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FERROVIE: sempre più disagi per i pendolari

Dal Messaggero Veneto online del 03 dicembre 2013

Treni gelidi e strapieni: ira dei pendolari

Nuovi orari dal 15 dicembre: i viaggiatori prevedono levatacce e convogli sovraffollati. Incubo coincidenze a Mestre

 

 

PORDENONE. E’ un ritratto a tinte fosche quello che i pendolari dei treni in partenza da Pordenone per Venezia o per Udine-Trieste dipingono in vista dei nuovi orari dal 15 dicembre.

Rivoluzione che tocca chi prende il treno ogni giorno per recarsi al lavoro. Sveglia puntata all’alba per chi dev’essere in ufficio. Dalle 6.57 il regionale veloce per Venezia è stato anticipato alle 6.42: in laguna si arriva poco prima delle 8. Il successivo? Parte un’ora dopo, alle 7.44, e arriva al capolinea soltanto alle 9.

 

«Difficoltà ne crea – spiega Elti Cattaruzza, pendolare che quotidianamente si reca a Venezia – perchè la sveglia è all’alba. Ma quelli che si fermano a Conegliano o a Treviso sono più contenti. Gli orari venno secondo i “gusti” personali».

E il rientro? Per chi usa il treno per lavoro non ci sono grosse variazioni, ma le “grane” emergono per chi va a teatro o a cena: l’ultimo convoglio da Venezia parte alle 23.04, anticipando di quasi un’ora l’attuale orario delle 23.56. Anche per quanto riguarda le coincidenze non c’è di che star sereni: chi rientra con le Frecce può trovare l’ultima coincidenza a Mestre alle 22.16, altrimenti sarà costretto a trascorrere la notte in stazione: il treno successivo è alle 5.16 del mattino.

Nella “normalità” di tutti i giorni, inoltre, le problematiche non mancano. Treni soppressi che “trasformano” i regionali veloci in treni locali, carrozze gelide senza riscaldamento, passaggi a livello che fanno “cilecca” spesso e volentieri accumulando ritardi.

«C’è però una nota positiva – ricorda Cattaruzza – affidata alla bontà d’animo dei capitreno che avvisano delle coincidenze una volta in stazione».

Sulla tratta per Udine non va meglio. Le lamentele sono affidate al blog comitatospontaneopendolarifvg.wordpress.com. «Hanno tolto il treno delle 6.38 da Pordenone – scrive Federica – sempre strapieno di lavoratori e studenti, per metterne uno alle 6.19. Ma chi lo prenderà? Resta quello delle 6.52 con partenza sempre da Pordenone, pure quello strapieno: figuriamoci cosa sarà dal 15 dicembre».

«Sottoscrivo – risponde Barbara –. Il risultato sarà il treno delle 6.52 pieno di gente che oltre a dover stare in piedi, come già accade ora, si spintonerà».

Ci sono, inoltre, le giornate di punta, soprattutto quando si spostano gli studenti universitari, che diventano un incubo.

«Lunedì alle 8, nonchè giovedì e venerdì tra le 17 e le 18 – spiega Chiara Cristini – i treni sono stra-affollati, la prima classe nessuno la usa e nella seconda siamo stretti come sardine. Perchè non togliere la prima e sostituirla con una seconda? E quando arriveranno i treni nuovi?».

FERROVIE: continuano i tagli e il caos in regione

Il Piccolo

MARTEDÌ, 11 SETTEMBRE 2012

Nuovi treni soppressi, richiamo a Ferrovie

Interruzioni sulla Sacile-Gemona. E 64 cancellazioni in due settimane. Riccardi convoca la società

TRIESTE Siamo alle solite. Trenitalia manca in qualcosa senza dare troppe spiegazioni ed è subito querelle. Stavolta i disservizi si sono verificati sulla tratta Sacile-Gemona, ma è solo l’ultimo esempio di una lunga serie di cancellazioni, soppressioni, malservizio in genere. E poi i pendolari si lamentano, e la Regione, secondo un copione già visto più volte, richiama la società ai doveri del contratto di servizio. Ieri altra puntata della telenovela. Riccardo Riccardi, incontrati i sindaci interessati alla tratta, ha inviato al direttore di Trenitalia per il Friuli Venezia Giulia, Maria Giaconia, la richiesta per un incontro urgente, che dovrebbe svolgersi già nei prossimi giorni. «All’ordine del giorno – spiega l’assessore regionale ai Trasporti – ci saranno sia il problema della Sacile-Gemona, con l’esigenza di ripristinare al più presto il collegamento ferroviario, sia le tantissime soppressioni dei treni registratisi dalla fine di agosto». L’agenda compliata dal Comitato pendolari del Friuli Venezia Giulia segnala dal 27 agosto a sabato 8 settembre la soppressione complessiva di ben 64 treni sulle linee che interessano la regione, a cui si possono aggiungere i 19 treni soppressi lo scorso 7 settembre a causa di un incidente avvenuto tra Venezia Santa Lucia e la stazione di Mestre, con notevoli ripercussioni sul traffico pure in Friuli Venezia Giulia. «Martedì 4 settembre – puntualizza ancora Riccardi – sono state 15 le soppressioni che hanno interessato la Trieste-Udine-Venezia, la Trieste-Portogruaro, la Casarsa-Portogruaro, la Udine-Carnia e la Venezia-Udine». Sulla vicenda Sacile-Gemona è molto dura la lettera che è stata pubblicata da una passeggera sul blog dei pendolari. «Vorrei iniziare smascherando una bugia – è l’esordio della missiva –: Trenitalia, che avrebbe dovuto riprendere il servizio sulla tratta il 26 agosto, non lo ha fatto adducendo come motivazione “i collegamenti sono effettuati con pullman dal 6 luglio in seguito ai gravi danni provocati da una frana che ha interessato l’infrastruttura ferroviaria». A seguire compaiono fotografie che testimoniano invece che le riparazioni sono state effettuate. Viene riportata pure la risposta ai pendolari di un ex operaio delle Ferrovie che assicura che «la linea non è interrotta e il treno può passare tranquillamente; non ci sono lavori da fare; per pochi metri di cedimento non è necessario alcun collaudo». Ma il treno, di lì, non ripassa ancora. Un disservizio inaccettabile. «Ritengo la cosa piuttosto grave – conclude l’utente –, ai limiti dell’inadempimento contrattuale. La Regione contribuisce per il trasporto regionale; e per la tratta Gemona-Sacile paga per avere treni, non corriere». (m.b.)

