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REPRESSIONE/ Solidarietà al Barocchio

http://www.tuttosquat.net/comunicati-di-solidarieta-al-barocchio-squat/

 to-barocchio

 

Torino
NESSUNO SGOMBERO!  NESSUN NUOVO MANICOMIO!
Nonostante siano trascorsi circa 4 mesi dalla chiusura degli OPG
(Ospedali psichiatrici giudiziari), sancita dalla Legge 81/2014, ad oggi
queste strutture sono ancora aperte e la maggior parte delle Regioni
risultano essere ancora inadempienti per quanto riguarda i progetti di
superamento degli ex manicomi criminali. La Regione Piemonte, dovendo
dunque presentare in tutta fretta questi piani, pena il commissariamento
e la – forse ancor più grave – perdita dei finanziamenti statali, ha
pensato bene di prendere in carico gli “internati” attualmente rinchiusi
nell’ex OPG di Castiglione delle Stiviere, concentrandosi in particolare
sull’apertura di 2 REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di
sicurezza), una in un ex SPDC in provincia di Biella e una presso la
Comunità “il Barocchio” di Grugliasco. Si chiudono gli OPG, per aprire i
“miniOPG”, considerati il “nuovo volto umano” della psichiatria
criminale, ma che sono frutto della stessa logica contenitiva ed
escludente, basata sul dispositivo manicomiale della cura-custodia e sul
concetto di pericolosità sociale, nostra pesante eredità lombrosiana e
fascista (codice Rocco del 1930) per cui il “folle” era considerato
incurabile, pericoloso, irresponsabile e quindi da isolare dalla società
e da rinchiudere per sempre in un’istituzione manicomiale. Anche a detta
degli stessi addetti ai lavori, nei fatti nulla cambia se non lo
spostamento della gestione dal ministero di “giustizia” a quello della
sanità e quindi direttamente alle amministrazioni regionali; l’unica
novità pare essere la certezza della durata della reclusione (che dovrà
corrispondere a quella prevista per il reato compiuto) ma anche questa è
uno specchio per le allodole, visto che, finito di scontare la pena, i
reclusi saranno costretti a seguire dei programmi
terapeutico-riabilitativi individuali, attivati dai Dipartimenti di
Salute Metale, che prevederanno il trasferimento in altre strutture
psichiatriche e l’inizio di un processo di perenne assistenza
psichiatrica territoriale e di reinserimento sociale infinito, promesso
ma mai raggiunto, legato indissolubilmente a pratiche e percorsi
coercitivi, obbligatori e contenitivi. Un cappio che è destinato a non
allentarsi tanto facilmente! Per il Piemonte sono stati stanziati oltre
12 milioni di euro, che, visti i ritardi accumulati per la realizzazione
di queste opere, sono stati in buona parte, circa 6 milioni, destinati a
soluzioni temporanee, con voci di spesa delle più varie, che sicuramente
soddisfano le esigenze personali di amministratori e imprenditori
locali. Mancano all’appello 6 milioni, già stanziati nel 2012, da
spendere per le opere definitive, di cui gli atti però paiono essere
secretati, perché non se ne trova traccia nelle documentazioni
istituzionali ufficiali. La clinica “Barocchio” di Grugliasco, di
fianco all’omonima casa occupata, è stata scelta come futura REMS;
funzionari pubblici fin troppo interessati e zelanti sperano di far
partire i lavori già a settembre-ottobre. La versione ufficiale è che si
inizi da piccoli lavori di adeguamento, ma la solidarietà verso una casa
occupata da 23 anni è più forte dei segreti che volevano stravolgere
l’iter democratico, in una cascata ministeri-sindaco-primario, e le
bugie sono troppo grosse per rimanere chiuse in quattro uffici. Così il
cerchio si chiude: esiste ed è reale l’intenzione di sgomberare il
Barocchio Squat per fare spazio ad una struttura di coercizione e
detenzione. Oltre al danno la beffa! La segretezza e la mancanza di
trasparenza di quest’operazione sono un chiaro segnale di quanto stato,
regione e comune siano consapevoli di rischiare per mettersi in tasca
due picci in più. La città di Torino, da sempre punto caldo di conflitto
sociale, saprà rispondere a dovere a questo affronto. La realizzazione
dell’ennesima opera coercitiva non sarà ben accetta, a maggior ragione
se dobbiamo perdere un’occupazione storica, fucina per 23 anni di
attività delle più svariate, da eventi culturali e artistici a pratiche
di autocostruzione e sperimentazione dell’autogestione, con nuovi
paradigmi, che superano i rapporti dettati dal denaro e
dall’autoritarismo, sempre comunque consapevoli che “ognuno è pazzo a
suo modo”. Siamo forti della certezza che con un affronto così non solo
tutte le persone che hanno goduto di questa esperienza negli anni, che
hanno coltivato le proprie lotte in questa casa e che sono ad essa
sentimentalmente legate, ma anche tutte quelle che semplicemente
preferiscono avere uno spazio di libertà in più ed un luogo di
reclusione in meno saranno pronte ad ostacolare in ogni modo questi
progetti!
STATE AGITATI

