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MONFALCONE: il comitato sulla riconversione della centrale elettrica

Riconversione A2a Sel e Collettivo litorale attaccano il sindaco

da Il Piccolo del 25 settembre 2012  Pagina 28 – Gorizia-Monfalcone

Iacono: chiarezza sui piani e coinvolgimento degli abitanti

Il Cdlc: Altran delega a un tavolo tecnico di cui non si sa nulla

SINDACATI: Venerdì l’incontro con l’azienda a Brescia


Gli investimenti di A2a per la centrale saranno al centro di un incontro, venerdì a Brescia, fra i sindacati e il gruppo lombardo. In quella sede Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uilcem Uil si attendono che A2a illustri «un concreto piano di sviluppo debitamente finanziato, che preveda la sostituzione dell’attuale impianto obsoleto». E in caso di risposte elusive o dilatorie sono pronti a proclamare una giornata di sciopero, in base al mandato ricevuto dai lavoratori

Si infiamma la polemica politica sulla “riconversione” a carbone della centrale elettrica di A2a. Dopo la netta presa di posizione del Prc (che siede in giunta con il Pd) che, attraverso il segretario Emiliano Zotti, ha annunciato di «prendere in considerazione solo le proposte avanzate in modo trasparente e con il coinvolgimento della popolazione», anche Sel e il “Collettivo difesa litorale carsico” attaccano il sindaco Altran. Rifacendosi alla comunicazione fatta in aula dal primo cittadino, venerdì scorso, sul tavolo tecnico ambientale da attivare con gli enti deputati alla sorveglianza sulle emissioni, e alla posizione del Prc citata più sopra, il consigliere Giovanni Iacono (Sel) si chiede «qual è la politica della giunta su A2a? C’è un accordo siglato all’improvviso ad agosto, quando da mesi chiediamo di discutere in aula, e se sì cosa prevede? Dovrebbe o no – prosegue Iacono – essere discusso in Consiglio e reso pubblico? O qualcuno già ne ha una copia, e se sì come?». Iacono ricorda che Altran si è presentata ai cittadini con un accordo di coalizione con Rifondazione e Idv. «Ma quale programma su A2a aveva la maggioranza, visto che oggi si leggono notizie surreali di un partito che attacca il suo stesso sindaco?». Sel chiede dunque chiarezza in aula, e che «sia istituito un organismo indipendente di accesso alle rilevazioni di controllo sulle emissioni della centrale, chiarezza sui piani di investimento o meno per il passaggio al gas, un ruolo e un coinvolgimento della popolazione e garanzie per un bilancio ambientale per Monfalcone». «Chiederemo – conclude Iacono – una conferenza straordinaria, aperta al ministero, sul futuro della centrale. Vogliamo chiarezza, e prima della campagna elettorale per le regionali». Ad esprimere contrarietà di merito e metodo rispetto agli orientamenti esposti dal sindaco è poi il Collettivo difesa litorale carsico. «Il tavolo tecnico che il sindaco Altran ha proposto sulla centrale – afferma il Collettivo – è un obbrobrio istituzionale. Il sindaco, responsabile della salute della popolazione, deve rispondere in prima persona, e invece delega a un tavolo tecnico imbastito con modalità e tempi ignoti». Il primo cittadino ha annunciato poi che «i progetti di sviluppo dell’impianto di A2a andranno discussi in un secondo tavolo tecnico – prosegue il Collettivo – da attivare entro dicembre, dimenticando che il piano industriale è alle porte, visto che la dismissione dei gruppi a olio ha come scadenza il 13 febbraio 2013». Seguendo il ragionamento poposto dal sindaco – conclude il Collettivo – mentre il primo tavolo tecnico si perderà in inezie, magari ben scritte, A2a presenterà il piano industriale, previsto per ottobre, che non verrà discusso apertamente».