 

 

Messaggero Veneto

11 settembre 2012

Oltre 90 treni cancellati in 2 settimane

 

Convogli allagati e pochi posti: i pendolari alzano la voce. La Regione chiede un incontro urgente con i vertici di Trenitalia

di Martina Milia

 

UDINE. Il trasporto ferroviario fa acqua da tutte le parti? È il caso di dirlo visto che il 31 agosto il regionale 11021 Udine-Venezia con partenza alle 13.30, è stato soppresso a “causa dell’allagamento” delle carrozze. L’inconveniente sarebbe stato creato dalla pioggia entrata dai finestrini rimasti aperti (dalla sera prima). Ma questo, tragicomico, è solo un esempio dello stato del trasporto ferroviario in Friuli Venezia Giulia. Anche ad agosto i disagi non sono andati in vacanza e nei primi giorni di settembre non è andata meglio. Considerate anche le soppressioni di ieri, il bilancio sale a quota oltre 90 corse cancellate – in tutto o solo in alcune tratte – in due settimane. E non mancano i ritardi dei convogli che comunque sono partiti dalle stazioni.

 

Il Comitato pendolari Fvg e la Regione hanno registrato dal 27 agosto a sabato 8 settembre la soppressione complessiva di 64 treni sulle linee che interessano il Friuli Venezia Giulia, a cui si possono aggiungere i 19 treni soppressi lo scorso 7 settembre a causa di un incidente avvenuto tra Venezia Santa Lucia e la stazione di Mestre. Il 4 settembre il meglio: 15 corse tagliate in un giorno. Aggiungendo al totale le giornate di domenica e lunedì vanno conteggiate altre dieci corse saltate. E il conto è presto fatto.

 

Le cause dei disagi sulle linee Trieste-Udine-Venezia, Trieste-Portogruaro, Casarsa-Portogruaro, Udine-Carnia e Venezia-Udine sono sempre le stesse. Pendolari e personale delle ferrovie parlano di carenza di personale, treni che si guastano anche durante il viaggio, disservizi di varia natura: cambi di convogli all’ultimo minuto o imprevisti come la pioggia che ha allagato il treno in partenza da Udine. Chi ha la fortuna di pagare il biglietto per un treno che poi effettivamente parte non può comunque dormire sonni tranquilli.

 

Perché l’incognita ora si chiama “posto”. Ci sarà un posto per me che ho pagato il biglietto? E’ la domanda da porsi. A tanti convogli è stato decurtato il numero di carrozze. Il fenomeno viene denunciato periodicamente dai comitati pendolari su alcune corse più frequentate di altre, ma recentemente la situazione è ulteriormente peggiorata: è facile trovare solo quattro carrozze anziché le sei o le otto previste, con inevitabili episodi di sovraffollamento. Un problema che nelle settimane scorse poteva anche non far rumore, ma che, con la ripresa di scuole, università, fabbriche, rischia di ripresentarsi .

 

La Regione, con l’assessore Ricccardo Riccardi, ieri ha diffuso una nota con la quale chiede un incontro urgente con il direttore Trenitalia per il Friuli Venezia Giulia, Maria Giaconia. Sarà risolutivo? I pendolari lo sperano, ma da esperienza sanno che, quando la Regione batte i pugni, l’azienda si rimette in riga per un po’. Fino alla prossima ondata di stop e ritardi.

 

Resta un’arma che, secondo i viaggiatori, potrebbe aiutare a fare maggior pressione sulle ferrovie: la trasparenza. Nel sito della Regione, alla voce domande frequenti (area dedicata al trasporto pubblico locale), alla richiesta “I risultati dell’attività di controllo della Regione vengono pubblicati?”, la risposta è “Sì. I risultati vengono pubblicati periodicamente sul sito della Regione in questa sezione”. Peccato che questi non si trovino, fanno notare i pendolari. L’aggiornamento della situazione è ancora affidato al comitato spontaneo. Altro elemento che andrebbe pubblicato, secondo chi viaggia, sono le sanzioni inflitte a Trenitalia in base al contratto di servizio. La cattiva pubblicità, si sa, può essere molto efficace.

 

 

Treni, Riccardi non convince i pendolari

A Cavasso Nuovo l’assessore regionale si è impegnato a contattare Rfi per far ripartire la linea ferroviaria Sacile-Gemona

 

di Giulia Sacchi

 

CAVASSO NUOVO. «Contatterò immediatamente Rfi affinché, considerati i disagi dell’utenza, specialmente scolastica, possa ripartire da subito la circolazione dei treni sulla linea Sacile-Gemona e vigilerò con costanza affinché sia osservato e soddisfatto il contratto di servizio tra Regione e Ferrovie, che scadrà nel 2014, e per la nuova gara vedremo se sarà possibile che partecipino altri gestori.

 

La Regione ha garantito col proprio bilancio e investendo 200 milioni di euro l’anno un trasporto pubblico locale di qualità: bisogna far sì che continui a funzionare bene, ricercando, se non la redditività, almeno un equilibrio. Per il futuro, si cercherà di capire se e quali potranno essere le prospettive per la linea, data anche la sua significativa valenza ambientale e turistica». Questi gli impegni che l’assessore regionale ai Trasporti Riccardo Riccardi si è assunto nell’incontro di ieri, al Palazat di Cavasso Nuovo, con i sindaci dei comuni ubicati lungo la tratta, tra cui Meduno, Cavasso Nuovo, Maniago, Vito d’Asio, Travesio, Castelnovo, Montereale, Aviano, Sacile, ma anche Gemona, Osoppo e Forgaria. Presenti pure il vicepresidente del consiglio regionale Maurizio Salvador, i consiglieri regionali Piero Colussi, Franco Dal Mas e Paolo Pupulin, l’assessore provinciale Nicola Callegari e rappresentanti della Provincia di Udine.

 

Subito dopo il convegno, Riccardi ha inviato al direttore di Trenitalia per il Friuli, Maria Giaconia, la richiesta per un incontro urgente, che dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni, per discutere della Sacile-Gemona, rimarcando l’esigenza di ripristinare al più presto il collegamento ferroviario. Pure la Provincia, tramite Callegari, ha contattato Trenitalia per trovare soluzioni che soddisfino gli utenti e già oggi si potrebbero avere risposte più chiare. I problemi maggiori, come è stato sottolineato nell’incontro dai sindaci e da Laura Magris, rappresentante dei genitori di studenti pendolari, riguardano gli orari dei bus sostitutivi, che non sono in linea con quelli scolastici. Da qui l’intenzione di trasferire gli studenti da Sacile a Pordenone.

 

Riccardi, postosi a fianco di Comuni e utenti «in questa protesta civile e costruttiva, che condivido in pieno», cercherà pure con la Provincia di Pordenone «di capire come si potrebbero intanto armonizzare gli orari bus-scuola».

