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TRIESTE: accampati si spostano in piazza della Borsa

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Da Il Piccolo

GIOVEDÌ, 03 NOVEMBRE 2011 Pagina 23 – Cronaca Trieste

Studenti, traslocata la tendopoli La protesta in piazza della Borsa

Dopo il presidio sotto la Prefettura e l’ennesimo incontro con il sindaco, i manifestanti hanno sgomberato ottenendo un risultato : Acegas bloccherà fino a marzo i tagli per morosità

Cosolini: «Dai ragazzi è venuta una prova di grande responsabilità»

Col megafono in mano, in mezzo ai ragazzi, anche ieri. Roberto Cosolini si gode la nuova “fama” di negoziatore. «Questi studenti – dice il sindaco – meritano delle risposte, che, per quanto mi riguarda, cercherò di dare. Pure oggi (ieri, ndr) ho trovato un’assemblea seria, composta, matura, che ha dato segno di grande responsabilità con la sospensione della protesta in piazza Unità. Mi pare, però, che pure noi qualche risposta l’abbiamo resa, dando la nostra disponibilità a lavorare per il centro di aggregazione, e a farci interpreti delle urgenze dell’edilizia scolastica e delle bollette cui le famiglie in difficoltà non riescono a far fronte. Su spinta degli studenti, infatti, la prossima settimana sottoscriveremo un accordo con AcegasAps per la gestione concordata dei casi in questione, allo scopo proprio di evitare che luce e gas vengano staccati d’inverno». (pi.ra.)

di Giovanni Ortolani Quella di ieri è stata l’ultima giornata di Occupy Trieste in piazza Unità. Ma le tende non sono sparite: si sono solamente spostate in piazza della Borsa. E per i prossimi giorni sono in programma ancora assemblee e manifestazioni. Il movimento è nato dagli sgomberi delle scuole superiori di martedì scorso, ma nell’ultima settimana si è allargato abbracciando temi globali, come la crisi finanziaria, e ha raccolto l’adesione di studenti universitari e singoli cittadini. «Questa non è più la protesta degli studenti. È la protesta di tutti», sottolineano senza sosta i manifestanti. Ieri mattina solo un gruppo di dimostranti è rimasto in piazza, mentre gran parte degli studenti ha fatto ritorno a scuola. Nel pomeriggio, invece, più di 120 persone si sono riunite di fronte alla Prefettura per discutere sul prosieguo dell’agitazione. Un’assemblea gestita con una tecnica presa in prestito dagli indignados spagnoli, dove applausi e dissenso manifestati ad alta voce sono sostituiti dai gesti delle mani. Una riunione senza leader, dove chi vuole parlare deve mettersi in lista e aspettare pazientemente il suo turno. E che ha visto per la quinta volta la partecipazione del sindaco Cosolini, che ha ribadito le sue offerte ai dimostranti. «Sono tutte delle ottime proposte, un buon punto d’inizio – ha detto un ragazzo – anche se ovviamente non ci accontentiamo». «In ogni caso – ha aggiunto – spero siate tutti d’accordo sul fatto che oggi sgombereremo questa piazza», ha concluso fra gli applausi del pubblico. Quindi, mentre una delegazione dei manifestanti ha raggiunto il Consiglio comunale per un incontro con i capigruppo, il resto della tendopoli è rimasta in piazza a discutere ancora della manifestazione. Tutti concordi sul fatto che il tempo di Occupy Trieste in piazza Unità è finito: la piazza è destinata ad altri appuntamenti e il meteo diventerà presto un problema. Per non parlare della stanchezza che, dopo cinque notti passate negli igloo, incomincia a farsi sentire. Diverse, invece, le posizioni dei ragazzi sul futuro. «Io ancora una settimana di campeggio non riesco a farla», ha detto un giovane. «Venerdì dobbiamo ritornare a scuola», ha aggiunto un altro. «Però dobbiamo ricordarci che la piazza è la nostra forza, l’unico modo che abbiamo per comunicare con tutti», ha ricordato un’altra manifestante. Proprio questo, spiegano i dimostranti, è il loro punto d’orgoglio: il fatto di aver portato la politica in piazza, facendola diventare un luogo di scambio e dialogo civile. Buona parte della piazza era convinta della necessità di trovare un luogo chiuso dove continuare con il presidio. Già martedì c’era stato il tentativo di occupazione di un edificio di corso Italia che ospitava un istituto di credito. Ma, dopo un momento di indecisione, i dimostranti erano ritornati sui loro passi. Un’altra opzione era quella di spostare le tende in un’altra piazza, magari piazza della Borsa. Ed è stata questa, infine, la linea risultata vincente. Nel frattempo in serata è arrivata la notizia dell’accoglimento di una delle richieste di Occupy Trieste: il sindaco ha preso accordi con Acegas per il blocco, fino a marzo, dei tagli delle forniture di acqua e gas che l’azienda attua in caso di morosità

OCCUPYTRIESTE: rassegna stampa del 6 e 7 novembre

Dal Piccolo

07/11/11

Gli studenti nel mirino della Procura

 

Trieste. Aperto un fascicolo su mini-occupazioni e autogestioni. Il pm ha chiesto alla Digos i nomi dei ragazzi coinvolti

di Claudio Ernè

 

Oggi le scuole superiori cittadine riprendono la “normale” attività. Allo stesso tempo, su quanto è accaduto dentro e fuori le stesse aule negli ultimi dieci giorni, la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta per verificare se eventualmente gli studenti hanno compiuto reati nel corso delle “mini occupazioni” o di quelle che vengono chiamate “autogestioni”. Al momento non vi sono annotati nomi perché il fascicolo è rubricato come “atti relativi”. Nei prossimi giorni la situazione è però destinata a cambiare dal momento che il pm Federico Frezza ha chiesto alla Digos informazioni precise: istituto per istituto, giorno per giorno. Dovranno essere forniti alla magistratura a brevissima scadenza i nomi di coloro che all’inizio della protesta hanno passato in classe una intera nottata. Occupando l’istituto, seppure per un giorno solo come ad esempio è accaduto al Max Fabiani.

 

L’attenzione degli inquirenti è concentrata anche sulle riunioni-fiume che hanno bloccato l’attività didattica; al vaglio anche le cosiddette “lezioni autogestite” che potrebbero aver privato chi non ha ritenuto di aderire alla protesta del normale svolgimento dell’attività didattica.

 

Certo è che l’iniziativa della Procura appare il naturale completamento dell’attività “informativa” svolta per giorni e giorni dagli investigatori della Digos che hanno monitorato quanto accadeva dentro e fuori le aule, annotando e riferendo a livello gerarchico in altrettanti rapporti.

