fondo è una moda anche essere contro i partiti».
DOMENICA, 16 OTTOBRE 2011
Pagina 22 – Cronache
«Rifiutiamo le violenze di Roma»
I manifestanti friulani condannano gli scontri: vogliamo confrontarci con le idee
i portavoce del movimento «La guerriglia non ci appartiene, al massimo possiamo tollerare qualche azione simbolica come il lancio delle uova contro la banca
«Condanniamo, nella maniera più assoluta, le violenze di Roma. Noi vogliamo confrontarci con le idee, con la forza del proporre un’alternativa capace di mettere all’angolo l’attuale sistema. E’ più rivoluzionario che andare a spaccare vetrine». Gli indignati friulani prendono le distanze dalla guerriglia urbana scoppiata nella capitale durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. «Queste violenze non ci appartengono» insiste Gaddo De Anna (nella foto) dopo aver contattato i 5 indignati friulani che hanno preso parte alla manifestazione romana. La filosofia del movimento nato dal basso anche a Udine non è quello di «creare un’immagine vandalica, non intendiamo dare alcun appoggio ad azioni di questo genere. Basti pensare che proprio per evitare problemi abbiamo tenuto molto ad accordarci con i ragazzi del Centro sociale che seguivano in streaming la manifestazione romana nella tenda in piazza». Altrettanto deciso il «no» alla violenza di Giorgio Cella: «Proprio perché il nostro è un movimento di cittadini, creare danni è assurdo. Il reale cambiamento va fatto con la forza morale non fisica». Al massimo, aggiunge Cella, «possiamo tollerare qualche azione simbolica come il lancio delle uova contro le banche, ma non certo danneggiamenti. I metodi violenti denotano una mancanza di contenuti e di lungimiranza». In effetti, ieri, al discorso un po’ sopra le righe di Matteo Pizzolante dell’Unione sindacale italiana, che proponeva di occupare la piazza e di andare a bussare alle porte del governatore Renzo Tondo, dell’europarlamentare Debora Serracchiani, e di alcuni esponenti delle forze dell’ordine, gli indignati friulani non hanno risposto. (g.p.)
Il Gazzettino 16 ottobre 2011
INDIGNADOS |
Alcune centinaia di giovani portano la protesta in piazza |
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Domenica 16 Ottobre 2011, |
Alcune centinaia di giovani, ma non solo, si sono ritrovati ieri in piazza XX settembre per manifestare contro la crisi e le “centrali del potere”. La critica degli “indignados” udinesi, come quella delle altre manifestazioni in tutto il mondo, si è rivolta contro la classe politica anche regionale e quelle che sono state definite “le scelte sbagliate” dell’economia globale. I partecipanti si sono stretti per ore attorno ai diversi oratori che hanno illustrato le loro preoccupazioni per il lavoro e per l’ambiente, mentre sul selciato troneggiava un “tepee” indiano del centro sociale autogestito, per ricordare il recente sgombero dai locali di viale delle Ferriere.
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Cronaca ed analisi politica della giornata
In primo luogo va denunciato il fatto che il Messaggero Veneto di oggi domenica 16 ottobre appena menziona la manifestazione di ieri mattina degli studenti i quali dopo un bel corteo di circa 300 persone (vedi le nostre foto ed il servizio su free-fvg) hanno svolto una assemblea partecipata dove c’è stato spazio anche per un intervento No Tav (applauditissimo). E’ evidente che il Messaggero si è trovato a gestire la questione dell’arresto di uno spacciatore e del ferimento di un Carabiniere in pieno centro ad Udine, ma questo non giustifica la censura della manifestazione studentesca che quanto meno avrebbe dovuto trovare posto adeguato, anche per i contenuti, nella pagina dedicata alla manifestazione pomeridiana in Piazza XX Settembre.