 

Ma la protesta di ragazzi e genitori per quanto sarà ancora civile e costruttiva? «Siamo contribuenti e pretendiamo i servizi: la nostra protesta non potrà essere ancora a lungo così calma – tuona un genitore –. Le esigenze dei ragazzi non possono attendere: da domani per loro non cambierà nulla e per quanto ancora andranno avanti questi disagi?». Non nascondono una certa amarezza, mista a delusione, i genitori degli studenti al termine dell’incontro e il timore è «di essere davanti a una mancanza di volontà, dato che la linea sembra riparata, e a decisioni forse già prese. Dobbiamo fare gli abbonamenti o no? Non ci sono state date certezze oggi – rimarcano –: sappiamo che c’è l’impegno, questo sì, ma non se ci sarà il treno e cosa accadrà nei prossimi mesi. Possiamo stare tranquilli e continuare a mandare i ragazzi a Sacile o dovremo pensare seriamente al trasferimento? – interrogano –. Oggi non sono state date linee-guida agli utenti: come genitori ci siamo dati da fare, ma non possiamo pensare di doverci preoccupare noi di risolvere problemi che non ci competono».

FERROVIE: continua lo sfascio in regione

Dal Piccolo

MARTEDÌ, 20 NOVEMBRE 2012

Trenitalia rivede le tratte e “dimentica” la Bassa

Il nuovo orario cancella i collegamenti serali e notturni Trieste-Venezia-Roma via Cervignano e Latisana. Pendolari sul piede di guerra. Pressing sulla Regione

di Ferdinando Viola TRIESTE Altro che servizio pubblico. Il nuovo orario ferroviario che entrerà in vigore il 10 dicembre penalizza, ancora una volta, Trieste e parte della regione. E non solo a causa della spending review: i tagli del governo al trasporto ferroviario sono una cosa concreta e la Regione Fvg non ha più voglia di investire sui treni perchè – dicono a Palazzo – non ci sono soldi. Ma c’è anche la programmazione di Trenitalia che non tiene conto della specificità di certe tratte. Lo rivela la bozza presentata ieri ai sindacati. Ai quali è piaciuta poco, e ancora meno sarà gradita ai tanti pendolari che ogni giorno si servono dei treni per andare al lavoro. Le variazioni non sono molte, ma sono significative e penalizzano buona parte della regione, quella a vocazione turistica come Grado e Lignano. Il cambiamento più significativo riguarda l’Intercity notte per Roma oggi in partenza da Trieste alle 21,54 via Cervignano e Portogruaro. Con il nuovo orario la partenza, sempre da Trieste, è anticipata alle 20.34 ma proseguirà per Gorizia, Udine e Treviso con arrivo a Mestre alle 22.43. Dopo una sosta di 20 minuti circa il treno riprenderà la corsa verso Roma. Questo significa che tutta la Bassa friulana – Cervignano, San Giorgio e Latisana, oltre naturalmente le venete Portogruaro e San Donà – perderà questo collegamento con la capitale. I passeggeri che salgono a Trieste e Monfalcone subiranno invece un percorso più lungo e un costo maggiore. Lo stesso territorio della Bassa verrà ancora di più “bastonato” dal fatto che l’ultimo treno diretto a Venezia da Trieste partirà alle 19.18, come oggi. A meno che non si voglia prendere in considerazione l’autobus delle 22.44 diretto a Portogruaro che dovrebbe rimanere. L’altro convoglio per la città lagunare, l’ultimo della sera, è alle 20.42, ma anche questo per via Udine. Una “mazzata” non da poco per abbonati o semplici viaggiatori. Altre grandi variazioni non sono previste, qualche ritocco agli orari ma nulla di più. Non sono toccate le tre Freccebianche Trieste-Milano che rimarranno con gli stessi orari di oggi e cioè 6.35 (arrivo a Milano alle 10.53), alle 9.38 (13.55) e 17.02 (21.25). Ora si attende la reazione della Regione. Nei giorni scorsi c’erano state due interrogazioni presentate alla giunta Tondo da parte di Piero Camber (Pdl) e Renzo Travanut (Pd) i quali, dopo le prime voci, avevano chiesto l’intervento diretto del presidente. Il quale, finora, ha preferito non parlare. Forse qualcosa si capirà meglio venerdì quando le organizzazioni sindacali incontreranno l’assessore regionale Riccardo Riccardi per discutere di trasporti, compreso quello ferroviario. «Il nuovo orario che ci è stato presentato da Trenitalia è penalizzante non solo per buona parte della provincia di Udine, ma anche per Trieste e l’Isontino – afferma Michele Cipriani della Uil regionale trasporti -. In una fascia d’orario serale una grande zona resterà senza trasporti pubblici. E si tratta di un territorio non di poco conto. La giustificazione che ci è stata data è che il governo ha tagliato il budget del Programma Italia, la passeggeri nazionale, e di conseguenza Trenitalia ha dovuto riorganizzare tutte le tratte dei treni notturni con tagli che non hanno riguardato solo la nostra regione. Oggi sono due gli Intercity notte per Roma, uno da Trieste e l’altro da Udine che poi si compongono a Mestre. Dal 10 dicembre ne resterà solo uno. Però quello che ci sembra grave è che Cervignano, San Giorgio e Latisana perdano il treno per Roma e che l’ultimo da Trieste parta alle 19.18. Chiederemo un preciso impegno da parte di Riccardi»

La capodistria-Divaccia minaccia la Val Rosandra

Dal Piccolo del 24/11/12

Linea Capodistria-Divaccia minaccia la Val Rosandra

 

Impatto ambientale per il raddoppio della tratta, l’Italia può inviare osservazioni. Anche San Dorligo e Muggia sfiorate dai cantieri

di Gabriella Ziani

 

Sarà un’invasione in una delle più “protette” riserve naturali del territorio il cantiere per il raddoppio del binario sulla linea Capodistria-Divaccia che in ben 7 anni di lavori progetta di costruire 27 chilometri di nuova ferrovia di cui 20,3 da creare in galleria, e due viadotti, per un tratto costeggiando il confine italiano e andando a sfiorare a poche centinaia di metri le frazioni di Grozzana, Pese, Draga Sant’Elia, Bottazzo, Bagnoli della Rosandra, Dolina, Prebenico, Crociata e Caresana nel Comune di San Dorligo della Valle, e Aquilinia e Noghere nonché Rabuiese e Vignano in Comune di Muggia. L’impatto più preoccupante, e ben segnalato dagli esperti sloveni, sarà naturalmente sulla Val Rosandra.

 

Il governo sloveno, rispettoso delle norme Ue, ha inviato anche a noi la enorme relazione relativa all’impatto ambientale “transfrontaliero”, e le oltre 700 pagine di analisi sul terreno e il suo verde, sulla fauna (ampiamente protetta o nella lista “rossa” delle specie a rischio), sull’inquinamento delle acque e da rumore, sui beni architettonici e archeologici che si trovano sul tracciato sono ora disponibili sul sito della Regione. Entro il 23 gennaio chi ne ha titolo potrà esprimere le sue osservazioni.