NO MAFIA / La camorra punta su Trieste e Monfalcone

da Il Piccolo del 12 gennaio 2012

 

La camorra punta su Trieste e Monfalcone

Secondo uno studio della Confesercenti la penetrazione malavitosa riguarderebbe soprattutto le aree portuali

 

di Silvio Maranzana

TRIESTE

La camorra preme su Trieste e Monfalcone. Il clan cosiddetto degli scissionisti, i gruppi camorristici Alleanza di Secondigliano e Licciardi: con queste sue frange la criminalità organizzata del Sud sta tentando a più riprese di porre basi anche in quest’area geografica del Nordest. Il tredicesimo rapporto di Sos impresa, l’associazione di Confesercenti nata per difendere gli imprenditori da estorsioni e usura, rilevando come “Mafia spa” si confermi la prima industria italiana con un fatturato di 140 miliardi di euro, accende un faro di luce sinistra anche sul Friuli Venezia Giulia «dove – rileva la relazione – si registra la presenza di malavitosi di origine campana perché la camorra anche in questa regione mostra notevoli interessi soprattutto nelle attività imprenditoriali che orbitano intorno ai cantieri navali di Monfalcone e al porto di Trieste». Ma non è finita perché lo scalo triestino «attira le attenzioni anche di organizzazioni criminali straniere perché considerato un crocevia strategico per svariati traffici illeciti, primo fra tutti quello degli stupefacenti». E i numerosi sequestri di quantitativi enormi di eroina oltre che di hashish che si sono susseguiti negli ultimi quindici anni in particolare sui camion sbarcati dai traghetti turchi al terminal di riva Traiana rivelando il coinvolgimento dei principali boss della mafia turca recano l’avvallo a questa affermazione.

Ma negli ultimi tempi la minaccia della criminalità interna si è fatta più forte e pressante. Il clan degli scissionisti, legato al boss Raffaele Amato, ha almeno apparentemente fallito un tentativo di sbarco a Trieste con l’arresto a Napoli su mandato di cattura dei magistrati triestini di Michele Maraucci, uomo della “cupola” di quell’organizzazione. Aveva guidato un canale di rifornimento della droga dalla Campania al Friuli Venezia Giulia. Poco prima di lui a finire in trappola era stato un altro pezzo da novanta dell’organizzazione, Giuseppe Iavarone “beccato” a Fiumicino di ritorno dalla Spagna dove aveva trascorso un periodo di tempo per sfuggire alla cattura. Erano il vertice della piramide conficcata nel Nordest di una gang che aveva alla base come “cavalli”, cioé pusher che avevano il compito di spacciare in Friuli Venezia Giulia l’hashish targato camorra, tre napoletani abitanti a Trieste e un triestino. Il centro locale di spaccio era la bottega, in via Nordio, di un calzolaio triestino, Luigi Zinno, dal quale ha preso nome l’operazione che i carabinieri hanno chiamato, usando il termine dialettale, “Operazione calighér”. E al “caligher” gli investigatori erano giunti dopo aver intercettato nei pressi dell’università due Peugeot 308 incolonnate. La prima fungeva da staffetta, la seconda aveva un doppiofondo dove erano stati nascosti 41 chili di hashish, già suddivisi in pacchetti da 50 e 100 grammi. Era invece in Borgo Teresiano e in particolare a un commerciante, Renato Affinito, e a un barista, Franco Fontanella che giungeva un canale di rifornimento della cocaina che faceva capo al clan dei Gallo – Limelli – Vangone che controlla gran parte dei traffici illeciti nell’area di Torre Annunziata, Trecase e Boscotrecase. Regista dell’operazione Ciro Limelli, napoletano, uno dei boss del clan.

Walter Nobile era invece un basista dei clan Alleanza di Secondigliano e Licciardi che aveva preso domicilio a Ronchi dei Legionari e come attività di copertura faceva il consulente di una delle tante ditte inpegnate nei subappalti della Fincantieri. In realtà curava lo spaccio di cocaina e hashish provenienti dal Sudamerica non solo nell’Isontino, ma in buona parte del Nordest. Nella stessa operazione di polizia, oltre a lui sono finite in carcere 29 persone ed è stato arrestato a Santo Domingo il boss camorrista Ciro Mazzarella. Dal momento che il padre Gennaro e il fratello Francesco erano già dietro le sbarre, era Ciro a reggere le redini del clan ed era inserito nella lista dei cento latitanti più pericolosi d’Italia. Era sbarcato da fuggitivo in Sudamerica, si era trasferito in Costarica per approdare infine a Santo Domingo da dove coordinava per vie telematica le attività criminose del clan. I finanzieri del Gico lo hanno smascherato in una lussuosa residenza in avenida Josè Cotreras. Un altro esponente di spicco del clan, Paolo Romagnoli, è stato bloccato a Bucarest.