 

Questa attività era già stata pesantemente criticata e denunciata pubblicamente dagli studenti, riuniti sotto la sigla del “Coordinamenti unito scuole Trieste”. Un comunicato stampa aveva spiegato la nuova situazione, che a loro giudizio è andata al di là di quanto era accaduto negli ultimi anni in analoghe situazioni di protesta scolastica.

 

«Ci siamo trovati di fronte a una vera e propria repressione – si legge nel comunicato diffuso dal Coordinamento – scatenata usando strumentalmente come pretesto i fatti accaduti a Roma il 15 ottobre. Ronde di polizia fin dall’alba, zone adiacenti agli istituti scolastici quasi blindate, torce, volanti e divise: questo è lo scenario che ci siamo trovati di fronte. Un intervento repressivo voluto anche dai dirigenti scolastici che la settimana scorsa hanno chiamato gli agenti per controllare la situazione. Ma noi non ci fermeremo e continueremo la mobilitazione con più forza. Ci hanno buttato fuori dalle scuole, ora ci prendiamo tutta la città».

 

Gli agenti in borghese si erano attestati, secondo le informazioni fornite degli studenti, all’esterno del Da Vinci, dell’Oberdan, del Nautico, del Carli, del Petrarca, del Sandrinelli e del Galilei. I giovani che erano entrati a scuola e avevano preso possesso delle aule, delle palestre e dei laboratori, poche decine di minuti più tardi erano stati fatti allontanare dagli agenti della Digos.

 

L’intervento degli uomini della Digos non era stato sollecitato dai dirigenti scolastici: rientrava bensì in un provvedimento diramato da Roma e a cui i questori dovevano dare attuazione. A molti ragazzi già entrati nelle aule durante la notte per organizzare le assemblee, erano stati chiesti, annotati e poi restituiti i documenti. Al Petrarca i mancati “occupanti” dopo essere entrati nell’istituto seguendo il primo bidello, avevano chiuso il portone usando un lucchetto, poi rimosso dai vigili del fuoco. Al Galvani, in via Campanelle, il tentativo di occupazione era abortito: i giovani appena visti gli agenti, erano scappati dalle finestre. Il Comitato di autogestione poco dopo ha revocato l’agitazione.

 

Fuori dall’inchiesta le tende in piazza

 

 

L’inchiesta avviata dalla Procura sembra non coinvolgere i due accampamenti, realizzati in piazza dell’Unità, poi in quella della Borsa. La presenza dei giovani che hanno organizzato dibattiti e assemblee non ha bloccato nè attività pubbliche, nè private. Non è stato rallentato il traffico delle auto e dei furgoni, né tantomeno sono stati creati intralci alle normali corse dei bus del trasporto pubblico. Anche l’intervento della polizia in piazza dell’Unità, nel tentativo di sgomberare i ragazzi dalle loro tende, ha innescato solo resistenze passive. di Claudio Ernè Oggi le scuole superiori cittadine riprendono la “normale” attività. Allo stesso tempo, su quanto è accaduto dentro e fuori le stesse aule negli ultimi dieci giorni, la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta per verificare se eventualmente gli studenti hanno compiuto reati nel corso delle “mini occupazioni” o di quelle che vengono chiamate “autogestioni”. Al momento non vi sono annotati nomi perché il fascicolo è rubricato come “atti relativi”. Nei prossimi giorni la situazione è però destinata a cambiare dal momento che il pm Federico Frezza ha chiesto alla Digos informazioni precise: istituto per istituto, giorno per giorno. Dovranno essere forniti alla magistratura a brevissima scadenza i nomi di coloro che all’inizio della protesta hanno passato in classe una intera nottata. Occupando l’istituto, seppure per un giorno solo come ad esempio è accaduto al Max Fabiani. L’attenzione degli inquirenti è concentrata anche sulle riunioni-fiume che hanno bloccato l’attività didattica; al vaglio anche le cosiddette “lezioni autogestite” che potrebbero aver privato chi non ha ritenuto di aderire alla protesta del normale svolgimento dell’attività didattica. Certo è che l’iniziativa della Procura appare il naturale completamento dell’attività “informativa” svolta per giorni e giorni dagli investigatori della Digos che hanno monitorato quanto accadeva dentro e fuori le aule, annotando e riferendo a livello gerarchico in altrettanti rapporti. Questa attività era già stata pesantemente criticata e denunciata pubblicamente dagli studenti, riuniti sotto la sigla del “Coordinamenti unito scuole Trieste”. Un comunicato stampa aveva spiegato la nuova situazione, che a loro giudizio è andata al di là di quanto era accaduto negli ultimi anni in analoghe situazioni di protesta scolastica. «Ci siamo trovati di fronte a una vera e propria repressione – si legge nel comunicato diffuso dal Coordinamento – scatenata usando strumentalmente come pretesto i fatti accaduti a Roma il 15 ottobre. Ronde di polizia fin dall’alba, zone adiacenti agli istituti scolastici quasi blindate, torce, volanti e divise: questo è lo scenario che ci siamo trovati di fronte. Un intervento repressivo voluto anche dai dirigenti scolastici che la settimana scorsa hanno chiamato gli agenti per controllare la situazione. Ma noi non ci fermeremo e continueremo la mobilitazione con più forza. Ci hanno buttato fuori dalle scuole, ora ci prendiamo tutta la città». Gli agenti in borghese si erano attestati, secondo le informazioni fornite degli studenti, all’esterno del Da Vinci, dell’Oberdan, del Nautico, del Carli, del Petrarca, del Sandrinelli e del Galilei. I giovani che erano entrati a scuola e avevano preso possesso delle aule, delle palestre e dei laboratori, poche decine di minuti più tardi erano stati fatti allontanare dagli agenti della Digos. L’intervento degli uomini della Digos non era stato sollecitato dai dirigenti scolastici: rientrava bensì in un provvedimento diramato da Roma e a cui i questori dovevano dare attuazione. A molti ragazzi già entrati nelle aule durante la notte per organizzare le assemblee, erano stati chiesti, annotati e poi restituiti i documenti. Al Petrarca i mancati “occupanti” dopo essere entrati nell’istituto seguendo il primo bidello, avevano chiuso il portone usando un lucchetto, poi rimosso dai vigili del fuoco. Al Galvani, in via Campanelle, il tentativo di occupazione era abortito: i giovani appena visti gli agenti, erano scappati dalle finestre. Il Comitato di autogestione poco dopo ha revocato l’agitazione.

