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FERROVIE: comunicato NOTAV di solidarietà ai lavoratori delle pulizie in lotta

Per leggere la rassegna stampa sulla lotta vai qui e qui.

 

COMUNICATO

Il Comitato NOTAV di Trieste e del Carso è solidale con i lavoratori delle cooperative di pulizia dei treni il cui diritto al salario ed al lavoro è oggi calpestato dalle scelte di Rete Ferroviaria Italiana. La nostra solidarietà va in particolar modo a quel lavoratore che, per la disperazione di non ricevere lo stipendio da mesi come i suoi colleghi, ha tentato il suicidio pochi giorni fa.

 

Aver scelto di non effettuare la manutenzione dei mezzi con propri dipendenti, ma di esternalizzarla, con gara al massimo ribasso ha portato a questa situazione che definire indecente è riduttivo.

 

Quando si pensa al massimo profitto, da raggiungere a qualunque costo, ovviamente le persone non contano nulla. Oggi siamo tutti solo strumenti da spremere per produrre profitto alle società per azioni che sperano solo di pagarci il meno possibile.

 

Questi lavoratori, privi di diritti e sui quali pesano solo doveri, hanno tutta la nostra solidarietà. Lottare contro le spese immani previste per realizzare la TAV, soldi che vengono ottenuti anche spremendo il sangue da chi lavora, significa anche lottare perchè prima del profitto venga il diritto a lavorare in maniera dignitosa, e che il servizio fornito permetta di viaggiare in modo confortevole e sicuro, comprese le pulizie e la comodità dei vagoni.

 

Comitato NOTAV di Trieste e del Carso

notavtriestecarso@gmail.com

Sempre sullo sciopero del 15 aprile/ Volantino e comunicato della CUB

da cubscuolaudine

MOBILITARSI PER LA DIFESA DELLA SCUOLA E DEI SERVIZI PUBBLICI, PER LA DIGNITA’ DEL LAVORO, CONTRO LA LOGICA DI GUERRA

Mentre somme ingentissime vengono investite nelle missioni di guerra (dall’Afghanistan ai “bombardamenti umanitari” sulla Libia) Il sistema dell’istruzione pubblica è al collasso. Con la “riforma” Gelmini la scuola ha fin qui perso quasi 100.000 posti di lavoro, ha subito tagli per otto miliardi di euro e, col prossimo anno scolastico, perderà altri 40.000 posti di lavoro. Il contratto nazionale (i nostri stipendi) è bloccato per 3 anni, gli scatti d’anzianità sono lasciati alla mercè dei risparmi derivanti dalla riduzione dei posti di lavoro. Intanto si tagliano ulteriormente ore nel tempo pieno, nei tecnici e professionali, nel sostegno e le condizioni di lavoro sono sempre più gravose e logoranti.

La stessa politica di tagli indiscriminati investe tutti i servizi pubblici di base: dalla sanità ai trasporti.

LA LOGICA E’ ORMAI QUELLA DI CREARE UNA SOCIETA’ A DOPPIA VELOCITA’ IN CUI SOLO I RICCHI POTRANNO PERMETTERSI SCUOLA, SANITA’ E SERVIZI DI BUON LIVELLO.

Così nel settore privato prevale l’arroganza del datore di lavoro. I dipendenti (lo insegna il modello Marchionne alla FIAT) vengono messi sotto ricatto e si pretende di “modernizzare” la fabbrica (cioè di regredire ad una situazione di sfruttamento ottocentesco). L’azienda impone il proprio potere dispotico sulle vite dei lavoratori, sfrutta in modo intensivo la forza lavoro, considerata una merce da retribuire il meno possibile.

In questa società profondamente ingiusta che si va preparando l’ultimo posto è riservato ai lavoratori meno tutelati, gli immigrati. Così necessari all’economia ma ridotti dalla legge a una condizione di perenne irregolarità, continuamente ricattati rischiano di perdere in ogni momento il permesso di soggiorno (o di non ottenerlo affatto), di essere rinchiusi senza aver commesso alcun reato in un Centro di Identificazione ed Espulsione ed espulsi. Vergognoso è lo spettacolo offerto dalla politica italiana: prima fervidi sostenitori del sanguinario dittatore Gheddafi (che tratteneva gli immigrati nei suoi lager), ora partecipi ai «bombardamenti umanitari» per difendere la “democrazia” in Libia. Disposti ad «accogliere» i profughi ed alla ricerca del modo migliore per cacciarli elegantemente quando effettivamente si presentano alle nostre porte…

UNA SOLA E’ LA LOGICA CHE PORTA ALLA DISTRUZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI, ALLO SVILIMENTO DELLA DIGNITA’ DI CHI LAVORA, ALLA CREAZIONE DI UNA SOCIETA’ PROFONDAMENTE STRATIFICATA, ALLA “GUERRA UMANITARIA” AL DI FUORI DELLE NOSTRE FRONTIERE. UNA SOLA DEVE ESSERE LA RISPOSTA.