Quindi arriviamo al pomeriggio quando si è svolta la manifestazione degli indignati in pantofole. Come prevedibile c’è stato un notevole afflusso di gente anche grazie al favore pubblicitario avuto dai media e dell’annuncio dato dell’iniziativa attraverso gli schermi scorrevoli del Comune, già alcuni giorni prima. Sull’andamento della manifestazione sono da osservare alcune cose:
1. La questione di Rifondazione Comunista. Già al mattino RC distribuiva un volantino per la manifestazione di Piazza XX settembre con tanto di simbolo del partito. Poi si sono presentati in Piazza con le bandiere. Due errori politici anche banali che dimostrano come i rifondaroli (peraltro di base e in fin dei conti dignitosi) siano privi di dirigenza politica reale, consapevole di come si muovono le cose. Cosicchè è stato gioco facile per gli organizzatori escluderli e rifarsi un pò di verginità “antipartitica”, solo che la cosa ha assunto un significato più grave che si è riversato sul “colore” delle bandiere (vedi MV), comportando un qualche rischio denigratorio e di deriva qualunquista. Per il resto, meno male per gli organizzatori che non si è presentato Honsell così hanno evitato l’imbarazzo di farlo parlare.
2. Constatiamo inoltre che il DJ Tubet sembra aver fatto la sua scelta di campo perché non ha risposto all’invito della mattina degli studenti, ma alla fine, dopo varie ti-tubet-anze ha aderito all’invito degli indignati in pantofole, dopo aver risolto i timori per il problema della SIAE.
3. Sia la manifestazione del mattino che quella del pomeriggio sono state utilizzate dal nuovo gruppo “Affinità libertarie” per il proprio lancio politico attraverso un volantinaggio.
4. Il CSA, come è noto, ha dovuto rinunciare a Piazza Matteotti e ripiegare su Piazza XX settembre con l’handicap di non poter fare praticamente nulla perché disturbavamo la manifestazione ufficiale (pur essendo posizionati nell’angolo opposto ci venivano a dire continuamente di abbassare il volume). Quando si è fatto buio e finalmente abbiamo iniziato le proiezioni, scegliendo la diretta sulla manifestazione romana con Radio Onda rossa e le foto sui siti giornalistici, giunti ad un buon stadio di aggregazione di persone (vedi le nostre foto) ecco il fattaccio: qualcuno ha premuto il pulsante di allarme nella colonnina in fondo alla Piazza, staccando quindi la corrente. Dopo circa mezzora siamo riusciti a ripristinare la situazione, ma oramai la piazza si era svuotata.
5. Il ruolo dell’USI scissionista. Erano presenti più o meno in una decina, con bandiere molto visibili con solo la scritta USI ed invece con volantini firmati USI-AIT. Quindi significa che continuano, sul piano politico, l’operazione mistificatoria oramai fallita sul piano sostanziale e sindacale. Infatti sono stati smentiti sia a livello ministeriale (già per lo sciopero del 15 aprile quando il Ministero ha riconosciuto la vera USI-AIT) e poi anche a livello locale, in una Cooperativa Sociale nella quale lavorano sia Matteo Pizzolante (Usi scissionista) che Luca Meneghesso (USI-AIT riconosciuta). A questo proposito va reso noto che nelle recentissime elezioni sindacali per eleggere i rappresentanti della sicurezza in quella Cooperativa, Luca Meneghesso, (appartenente all’ USI-AIT riconosciuta) è arrivato primo con 41 voti (battendo anche i candidati della CGIL) mentre Matteo Pizzolante è arrivato ultimo e non è neanche stato eletto.