 

L’infrastruttura, pensata per raddoppiare il percorso delle merci da e per il porto di Capodistria, entrerà coi suoi escavatori e caterpillar in 2 Zone Natura 2000, oltre che nella Riserva naturale protetta della Val Rosandra dove vivono fino a 20 specie animali protette e 89 specie di farfalle, “effimere” a rischio estinzione, anfibi e rettili rari, 41 specie di uccelli nidificanti di cui 11 a rischio di estinzione come il picchio verde, lo zigolo nero e il gufo reale (ma tra Rosandra e Ospo le specie sono 130 di cui 79 nidificanti e in più ci sono pipistrelli, caprioli, camosci, conigli, scoiattoli, ghiri, lince, toporagno etrusco). Poi ci sono appunto le Aree carsiche della Venezia Giulia (161 specie animali qualificative della zona) e il Carso triestino e goriziano (7 specie di anfibi, 12 di invertebrati, 7 di mammiferi e così via per un totale di 23 diversi tipi di habitat).

 

Lungo l’intero tracciato verranno rimossi 3 milioni e mezzo di metri cubi di materiali di scavo, saranno necessari 2,5 milioni di metri cubi di materiale edilizio più 58 chilometri di binari e scambi, e ovviamente è la parte slovena quella a maggiore impatto su foreste, vigneti, frutteti, artigianato, paesi antichi, chiese, grotte, foibe, con pericolo per caprioli, cinghiali, cervi, e se capitano da quelle parti (come accade) anche orsi.

 

In Italia a rischio pure i torrenti. Nell’Ospo è certificata l’esistenza di 5 specie di pesci tra cui il codirosso e l’anguilla, 12 specie di rettili, tutti animali a rischio estinzione. Ma è il Rosandra più di tutti quello in pericolo. Gli esperti di Lubiana certificano che ogni interferenza perfino sui suoi affluenti «comporta conseguenze negative alla popolazione dell’intera valle».

 

Per mitigare i danni vengono consigliate misure eccezionali. Una strada di servizio (di cui già si parlava come necessaria variante), la costruzione di due ponti in materiale naturale sopra il corso d’acqua fatti in modo da lasciar passare (sotto) la fauna selvatica e da non creare pericolo (sopra) per gli uccelli che migrano e nidificano, affidandosi a esperti per la salvaguardia del gufo reale. Si consiglia di non lavorare nella stagione riproduttiva, di non abbattere boschi e foreste nella stagione delle nidificazioni, e poi è suggerita una misura eccezionale: trovare un esperto di gamberi. Nel Rosandra vivono colonie di gamberi di acqua dolce, assoluta rarità. Prima che il cantiere dissesti, gli sloveni consigliano di metterne in salvo altrove, via dall’ambiente naturale minacciato, la maggior parte possibile.

 

Tre i cantieri previsti nella gola della Val Rosandra, 2 nell’ecosistema del Rosandra e 2 sul ciglione carsico, con rischio di incontrare non solo piante rare come il Garofano di Montpellier, il Garofano tergestino e l’Iris siberiano, ma anche reperti archeologici, «chiese, monumenti, borghi e paesi», nella Rosandra ci sono reperti del Paleolitico, l’acquedotto romano, e la ex ferrovia ora pista ciclopedonale. Per finire: quando passeranno i treni (fra molti anni) Vignano avrà inquinamento acustico e «serviranno barriere antirumore».

FERROVIE: soppresse in un anno 1200 corse

Dal Piccolo

VENERDÌ, 14 DICEMBRE 2012

Treni, soppresse in un anno 1200 corse

Collegamenti cancellati a causa di guasti, lavori e ritardi. Alla Casarsa-Portogruaro il titolo di tratta più “disastrata” del Fvg

Passeggeri dell’Euronight per Tarvisio bloccati a Mestre per oltre cinque ore

Cinque ore di ritardo per l’Euronotte che sarebbe dovuto arrivare a Tarvisio alle 3.39 di ieri mattina. Il viaggio in partenza da Roma e diretto alla stazione di Tarvisio Boscoverde si è trasformato in una nottata infernale per decine di passeggeri a causa di un guasto alla linea che si è verificato a Milano, ma ha provocato ritardi a catena fino all’estremo Nord del Friuli Venezia Giulia. I viaggiatori che mercoledì sera erano partiti dalla capitale alle 19.12 sono stati bloccati per ore in piena notte nella stazione di Mestre, fino a quando, con l’arrivo del convoglio da Milano, sono riusciti a ripartire per Tarvisio Boscoverde. Una pagina nera, l’ennesima, per i collegamenti ferroviari in Friuli Venezia Giulia. Fortunatamente però la notte di disagio non ha compromesso il traffico mattutino dei treni per i pendolari, che ieri, dalle 6 in poi, sono partiti da Tarvisio diretti a Udine, Gorizia e Trieste in perfetto orario. Come ha spiegato Trenitalia, il Milano – Mestre che mercoledì sera doveva partire alle 21.35 per arrivare a destinazione alle 00.30 è giunto nella stazione veneta con più di 300 minuti di ritardo, perché una rotaia si era rotta nei pressi di Parco Martesana, in Lombardia. Quando giunge a Mestre, alcuni vagoni del treno da Milano vengono abitualmente usati per far proseguire verso Tarvisio l’Euronotte proveniente da Roma. (el.pl.)