ORGANIZZIAMOCI NEL SINDACATO DI BASE,

PARTECIPIAMO ALLO SCIOPERO GENERALE INDETTO DALLA CUB PER IL 15 APRILE 2011

BRUGNERA: primo sciopero dopo 40 anni!

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Anche nell’apparente inattaccabile zona del Mobile di Brugnera, da sempre considerato il traino del nordest,  iniziano ad alzare la testa: Florida non ha pagato gli stipendi…
Dopo 40 anni primo sciopero dei dipendenti! Si va verso la chiusura e questo vale per tutto il gruppo con 406 dipendenti.

TRIESTE: solidarietà ai lavoratori del porto in lotta

Da Il Piccolo del 25/05/11

Scattata la denuncia per i 30 dipendenti della Cooperativa

 

Segnalazione della Digos alla Procura per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio

 

di Corrado Barbacini

 

Varchi bloccati, informativa-segnalazione in procura e al di fuori del porto, soprattutto sulle Rive, il caos assoluto con centinaia di Tir fermi in un disordine pazzesco.

 

Questa è la situazione al terzo giorno di sciopero. Ieri mattina dagli uffici della Digos è stata inviata una denuncia per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. Nel mirino della polizia sono finiti i lavoratori della cooperativa Primavera, si parla di una trentina di persone, che da venerdì impediscono l’ingresso dei mezzi nello scalo.

 

Lo sciopero potrebbe dunque avere anche serie conseguenze giudiziarie. Infatti nei prossimi giorni gli investigatori della Digos identificheranno chi materialmente aveva bloccato gli ingressi. «Atti inevitabili», hanno spiegato informalmente ieri in questura proprio mentre era in corso la riunione in prefettura per bloccare la situazione di paralisi.

 

«È diventata una questione di ordine pubblico e anche di igiene», ha commentato preoccupato un doganiere in servizio al varco di Riva Traiana. Fuori, sul piazzale davanti alla sua postazione da tre giorni stazionano non meno di duecento Tir. Altri bisonti sono bloccati lungo Passeggio Sant’Andrea dalle pattuglie della Municipale. E ancora Tir, pronti all’imbarco, sono stati fatti fermare, dai vigili urbani e dalla polizia marittima, sul Molo Settimo e altri ancora inviati all’autoporto di Fernetti. Un migliaio di mezzi in appena 48 ore. Ma ieri attorno a mezzogiorno la polizia stradale ha indirizzato i bisonti ultimi arrivati verso al parcheggio della Grandi motori, a San Dorligo davanti allo stabilimento.

 

«È da tre giorni che siamo qui in attesa di essere imbarcati – dice un camionista turco parlando in tedesco – e i disagi sono veramente tanti». Spiega che l’unica toilette disponibile è quella all’interno dell’area Samer. E allora come fate? Risposta: «Ci arrangiamo come possiamo in questa situazione. Non c’è altra possibilità. Per esempio a volte andiamo a fare i nostri bisogni anche dietro ai camion, ma è chiaro che tutto questo è uno schifo». Un altro sempre in tedesco conferma: «Non ci possiamo nemmeno lavare. Di docce non se ne parla. Non ho mai visto una situazione del genere. Non capisco perché abbiano scelto Trieste come scalo. Ci sono tanti altri porti».

 

Così i camionisti passano il tempo bivaccando in una sorta di villaggio. Abbassano il pannello metallico che scende a metà del rimorchio e lo usano come tavolo. Sopra ci mettono il fornello e le pentola con l’acqua per far bollire il tè turco. Qualche sedia da campeggio attorno.

 

Un altro autista commenta: «Ora possiamo solo aspettare e sperare che questa situazione finisca al più presto. Ma qui è un caldo insopportabile. Non so fino a quando riusciremo a resistere».