SAN CANZIAN/ Megacentro, la variante dopo le elezioni

La raccolta firme organizzata dal comitato contro il centro commerciale di questi giorni ha prodotto un primo risultato: il sindaco afferma che non ci sono più i tempi tecnici per approvare la variante entro la fine dell’attuale mandato, visto il notevole lavoro che dovrà essere fatto dall’ufficio tecnico che dovrà vagliare e produrre le risposte alle numerose osservazioni che arriveranno fra breve in comune.

Inoltre, da una più precisa lettura delle disposizioni relative al tempo a disposizione della cittadinanza per produrrre delle osservazioni, i 30 giorni effettivi significano 30 giorni lavorativi, quindi il termine ultimo è quello del 14 marzo 2012

Ci sono quindi ancora un po’ di giorni per far firmare a più persone possibili le osservazioni preparate dal comitato o produrne di proprie…
Per raccogliere i facsimili firmati (
Osservazioni multi firme oppure osservazioni mono firma integrabili) e per ulteriori informazioni sul progetto presentato:

comitatonocentrocommerciale@gmail.com

 

piccolo.go.28.02.2012

 

da Il Piccolo del 28 febbraio 2012

Megacentro, la variante dopo le elezioni

Il piano particolareggiato di Begliano in aula a fine estate una volta esaurito l’iter delle osservazioni


SAN CANZIAN D’ISONZO A concludere il percorso autorizzativo del polo commerciale di Begliano-Pieris sarà  l’amministrazione comunale che uscirà dalle elezioni di maggio. I tempi per andare a un’approvazione definitiva della variante 14 al Piano regolatore, relativa alla grande distribuzione, non ci sono più. A dirlo è il sindaco Silvia Caruso, che tiene a sottolineare come «da sempre l’adozione della variante ha significato l’inizio di un percorso, lungo e non preconfezionato: c’è tutto il tempo per effettuare delle modifiche». Anche dopo, lascia quindi intendere il sindaco, la fase delle osservazioni alla variante, che si chiuderà nei prossimi giorni e ha visto il fronte del “no” al polo commerciale sferrare una nuova offensiva. Il rinvio degli ulteriori passaggi autorizzativi (alla variante dovrà seguire la presentazione di un Piano attuativo comunale da parte dei privati) non è comunque dettato da opportunità politica, ma, appunto, da motivi strettamente tecnici. Le osservazioni alla variante, che potrebbero essere numerose, dovranno essere vagliate e ottenere una risposta dall’Ufficio tecnico per poi essere portate all’esame della Commissione urbanistica. Solo dopo la variante tornerà all’attezione del Consiglio comunale, corredata dalle risposte alle osservazioni. «Siamo a fine febbraio – afferma il sindaco – e quindi non ci sono davvero più i tempi. Al massimo faremo ancora un Consiglio per la variazione del bilancio necessaria a fronte delle decisioni del Governo e della Regione. Era chiaro da sempre che questa amministrazione avrebbe solo avviato il percorso. Per la precedente variante sono trascorsi otto mesi tra adozione e approvazione». L’adozione della variante a fine novembre non ha rappresentato perciò una forzatura, ma, questo sì, la volontà, come spiega il sindaco, di «mettere nero su bianco un indirizzo» per lo sviluppo del territorio. «Purtroppo qui i negozi chiudono anche senza che sia presente la grande distribuzione». aggiunge Caruso, rispondendo indirettamente al presidente dell’Associazione commercianti Paolo Bratina, critico nei confronti del progetto. La variante per il polo commerciale a questo punto potrebbe ritornare in aula solo a estate inoltrata o a inizio autunno, sempre che le elezioni non segnino una netta cesura rispetto all’attuale mandato. Se la variante sarà approvata, i privati potranno poi presentare il Piano attuativo comunale, che pure effettuerà un doppio passaggio in aula, per dettagliare meglio il progetto relativo a una superficie complessiva di 93mila metri quadri.

SAN CANZIAN/ Contro il centro commerciale

Già da tempo circolava la voce della prossima creazione di un nuovo centro commerciale tra Pieris e Begliano (l’ennesimo della zona) ma è con una delibera votata all’unanimità dal consiglio comunale del comune di Pieris-San Canzian (Comunisti Italiani e Rifondazione comunista compresi oltre a PD e centro-destra) che è iniziato l’iter burocratico. Immediata però è stata l’autorganizzazione della popolazione che ha costituito un comitato contro il centro commerciale.

 

Domani venerdì 26 alle 20.30 incontro con i commercianti in comune a Pieris

Venerdì 2 settembre alle 20.30 incontro pubblico con la presentazione del progetto presso la sala del consiglio.