di Roberto Urizio wTRIESTE Circumvesuviana, Roma-Viterbo, Pinerolo-Torre Pellice, Padova-Venezia Mestre, Genova Voltri – Genova Nervi, Palermo-Messina, Viareggio-Firenze, Stradella- Milano, Bologna-Ravenna, Potenza- Salerno. Sono le dieci linee ferroviarie peggiori d’Italia secondo il rapporto “Pendolaria”, stilato annualmente da Legambiente. E il Friuli Venezia Giulia? A sorpresa non compare nella poco lusinghiera graduatoria. Il merito, però, non va attribuito alle performance delle nostre ferrovie, quanto piuttosto alla carenza di informazioni a disposizione del’associazione ambientalista. Già, perchè fin dai primi dati inseriti nel rapporto, proveniente dalle Regioni e da Trenitalia, appare evidente come il Friuli Venezia Giulia venga trattato in maniera piuttosto marginale, a “beneficio” di altri territori della penisola. La realtà dice invece che le condizioni delle linee ferroviaria, dei treni e delle stazioni nella nostra regione sono tutt’altro che esemplari, come periodicamente segnalato dagli appositi comitati nati per far fronte ai disservizi sulle linee ferroviarie. Dall’inizio dell’anno, infatti, sono stati soppresse, completamente o parzialmente, più di 1.200 corse (su un totale di circa 40 mila), escludendo da questo dato gli scioperi e le soppressioni dovute a lavori, incidenti o altre cause accidentali e i ritardi che riguardano oltre l’8% nella tratta Udine-Venezia e attorno al 5% nella Trieste – Portogruaro – Venezia. Rimanendo alle percentuali, più dell’1% delle ore di percorrenza dei treni sulle linee ferroviarie del Friuli Venezia Giulia sono state cancellate con conseguenti disagi per l’utenza, in particolare per i pendolari che usano il treno per spostarsi da casa al luogo di lavoro. La situazione si era fatta quasi drammatica nei primi mesi dell’anno con oltre 500 treni complessivamente soppressi, tanto che a marzo intervenne l’assessore Riccardo Riccardi con una lettera all’ammministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, in cui l’esponente della giunta lamentava ritardi, soppressioni, sporcizia e degrado nelle carrozze e nelle stazioni e carenze nell’informazione ai passeggeri. Nel corso del 2012 i numeri si sono ridimensionati con un nuovo incremento, come avviene abitualmente ogni anno, nel periodo estivo e una flessione negli ultimi mesi; ma la situazione rimane comunque critica per chi utilizza il treno con una certa frequenza, in particolare sulla Casarsa-Portogruaro, la tratta più critica, e sulla Udine- Tarvisio. Secondo i dati dei Comitati regionali dei pendolari negli ultimi tre mesi i treni soppressi sono stati oltre 130, esclusi gli scioperi del 13-14 ottobre, del 14 novembre e del 29-30 novembre e le cancellazioni previste per consentire di effettuare i lavori sulla Trieste- Venezia (sul ponte del Piave) a settembre e ottobre.

FERROVIE: la regione multa Trenitalia

Rassegna del 23/12/11

Il Piccolo

Disservizi sui treni La Regione chiede un milione di danni

 

di Marco Ballico La pazienza è finita. E adesso arrivano le sanzioni. Riccardo Riccardi, bacchettata Trenitalia per il mancato rispetto degli accordi, in particolare per le soppressioni, fa un conto molto salato: la compagnia ferroviaria sarà chiamata a pagare «centinaia di migliaia di euro». A quanto filtra, siamo attorno a un milione. La mega-multa è conseguenza di una situazione evidentemente insostenibile. Riccardi, ieri a colloquio con i vertici di Trenitalia Fvg – Mario Pettenella, in procinto di lasciare il servizio, Maria Giaconia, responsabile regionale dall’inizio 2012, e il capodivisione nazionale del Trasporto regionale Francesco Cioffi – non ha nascosto il «disappunto» dell’amministrazione regionale per la qualità del servizio «su rotaia». Il motivo? Alla base dei disservizi indicati dalla Regione in particolare la vetustà dei mezzi impiegati ma anche la necessità di andare a una verifica dal punto di vista organizzativo. Non tanto i ritardi, non la pulizia, che pure a detta dei pendolari continuano a rappresentare criticità, ma soprattutto le soppressioni di treni hanno portato la Regione a fare la faccia cattiva. «Non siamo affatto contenti – ribadisce l’assessore ai Trasporti – anzi, siamo del tutto insoddisfatti. Riteniamo che il servizio non sia del livello che il contratto Regione-Trenitalia ci dovrebbe assicurare». Da qui l’intenzione della Regione di applicare le sanzioni contrattualmente previste: ad oggi, secondo Riccardi, «i conti ci dicono che ammontano ormai ad alcune centinaia di migliaia di euro». Un salasso che si è gonfiato soprattutto negli ultimi mesi, con inconvenienti per l’utenza sempre più numerosi. Nell’ottobre 2010 un analogo confronto si concluse con una discreta pagella per Trenitalia: i treni del Fvg erano due punti e mezzo sopra il limite stabilito dal contratto di servizio per la puntualità e, in prospettiva, più puliti grazie al progetto di sostituzione della tappezzeria di 12mila sedili. Poi però le cose sono precipitate e nel settembre scorso Riccardi definiva «incomprensibili e inaccettabili» il comportamento e gli atteggiamenti dell’Ufficio informazioni alla stazione Fs di Udine e del personale di Trenitalia in merito all’anticipata partenza di un treno regionale. Riccardi comunicò il disappunto via lettera a Pettenella: «Mi aspetto pubbliche scuse e adeguati provvedimenti». Ieri i toni non sono stati troppo diversi. Messi in fila i problemi, l’assessore si è comunque visto assicurare un miglioramento del servizio la prossima primavera quando entreranno i quattro nuovi complessi “Vivalto”, che andranno a sostituire gli obsoleti “Ale 801”, che oggi rappresentano «una vera e propria spina nel fianco» nel servizio ferroviario del Trasporto pubblico locale. Già nei primi mesi del 2013, auspicabilmente tra gennaio e febbraio, dovrebbe essere in linea il nuovo materiale rotabile che è stato finanziato dalla Regione: i mezzi saranno consegnati a metà dicembre 2012 ed entreranno in azione dopo un breve periodo di prova e le indispensabili certificazioni. Riccardi ha infine chiesto a Trenitalia di poter valutare l’introduzione per i treni nazionali che transitano in Fvg di alcune fermate supplementari a Cervignano e Latisana, in quest’ultima stazione almeno nei mesi estivi. La compagnia, intanto, in relazione alla vertenza degli ex lavoratori Servirail Italia e Wagon Lits risultati in esubero a seguito della rimodulazione del servizio notte della società, assume l’impegno di garantire, entro i prossimi 24 mesi, la progressiva ricollocazione ai dipendenti che non hanno trovato occupazione nella prosecuzione dei precedenti appalti relativi ai “servizi notte”. La rimodulazione del “servizio notte”, che ha riguardato anche la nostra regione, si è resa necessaria in considerazione della particolare situazione congiunturale del settore. L’andamento del traffico dei treni notturni, rende noto Trenitalia, ha registrato in questi anni una progressiva e significativa flessione, facendo registrare nel 2011 perdite per oltre 100 milioni di euro.