BAROCCHIO SQUAT

REPRESSIONE/ Venezia perquisa all’Ospizio Occupato

 

http://www.informa-azione.info/venezia_repressione_perquisito_exospizio_occupato_per_azione_no_tav_con_accusa_di_270_sexies

Venezia – Nelle prime ore della mattina di martedì 2 dicembre 2014, le forze repressive hanno perquisito l’ex Ospizio Occupato Contarini per un’azione No Tav; l’accusa verso ignoti è di 270sexies. 

Segue comunicato:

Stamattina, 2 dicembre 2014, verso le 10.30 una quarantina tra Digos e Carabinieri in borghese ha fermato due compagni all’esterno dell’Ex Ospizio Contarini Occupato, a Santa Marta. Hanno quindi proceduto, dopo varie intimidazioni, a perquisire i due compagni, sottraendo con la forza le chiavi della casa occupata a uno dei due.
Gli sbirri sono quindi entrati a perquisire i locali dello spazio, sequestrando bombolette spray e vernici da ricondurre a un’azione di solidarietà No Tav avvenuta il 16 novembre scorso, durante la quale è stata imbrattata la facciata del Tribunale di Venezia con vernice rossa e scritte. Perquisizione motivata dalla nota vicinanza sempre dimostrata al movimento No Tav e, scopriamo solo dopo, dal tristemente noto reato di 270 sexies (condotta con finalità di terrorismo), rivolto in questo caso verso ignoti.
Lo stesso reato per il quale Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia si trovano in carcere dal 9 dicembre scorso per aver partecipato ad un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte!
Appare chiaro come anche la procura di Venezia, con manie di protagonismo e in cerca di facili carriere, stia cercando di usare le stesse armi giuridiche della procura di Torino per colpire, oltre ai No Tav direttamente implicati in azioni di sabotaggio, anche tutte le manifestazioni di solidarietà volte a far crollare questo infame, quanto farsesco, castello accusatorio.
Come abbiamo già avuto modo di dire, il reato 270 sexies, introdotto nel codice penale nel 2005 dopo gli attentati di Madrid, crea un fumus giuridico nel quale ogni condotta volta a “coartare le istituzioni” (leggi: ogni protesta che esca, anche di poco, dai limiti della rivendicazione democratica) è imputabile di terrorismo, dal sabotaggio di un compressore a, da oggi, della vernice su un Palazzo di Giustizia.
Prendiamo atto della totale mancanza di senso del ridicolo della pm Francesca Crupi, della Digos e dei carabinieri veneziani nel procedere ad una perquisizione per terrorismo cercando come prove spray e vernici relative ad un imbrattamento ma, in questi tempi di caccia alle streghe, non ci sorprendiamo più di nulla.
Rilanciamo con forza la solidarietà ai nostri compagni arrestati e i prossimi appuntamenti di lotta contro l’Alta Velocità, a partire dai prossimi 7 e 8 dicembre in Val di Susa.

Le occupanti e gli occupanti dell’ex Ospizio Contarini

Mar, 02/12/2014 – 20:35

REPRESSIONE/ Solidarietà alla Marzolo occupata di Padova

stop-sgomberi

Udine,

16 luglio 2014

SOLIDARIETÀ

ALLE/AGLI

OCCUPANTI

DENUNCIAT*

DELLA

MARZOLO

OCCUPATA

DI PADOVA

 

UDINE/ Processi in corso

 

Mercoledì 17 settembre  per l’occupazione della ex caserma osoppo + resistenza a pubblico ufficiale (fatti del 2013)

Imputati i compagni Paolo De Toni e Andrea Di Lenardo

(udienza fitro)