 

Bollette, 150 famiglie ringraziano i ragazzi

 

Ci sono almeno 150 famiglie, a Trieste, che stavolta devono rendere grazie, prima ancora che alle istituzioni, agli indignati più o meno giovani. Tanti, 150 per l’appunto, sono i nuclei – singoli e soprattutto plurimi – in conclamata difficoltà a pagare le bollette di luce, acqua e gas, sempre sul filo del distacco dei contatori, al punto che dei pagamenti, di norma, già si fanno carico i Servizi sociali del Comune. Per tutte queste famiglie, infatti, sta per scattare la moratoria invernale dei distacchi, che Roberto Cosolini ha appena negoziato con gli stessi ragazzi delle tende e che l’amministrazione cittadina formalizzerà a breve con la propria controllata, AcegasAps. Ma i beneficiari della moratoria saranno, molto probabilmente, più dei 150 già aiutati dai Servizi sociali, perché a loro si aggiungeranno altri insolventi causa crisi nei confronti di Acegas, non noti ancora al Municipio. La cifra di 150 è quella indicata, per intanto, dalla stessa amministrazione Cosolini, per voce dell’assessore al welfare, Laura Famulari. «Sono i nuclei – puntualizza – ai quali noi stiamo già pagando, nella maggior parte dei casi con la formula della delega, ovvero senza dare loro soldi in mano, una serie di bollette in stato di morosità. Per alcuni di questi, ci facciamo carico di un monte-fatture vicino ai mille euro all’anno». Il risultato è che i Servizi sociali stanno impiegando una posta annuale ad hoc di «circa 120mila euro». Quota che, ora, andrà nel circuito delle moratorie: si badi bene, sui distacchi e non sui pagamenti, che saranno invece rateizzati successivamente in base ai redditi, e che andranno ad accumularsi al contributo regionale, già vigente, di cento euro l’anno in favore di chi ha un reddito familiare inferiore ai 35mila euro l’anno. «Va riconosciuto – chiude l’assessore Famulari – che i ragazzi, con senso di responsabilità, si sono occupati di un problema generale, collettivo. La protesta ha dato un’accelerazione a un processo al quale i Servizi sociali, come detto, avevano in parte già dato corso». Igor Kocijancic, da consigliere regionale di Rifondazione comunista, rivela per intanto che proprio nell’ottica di una possibile moratoria degli stacchi «il nostro partito aveva promosso una raccolta di firme due anni fa e posto il problema all’attenzione del Consiglio comunale. Nonostante le risposte ricevute e gli impegni presi dalla giunta comunale precedente niente era stato fatto». Ma c’è di più: «Nel caso il Comune non fosse informato, l’AcegasAps sta attuando questa pratica odiosa ed iniqua», cioè i distacchi, «anche nei confronti di famiglie», tra quelle 150 di cui si è detto, «assistite dal Comune stesso. Si tratta proprio del classico esempio del cane che morde la mano del proprio padrone». «La questione non può considerarsi risolta con la semplice assunzione di un impegno generico in questa direzione: i contenuti dell’accordo andranno verificati, i cittadini informati nel merito e dovranno essere istituiti dei luoghi di monitoraggio, sportelli ed uffici, ai quali i cittadini possano segnalare stati di necessità o di aver subito degli stacchi nonostante l’accordo che si andrà a firmare», insiste sempre Kocijancic, che apre anche al problema del pagamento delle fatture sui consumi sulla schiena dei «piccoli esercenti e artigiani, segnalato da Paolo Rovis. Sottoscrivo la necessità di risolvere il problema anche per queste categorie che stanno subendo la crisi con difficoltà analoghe a quelle di molti altri cittadini precipitati improvvisamente nella categoria degli insolventi».(pi.ra.)

 

06/11/11

Studenti, levate le tende

di Giovanni Ortolani Ieri sera le tende hanno lasciato la piazza. Ma, assicurano i dimostranti, Occupy Trieste continuerà a far sentire la propria voce. «Come un fiume carsico la nostra rivoluzione continuerà a permeare il tessuto cittadino per riaffiorare quando meno ve lo aspettate, più forte e più determinata di prima». Per sette notti consecutive più di cento persone fra studenti delle superiori, universitari e cittadini qualunque, hanno vissuto e dormito in una tendopoli di circa 40 igloo. «La nostra più grande soddisfazione – raccontano i manifestanti – è stata aver riportato la politica in piazza». Ma anche la moratoria fino a marzo dei tagli delle forniture di luce e gas, che AcegasAps attua in caso di morosità, è sentita come una grande vittoria. «È di fatto una restituzione dei beni comuni contro l’interesse di una spa», ha dichiarato un dimostrante. Durante le numerose assemblee, i manifestanti hanno parlato di edilizia scolastica, trasporti, casa, diritto allo studio, ecologia, antifascismo e antimilitarismo. I ragazzi raccontano con gioia dell’aiuto e della solidarietà ricevuti da numerosi triestini. Raccontano di un commerciante che ha aperto il negozio chiuso per regalare alla tendopoli un adattatore per la bombola della cucina. Altri ricordano i vecchietti e i tassisti che hanno lasciato un contributo per la cassa comune. E c’è stato anche chi ha donato sacchetti pieni di caramelle per la gola, pastine e vettovaglie. Anche ieri circa 300 persone hanno partecipato all’assemblea pubblica. I dimostranti hanno criticato le accuse al movimento arrivate dal sindaco e da esponenti del centrodestra, critici nei confronti delle contro-parate antimilitariste organizzate dai manifestanti camuffati da clown. «Ci accusano di aver mancato di rispetto? In verità siamo noi quelli che hanno veramente rispetto per i morti, non chi manda i giovani a morire per i profitti delle banche. Chi dice che siamo un gruppo di studenti strumentalizzati da estremisti – continua la replica – ci accusa senza sapere di cosa sta parlando -. Occupy Trieste è nato come movimento studentesco, ma poi è maturato. Siamo qui per dire che le persone vengono prima del profitto». I dimostranti negano poi che nel gruppo ci siano infiltrati che hanno sviato le rivendicazioni degli studenti verso obiettivi politici. «Gli studenti rappresentano la maggioranza di quanti protestano, perché il cambiamento è sempre partito dai giovani – hanno ripetuto ieri al megafono i dimostranti -. Nei giorni, semplicemente, si sono uniti alle assemblee anche universitari, precari, pensionati. Le persone che sono scese in piazza con noi ci supportano perché credevano già nelle nostre istanze e sono ritornate in strada con rinnovata forza perché anche loro vogliono un cambiamento. Il centro sociale autogestito è solo un mezzo per portare avanti le nostre idee e parlare con la gente. Non è un fine». Ora si lavorerà sui prossimi appuntamenti: l’assemblea pubblica dell’8 novembre, cui sono stati invitati il sindaco e i rappresentanti di Provincia, Regione e AcegasAps, e la manifestazione dell’11 novembre, giornata di mobilitazione transnazionale lanciata dagli occupanti di Zuccotti Park, a Wall Street. Nel frattempo la componente universitaria di Occupy Trieste si è impegnata a portare i temi della protesta tra le aule dell’ateneo. E oggi gli universitari organizzeranno due dibattiti in piazza della Borsa: uno alle 10 su lavoro e precariato e uno alle 16 su Università e ricerca.