 

 

Porto bloccato, gli armatori turchi sospendono la linea

 La decisione è a tempo indeterminato, le navi sono dirottate su altri scali. Intanto lo sciopero dei lavoratori è stato prolungato

 

di Riccardo Coretti

 

Traghetti turchi della Samer sospesi a Trieste a tempo indeterminato, sciopero prolungato fino alle 8 di domattina e armatori internazionali già attivi col passaparola per dirottare le navi su altri scali.

 

Queste le pesanti novità della giornata di ieri per il porto di Trieste, ancora bloccato in tutte le sue attività principali dalla protesta dei lavoratori, in disaccordo con i terminalisti e non soddisfatti di quanto proposto dal documento firmato lunedì sera in Prefettura. Non è bastato dunque l’impegno di organizzazioni sindacali, Autorità portuale e prefetto che, assieme ai rappresentanti dei terminalisti, hanno tentato di far coincidere le richieste dei lavoratori con quanto previsto dalla “legge sui porti”. Un soggetto unico (Agenzia) che raccolga chi è impegnato oggi nei lavori più pesanti e garantisca tariffe fissate per legge e indennità per le giornate di “mancato avviamento al lavoro”. La creazione di questo soggetto deve però essere vagliata dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti, e proprio per questo l’Authority si è impegnata a contattare la Direzione ministeriale competente, fissando al 14 giugno un nuovo incontro con i rappresentanti dei lavoratori.

 

Il Molo VII pieno di contenitori e desolatamente vuoto di uomini era ieri l’immagine più emblematica, assieme al caos di Tir nei pressi del terminal ro-ro con la Turchia, di quanto sta accadendo in uno dei più importanti scali italiani. Anche grazie all’opera della Protezione civile e all’impiego di tutti gli uomini a disposizione dell’Authority, la situazione è rimasta sotto controllo con la distribuzione – proseguita anche la notte scorsa – di oltre un migliaio di “pacchi pranzo” (compresi quelli adeguati per le persone di religione musulmana) e centinaia di bottigliette d’acqua. Una quindicina di wc chimici sono stati installati nelle aree prive di servizi e occupate da centinaia di Tir.

 

Nel frattempo proprio gli armatori turchi, presenti lunedì a Trieste per una serie già programmata di incontri, hanno deciso di sospendere la linea con Trieste a tempo indeterminato. Ad annunciarlo lo stesso Enrico Samer, a capo della società che gestisce il traffico ro-ro. «Ieri mattina stavamo per iniziare a operare ma la cooperativa con la quale abbiamo il contratto non si è presentata nonostante l’accesso al Porto fosse libero. Una nave è stata spostata a Capodistria, ne abbiamo altre 8 da lavorare ma la linea è stata spostata su Tolone, in Francia, mentre i titolari delle imprese di trasporto sono stati invitati ad utilizzare le vie terrestri per raggiungere la nostra città».

 

«Una mazzata, uno tsunami per il porto. La situazione è gravissima: Msc ha mandato una nave a Capodistria, una è all’ancora e se ne sta andando a Ravenna, un’altra nave ha cancellato Trieste». Non ha parole a sufficienza per esprimere la preoccupazione della categoria Edoardo Filipcic, presidente dell’Associazione agenti marittimi. «La rete internazionale degli armatori è informata di quanto sta accadendo e non stanno più prendendo prenotazioni a Trieste, deviando i traffici nei porti vicini dell’Adriatico o nel Nord Europa. Nel corso delle trattative sono stati sconfessati i sindacati – prosegue Filipcic – e la nostra categoria si chiede cosa stia succedendo e perché non intervengano le autorità. Non abbiamo una risposta sul perché stia proseguendo lo sciopero dopo l’offerta fatta ai lavoratori. Chi vuole lavorare dovrebbe poterlo fare, ormai è un problema di ordine pubblico. In questi tre giorni è stato distrutto il lavoro degli ultimi tre anni di sacrificio. Gli armatori non riporteranno le navi a Trieste».

 

Dialoghi e trattative per cercare una soluzione fra agenti marittimi e spedizionieri da un lato e Prefettura (e forze dell’ordine) dall’altro sono proseguiti sino a sera con un lungo doppio vertice al palazzo del governo, come riferiamo qui a fianco.