 

Altre info sul blog del coordinamento libertario isontino e sul gruppo di facebook del comitato contro il centro commerciale

 

da Il Piccolo

Già 300 le firme contro il centro commerciale

di Laura Blasich SAN CANZIAN D’ISONZO Sono oltre 300 i cittadini che si sono già schierati contro il nuovo centro commerciale di Begliano-Pieris. Tante sono le firme raccolte dal comitato sorto contro la realizzazione della struttura di grande distribuzione da 15mila metri quadri prevista dal Comune di San Canzian d’Isonzo in un’area di 86mila metri quadri. Le firme di adesione all’appello contro il centro vanno inoltre a sommarsi vanno a sommarsi alle decine di e-mail e contatti facebook venuti da cittadini dei comuni limitrofi, tutti concordi, stando al comitato, nel sottolineare l’inutilità dell’ennesimo centro commerciale nell’Isontino. Il Comitato contro il centro commerciale ha inoltre trovato come alleati Arci, Comunisti Uniti, ma anche Legambiente e Wwf, convinte che la conservazione del paesaggio e la cura del suolo siano ormai obiettivi imprescindibili di qualsiasi attività politica. «Ciò che colpisce nella decisione presa dall’amministrazione di San Canzian d’Isonzo di creare un centro commerciale – afferma il comitato – è che si basa sul fatto che in ambito comunale c’è una presenza commerciale inferiore rispetto a quella negli centri vicini». Secondo il comitato, non si tratta di una giustificazione sufficiente per creare l’ennesimo doppione a qualche chilometro di distanza dalle strutture già esistenti: l’Isontino è piccolo e già gravato da una rete commerciale decisamente pervasiva. Il comitato chiede quindi all’amministrazione comunale, e per quanto di competenza alla Provincia e alla Regione, di creare un coordinamento con le altre amministrazioni locali, affinché si lavori per un piano unico sulla media e grande distribuzione, evitando di riprodurre a distanze ridottissime strutture commerciali identiche tra loro di cui non si sente l’esigenza. Il comitato e le altre organizzazioni che ne condividono le motivazioni hanno convenuto quindi sull’urgenza di affrontare la questione, confrontandosi con l’amministrazione comunale e promuovendo iniziative per informare la popolazione. Il progetto viene comunque sempre ritenuto una scelta sbagliata che «da un lato non offre prospettive di sviluppo per la comunità e dall’altro pianifica un consumo di territorio che rischia in futuro di lasciare solo strutture in abbandono». Se da un lato può apparire positiva la volontà espressa dall’amministrazione di istituire un percorso partecipativo di Agenda 21 locale, dall’altro questa non sembra al comitato una strada percorribile data l’esiguità dei tempi concessi: il periodo che va dal 2 settembre, data di presentazione del progetto, al 22 settembre, data di adozione della variante in Consiglio comunale, «non è assolutamente sufficiente per rendere davvero partecipe la popolazione su una scelta di tale importanza».

Messaggero Veneto

San Canzian: oltre 300 firme contro il centro commerciale

24 agosto 2011 —   pagina 13   sezione: Regione

SAN CANZIAN L’appello contro il centro commerciale di 15mila mq di superficie di vendita, che coinvolgerebbe 86.000 mq nella zona a ridosso del cavalcavia tra Begliano e Pieris in comune di San Canzian, ha già superato le 300 firme di adesione, le quali vanno a sommarsi alle decine di e-mail e contatti facebook, partiti da cittadini di altri comuni limitrofi, i quali sono tutti concordi nel sottolineare l’inutilità dell’ennesimo mega-centro nell’Isontino. Adesioni all’iniziativa sono giunte anche da Arci, Comunisti Uniti e da associazioni ambientaliste come Legambiente e Wwf, concordi nel sottolineare come la preservazione del paesaggio e la cura del suolo siano ormai obiettivi imprescindibili di qualsiasi attività politica. Il gruppo di cittadini conclude: «Chiediamo all’amministrazione comunale – e per quanto di competenza alla Provincia e alla Regione – di creare un coordinamento con le altre amministrazioni comunali, affinché si lavori per un piano unico sulla media e grande distribuzione, evitando di riprodurre a distanze ridottissime strutture commerciali praticamente identiche tra loro di cui non si sente l’esigenza».

