dal Piccolo 2014-10-28,
«CROCIFISSO TOLTO, STUDENTI A FIANCO DEL PROFESSORE»
Gli studenti del liceo Carducci a fianco del professore gay che ha rimosso il crocifisso dall’aula. Si sono riuniti ieri mattina in assemblea straordinaria per dare appoggio e solidarietà a Davide Zotti che, in una nota su Facebook, li ringrazia. «Hanno anche annunciato – racconta commosso Zotti – l’avvio di una raccolta firme affinché la dirigente scolastica non mi commini alcuna sanzione». Appoggio e solidarietà arriva anche dall’Arcigay Arcobaleno Trieste e Gorizia di cui Zotti è membro del direttivo. «Intendiamo ribadire il nostro totale appoggio al professore e sottolineiamo come la decisione di rimuovere il crocifisso dall’aula sia stata una reazione ponderata alle ennesime gravi dichiarazioni omofobe di un membro della Chiesa contro le persone omosessuali» spiega il presidente Daniel Saiani, presidente dell’Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia Onlus. «Il gesto di Zotti è la conseguenza delle ennesime dichiarazioni omofobe rilasciate dal cardinale Ruini il quale, in un’intervista al Corriere della Sera, ha affermato l’omosessualità non conforme alla realtà del nostro essere – sottolinea Saiani -. Appoggiamo Davide perché sta lottando per ottenere quella laicità che nel nostro paese e nella nostra città è sempre mancata». Il presidente dell’Arcigay Arcobaleno risponde poi alle pesanti critiche che una parte del mondo politico ha rivolto al professore: «È curioso come alcuni esponenti abbiamo dato dell’intollerante a Davide Zotti, soprattutto tenendo conto che tali critiche giungono proprio da politici che hanno fatto dell’intolleranza verso i propri nemici una bandiera, siano essi migranti, omosessuali o genericamente persone che si pongono fuori dal loro discutibile concetto di “normalità”». Ma anche dal mondo politico arriva delle sorprese. C’è una parte del Pd che si dissocia da un’altra non condividendo, per esempio, la dura posizione del capogruppo in Comune Marco Toncelli («Una forzatura oltre i limiti»). «Il gesto simbolico attuato dal professor Davide Zotti ha posto una questione di dignità e di rispetto nei confronti delle cittadine e dei cittadini omosessuali, che non può essere liquidata da un partito come il Pd con sbrigative parole di condanna affidate ai giornali. Tanto più dopo il silenzio sulle esternazioni dei vescovi del Fvg, che ancora una volta entrano a voce alta nel dibattito pubblico riproponendo la loro contrarietà ai matrimoni tra persone dello stesso sesso» scrivono Ofelia Altomare, Leo Brattoli, Saul Ciriaco, Mariagrazia Cogliati Dezza, Carla Ferro, Francesco Foti, Fabrizio Monti, Giancarlo Stavro, Gabriele Ugolini, Aldo Vesnaver, un misto di civatiani e cuperliani. «Sarebbe bene, ad ogni occasione, che il Pd tutto – scrivono – rivendicasse il primato della laicità e della politica sulle scelte confessionali. E sarebbe ancora meglio che atti politici e amministrativi chiari indicassero un cambio di passo in tema di diritti». (fa.do.)
dal Messaggero Veneto del 19 febbraio 2012
I risultati di una ricerca commissionata dai vescovi del Nord Est. Ogni cento bambini, ben 12 non vengono battezzati
UDINE. “Il credo dei friulani”. Era il titolo di un libro, pubblicato nel 1990, di monsignor Lucio Soravito De Franceschi (oggi vescovo di Adria-Rovigo) sulla religiosità nei paesi e nelle città della Piccola patria. Oggi, a 22 anni di distanza, una corposa e dettagliata ricerca dell’Osservatorio socio-religioso (Osret) ripropone lo stesso tema con risultati piuttosto sorprendenti, che faranno sicuramente riflettere. Due friulani su cinque non credono in Dio o quantomeno dubitano fortemente della sua esistenza.
Dodici bambini su 100 non vengono battezzati, mentre ai tempi della rilevazione di monsignor Soravito, i non battezzati erano appena 4 su 100. E il matrimonio? Ci crede solo un friulano su due, l’importante per la coppia, secondo il sondaggio, è stare insieme.
L’indagine, commissionata dai vescovi del Nord Est in preparazione al secondo convegno di Aquileia che si svolgerà in aprile, è stata presentata ieri in provincia di Venezia. La ricerca ha preso in considerazione una fascia della popolazione autoctona residente di età compresa fra i 18 e i 74 anni.
La scelta di concentrarsi sulla popolazione autoctona, deriva da due motivazioni: la prima di merito, e cioè l’interesse per descrivere i cambiamenti rispetto al passato nella religiosità delle popolazioni locali in una fase che probabilmente sarà di svolta; la seconda di tipo metodologico, derivante dalla sostanziale impossibilità di utilizzare elenchi diversi da quelli elettorali per definire il campione su cui condurre l’indagine. Stante la numerosità della popolazione così definita, oltre 7 milioni tra Veneto, Friuli Vg e Trentino Alto Adige, si è optato per un’indagine campionaria basata su 2.500 interviste.
Per quanto riguarda l’identità religiosa, i cattolici senza riserve sono il 19%, i cattolici con riserva rappresentano il 34,9%, i cosiddetti cattolici a modo mio sono il 29,9%, chi dice di non appartenere ad alcuna religione è il 12,9% del campione. La frequenza alla messa aumenta con l’innalzarsi dell’età. Il 48,1% dei credenti tra i 60 e i 74 anni va in chiesa ogni settimana, percentuale che scende al 27,3% per chi ha dai 45 ai 59 anni, cala ancora al 23,1% nella fascia d’età tra i 30 e i 44 anni, precipita al 13,4% per i giovani dai 18 ai 29 anni.
Quante volte ci si confessa? Poche, pochissime: questa pratica, almeno una volta all’anno, coinvolge solo il 35% del campione intervistato (e il 41% dei cattolici del Nord Est). E veniamo a un altro elemento interessante: il giudizio che la gente dà della Chiesa cattolica. In tutte le classi d’età i giudizi chiaramente positivi sono espressi da una minoranza. Si va dal 15% dei giovani tra i 18 e i 29 anni al 47,5% delle persone mature e anziane. E il giudizio negativo sulla Chiesa da parte dei più giovani è addirittura del 61%. Un elemento che preoccupa e certo dovrà far riflettere preti e operatori religiosi.