 

http://www.info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2093:udine-opla-e-arrivato-il-sequestro&catid=131:no-repressione

 

http://www.info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2080:udine-sbirri-di-continuo&catid=131:no-repressione

 

http://www.info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2029:udine-nuovo-spazio-sociale-avvisaglie-di-repressione&catid=131:no-repressione

 

 

 

Giovedì 9 ottobre processo No Tav per la contestazione alla Serracchiani (fatti del 10 settembre 2011 al parco del Cormor)

Imputato il compagno  Paolo De Toni

(deposizione testi del PM)

http://www.info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=1277:no-tav-udine-sabato-10-settembre-volantinaggio-contro-il-pd&catid=82:noi

 

 

Giovedì 16 ottobre Processo per resistenza a pubblico ufficiale (fatti del 13 novembre 2014)

Imputato il compagno Alberto Casonato

(udienza filtro)

 

http://www.info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2261:udine-kabu-libero-repressione-sempre-peggio&catid=96:repressione-diffusa

 

REPRESSIONE/ Torino sgomberi, perquisizioni ed arresti

> Torino. Perquisizioni ed arresti
>
> L’operazione è cominciata alle 6,30.
> La polizia ha effettuato perquisizioni in tre squat (Asilo, Barrocchio,
> Mezcal) e in un centro sociale (Askatasuna). Gli occupanti degli squat
> sono saliti sul tetto. La Digos si è presentata anche in alcune case
> private.
> All’Asilo hanno fatto irruzione divellendo porte e finestre. Le
> perquisizioni si sono tuttavia limitate alle stanze dei compagni oggetto
> di misure cautelari.
>
> I perquisiti ed inquisiti sono in tutto 16. Tre sono stati arrestati e
> tradotti in carcere, quattro ai domiciliari, gli altri con obbligo di
> firma. Le accuse sono di resistenza, lesioni, travisamento il tutto
> condito dal fatto dall’aver agito in più di cinque.
> Il Pm è Antonio Rinaudo, specializzatosi negli ultimi tempi nella caccia
> agli anarchici.
> Vari lanci di agenzia e La Stampa on line parlano di 16 arresti ma si
> tratta di notizie false.
>
> La cornice pare siano i fatti del 10 dicembre 2009, quando, in una sola
> mattinata, vennero sgomberati Cà Neira e Lostile. Nel tardo pomeriggio noi
> di Cà Neira occupammo un nuovo stabile (ex cinema Zeta) e venimmo
> sgomberati e tradotti in questura in quattro, mentre il presidio di
> solidali sotto Lostile fu duramente caricato e due ragazzi condotti in
> questura.
> Dopo la prima carica ce ne furono altre due arginate da cassonetti in
> strada. Pare che i provvedimenti di questa mattina si riferiscano alle
> cariche del pomeriggio in corso Vercelli.
>
> La nostra solidarietà attiva a tutti i compagni colpiti dalla repressione.
>
> Per info e contatti:
> Federazione Anarchica -Torino
> Corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21
> 338 6594361 – fai_to@inrete.it

REPRESSIONE/ Monfalcone/ Operazione Blu ritorno al futuro

Si va verso la conferma di ciò che fu denunciato un anno fa.
25 / 3 / 2010

L’udienza preliminare per il processo dell’operazione blu, che si è
tenuta lo scorso 16 marzo al Tribunale di Gorizia, ha portato a
risultati tanto attesi quanto previsti.
Era chiaro, ad un anno di distanza dagli arresti che hanno costretto
diversi attivisti dell’Officina sociale di via Natisone a due
settimane di reclusione, che sancire e ridicolizzare il “grossolano
errore” della questura goriziana con l’archiviazione totale del caso
sarebbe stato inaccetabilmente eclatante e avrebbe ulteriormente
compromesso l’immagine già troppo lesa degli inquirenti. È in
quest’ottica che il proscioglimento, totale o parziale, di molti
imputati, ha provato l’ennesimo ridimensionamento delle accuse e di
tutto il teorema incriminatorio imbastito dal Pm Marco Panzeri insieme
alla Squadra mobile del Commissariato e del nucleo operativo dei
carabinieri di Monfalcone.
A conti fatti, la definitiva archiviazione dell’art. 79 della legge
sugli stupefacenti non è un particolare di poco conto: si trattava
infatti dell’imputazione principale, la cornice in cui si iscriveva il
quadro probatorio delle supposte condotte illecite di spaccio e
cessione di sostanze stupefacenti.
Invece, diversi attivisti sono stati prosciolti proprio dall’accusa
“…di aver adibito dei luoghi di propria pertinenza al consumo e al
traffico di sostanze stupefacenti..”; accusa che riguardava in
particolare lo spazio autogestito dell’officina sociale e alcune case
auto-assegnate. È fallito dunque il tentativo generalizzato di
criminalizzare gli spazi sociali e le migliaia di persone che in
questi anni hanno frequentato l’Officina rendendola viva e attiva sul
territorio. Il giorno degli arresti le cronache locali non lanciavano
solo a caratteri cubitali nomi e ipotesi di reato, ma anche,
riportando quasi alla lettera l’ordinanza di carcerazione, sancivano
lo spazio sociale come nodo nevralgico del narcotraffico di tutta la
provincia. Eppure adesso il giudice per l’udienza preliminare ha
definitamente sentenziato che tale circostanza, oltre a non emergere
in nessun riscontro materiale, non corrisponde al vero.