 

Messaggero Veneto

La Regione multa Trenitalia: insoddisfatti del servizio

 

UDINE «Non siamo affatto contenti. Anzi, siamo del tutto insoddisfatti». Così l’assessore ai Trasporti Riccardo Riccardi ha manifestato il disappunto della Regione per la qualità del servizio di trasporto via treno. Un’insoddisfazione espressa ai vertici di Trenitalia Fvg, al responsabile Mario Pettenella (in procinto di lasciare il servizio), a Maria Giaconia (che sarà responsabile dall’inizio del 2012) e al capo Divisione nazionale del Trasporto regionale, Francesco Cioffi. La Regione, quindi, applicherà alla società le “multe” previste dal contratto con Trenitalia. «La qualità di servizio – ha segnalato l’assessore – soprattutto negli ultimi mesi e nella passate settimane ha registrato numerosi inconvenienti all’utenza. Riteniamo che il servizio non sia del livello che il contratto Regione-Trenitalia ci doveva assicurare e quindi abbiamo deciso di applicare le sanzioni contrattualmente previste: a oggi i conti ammontano ormai ad alcune centinaia di migliaia di euro». Alla base dei disservizi indicati dalla Regione, ha osservato Trenitalia, in particolare la vetustà dei mezzi impiegati ma anche la necessità di andare ad una verifica dal punto di vista organizzativo, è stato concordato. Un miglioramento del servizio è comunque atteso tra aprile e maggio, quando entreranno progressivamente in servizio i quattro nuovi treni “Vivalto”, che andranno a sostituire gli obsoleti “Ale 801”, spina nel fianco del servizio ferroviario. Nei primi mesi del 2013, invece, dovrebbero essere operativi i nuovi treni, finanziati direttamente dalla Regione: i mezzi saranno consegnati a metà dicembre 2012, ma occorrerà un breve periodo di prova e le necessarie certificazioni. Riccardi ha poi chiesto a Trenitalia di valutare l’introduzione per i treni nazionali che transitano in Friuli Vg di alcune fermate supplementari a Cervignano e Latisana, in quest’ultima stazione almeno in estate.

FERROVIE: chiusi i bagni nelle piccole stazioni

Da Il Piccolo del 09/01/12

 

Pochi passeggeri, Ferrovie chiude i bagni in sei stazioni

 

Carnia, Cormons, Gemona, San Giorgio, Tarvisio Bosco Verde e Villa Opicina sotto la soglia dei 500 viaggiatori al giorno: niente servizi igienici dal 1° gennaio

 

 

di Elena Placitelli

 

TRIESTE. Da quando è iniziato il nuovo anno, in sei stazioni ferroviarie del Friuli Venezia Giulia non si può più fare pipì. Nei primi giorni di gennaio, Rete ferroviaria italiana ha infatti chiuso a chiave i servizi igienici delle stazioni di Carnia, Cormons, Gemona, San Giorgio di Nogaro, Tarvisio Bosco Verde e Villa Opicina, vietandone l’accesso al pubblico. Si tratta di stazioni aperte al personale e al traffico dei convogli per passeggeri, eccezion fatta per Villa Opicina che, da quando è stato abolito il collegamento per Budapest, è attraversata soltanto da treni merci. Stazioni tutt’altro che chiuse, dunque, ma presidi ferroviari attivi a tutti gli effetti.

 

La decisione è stata presa da Rete ferroviaria italiana in via definitiva. L’azienda ha infatti comunicato di aver deciso di applicare la normativa europea, in vigore già da tempo. E di averla applicata con mano morbida: Anzi, morbidissima. «Se il regolamento europeo prevede di chiudere i bagni di tutte le stazioni con meno di mille viaggiatori al giorno – spiegano – Rfi ha deciso di applicarla solo per le stazioni che di presenze ne contano la metà». Secondo i calcoli di Rfi, queste sei stazioni non avrebbero dunque raggiunto la soglia minima di 500 viaggiatori al giorno, ottenendo con l’inizio del 2012 il “via libera” alla chiusura definitiva dei servizi igienici. Il calcolo è stato messo in discussione dai pendolari di San Giorgio di Nogaro che, passate le feste, sono tornati in stazione per andare all’Università e a lavorare. Ma quando a qualcuno è scappata la pipì, si è accorto che i bagni erano stati chiusi e di doversi arrangiare in altro modo. Da lì la presa di coscienza del provvedimento e la conta dei pendolari. Indipendentemente dai numeri, resta però il fatto che ad essere stato vietato è un servizio primario. Dopo la battaglia per far tornare l’acqua alle fontanelle (vinta quest’estate dal Comitato dei pendolari), s’intravedono tutti i presupposti per un’altra grande bufera. Prima i treni notturni cancellati, poi le stazioni intermedie di Cervignano, Latisana e San Donà boicottate dai collegamenti a lunga percorrenza.

 

L’esplosione di polemiche che ha accompagnato l’entrata in vigore del nuovo ferroviario sembrava essersi placata. E invece con l’inizio del nuovo anno la notizia della chiusura dei bagni ha tutta l’aria di poter sollevare un altro grande polverone. Ne è consapevole Rfi stessa: «Questa decisione creerà sicuramente dei disagi – commentano dall’azienda – ad esempio in caso di treni in ritardo o soppressi. Va però anche detto che i bagni delle stazioni venivano costantemente presi di mira da atti vandalici, che li rendevano inutilizzabili. Non potendo più l’azienda sostenere le spese per la manutenzione ordinaria (pulizie) e straordinaria (per sistemare i bagni rotti dai vandali) è stato così introdotto questo provvedimento».

 

E adesso? «Nulla vieta ai Comuni e ai bar delle stazioni – chiosa Rfi – di trovare una soluzione alternativa». Elena Placitelli

FERROVIE: cancellati 264 treni dall’inizio dell’anno!

dal Messaggero Veneto del 25/01/12

L’odissea dei pendolari Cancellati 264 treni

di Martina Milia Anno nuovo problemi vecchi, anzi incancreniti. La Regione batte i pugni, minaccia di rescindere il contratto di servizio con le ferrovie – che vale più di 36 milioni di euro l’anno di soldi pubblici – ma il servizio sembra lento a recepire il cambio di rotta, per non dire immobile. E a dirlo non sono solo le voci, tra l’arrabbiato e lo sconsolato, dei pendolari. Treni soppressi. A dirlo sono i numeri, numeri che arrivano da fonti ferroviarie e che fotografano, solo nel mese di gennaio (non ancora conclusosi per altro), 264 soppressioni, pari a 11.488 chilometri-treno cancellati. Certo, i conti si faranno a fine anno, ma gli ultimi mesi del 2011 certo non sono andati meglio, come raccontano le cronache, le lamentele, gli incontri fatti soprattutto di promesse da parte di Trenitalia. Le linee. Tralasciando la Casarsa-Portogruaro, dove le soppressioni non fanno più notizia – nei primi 22 giorni dell’anno se ne sono contate addirittura 163 in barba ai sogni che parlano di Tav su quel tracciato – , la Udine-Gorizia-Trieste è quella che ha patito di più (anche in relazione al bacino di utenza che ha), seguita dalla Udine-Tarvisio e dalla Udine Cervignano. Va un po’ meglio in direzione Venezia, ma in qualunque direzione la si guardi non si scende mai sotto le dieci soppressioni. E comunque se si guarda all’anno vecchio, a dicembre ci sono state molte cancellazioni anche sulla Udine-Sacile-(Venezia) e Trieste-Latisana-(Venezia). Se non si è un pendolare è difficile comprendere quanto sia frustrante dover subire ripetutamente questo disagio, soprattutto se quello che dovrebbe essere un evento occasionale diventa quasi una routine. «L’abbonamento al “treno fantasma” – dice con autoironia un pendolare di vecchio corso – si paga comunque». Le motivazioni. Ma quali sono le ragioni di queste soppressioni? Carenza di materiale rotabile (treni guasti o in manutenzione?) e carenza di personale (malattia, sciopero bianco o ferie forzate?), raccontano nelle ferrovie. Il personale. Per quanto riguarda il personale, i sindacati da tempo denunciano il sotto dimensionamento dell’organico e le tensioni che ne derivano nell’organizzazione del lavoro. Nei mesi scorsi lo sciopero bianco dei capitreno – racconta chi l’ambiente lo conosce – è stato innescato dalla massiccia richiesta di straordinari per sopperire a tale carenza. Il miglioramento. Ma per non guardare solo alle cose negative, bisogna dire che negli ultimi due giorni la situazione è migliorata. Ieri si è registrata una sola soppressione, quella del treno 6004 Trieste–Udine. I pendolari possono dormire sonni tranquilli? Come loro stessi ricordano dopo periodi di forte criticità arrivano periodi di tregua, «ma questa non dura mai abbastanza a lungo da far ritenere che l’emergenza sia passata»