Il ruolo dell’Usi scissionista sabato 15 ottobre in Piazza XX settembre è stato del tutto ambiguo. Infatti si è capito benissimo che non volevano rinunciare alla ottima occasione di visibilità ( che come sempre gli serve per legittimare la sigla) e quindi hanno fatto il giochinio di fare un intervento “duro” proponendo cose che gli indignati pantofolai non accetteranno mai per poi dire “e si hanno proprio avuto ragione su infoaction a scrivere tutti uniti, tutti insieme, ma scusa quello non è il padrone“. Sia chiaro che il nostro atteggiamento verso gli scissionisti non cambierà almeno fino a quando non abbandoneranno definitivamente l’utilizzo abusivo della sigla AIT; una sigla della quale non possono avvalersi. Tutte le organizzazioni sindacaliste libertarie ed anarcosindacaliste appartenenti effettivamente all’AIT hanne diffidato l’USI scissionista dal continuare ad abusare di questa sigla.
Report a cura di Paolo De Toni – Cespuglio 16 ottobre 2011
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni Regionali
Messaggero Veneto LUNEDÌ, 17 OTTOBRE 2011 Pagina 7 – Cronache
LA POLEMICA
Rc agli indignati: no ai partiti? In tutte le altre piazze ci sono
Indignati e divisi al loro interno. All’indomani della manifestazione di piazza, nel movimento friulano si delineano le prime diversità di vedute. A evidenziarle è il segretario regionale di Rifondazione comunista, Kristian Franzil, secondo il quale, sabato pomeriggio, gli organizzatori non avrebbero dovuto chiedere di ammainare le bandiere rosse. «Dispiace che Udine non segua l’impostazione di Roma e delle altre piazze europee dove il movimento è aperto a tutti» sostiene Franzil dopo aver sfilato, con altri 200 indignati friulani, lungo le vie della capitale. Da Udine, in effetti, sono partiti 4 pullman alla volta di Roma. «Non si capisce – continua il segretario regionale di Rc – perché uno sia legittimato ad andare in piazza con la maschera del protagonista del film “V per vendetta” e non con la bandiera di Rc». Chiaro il riferimento a uno degli organizzatori, Aristide Menossi, che, sabato pomeriggio, si è presentato in piazza proprio con la maschera simbolo del film “V per vendetta”. Detto questo però, lo stesso Franzil fa notare che a Roma, proprio per garantire la libertà di espressione a tutti, erano stati organizzati più palchi, mentre a Udine c’era un palco unico nonostante i giovani del centro sociale avessero organizzato un concerto al quale sono stati costretti a rinunciare per far spazio alla manifestazione. Allo stesso modo, Franzil condivide la condanna delle violenze, ma ci tiene a sottolineare che «a Roma i Black bloc erano un centinaio su 500 mila». A suo avviso, insomma, il movimento deve andare oltre. Da qui l’invito agli indignati friulani a «non fermarsi, a organizzare subito altri incontri aperti a tutti. Questo per evitare una chiusura dannosa al movimento». La frattura tra indignati e Rifondazione comunista era nell’aria già sabato pomeriggio quando alcuni organizzatori hanno criticato un volantino che Rc avrebbe preparato per promuovere l’evento con il simbolo del partito. Non a caso Giorgio Cella quando ha visto sventolare le bandiere rosse ha invitato ad abbassarle. «Siamo qui come cittadini – ha sottolineato Cella – i simboli politici non sono ammessi». L’invito però è stato respinto al mittente da Luciano Tedeschi e Giorgio Giaiotti: «Siamo qui perché anche loro hanno partecipato alle nostre riunioni, nessuno gli ha mai vietato di farlo». Secondo i militanti di Rifondazione comunista, infatti, gli indignati friulani anziché rifiutare le bandiere rosse avrebbero dovuto farsi raccontare da chi ha già lottato contro il capitalismo come avevano organizzato le battaglie del passato.