É stata inoltre disposta l’apertura del processo vero e proprio, che
si terrà il prossimo 16 luglio: quel giorno i 13 imputati rimasti,
tutti militanti dell’officina sociale e soggetti attivi nella realtà
politico-culturale del territorio, dovranno rispondere di singole
imputazioni derivanti dalle sommarie informazioni testimoniali
raccolte per due anni tra decine e decine di giovanissimi o persone
che in maniera saltuaria hanno frequentato lo spazio sociale di via
Natisone o il bar Tommaso di Monfalcone. In quella sede si potrà
capire come, dove e perché certe informazioni sono state raccolte
dagli inquirenti, soprattutto da quei carabinieri che, poche settimane
dopo la scarcerazione dei sei compagni arrestati, sono stati a loro
volta inquisiti, allontanati dalla loro sede di lavoro e in alcuni
casi arrestati a loro volta. Questo aspetto potrebbe essere
effettivamente il più interessante di tutta la vicenda, nonché il lato
positivo della non archiviazione del processo. Possiamo essere certi
che tante sorprese verranno allo scoperto anche in questa ulteriore
fase del processo “operazione blu”. Il passaggio da imputati a parti
lese non è particolarmente interessante: quello che ci interessa è
continuare a ribaltare il punto della discussione per sottolineare
come le operazioni repressive che si continuano a susseguire nel
nostro territorio rappresentano la foglia di fico del sistema
politico, economico e giudiziario in questo angolo di nordest. Come
abbiamo detto davanti alle porte del tribunale il 16 marzo, ribadiamo
che non c’è differenza tra il potere politico, quello
economico/finanziario e quello giudiziario: tre pilastri su cui si
basa il tessuto affaristico- mafioso che sta tentando di trarre
massimo profitto dalla crisi economica in corso e contemporaneamente
garantirsi la pace sociale e l’emarginazione di quei soggetti che da
sempre rivendicano indipendenza e praticano la disobbedienza contro le
logiche di sfruttamento e di precarizazzione della società.
Ridicolizziamo sul loro terreno e nei loro tribunali la retorica della
legalità e della sicurezza pretendendo libertà, giustizia e dignità
per tutti, soprattutto per chi come noi rivendica da sempre la propria
colpevolezza.
Noi siamo colpevoli, colpevoli di non essere né spacciatori né
confidenti, colpevoli di essere indipendenti, insofferenti al
controllo e antiproibizionisti.
Siamo colpevoli di praticare quello in cui crediamo. Siamo colpevoli
di rivendicare la legalizzazione dei derivati dalla cannabis perché
sappiamo che la canapa italiana può rappresentare una materia prima
fondamentale all’interno di una svolta “green economi” sostenibile e
dal basso. Rivendichiamo la possibilità dell’utilizzo della cannabis e
dei suoi derivati nella ricerca farmaceutica e scientifica come
praticato da molti altri paesi, europei e non.
E rivendichiamo anche la possibilità, per chi lo vuole, di coltivarsi
e consumare in libertà un prodotto naturale e innocuo che viene
utilizzato dall’umanità dall’alba dei tempi.
Rivendichiamo la fine del proibizionismo soprattutto per sconfiggere
il narcotraffico, sviluppare e articolare servizi e progetti di
accoglienza, riduzione del danno, inchiesta e intervento contro tutte
le dipendenze perché il proibizionismo è l’arma migliore delle mafie
come dei regimi autoritari e oscurantisti.
Lottiamo quotidianamente per altre politiche sociali, culturali ed
economiche che sappiano aggredire alla radice le precarietà
esistenziali e lavorative come il degrado culturale che sta alla base
dell’espandersi delle diverse dipendenze e della marginalità sociale
connesse.
Rivendichiamo soprattutto la fine di un sistema ipocrita di “mele
marce” dove trafficanti, mafiosi e “inquirenti” costruiscono le loro
fortune sulla pelle delle moltitudini di lavoratori precari, studenti
e semplici consumatori a cui viene lasciato un mondo fatto di carcere,
lacrime, sangue………e merda, tanta merda.
E fin qui di merda ne abbiamo vista fin troppa.

