Volantino distribuito alla conferenza di presentazione della legge per un economia solidale presentata furbescamente in abbinamento a una conferenza di Serge Latouche, giovedì 6 febbraio nell’aula magna di economia ad Udine.
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La sinistra ombra del capitalismo
SEL, stampella “ambientalista” del PD, partecipa a questo incontro in cui si parlerà della proposta di legge regionale per un’economia solidale utilizzando come supporto teorico la decrescita.
Decrescita (ingl. degrowth, fr. décroissance, spa. decrecimiento) – corrente dipensiero politico, economico e sociale favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi, con l’obiettivo di stabilire relazioni di equilibrio ecologico fra l’uomo e la natura, nonché di equità fra gli esseri umani stessi.
Per dirla con Latouche “La decrescita è uno slogan politico con implicazioni teoriche, una “parolabomba”, come dice Paul Ariès, che vuole far esplodere l’ipocrisia dei drogati del produttivismo.”
Ipocrisìa – Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole: non è umiltà genuina, è i.; nascondere qualcosa sotto la maschera, sotto il manto dell’i. – Noto anche come predicare bene e razzolare male.
Quindi che dire di PD e SEL, che nella pratica sono: assieme per il TAV assieme in Regione per terza corsia ed elettrodotti assieme in comune a Udine per il mega parcheggio in Piazza I Maggio assieme per la svendita dell’AMGA all’HERA (lobby padrone di acqua, energia e servizi) assieme per l’ampliamento del porto di Trieste …
E’ ipocrita parlare di decrescita da parte di persone legate a partiti che sono principali sostenitori di politiche e progetti di cementificazione che promuovono uno sviluppo e un progresso illimitato. L’unica decrescita in atto è quella dovuta alla crisi economica, di cui sono complici questi partiti. E complici, consapevoli o meno, del saccheggio del territorio sono anche quelle associazioni ambientali come Legambiente e WWF (tra le promotrici dell’incontro) mai disposte ad andare oltre ai proclami di intenzioni, smarcandosi nei fatti dalle lotte ambientali territoriali.
Non saremo mai complici di tutto questo.
Abbiamo deciso di schierarci in difesa della terra, senza mediazioni né compromessi.
Saremo quindi partigiani, non solo il 25 aprile, resistendo con ogni mezzo necessario alla devastazione e al saccheggio dei territori.
Se di solidale si può parlare, non è sotto questa economia.
Cambiare tutto si può. Ed è l’unica soluzione.
Partecipate alla manifestazione di solidarietà con la Valsusa
di sabato 22 febbraio in Piazza Libertà a partire dalla ore 16.00
RESISTENZA NO TAV
Solidali con gli indagati ed arrestati NoTAV
Riunione Coordinamento Territoriale per l’ambiente. Flagogna (Ud) 5 luglio 2012
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Messaggero Veneto 13 maggio 2010
Commento. Non c’è da fidarsi molto del tavolo “Laboratorio Tagliamento”
Il metodo di lavoro individuato dalla Regione per garantire la messa in sicurezza del fiume Tagliamento passerà attraverso la costituzionedi una struttura tecnico-operativa denominata Laboratorio Tagliamento che dovrà individuare soluzioni che evitino la realizzazione di opere impattanti per il medio corso del Tagliamento come le casse di espansione.
Commento. Tondo pare incastrato o meglio “interrato”
di Tanja Ariis
Elettrodotto Wurmlach-Somplago: i sindaci attendono di incontrare la Regione dopo che Tondo ha di fatto dato semaforo verde alla realizzazione di un elettrodotto aereo realizzato dalla cordata Pittini-Fantoni alla quale si è aggiunta la Burgo. I sindaci chiedono che la linea sia interrata.
Commento. Il solito problema: manca la manutenzione
di Manuela Boschian
A Pordenone la pioggia ha allagato alcune strade e si sono verificati incidenti stradali, fortunatamente senza feriti gravi. Intanto infuriano le polemiche per lo sbalzo di tensione che ha provocato gravi danni in 20 case. La Cisl ha accusato l’Enel per la carenza di manutenzione della rete. <!– <! var pCid=”it_kataweb-it_0″;var w0=1;var refR=escape(document.referrer);if (refR.length>=252) refR=refR.substring(0,252)+”…”;// > // –> <!– <! var w0=0;// > // –>
Da Il piccolo del 23/06/10
PREVISTE TRA I PASTINI DELLA VALLATA SETTE PALAZZINE PER UN TOTALE DI 109 APPARTAMENTI
Rio Martesin, parte il ricorso al Consiglio di Stato
Nuova azione legale del Comitato di residenti e ambientalisti contro il progetto edilizio
I cittadini di Gretta e Roiano scendono in piazza oggi alle 18 nella vallata di Rio Martesin, ultima enclave verde tra le colline di Scala Santa e di Monte Radio. Obiettivo, cercare di fermare tre progetti edilizi di grandi proporzioni che interessano la loro vallata. A guidarli il Comitato spontaneo di Rio Martesin, che riunisce comitati spontanei cittadini (Valmaura, via del Pucino, Monte Radio, Cologna/Scorcola), gli ambientalisti di Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Trieste Europea e Greenaction e i professori Livio Poldini e Livio Crosato. Il Comitato presenterà il recente ricorso al Consiglio di Stato contro il progetto di costruzione di sette palazzine (ovvero 109 appartamenti) tra i pastini della vallata. «Qui si decidono le sorti della nostra valle – afferma per il comitato organizzatore il residente Dario Ferluga – ma i triestini devono sapere che questo tentativo di salvare dalla speculazione edilizia la nostra area è un problema comune».
Quanto al ricorso, «si è reso necessario – spiega il consigliere comunale dei Verdi Alfredo Racovelli – dopo che il Tar ne ha rigettato uno precedente con motivazioni non condivisibili rispetto a quanto previsto dalle normative vigenti». Quali i contenuti del documento inviato al Consiglio di Stato? Vi si evidenzia innanzitutto come i tre progetti edilizi sarebbero il risultato del frazionamento di un’unica iniziativa. A confermarlo, la previsione di un’unica rete viaria e infrastrutturale (luce, acqua a gas) al servizio delle sette palazzine. Una scelta, secondo Racovelli, che mentre consente al privato di realizzare profitto non tutela la finanza pubblica. La carenza di accessi, viabilità e reti andrebbe a ricadere come costo pubblico su tutta la comunità.
Il ricorso sottolinea come il Comune abbia scelto di dare ai richiedenti la concessione edilizia piuttosto che esigere la redazione di un piano particolareggiato per un’area priva di costruzioni. In questo modo si sarebbe autorizzato un carico insediativo (10mila metri cubi) superiore a quanto previsto da un piano particolareggiato, carico che per le sue proporzioni sarebbe dovuto essere sottoposto a valutazione di impatto ambientale (Via) in base alla legge regionale 43/90. Oltre al singolare silenzio/assenso della Soprintendenza ai Beni ambientali – così sostengono i comitati – nei progetti non v’è traccia di riferimenti alla fascia di rispetto necessaria ai corsi d’acqua, nella fattispecie al Rio Martesin.
Maurizio Lozei