FERROVIE: pendolari friulani sul piede di guerra

I pendolari: pronti

a chiudere i binari

Ultimatum a Rfi sui lavori per adeguare le pensiline 7 e 8. Via al sondaggio sui bonus agli abbonati: in ballo un milione

treni ferrovie pendolari

di Alessandra Ceschia

UDINE. La mobilitazione partirà lunedì, quando i questionari saranno distribuiti a centinaia sui treni e in stazione ai pendolari chiamati a esprimersi su come spendere il milione di euro di multa inflitta a Trenitalia dalla Regione. L’iniziativa è promossa dal Comitato pendolari Alto Friuli il quale mostra i muscoli sulla situazione dei binari 7-8 e lancia un ultimatum: «Siamo stufi di farci prendere in giro – sentenziano –. Se i lavori non saranno realizzati come promesso, non solo il ricorso all’Azienda per i servizi sanitari sarà un atto dovuto per accertare l’indecente situazione igienico sanitaria, ma richiederemo anche all’autorità giudiziaria competente di procedere alle verifiche del caso e di assumere le necessarie determinazioni, compresa quella di chiudere al pubblico i binari 7 e 8 atteso che la pensilina e il sottostante marciapiede non presentano, a nostro parere, le benchè minime condizioni legali per offrire un servizio pubblico decoroso».

Tutto è partito da un esposto denuncia presentato dal Comitato sulla situazione delle pensiline. Rfi, dopo un sopralluogo nel gennaio scorso che ha visto impegnato l’assessore Riccardo Riccardi, si è assunta l’impegno di avviare i lavori di riqualificazione dei binari 7 e 8 della stazione di Udine, come già fatto con i binari 3 e 4. «I lavori, dal costo di un milione di euro – spiegano i rappresentanti del Comitato – nel progetto dovrebbero permettere di riqualificare l’area con l’installazione di nuove pensiline, dotate di reti antipiccione il rinnovo del sistema di illuminazione a led e dell’impianto elettrico, la sostituzione dei monitor partenze/arrivi e, soprattutto, l’eliminazione di tutto l’eternit nelle pensiline. I lavori, che dovevano iniziare ad aprile, avrebbero dovuto protrarsi sino alla prossima estate interessando prima il binario 7/8, poi il binario 1».

Ma si tratta di interventi che ora sembrano essere sempre meno certi, punta l’indice il Comitato. «Dopo le promesse e gli impegni assunti, Rfi sembra voler fare marcia indietro visto che sul marciapiede sono già state predisposte le attrezzature e si conta di partire in anticipo sul binario 7-8 con un intervento che non sarà risolutivo, ma che servirà solo a installare una rete provvisoria per risolvere l’annoso problema dei piccioni tralasciando il resto. Il marciapiede dei binari 7/8 – continuano – versa in condizioni igienico-sanitarie ancora peggiori rispetto a quelle del gennaio scorso, atteso che la promessa di Rfi in ordine alla pulizia straordinaria non è stata mantenuta».

Da qui la minaccia di andare in Procura per far chiudere i binari da parte del comitato se gli impegni non saranno mantenuti.

Intanto, fra un ritardo e una cancellazione, da lunedì i pendolari saranno chiamati a dire se preferiscono che il milione di euro che Trenitalia ha pagato a titolo di sanzione alla Regione sia restituito agli utenti sotto forma di buoni sconto in favore degli abbonati a titolo di risarcimento da riconoscere all’atto dell’acquisto del nuovo abbonamento o se desiderano che vengano utilizzati per la realizzazione di interventi mirati e aggiuntivi del servizio.

FERROVIE: la disastrosa situazione in regione

Di fronte a questa situazione scandalosa continuano a blaterare le cazzate sulla TAV…vergognoso!

 

Da Il Piccolo del 06/03/12

Riccardi a Moretti: 537 treni cancellati

L’assessore in una lettera chiede un confronto e dà le cifre sui convogli soppressi nel 2012 nel Fvg. I disagi dell’utenza

di Roberto Urizio

TRIESTE

Oltre cinquecento treni soppressi nei primi due mesi del 2012 e disservizi di vario genere nelle stazioni. La Regione non ci sta e, attraverso una lettera inviata dall’assessore Riccardo Riccardi all’ad di Trenitalia Mauro Moretti, chiede un incontro urgente per valutare i problemi e arrivare a una soluzione. «Da molti mesi ormai i servizi ferroviari svolti da Trenitalia sul territorio regionale presentano, come noto, una situazione di estrema criticità. – inizia la nota di Riccardi – Numerosi treni soppressi ed altri in correlato ritardo, a cui si aggiunge, in particolare nei momenti di maggiore criticità, un’informazione ai viaggiatori estremamente carente quando non del tutto assente».