 

Servizio del TG3 Regionale di mercoledì 24 agosto edizione delle 19.30: vai al minuto 15.40



Articoli precedenti:

SAN CANZIAN/ Ultimo appello del Comitato contro il mega-centro

da Il Piccolo 29 novembre 2011 —   pagina 29

 

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Ultimo appello del Comitato contro il mega-centro

SAN CANZIAN D’ISONZO
Ultimo appello a dire “no”, dal Comitato contro il Centro commerciale, che esprime nuovamente la propria perplessità «per la fretta con cui l’amministrazione vuole portare all’adozione la variante» e il «proprio disappunto per il blocco del percorso partecipativo di agenda 21». «Abbiamo appurato – sostengono i rappresentanti del gruppo – che il Centro commerciale che vogliono costruire non è un servizio per la cittadinanza, come lo si vorrebbe spacciare, perché non offre una valida alternativa di servizio commerciale comodo per le persone anziane dei paesi, che sicuramente non andrebbero a farsi dai 2 ai 5 chilometri a piedi per fare la spesa e inoltre vedrebbero chiudere i già pochi servizi commerciali delle piazze». «Appuriamo anche – affermano i rappresentanti del Comitato contro il centro commerciale – che cade il problema di “far cassa” del Comune di San Canzian d’Isonzo poiché comunque vedremo tra poco reintrodurre l’Ici sulla prima casa e non sarà necessario lottizzare terreni per avere risorse economiche valide. Se aggiungiamo poi gli stanziamenti regionali per 55 milioni di euro dell’assessore Riccardi per la cura dei centri paese e dei comuni il problema di aver fondi per i servizi del cittadino e la cura del Comune non sussiste più. Quindi i motivi per portare avanti questo progetto “a forza” sono ben altri». «”A forza” – rincarano – perché l’amministrazione sta proseguendo sul suo percorso a testa bassa senza accettare alcun confronto democratico, senza accettare l’invito allo slittamento del progetto a dopo le elezioni e all’organizzazione di un referendum popolare vincolante». Il comitato ha raccolto «circa 600 firme contro il centro commerciale, nonostante ciò mercoledì si andrà all’adozione di questa variante». «Vogliamo cogliere quest’ultima occasione – sostengono – per fare un invito ai consiglieri che hanno un minimo di senso democratico a votare “no” a questa adozione, per una sua posticipazione al 2012 e una rivisitazione delle vere necessità, soprattutto perché stiamo rischiando veramente di distruggere una buona parte del nostro territorio comunale». «Noi – conclude il comitato – continueremo fino in fondo a lottare per difendere il territorio da queste lottizzazioni selvagge, presiederemo al Consiglio comunale di mercoledì, dopo aver protocollato le centinaia firme di contrarietà all’opera e, se questa variante sarà adottata, presenteremo le giuste osservazioni, invitando anche la cittadinanza tutta a contattarci per partecipare al lavoro».

San Canzian Supermercato per la TAV?

da Il Piccolo

«Un supermercato serve ai paesi»

Il sindaco Caruso: «A Begliano non sorgerà un maxi centro commerciale»

 

di Laura Blasich

SAN CANZIAN D’ISONZO

Non sarà un maxi-centro commerciale quello di Pieris-Begliano, ma una struttura al servizio di una comunità che è priva anche di un supermercato di medie dimensioni. Il sindaco di San Canzian d’Isonzo Silvia Caruso scende in campo per difendere la scelta della sua amministrazione di aprire le porte prima all’insediamento di sette realtà di media distribuzione, cioé con una superficie tra i 400 e i 1.500 metri quadri, e poi di due realtà della grande distribuzione, di cui la maggiore, 15mila metri quadri di spazi coperti, nella zona dei vivai Mondo Fiorito (l’altra di 4.600 metri quadri nell’attuale zona artigianale di Pieris).