 

Comunicato di

Operazione blu still in action

NAPOLI 2001/ Dieci poliziotti condannati per sequestro di persona

Commento. La repressione di Napoli, del marzo 2001, è stata il preludio di quella ancora più pesante, di Genova, del luglio 2001. Le condanne di ora serviranno si e no  per scrivere qualcosa sui libri di storia, ammesso e non concesso, che dopo essere pubblicati eventuali libri, non vengano sequestrati e gli autori incarcerati. Certo è che agli aguzzini  non gli succedertà nulla; restano in servizio e sono stati promossi già a quei tempi. Questa è una delle tappe del ritorno del fascismo in Italia. La polizia, la repressione poliziesca è la prima ad alimentarsi della ferocia intrinseca del sistema statale che permette solo a se stesso e alla sue propagini extra legali, l’esercizio della violenza. Dove lo Stato non può arrivare, perchè ogni tanto entra in contraddizione formale con se stesso,  ecco che arriva la politica da un lato e la manovalanza fascista vera e propria dall’altro. Il Fascismo per sua natura va “oltre la Legge” e questo andare oltre si manifesta in primo luogo proprio nelle strutture che la Legge dovrebbero far rispettare  e che invece godono di carta bianca, anche se ogni tanto gli aguzzini vengono beccati sul fatto e qualcuno viene condannato, ma sempre troppo pochi e a troppo poco. A tutto questo stiamo assistendo, in particolar modo da dieci anni a questa parte. Siamo di fronte a quel qualcosa di più, cioè a  quell’assoggettamento della ragione razionale al “cervello rettile”, all’istinto animalesco che oggi, senza inibizioni, emerge sul piano politico, sociale ed istituzionale. Tutti questi elementi presi separatamente potrebbero rappresentare solo delle deviazioni, ma ora invece rappresentano un vero e proprio sistema di potere che si sta consolidando sempre di più. In un certo senso anche la nuova “giustizia” concepita dal berlusconismo  si adatta bene a questo nuovo fascismo perché permetterà una sempre maggiore discrezionalità nell’applicazione della legge. Alla fine per chi è omologato al sistema i reati resteranno impuniti  perché andranno in scadenza, mentre per gli oppostori, i tempi processuali verranni sempre rispettati, se si deciderà di farlo.

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Corriere 22 gennaio 2010

 

CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

Napoli, abusi sui no global
Condannati i poliziotti

19:12 CRONACHE«Sequestro di persona aggravato»: accolte le richieste dei pm per i fatti alla Caserma Raniero dopo il Global Forum del 2001. Sentenza di primo grado dopo 6 ore di camera di consiglio. Tra i condannati (2 anni e 8 mesi) i funzionari Ciccimarra e Solimene.

Repressione/ Centri Sociali

Corriere 19 novembre

IL CASO

Sgomberato il centro sociale Horus

Roma, centro sociale sgombrato: tensione e pistola

18:17 CRONACA Antagonisti dell’Horus occupano il IV municipio. Su YouTube il video dell’agente con l’arma

Guarda

Sequestro m–f–o–o

MV VENERDÌ, 11 DICEMBRE 2009

Pagina 1 – Udine
La palazzina delle Ferrovie dal 2006 era il punto di riferimento di decine di giovani anarchici. Ieri le operazioni dell’Arma si sono concluse pacificamente
Acqua e luce: bollette intestate regolarmente

Centro sociale sgomberato dopo 3 anni

I carabinieri hanno sequestrato l’edificio di via Scalo nuovo: scatta l’accusa di occupazione abusiva
LA CURIOSITÀ
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