OCCUPYTRIESTE: aggiornamenti + assemblea in p.unità

Dopo aver tolto l’accampamento in p.della Borsa sabato sera il movimento di Occupytrieste continua la sua presenza in citta.

Domenica vi sono state sempre in p.della Borsa degli incontri e delle assemblee.

Ieri c’è stata nel piazzale dell’università centrale la prima assemblea di OccupyUnits che ha visto un centinaio di studenti universitari confrontarsi su vari temi e che è sfociata nell’occupazione della biblioteca generale in piano terra.

Per oggi è previsto un pranzo sociale (anche come forma di boicottaggio della mensa gestita dalla Sodexo, fornitrice dei pasti in vari CIE) e poi alle 15.30 ritrovo in università per scendere tutti assieme verso piazza unità dove alle 17.00 ci sarà l’annunciata assemblea pubblica di tutto il movimento di Occupytrieste su tutte le questioni portate avanti in queste giornate di accampamento in città.

 

INFO-ACTION REPORTER

Per tutti gli aggiornamenti:

http://www.facebook.com/occupytrieste

MARTEDI ORE 13:00 davanti alla mensa in centrale PRANZO POPOLARE: pasta e birra a 1 euro! NON DARE SOLDI ALLA SODEXO!

ORE 15:30 CONCENTRAMENTO IN PIAZZALE EUROPA (per l’università) per andare tutti insieme ALL’ASSEMBLEA CITTADINA IN PIAZZA UNITA’ delle 17:00.

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ORE 17:00 ASSEMBLEA CITTADINA IN PIAZZA UNITA’!!!!!!!!
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Sapete chi, non sapete dove, non sapete come, ma sapete quando: SEMPRE

OCCUPYTRIESTE: rassegna stampa del 9/11+prox iniziative

Dal Piccolo del 09/11/11

Occupy riparte: «Censire gli edifici sfitti»

 

Dopo un solo giorno di pausa i manifestanti di Occupy Trieste sono ritornati in piazza. Più di 400 persone hanno assistito ieri pomeriggio all’assemblea pubblica organizzata in piazza Unità per parlare delle proposte del movimento e discutere con le istituzioni. L’invito a scendere in piazza è stato accolto da cittadini di tutte le età, dal sindaco Cosolini, dalla presidente della Provincia Bassa Poropat e dal rettore Peroni. La direttrice scolastica regionale Beltrame, invece, ha mandato una sua rappresentante, la quale però si è limitata a un atto di presenza senza partecipare al contraddittorio. «Protestano per cose più grandi non solo di loro, ma di noi stessi», aveva dichiarato Beltrame commentando la protesta che ha portato gli studenti delle superiori a dormire per 7 notti insieme a universitari e cittadini qualsiasi all’interno delle tendopoli di piazza Unità e piazza della Borsa. «Quando un problema è più grande di noi cerchiamo di capirlo, non ignorarlo», ha ribattuto Erasmo Sossich, esponente del movimento, rivendicando il diritto degli studenti di occuparsi non solo di edilizia scolastica, ma anche di finanza e politica. Una posizione che trova d’accordo anche Bassa Poropat. «Questi confronti sono molto utili – ha detto la presidente della Provincia – e auspico che ci sia sempre maggiore partecipazione degli studenti alla cittadinanza attiva». E la voglia di dibattere in questi giorni sembra aver contagiato anche il mondo universitario. Nella giornata di lunedì scorso gli universitari hanno organizzato un’assemblea in piazzale Europa alla quale hanno partecipato circa 150 studenti e che si è prolungata fino alle 3 di mattina. Nella notte, inoltre, più di 30 studenti hanno dormito dentro la biblioteca generale, occupandola simbolicamente (cioè solo negli orari di chiusura) per rivendicare spazi e elaborare le loro proposte sull’Università. E anche per oggi, alle 20.30, è prevista un’altra assemblea all’interno dell’ateneo, alla quale seguirà una cena comune. Ieri in piazza Unità si è discusso di tutti i temi portati avanti da Occupy Trieste: moratoria dei tagli delle forniture di luce e gas operati da Acegas in caso di morosità, carta dei diritti del cittadino in formazione, legge regionale sul diritto allo studio, legge regionale sui giovani, centro sociale autogestito, perizia sull’edilizia scolastica, sportello del lavoro, legge sull’aborto, ambiente e Tav. Ma anche di diritto all’abitare, uno dei temi centrali del movimento. I dimostranti chiedono un censimento degli edifici sfitti presenti nella provincia, che comprenda una perizia sulla loro agibilità e che permetta di avere una fotografia reale della situazione. Un punto di partenza, dicono i dimostranti, per discutere della loro autoassegnazione. Giovanni Ortolani

 

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DOMANI SERA CENA SOCIALE 20:30 PIAZZALE EUROPA DI OCCUPY TRIESTE! A SEGUIRE ASSEMBLEA PUBBLICA! ——————————————————————————————-OCCUPY TRIESTE ARRIVA ALL’UNIVERSITA’! L’UNIVERSITA’ ARRIVA IN OCCUPY TRIESTE? ——————————————————————————————-SAPETE CHI, NON SAPETE DOVE, NON SAPETE COME, MA SAPETE QUANDO: SEMPRE!

OCCUPYTRIESTE: 11/11/11 corteo h.16+presidio davanti alla banca d’Italia

Dopo l’assemblea in p.Unità di martedì scorso e le iniziative di questi giorni all’università il movimento rilancia un nuovo appuntamento per domani, in occasione della mobilitazione internazionale lanciata dagli “indignados” di New York, Occupyeverything!

 

tutti gli aggiornamenti sempre qui:

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sempre domani dalle 15 alle 19 presidio dei sindacati di base triestini davanti alla banca d’Italia in Corso Cavour (sulle rive)

 

UDINE: Studenti + #OccupyUdine + Indignati + rassegna stampa

Come promesso continua l’assedio ad Honsell sugli spazi sociali autogestiti

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Rassegna stampa

SABATO, 12 NOVEMBRE 2011 Pagina 23 – Cronache

Spazi per i giovani. È la richiesta che gli “indignati” hanno avanzato in maniera pressante al sindaco Honsell ieri durante la manifestazione in piazza Libertà. «Fateci sistemare l’ex Macello, oppure concedete lo spazio del campeggio» hanno chiesto i ragazzi ricordando che lo stabile di via Scalo Nuovo in cui per qualche tempo era stato allestito il centro sociale «è tornato al degrado originario». «Sappiamo che la città ha bisogno di altri spazi di aggregazione – ha risposto Honsell –. Per il momento sono disponibili aree in via Di Giusto e al cosiddetto parco di cemento dei Rizzi. L’obiettivo dell’amministrazione è trasformare l’ex Macello in un punto focale per l’intera città. Il progetto è pronto, ma la Regione si è messa di traverso bloccando un finanziamento già stanziato e adesso dobbiamo rinegoziare. Abbiamo anche promosso un bando per la manifestazione di interesse sul campeggio, ma sono arrivate solo due richieste. A breve proporremo un documento simile anche per una porzione dell’ex caserma Piave e contiamo su una partecipazione maggiore». (m.z.)