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Veloce commento in continuazione a quello fatto ieri
In realtà è vero il contrario di quanto dice Franzil, cioè gli indignados, nelle loro genesi spagnola sono nati proprio contro tutti i partiti e rivendicando una schietta e radicale metodologia autogestionaria. RC per legittimarsi ricorre ad una sua oramai inesistente natura anticapitalista in realtà poco presente anche nel passato del PCI. Il fatto è che gli organizzatori pur avendo una qualche legittimità attuale, in quanto effettivamente riescono a rappresentare il grado medio di percezione del problema, che in Friuli molto difficilmente può andare oltre la protesta espressa come opinione invece che come lotta, non ne hanno una storica, cioè più o meno il contrario della sinistra che però è oramai intrallazzata con il potere come si vede nel modo debole e contradditorio con cui sostiene la lotta alla TAV. Franzil, ( che peraltro è un Assessore – non eletto – del Comune di Udine) nella fattispecie, non è assolutamente adatto a difendere i “valori” della sinistra di cui i militanti di base possono essere in linea di principio ancora i portatori. Le inclusioni e le esclusioni non devono offendere i sentimenti politici di alcuno. Le bandiere in Piazza ci potevano anche stare, ma come ospiti e non come artefici politici e non andava distribuito il volantino che metteva il cappello all’iniziativa. Per quanto riguarda il CSA che pure ha una esplicita impostazione anarchica- libertaria, quando si impegna in prima persona nell’organizzazione per la lotta NO TAV non porta mai bandiere rossonere e/o nere con l’A cerchiata, ma solo le bandiere No Tav. Questo è il metodo. Invece RC porta le sue bandiere, se gli conviene e quando gli conviene, come davanti alla Prefettura dopo l’attacco alla Valsusa in una iniziativa dei comitati No Tav. Ritornando agli indignados, l’eventuale continuità da dare a questo movimento passa per altre discriminanti ed altre valutazioni sostanziali alle quali nessuno si può sottrarre né gli organizzatori di sabato, né la sinistra e neppure noi ovviamente (anche se le nostre posizioni sono abbastanza chiare, come espresso sopra). Possiamo aggiungere che noi avevamo partecipato ad alcune fasi della organizzazione per l’iniziativa di sabato 15 ottobre e ci siamo tolti, non per l’ingenuità degli organizzatori di aver chiesto il patrocinio del Comune, ma proprio per l’ambiguità dell’impostazione riguardante Honsell (che a quanto pare, per loro fortuna, era in India) che andava pregiudizialmente escluso. Il problema del metodo, più che nel partecipare con le proprie bandiere all’evento, è semmai quello di partecipare alla formazione dell’evento stesso e nel mantenere una coerenza stabile e continuativa in merito, qualora se ne sia condivisa l’impostazione.
Paolo De Toni – Cespuglio
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni Regionali
Messaggero Veneto MARTEDÌ, 18 OTTOBRE 2011 Pagina 15 – Cronache
LA MANIFESTAZIONE
Gli indignati si preparano ad allestire tende in piazza
Indignati di nuovo in piazza, ma questa volta in tenda. Potrebbe accadere sabato. Il condizionale è d’obbligo perché, come riferisce Aristide Menossi, mercoledì sera il movimento programmerà le prossime mosse. «Stiamo ragionando – continua Menossi – sull’organizzazione di un sit-in di due ore in piazza XX Settembre senza escludre l’accampamento». Dopo la manifestazione di sabato scorso, insomma, gli indignati non intendono abbassare la guardia. Nel frattempo, fanno sapere a Rifondazione comunista che anche nelle prossime manifestazioni le bandiere dei partiti politici non saranno ammesse. Poco importa se a Roma e in altre città europee sono entrate a far parte del corteo, a Udine le regole non sono le stesse. «Proprio perché il nostro è un movimento di cittadini, abbiamo deciso di evitare i simboli di partito» insiste Menossi nel far notare al segretario regionale di Rifondazione comunista, Kristian Franzil, secondo il quale se sono ammesse le maschere devono trovar spazio pure le bandiere rosse, che «la maschera di “V per vendetta” non è uguale a una bandiera. Un film che parla di modalità fantastiche non può essere paragonato a una bandiera con simboli storici».(g.p.)