L’assessore regionale sciorina i numeri, che sono impressionanti. Nei soli mesi di gennaio e febbraio 2012 il totale delle soppressioni di treni per cause attribuibili a Trenitalia (esclusi quindi scioperi e cause esterne) è risultato essere, in termini di ore di servizio, superiore al 35% delle intere soppressioni dell’anno passato, in cui peraltro è stato superato di ben 3 volte il limite per l’applicazione delle penali previste dal contratto di servizio. Il numero di treni parzialmente o totalmente soppressi, nel 2011 è risultato pari a 1.552 mentre nei primi due mesi del 2012 si sono avute già 537 soppressioni (dovute perlopiù a carenze di personale e allo stato del materiale rotabile), delle quali circa la metà in fascia pendolari. La linea Casarsa – Portogruaro la fa da padrone, con 282 treni soppressi tra gennaio e febbraio contro gli 806 dell’intero 2011. Ma quello dei treni non è l’unico problema. « ciò si assommano puntuali situazioni di criticità determinate da scelte unilaterali di codesto Gruppo, – prosegue Riccardi – come ad esempio la chiusura dei servizi igienici in alcune stazioni (peraltro giustificata sulla base di inesistenti normative europee), l’eliminazione delle sedute nelle aree di attesa della stazione di Trieste, il significativo prolungarsi dei lavori di riqualificazione delle pensiline nella stazione di Udine e le citate carenze informative a bordo treno ed in stazione che hanno determinato ulteriori disagi per i viaggiatori». i sono poi ritardi «nella consegna del nuovo materiale rotabile (4 complessi Vivalto) la cui messa in esercizio risulta contrattualmente prevista già per il dicembre del 2011». Riccardi, rivolgendosi a Moretti, definisce «inaccettabile l’ulteriore protrarsi di tale situazione in quanto sostanzialmente lesiva del diritto alla mobilità dei cittadini del Friuli Venezia Giulia e reputo pertanto necessaria una tempestiva ed adeguata azione da parte Sua, del gruppo FS e di Trenitalia in particolare per la risoluzione di tali criticità».

E se Trenitalia non fosse in grado di fornire risposte adeguate, «la Regione si riserva di avviare una ridiscussione delle prestazioni inserite nel vigente contratto di servizio». In quali termini? «Non sono ancora in grado di dirlo. Aspettiamo prima le risposte da parte di Trenitalia» afferma Riccardi che nella lettera richiama anche le regole per quanto riguarda i viaggiatori: «L’articolo 17 , comma 1 del Regolamento (CE) 1371 del 23 ottobre 2007 prevede tra l’altro che ‘…i passeggeri titolari di un titolo di viaggio o di un abbonamento che siano costretti a subire un susseguirsi di ritardi o soppressioni di servizio durante il periodo di validità dello stesso possono richiedere un indennizzo adeguato secondo le modalità di indennizzo delle imprese ferroviarie…’». A buon intenditor…

 

Da Il Piccolo del 05/03/12

Fino a Trieste ma non prima del 2020

di Gigi Furini MILANO Per ora, a parte qualche tratto già realizzato, il tracciato è solo segnato con un pennarello su una cartina d’Europa. Il “Corridoio V” è la ferrovia che dovrà (o dovrebbe) collegare in futuro le città di Lisbona (estremo ovest dell’Europa) con Kiev, capitale dell’Ucraina. In Val di Susa si discute e si manifesta, ma le altre tratte a che punto sono? Le tratte. L’unico percorso completato è quello tra Torino e Milano. Nel capoluogo lombardo c’è il collegamento con Roma e Napoli e questo è un po’ il fiore all’occhiello delle nostre Ferrovie che possono collegare Torino a Salerno. Da Milano per arrivare a Trieste bisogna però deviare per Brescia e Verona. Ad oggi, sul tratto Milano-Venezia sono attivi solo i tratti Milano-Treviglio (27 chilometri) e Padova-Mestre. Il resto è tutto da fare. E’ in fase di costruzione il tratto Treviglio-Brescia (39 chilometri) e anche il tratto (12 chilometri) che dovrà collegare la linea TAV con la stazione di Brescia, sul vecchio tracciato della Milano-Venezia. Infatti, come già realizzato sulla Torino-Milano, e come è facilmente intuibile, i nuovi treni ad alta velocità non utilizzeranno i vecchi binari e i vecchi tracciati. Si tratta di convogli che, arrivando anche a 300 chilometri orari, non possono trovare “ostacoli” come i passaggi a livello, i vecchi scambi e le vecchie stazioni. Sul percorso Torino-Milano si è scelto, per un lungo tratto, di affiancare l’attuale autostrada. Invece, il tratto Milano-Brescia correrà parallelo all’attuale linea delle Fs, ma solo spostato più a sud. Il tratto Brescia-Verona sarà lungo 73 chilometri e avrà due interconnessioni con la linea esistente. Altri 10 km di attraversamento urbano collegheranno la nuova ferrovia all’attuale stazione di Verona. Da Verona a Padova ci sono altri 75 chilometri che correranno paralleli all’attuale ferrovia (invece il tratto Padova-Mestre è in funzione dal 2007. Secondo l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, l’intera tratta Milano-Venezia sarà pronta entro il 2020. «Ma per farlo — ha aggiunto — bisognerà tenere il ritmo di realizzazione tenuto sulla tratta Milano-Treviglio». Invece il tracciato Venezia-Trieste è ancora da decidere. C’è chi vorrebbe semplicemente raddoppiare l’attuale linea, chi vorrebbe che la TAV si avvicinasse un po’ a Jesolo, vera capitale del turismo estivo in Veneto e chi vorrebbe una mega-stazione in corrispondenza dell’aeroporto Marco Polo. I soldi. Difficile fare previsioni sui costi, anche perché in Italia siamo abituati a vedere le cifre lievitare a vista d’occhio. Parte dell’impegno finanziario arriverà dall’Europa, ma dovranno far la loro parte anche lo Stato e le Regioni. «I privati — dice Moretti — sono benvenuti, ma se si impegnano anche nella progettazione e gestione della linea. Se devono solo prestare soldi non servono, sul mercato mondiale troviamo capitali più a buon mercato». E, naturalmente, i problemi non sono finiti una volta arrivati a Trieste. «Fra Trieste e Lubiana — dice ancora Moretti — non c’è un bacino di passeggeri sufficiente a ripagare l’opera. Ci sono problemi finanziari da noi e ancora maggiori in Slovenia. Il progetto, comunque, rimane». Dalla Slovenia si deve andare in Ungheria e qui i problemi aumentano: in alcune tratte la linea ferroviaria non è elettrificata. I dubbi. Mentre l’Europa sembra voler tirare dritta, i dubbi aumentano con il passare del tempo. «La nozione di corridoio — spiega ad esempio Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano — è ragionevole per garantire le scelte di Paesi limitrofi, per evitare insomma che uno faccia un’autostrada verso il confine e l’altro vi progetti una ferrovia. Detto questo, i “corrodoi” non hanno un senso funzionale, perché i traffici che li interessano sono per il 95% interni ai singoli Paesi, non sono traffici transfrontalieri». Insomma, sembra dire il professor Ponti, ma quante merci avranno da scambiarsi, in futuro, la capitale del Portogallo con la capitale dell’Ucraina, per giustificare una ferrovia che trasporti le merci da un capo all’altro dell’Europa? Senza contare che, fra i due Paesi, è fortemente competitivo il trasporto via mare. E poi c’è il traffico passeggeri, che già si muove e si muoverà in aereo. «Oltre i 500 chilometri — dice Ponti — neppure le ferrovie ad alta velocità sono competitive con l’aereo»