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SABATO, 12 NOVEMBRE 2011 Pagina 23 – Cronache

“Indignati” in piazza ma per adesso protesta senza tende

Rinviata l’idea di “occupare” simbolicamente il centro «Il sistema fa acqua da tutte le parti, anche in Friuli»

«Dall’emergenza economica potrà nascere un mondo più giusto». Questo l’auspicio rimbalzato ieri dalle voci degli “indignati” udinesi riuniti in piazza Libertà per la prima riunione nel cuore della città. Circa un centinaio le persone ha partecipato alla manifestazione corredata da un’ampia cintura delle forze dell’ordine: studenti, lavoratori, precari e disoccupati sono scesi in piazza per sperimentare le forme della democrazia diretta. E per la prima volta sono arrivati anche tende e sacchi a pelo, ma sono rimasti piegati negli zaini in attesa di una partecipazione più estesa. Il sindaco Honsell si è fermato per qualche minuto a parlare con i contestatori e pure lui ha espresso indignazione  «contro le scelte degli ultimi anni del governo, prima fra tutte i tagli alla scuola pubblica». L’ipotesi circolata in serata includeva l’allestimento simbolico di alcune tende sul terrapieno, davanti al loggiato di San Giovanni. La decisione definitiva sarebbe arrivata solo a tarda ora. «Con questa manifestazione abbiamo voluto portare in città la protesta globale – ha spiegato Ilaria De Marchi, 34enne precaria, fra gli organizzatori dell’evento –. Anche in Friuli le emergenze sono molte, a cominciare dal lavoro seguito a ruota dalle problematiche ambientali. Il sistema fa acqua e si muove in un contesto in cui è il medesimo sistema a essere la causa dei fenomeni attuali». Negli zaini i manifestanti, oltre alle tende, avevano portato alcuni generi di prima necessità, a testimonianza della volontà di accamparsi. «Sono un po’ rammaricata – ha aggiunto De Marchi – perché c’è poca gente». Accanto a lei Paolo Ermano, uno dei rari esempi di “cervello” rimasto in Patria. «Ho un contratto annuale come docente universitario – ha spiegato il 32enne –. Ci troviamo in un momento di piena emergenza: se non cambiamo le cose saranno le persone a perdere valore». Il popolo degli “indignati” udinese vive le concitate vicissitudini economiche e politiche «con aspettative – come ha detto Andrea Sandra, co-ideatore dell’evento –, ma non possiamo uscire dalla crisi con i mezzi che hanno contribuito a crearla». Michela Zanutto

 

Volantino degli studenti

 

Studenti Indignati in Piazza!

La crisi economica sta distruggendo le persone sbagliate: il 99% della popolazione deve pagare di tasca propria per gli ERRORI ed i LOSCHI INTRIGHI dellì1% che detiene il potere economico.

SIAMO NOI QUEL  99% !!!Siamo noi i disoccupati, i precari, le famiglie in crisi, gli studenti senza futuro!

Non abbiamo intenzione di pagare questa crisi !!

Perciò, se come noi, siete alla ricerca di un’alternativa, se avete idee da proporre se sentite che il cambiamento è oramai necessario:

 

ASSEMBLEA PUBBLICA CITTADINA

IN PIAZZA LIBERTA’

VENERDI’ 11/11/11 – ORE 18:00

 

Discutiamone assieme agli indignati si Udine! Portate una sedia per stare comodi, una scopa per spazzare via questo vecchio sistema corrotto, e dato che avremo molte cose da dirci non lasciate a casa le tende!!

 

tenda

 

#OccupyUdine

 

 

 

Volantino degli indignati

 

udine-111111

 

 

OCCUPYTRIESTE/ Rassegna stampa. Balle e repressione

Il Piccolo13 novembre

La polizia accusa gli indignati: «Lattine contro di noi»

di Corrado Barbacini

Dopo gli scontri di venerdì a Trieste fra polizia e dimostranti (due i giovani feriti) davanti all’ex Banco di Napoli, le forze dell’ordine lanciano la denuncia. Quattro agenti contusi

l giorno dopo l’assalto al palazzo dell’ex Banco di Napoli in corso Italia, si scatena la polemica non solo sui feriti (anche quattro agenti oltre ai due manifestanti) ma soprattutto sulle versioni dei fatti. Veleni da una parte, veleni dall’altra.

Quelli di “Occupy” parlano di assalti violenti da parte delle forze dell’ordine per «impedire al corteo di entrare in un palazzo utile a nessun altro, assediando i venti ragazzi che erano già entrati». Replicano dalla Questura sostenendo che «bisognava impedirlo, perché l’occupazione di una proprietà altrui è un reato».

La ricostruzione della manifestazione coincide fino a quando, seguendo un percorso non previsto e non comunicato alla Digos, un gruppetto di una ventina di persone è andato a prendere possesso dei locali abbandonati dell’ex Banco di Napoli di corso Italia. Lo conferma Luca Tornatore, uno dei leader del movimento: «Non è che andiamo a dire alla polizia che occupiamo un posto. Ognuno fa il suo mestiere. L’itinerario del corteo è stato cambiato rispetto a quello comunicato. Ma il nostro piano era quello di entrare nella banca. Il dialogo è impossibile. Sono volate due lattine vuote e gli agenti sono partiti con i manganelli…».

Il questore Giuseppe Padulano preferisce inviare una nota: «Nel momento in cui la pressione dei 200 manifestanti si è fatta eccessiva e preceduta da un fitto lancio di barattoli di birra, è partita solo un’azione di alleggerimento volta esclusivamente a proteggere gli agenti sul posto che altrimenti sarebbero stati schiacciati contro il muro della banca». Ma a microfoni spenti Padulano parla di «equilibrio e senso di responsabilità» e ripete: «Nessun intervento sproporzionato». Ma gli Indignati non ci stanno: «La risposta è stata un muro di manganelli, caschi e scudi che non hanno esitato ad aggredire ragazzi a mani alzate».

La ricostruzione è ufficialmente in mano agli investigatori della Digos che stanno esaminando le immagini dei filmati e delle fotografie. Si parla di una ventina di denunciati per i reati di occupazione, manifestazione non autorizzata e interruzione di pubblico servizio. Il riferimento è agli autobus e ai taxi che sono rimasti bloccati nel tratto di corso Italia e poi progressivamente in tutta la città. Il corteo era partito regolarmente da piazza Oberdan attorno alle 16.30. Tutto previsto, sia annunciato sui social network che comunicato in Questura. Gli Occupy hanno seguito via Ghega e via Roma fino a corso Italia. E lì c’è stato il cambio di percorso. Apparentemente un fuori programma, in realtà era tutto previsto. Perché già ben prima delle 16.30 un gruppo di una ventina di ragazzi aveva preso possesso dei locali dell’ex Banco di Napoli. Erano entrati dopo aver segato catene, rotto lucchetti e staccato pannelli metallici che chiudevano le porte. Attorno all’edificio erano schierati una trentina di agenti in assetto antisommossa.