«L’85% della spesa per generi alimentari i nostri cittadini la effettuano fuori comune» ribatte il sindaco alle bordate del Comitato contro il centro commerciale, sul cui modus operandi il primo cittadino avanza forti perplessità. «Delle 300 firme che il comitato dichiara di aver raccolto contro la struttura non ne ho vista ancora una – afferma – e in ogni caso ho seri dubbi sulle modalità con cui sono state raccolte. E’ facile trovare supporto se si fa intendere che il centro commerciale sarà di dimensioni enormi». Enormi no, ma di poco superiori a quelle dell’Emisfero di Monfalcone, questo sì, anche se, stando al sindaco, quanto potrebbe sorgere a Pieris dovrebbe essere ben diverso. «Viste le esigenze del territorio, crediamo nella struttura possa insediarsi un supermercato fino a 1.500 metri quadri e attività connesse alle peculiarità agricole del comune – spiega Silvia Caruso -. Il Mondo Fiorito vuole crescere, raddoppiando la propria realtà. Quindi possiamo immaginare l’apertura di attività di vendita connesse, come un brico». Il Comune vista la totale, o quasi, liberalizzazione del settore del commercio, non può decidere cosa entrerà eventualmente nella struttura. «L’alternativa nel nostro territorio è il niente e lo ribadisco – prosegue -. Andava e va data la possibilità agli imprenditori locali che vogliono investire di poterlo fare a San Canzian, senza dover emigrare, com’è accaduto finora, a Turriaco. In ogni caso stiamo aprendo una possibilità, stabilendo che per concretizzarla si dovrà realizzare una certa viabilità, certi spazi di sosta e aree verdi, oltre che utilizzare gli accorgimenti utili per ridurre l’impatto ambientale ed estetico della struttura commerciale».

Il sindaco ritiene comunque che non si possa parlare, come fa il comitato, di «cementificazione del territorio», proprio perché gran parte degli 8 ettari individuati come sede della grande distribuzione «saranno sistemati a verde, parcheggi, viabilità accessoria». L’area inoltre, si trova «di fronte all’attuale linea ferroviaria e futuro tracciato del Corridoio V e vicina sia al polo intermodale sia all’aeroporto». Le zone di pregio ambientale presenti nel comune non saranno intaccate.

SAN CANZIAN: la lotta contro il nuovo centro commerciale continua

Ci esimiamo dal commentare il sondaggio farsa dello scorso week-end a San Canzian.
Ci limitiamo a postare il comunicato del Comitato contro il centro commerciale e l’articolo de Il Piccolo.

La mancata adesione dei cittadini del comune di San Canzian alla consultazione voluta dall’Amministrazione comunale, conferma il nostro giudizio negativo rispetto ad un sondaggio sbagliato nel metodo e nella forma.
E’ stato un errore, infatti, proporre alla cittadinanza di scegliere la priorità tra servizi che sono egualmente indispensabili per la comunità: come si può scegliere, infatti, se sia più importante la mensa scolastica o l’assistenza agli anziani? Come si può scegliere tra il servizio scuolabus o la biblioteca? Sono tutti servizi indispensabili che l’ente locale deve garantire. Riteniamo ricattatorio anche il quesito riguardante l’aumento delle tasse per la tutela del territorio, in un sondaggio dove i cittadini avrebbero dovuto scegliere se cementificare 9 ettari di terreno o tutelare questa risorsa importante che viene sempre più a mancare.
Anche per questi motivi siamo soddisfatti che la maggioranza dei cittadini abbia capito l’inutilità di questa pseudo consultazione, sbandierata come una grande forma di democrazia dal Sindaco.
Abbiamo notato infatti una partecipazione quasi esclusiva degli addetti ai lavori: amministratori locali, militanti di partito.
Inoltre riteniamo importante, che quasi il 33% dei pochi partecipanti, abbia comunque espresso contrarietà al progetto del Sindaco, chi con una netta contrarietà, chi invece avendo un punto di vista “intermedio” tra l’ipotesi “zero cementificazione” e il progetto nella sua interezza.
Rimangono comunque le 400 e passa firme raccolte in queste settimane (che raggiungono quasi le 600 con quelle dei residenti mandamentali) dal nostro comitato contro il centro commerciale; peraltro capiamo la parte di questi firmatari che hanno voluto partecipare al sondaggio per dare un segnale diretto al Sindaco sulla loro contrarietà all’opera Anche per tale motivo non abbiamo voluto interferire con le operazioni di “sondaggio” in questo finesettimana, rispettando, se pure non condividendo, il lavoro altrui
Il nostro impegno comunque non si ferma certo qui, ripartiremo come sempre dalla gente, ascoltando le loro opinioni per valutare la possibilità di un referendum che sia vincolante magari da tenere proprio con le prossime elezioni, fatto che favorirebbe la partecipazione e quindi anche la veridicità del risultato. Continueremo la nostra opera d’informazione e contrapposizione al centro commerciale, anche a fronte del mancato confronto democratico che l’Amministrazione continua a negarci (referendum ed elezioni comunali), alla scomparsa del percorso partecipativo basato su l’Agenda 21, visto che le persone che si sono iscritte al percorso non sono mai state avvisate né consultate su alcunché, men che meno sull’organizzazione di quest’ultimo sondaggio, ed a maggior ragione dopo il fallimento di questa consultazione voluta dalla sindaco Caruso. Informeremo i cittadini con volantinaggi casa per casa, e continuando a chiedere il posticipo della variante a primavera 2012, non capendo ancora quale sia la fretta di questa amministrazione di voler lottizzare quel pezzo di terreno lì.
Pertanto ribadiamo nostre proposte alternative:
• Lo sviluppo del commercio con i “centri commerciali di via”, un progetto finanziato dalla Regione (alcune voci fino al 90%) per la riqualificazione degli esercizi già presenti nel centro dei paesi: valorizzare le attività già presenti, così vogliamo che il Comune recuperi più soldi e dia un servizio concreto anche ai cittadini più anziani;
• La riduzione sostanziale del progetto, che preveda comunque lo sviluppo del garden;
• La creazione del cuore verde, che questa amministrazione aveva promesso. Una zona protetta agricola-paesaggistica nell’area compresa tra le 3 frazioni principali, che porterebbe ad uno sviluppo ambientale e turistico sostenibile del nostro comune, e, in futuro, remunerativo.