Il primo scontro è avvenuto proprio in quel momento e cioè quando il corteo è arrivato davanti alla banca. È volata qualche lattina. E questo mentre poliziotti, carabinieri e finanzieri cercavano di liberarsi dalla morsa.

Alle 18 il corteo ha puntato verso piazza Goldoni, ma dopo circa un’ora i manifestanti sono ritornati indietro. Gli agenti hanno alzato gli scudi e sono avanzati. Ed è stato a a questo punto che un manifestante è stato ferito alla testa. «Lo hanno colpito alle spalle», diranno poi gli organizzatori. Il giovane è stato trasportato da un’ambulanza del 118 a Cattinara. Lì una pattuglia dei carabinieri lo ha raggiunto e identificato sottoponendolo (inspiegabilmente) all’etilometro. Intanto in corso Italia si è avviata una trattativa per fare uscire gli occupanti dalla ex banca. Ma quando si è aperta la porta di servizio dell’edificio, altri manifestanti hanno tentato di entrare. Si è creato un parapiglia dove negli scontri sono rimasti feriti quattro poliziotti (calci e spintoni) mentre due funzionari della Questura sono stati colpiti da lattine, sebbene senza gravi conseguenze. Gli agenti hanno riportato lesioni guaribili in pochi giorni. La situazione si è stabilizzata solo attorno alle 20, quando chi era in banca è uscito. Tutti sono andati a occupare l’ex ufficio immigrati del Comune in via del Sale, in Cavana. Ora restano le polemiche.

OCCUPYTRIESTE/ La replica alle balle dei giornali e del questore

Rispetto alla manifestazione di venerdì scorso a Trieste riportiamo di seguito l’articolo che uscirà su Umanità Nova di questa settimana, il comunicato di Occupytrieste e l’articolo del piccolo di oggi (lunedì 14).
Trieste: occupazione e cariche

L’11 novembre anche a Trieste è stato raccolto l’appello di OccupyWallStreet “occupa tutto!”. In trecento, per la maggior parte studenti delle scuole superiori cittadine, si sono ritrovati nella centrale piazza Oberdan e sono partiti in corteo in direzione di un’ex banca, abbandonata da tempo, con l’intenzione di restituirla alla città come spazio collettivo e autogestito. Contemporaneamente, di fronte alla Banca d’Italia, situata in un’altra zona della città, alcuni sindacati di base e il coordinamento “No Debito” di Trieste hanno organizzato e svolto un presidio contro i provvedimenti del governo italiano e dell’Unione Europea. Quando il corteo degli studenti è arrivato di fronte alla banca vuota, la presenza di poliziotti, carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa era notevole, così come quella delle guardie in borghese. L’ingresso principale della banca era presidiato, anche se una decina di indignati erano riusciti a penetrare all’interno della banca da una porta laterale. La situazione cominciava a diventare tesa, fra le provocazioni della polizia e l’incertezza sul da farsi. Infatti è stato subito chiaro che sarebbe stato impossibile entrare in massa nell’edificio, visto il numero di forze del disordine presenti. Il presidio di fronte al palazzo si andava leggermente ingrossando, mentre dalle finestre della banca, da coloro che si erano chiusi dentro, venivano esposti diversi cartelli contro il debito e per reclamare spazi di libertà. Dopo più di un’ora di attesa, i manifestanti all’esterno si sono mossi in corteo, verso la centralissima piazza Goldoni, tornando poi repentinamente indietro per aggirare il blocco poliziesco. La manovra però non è riuscita e da parte di alcuni poliziotti sono iniziati a volare i manganelli. Uno studente è stato ferito in modo serio e ha dovuto essere ricoverato (gli verranno messi alcuni punti di sutura alla testa ed il collare), altri hanno subito colpi e contusioni alla testa e alle braccia. Quando ormai sembrava chiaro che l’unica soluzione possibile era quella di uscire tutti dal palazzo, in altri quaranta si sono infilati  nella porta laterale, mentre fuori la polizia continuava a provocare e spintonare. Nemmeno questo ultimo tentativo è però andato a buon fine e coloro che erano all’interno sono dovuti uscire, senza venire identificati ma sotto l’obiettivo si alcune telecamere in mano agli genti della digos. Tutti i presenti sono poi ripartiti in corteo verso un’altra zona della città, dove era stato aperto un ufficio della Provincia in disuso e dove si è svolta un’assemblea. Il nuovo posto, situato nella cosiddetta “cittavecchia”, è stato pulito e adibito a sportello anticrisi e punto di riferimento per le prossime mobilitazioni, a partire dal 17 novembre, giornata internazionale degli studenti e per il diritto allo studio. Numerosi i compagni anarchici e libertari presenti alla manifestazione di venerdì e buona la distribuzione di Umanità Nova.

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#Occupytrieste intende rispondere non solo all’articolo pubblicato sul Il Piccolo in data 13 novembre 2011 e firmato da Corrado Barbacini, ma anche al comunicato del Questore Padulano pubblicato nello stesso numero del quotidiano.
È compito di tutti, dei giornalisti, delle istituzioni e anche nostro di manifestanti ricercare la verità e renderla fedelmente agli occhi dell’opinione pubblica.
Noi crediamo che né l’articolo di cronaca né la lettera del sig. Questore la rispecchi. Crediamo anzi che la distorgano completamente, che diano un’immagine falsa dei fatti. Ribadiamo che non c’è stato nessun fitto lancio di lattine. Due o tre lattine sono state lanciate contro la polizia dopo che la cosiddetta “carica di alleggerimento” ha ferito il ragazzo. Sfidiamo la Questura ad esibire i video di questo “fitto lancio”. Inoltre facciamo notare che poche lattine, vuote o piene che siano, contro poliziotti in antisommossa non ci sembra un motivo valido per attaccare in maniera così violenta ragazzi, molti di loro minorenni, con le mani alzate e nude.
Inoltre sul quotidiano è stata ribadita la presenza di leaders all’interno del movimento che avrebbero guidato il tanto millantato “assalto” alla ex sede del Banco di Napoli. Non capiamo veramente cosa ci sia di difficile da comprendere nell’espressione, da noi ribadita più e più volte, “comunità e condivisione di intenti”. Lo ripetiamo ancora, a scanso di ulteriori fraintendimenti: nel nostro movimento non ci sono leader, le decisioni e le pratiche sono condivise da tutti.
Per quanto riguarda il percorso del corteo, questo è stato cambiato durante il suo svolgimento in accordo con i vigili urbani e solo dopo che ci era arrivata la comunicazione dell’occupazione della banca già in atto e che le persone all’interno erano assediate dalla polizia. Il fatto di non non aver annunciato che saremmo entrati in quella banca abbandonata ci pare del tutto ovvio.
Per quanto riguarda il ferimento di agenti di polizia, ci sembra difficile credere che agenti addestrati, corazzati con divise antisommossa dotate di caschi, scudi e protezioni varie siano stati feriti o anche solo contusi da ragazzi disarmati, a mani alzate o da lattine semivuote. In caso questo fosse vero, la differenza tra le prognosi di questi agenti – alcuni giorni – e quella del nostro compagno ferito – 15 giorni – è di per sé sufficiente a far comprendere la sproporzione nella “violenza” messa in campo dalle due parti. Se veramente agenti sono stati feriti, riteniamo che sia più probabile si siano fatti male fra di loro nella foga che hanno impiegato per tentare di respingerci. Foga testimoniata anche dal fatto che gli stessi dirigenti della Digos presenti in piazza hanno cercato di frapporsi fra noi e gli agenti nel tentativo di bloccare la carica, che quindi è stata scatenata da un’iniziativa personale di alcuni agenti.
Tentativi di dialogo sono stati fatti eccome, siamo arrivati a trattare addirittura una nostra occupazione del luogo solo temporanea per fare un’assemblea. La risposta che ci è arrivata è sempre stata un categorico “no”. Alla luce di ciò possiamo dire che il dialogo è stato impossibile, e non a priori.
In conclusione denunciamo l’eccessiva violenza nella risposta delle forze dell’ordine nei confronti di un’approccio da parte nostra come sempre non violento. Ribadiamo la legittimità dei nostri intenti, siamo costernati e arrabbiati nel vedere quanta foga, violenza, intransigenza e ottusità si sia utilizzata per difendere uno spazio vuoto e abbandonato, inutile per la città e privo di senso. Noi l’avremmo reso più bello, più colmo di significato, più utile per la costruzione di una città più degna, aperto a questa città, al dialogo, al confronto e alla partecipazione collettiva nella costruzione di un’uscita tutti insieme dalla crisi. Questo non è stato reso possibile, ce lo avete impedito. Sappiate che ormai è difficile se non impossibile fermarci. Abbiamo dalla nostra una forza di gran lunga superiore ai manganelli: abbiamo ragione.
Sapete chi, non sapete dove, non sapete come. Ma sapete quando: sempre.

#occupytrieste

http://www.facebook.com/occupytrieste

 

Dal Piccolo LUNEDÌ, 14 NOVEMBRE 2011

«Forse gli agenti si sono feriti da soli…»

Ancora polemiche sugli scontri: Occupy contesta la ricostruzione della polizia

Non si placano le polemiche sugli scontri di venerdì tra forze dell’ordine e dimostranti davanti all’ex Banco di Napoli in corso Italia. A replicare ai poliziotti e contestare la ricostruzione ufficiale sono gli stessi manifestanti che in una nota sfidano «la questura a esibire i video» perché «non c’è stato nessun fitto lancio di lattine». E poi ancora: «Il percorso del corteo, è stato cambiato alla partenza in accordo con i vigili urbani, quando è arrivata la comunicazione dell’occupazione già in atto e dell’assedio della polizia agli occupanti. Il fatto di non aver annunciato che saremmo entrati in quell’edificio ci pare del tutto ovvio. Inoltre, ci sembra difficile che agenti con caschi, scudi e protezioni siano stati feriti o contusi da ragazzi disarmati, a mani alzate o da lattine semivuote. La differenza tra le prognosi di questi agenti – alcuni giorni – e quella del nostro compagno ferito – 15 giorni – è sufficiente a comprendere la sproporzione nella “violenza” esercitata delle due parti. Forse gli agenti si sono feriti vicendevolmente nella foga che per respingerci. Infine, tentativi di dialogo ci sono stati: abbiamo trattato un’occupazione solo temporanea a scopo assemblea. L’unica risposta è sempre stata un categorico “no”. A posteriori, quindi, e non a priori diciamo che il dialogo è stato impossibile». E intanto Alberto Polacco, capogruppo del Pdl della quarta circoscrizione annuncia di aver presentato un’interrogazione urgente su quanto verificato in corso Italia e in via del Sale. Scrive Polacco: «Ho richiesto di avere delucidazione circa il genere di provvedimenti l’amministrazione comunale intenda prendere riguardo l’immobile occupato in via del Sale. Infatti si sono verificate urla e schiamazzi per tutto il corso della serata con disturbo della quiete pubblica in un’area in cui la presenza di suonatori ambulanti per tutto il corso della giornata già mette a dura prova la vita di residenti e commercianti». Il segretario provinciale del Sap Lorenzo Tamaro sottolinea di «non aver mosso alcuna critica al sindaco Cosolini» e rileva che «il sindaco non è e non deve essere la figura preposta alla gestione dell’ordine pubblico». Chi invece se la prende col sindaco è il segretario provinciale della Destra Felice Sorrentino e parla di una «caduta di stile del primo cittadino». Dal fronte Lega Nord Perpaolo Roberti del consiglio direttivo rincara la dose. «Quello che è successo nelle vie del centro è inaccettabile: non si può prendere a pretesto una crisi di sistema per dare vita a comportamenti violenti o comunque aldilà di ogni limite di legalità».(c.b.)

OCCUPYTRIESTE: assemblea pubblica in p.unità e corteo-rassegna stampa

 