Comitato Contro il Centro Commerciale San Canzian d’Isonzo

 


Da Il Piccolo del 18/10/11

Nuovo polo commerciale, riparte l’iter

 

di Laura Blasich

SAN CANZIAN D’ISONZO

A San Canzian d’Isonzo i “sì” al polo commerciale hanno vinto e la variante al Piano regolatore necessaria per dare il via libera al progetto andrà all’esame del Consiglio comunale per l’adozione al massimo entro la fine di novembre. I confronti con la popolazione si chiudono qui, Anche se a votare il sondaggio predisposto dall’amministrazione comunale si è recato solo il 10,5% degli aventi diritto, cioé 565 cittadini. All’ultimo sondaggio popolare, il referendum sul nucleare a San Canzian si era registrata un’affluenza pari al 69%. IL SINDACO Il sindaco Silvia Caruso si è detta comunque soddisfatta per la partecipazione alla consultazione. «Vista la campagna a favore del non voto – spiega – non ci attendevamo più di 400 partecipanti. Invece la gente è venuta e ha risposto chiaramente alle domande. La loro posizione sarà rispettata». Lo sarebbe stata, però, anche se fosse stata contraria al centro commerciale? Il sindaco assicura di sì. «L’ho detto anche nell’incontro pubblico di giovedì sera – afferma -. Il parere raccolto con la consultazione sarebbe stato in ogni caso vincolante, perché non era una questione di quorum, ma di capire la sensibilità dei cittadini». A questo punto l’amministrazione «procederà con il percorso consigliare della variante», che andrà in aula al massimo entro la fine di novembre, senza che dopo l’adozione sia attivato il percorso partecipativo di Agenda 21. «Questo era il momento per esprimersi, senza aver paura di contarsi – afferma il sindaco -, mentre ad Agenda 21 si sono iscritte solo 8 persone in un mese e mezzo. Ci sono dei costi di Agenda 21 da valutare, inoltre».

IL COMITATO Nel ribadire la faziosità e l’inutilità del sondaggio promosso dall’amministrazione, il Comitato contro il centro commerciale assicura che non si fermerà. «Ascolteremo le opinioni della gente per valutare la possibilità di un referendum – afferma il comitato – che sia vincolante, magari da tenere proprio in concomitanza con le prossime elezioni comunali, favorendo la partecipazione e la veridicità del risultato». Scomparso di fatto il percorso partecipativo di Agenda 21 locale, il Comitato annuncia che informerà i cittadini casa per casa e continuerà a chiedere il posticipo della variante alla primavera del 2012, «non capendo ancora quale sia la fretta di questa amministrazione di voler lottizzare quel pezzo di terreno lì». Il Comitato nello stesso tempo porterà avanti anche le proprie proposte alternative, dallo sviluppo dei Centri commerciali di via, un progetto finanziato dalla Regione, alla riduzione sostanziale del progetto. Senza scordarsi della «creazione del cuore verde tra le tre frazioni principali del comune, che questa amministrazione aveva promesso».