Dal Piccolo del 18/11/11

NELLA GIORNATA DELLO STUDENTE

Occupy Trieste in corteo a difesa dell’istruzione

Un altro corteo organizzato da Occupy Trieste ha attraversato ieri il centro. La manifestazione è stata indetta in occasione della Giornata internazionale dello studente, un’occasione scelta dai dimostranti per ribadire le loro posizioni in tema di istruzione. Ma anche per protestare contro l’attuale sistema finanziario, le cui logiche, secondo i dimostranti, minano alla base la possibilità di avere una scuola pubblica dignitosa. Il corteo è partito poco prima delle 17 da Cavana. Circa 250 persone hanno sfilato per le vie del centro dietro uno striscione con scritto “No violenza, sì conoscenza”. I dimostranti avevano disegnato sul viso il simbolo della pace e per tutto il corteo in molti hanno fatto bolle di sapone. Il corteo è stato controllato da numerosi agenti, ma non si sono registrati momenti di tensione. Pesanti, invece, i rallentamenti al traffico. Il corteo ha toccato tutti i luoghi-simbolo della protesta di Occupy Trieste. Piazza Unità, dove il movimento è nato. La sede dell’AcegasAps, alla quale i dimostranti hanno chiesto (e ottenuto) una moratoria dei tagli di luce e gas fino a marzo. E ancora la Questura e la sede abbandonata dell’ex Banco di Napoli, dove venerdì scorso ci sono stati incidenti durante un tentativo di occupazione. Il corteo ha quindi proseguito verso piazza Goldoni e ha raggiunto infine piazza Oberdan. Al megafono sono stati scanditi attacchi contro le banche e contro il neonato governo Monti, visto dai dimostranti come portatore degli interessi dei poteri forti. Ma hanno trovato spazio anche altri temi, come il diritto al lavoro, la richiesta di uno spazio autogestito e la solidarietà ai precari e alle famiglie che stanno pagando la crisi economica. La manifestazione si è conclusa sotto la sede del Consiglio regionale. «La Regione, che sta facendo il bilancio, dovrebbe essere il nostro interlocutore principale, e invece nessuno si è mai fatto vedere alle nostre assemblee», ha detto una dimostrante. Prima di andare via alcuni ragazzi hanno lasciato di fronte alla Regione un maxi pacco regalo, che celava una proposta per una nuova legge regionale sul diritto allo studio e uno striscione, realizzato insieme a dei bimbi, con su scritto “Il futuro siamo noi”. Giovanni Ortolani

 

Dal Piccolo del 17/11/11

 

OCCUPY TRIESTE

Gli studenti tornano a sfilare lungo il centro

Oggi alle 15 corteo da piazza Cavana. E sugli scontri ribadiscono: «Nessun lancio di lattine”

I dimostranti di Occupy Trieste sono ritornati ieri in piazza Unità. Lo scopo era presentare ai cittadini la loro versione sugli scontri con le forze dell’ordine accaduti venerdì scorso durante il tentativo di occupazione della sede abbandonata del Banco di Napoli in Corso Italia. Alle 18 è stato proiettato un breve video sugli incidenti realizzato con i filmati registrati dai manifestanti e con immagini prese dal Tgr. «Noi avevamo solo piccoli filmati fatti con cellulari e telecamere di bassa qualità, ma la Questura ha i filmati dell’intera manifestazione – ha detto Tommaso Gandini, esponente di Occupy, di fronte ad un centinaio di persone -. Tutti noi abbiamo visto gli agenti che filmavano. Dicono che abbiamo ferito quattro poliziotti – ha aggiunto- quindi abbiamo chiesto di vedere questi filmati, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta». «Non c’è mai stato un fitto lancio di lattine – ha proseguito Gandini – ma mentre un ragazzo con la testa aperta veniva trascinato via, qualcuno ha lanciato qualche lattina mezza vuota». Nel frattempo in via del Sale, in Cavana, continuano le attività dello sportello anti-crisi che i dimostranti hanno realizzato all’interno di un piccolo locale occupato e ribattezzato “Buso”, ovvero Buco Sociale Occupato. I dimostranti raccontano che molti cittadini stanno cominciando ad avvicinarsi a loro per avere chiarimenti sulle ragioni della protesta. E nel prossimo futuro in via del Sale verranno organizzati, oltre a riunioni e cene sociali, anche corsi di ripetizione pomeridiani. «Inoltre – spiega un ragazzo- siamo a disposizione del vicinato per aiutare gli anziani a fare la spesa o portare loro le borse». Per oggi, poi, è in programma un corteo in occasione della Giornata internazionale dello studente. E i dimostranti lanciano un appello: «Invitiamo tutti a portare i propri bambini in Cavana alle 15 perché vogliamo creare uno striscione collettivo che unisca grandi e piccini. Poi lo consegneremo simbolicamente alla Provincia, ricordando gli impegni presi per lo sviluppo, per il miglioramento dell’edilizia scolastica e per la tutela del futuro delle nuove generazioni». Alle 16 il corteo partirà da Piazza Cavana per poi sfilare per le vie del centro. Giovanni Ortolani

OCCUPYTRIESTE: continuano le attività

Dopo il corteo del 17 novembre il movimento di Occupytrieste continua le sue attività.

Presso il Buso occupato in via del Sale sono iniziate le ripetizioni gratuite per gli studenti e ogni giorno si svolgono riunioni e assemblee nella vicina Piazza Cavana.

 

Nei prossimi giorni sono previste varie nuove iniziative nei quartieri e in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre.

 

Qui di seguito l’ultimo comunicato:

La crisi morde, e morderà sempre di più mano a mano che figure di
tecnocrati, à la Monti, legati da tutta la loro storia alle istituzioni
dell’economia finanziaria, vengono imposte nei luoghi del governo, per
attuare con rigore e inflessibilità le misure più adatte a garantire la
“fiducia dei mercati”.
È il mondo com’è oggi che ci dice che dove i mercati hanno fiducia lì
maggiormente c’è la sicurezza che le persone saranno, o sono già state,
private di diritti e futuro.

Il loro futuro lo abbiamo già alle spalle. Non abbiamo il tempo di
aspettare. Non abbiamo fiducia nella loro fiducia. Crediamo che stia al
99% di riorganizzarsi, di trovare le misure anticrisi, di riprendersi i
diritti ed i beni comuni, di praticare il futuro che vogliamo a che ci
meritiamo.

#occupytrieste ha iniziato questo percorso. Ma sappiamo di non essere né
gli unici né i migliori, ma solo alcuni fra tanti e diversi.
E a questi tanti e diversi vogliamo rivolgerci perché le idee e la forza
crescono incontrandosi, intrecciando fili comuni e inventandone di nuovi.
Vogliamo conoscerci e riconoscerci con tutte e tutti coloro che
condividono una nota semplice: le persone prima dei profitti.

Abbiamo occupato uno spazio morto e in disuso, per renderlo un cuore
pulsante nel cuore della città. L’abbiamo chiamato BU.S.O., BUco Sociale
Occupato (e ci stiamo accordando con chi lo aveva in affido).
Lo offriamo come bene comune, come punto d’incontro e luogo di
accumulazione.
Lo pensiamo come “sportello anticrisi”, un luogo sempre aperto per
condividere idee e pratiche.

Per questo, vogliamo inziare un “#occupytrieste tour”. Vogliamo
conoscere tutte e tutti coloro che non abbiamo ancora incontrato, unire
con un fil rouge tutte e tutti coloro che non hanno intezione di subire
la crisi. Con calma, dignità e classe.
Vi invitiamo ad invitarci nei vostri luoghi, nelle vostre assemblee. Per
vederci e parlarci, innazitutto. Per conoscere ciò che ignoriamo e per
farvi conoscere ciò avreste sempre voluto sapere di noi (e non avete mai
osato chiedere).
Da soli non siamo né autosufficienti, né unici, né migliori.
Tutti insieme, lo diventiamo.

A presto.

#occupytrieste.

Scriveteci a occupytrieste@gmail.com, o passate a lasciare un invito al
BU.S.O, in via del sale in cavana.