GLI AMBIENTALISTI Wwf e Legambiente che pure hanno chiesto a più riprese di non accelerare il percorso del progetto, chiedendo una riflessione sull’occupazione del suolo agricolo, ora si preparano ad agire nell’ambito dell’iter autorizzativo della variante al Piano regolatore. «Presenteremo assolutamente delle osservazioni alla variante dopo che questa sarà adottata», afferma il presidente del circolo del Monfalconese di Legambiente, Michele Tonzar, che definisce le domande del sondaggio «tendenziose, fuorvianti e ricattatorie». Non a caso Legambiente, come il Wwf, ha deciso di non partecipare alla consultazione. «Contiamo ci siano tante osservazioni anche da parte dei cittadini – afferma il responsabile del Wwf isontino Claudio Siniscalchi -. Noi presenteremo le nostre, in ogni caso, valutando anche la compatibilità delle previsioni del parco commerciale con quelle del tracciato della Tav». Il Wwf non rinuncia inoltre a veder avviato il percorso di Agenda 21 locale, anche se il sindaco pare già di tutt’altro avviso.

RIFLESSI POLITICI Inevitabili, visto l’avvicinarsi delle elezioni comunali, in programma la prossima primavera. Mentre Progresso democratico fa l’occhiolino al Pd, quest’ultimo ha superato lo scoglio del sondaggio più o meno compatto. L’unica voce fuori dal coro, oltre a quella dell’ex segretario Stefano Minin, è stata quella del consigliere regionale Giorgio Brandolin, che alla giunta Tondo ha presentato, assieme al collega di Rc Roberto Antonaz, una richiesta di moratoria dei centri commerciali. Sel, dopo aver le espresso le proprie perplessità sul progetto, si è messa alla finestra, mentre, tacciata, da più parti, di equilibrismo, Rifondazione comunista si trova a tutti gli effetti in una situazione non facile, schiacciata tra il suo elettorato e l’alleanza di maggioranza con il Pd. Prc ora andrà alla prova dell’aula sull’adozione della variante al piano regolatore con il problema di gestire, nel frattempo, un montante dissenso interno. Secondo una parte della base, l’atteggiamento di Rc è stato incoerente con la campagna per le elezioni provinciali di solo qualche mese fa. Luca Furlan, componente del Comitato contro il centro commerciale, ma anche iscritto di Prc, è finito sospeso per tre mesi dal partito. Il motivo, secondo Furlan, sta nell’aver tentato di autoconvocare gli iscritti. L’esclusione arriva a poche settimane dal congresso e di un’assemblea di circolo in cui Furlan avrebbe ribadito una netta divergenza sulla politica locale (no alla “sudditanza dal Pd”) e il sostegno alla mozione congressuale che sostiene l’unità dei comunisti. In vista c’è, quindi, la formazione di liste “antagoniste” a sinistra? Una possibilità che pare farsi sempre più concreta. In zona sono contrari al progetto anche i Comunisti uniti.

AMIANTO: inizia il maxi-processo a Gorizia

da IL PICCOLO VENERDÌ, 26 MARZO 2010

 

VENTISEI IMPUTATI DI OMICIDIO COLPOSO, FRA CUI EX DIRIGENTI DEL CANTIERE NAVALE

Amianto, maxi-processo per cento morti

 

Il 13 aprile la prima udienza al Tribunale di Gorizia dopo la fusione di vari procedimenti

TRIESTE Il prossimo 13 aprile il tribunale di Gorizia darà avvio al maxi-processo per le morti d’amianto che riguardano 105 decessi di altrettanti dipendenti dell’ex Italcantieri, oggi Fincantieri, e di ditte che operavano all’interno dei cantieri navali di Monfalcone. Gli imputati sono 26, gli ex amministratori e dirigenti di Italcantieri e i responsabili delle ditte d’appalto. L’accusa per tutti è di omicidio colposo per aver omesso negli anni che vanno dal Sessanta all’Ottanta le misure di sicurezza necessarie per contenere l’esposizione all’amianto, di fornire ai dipendenti mezzi personali di protezione (mascherine e guanti) e di sottoporli a un adeguato controllo sanitario. Per questo processo si sono costituiti parte civile oltre ai familiari della maggior parte delle vittime, l’Associazione esposti d’amianto di Monfalcone, il Comune di Monfalcone, la Provincia, l’Inail e la Fiom-Cgil.

Ieri a ruolo c’erano tre procedimenti ancora distinti, che il giudice monocratico Matteo Trotta, su richiesta del pm Luigi Leghissa, ha deciso di riunire e di rinviare al 13 aprile, data in cui sono già stati fissati altri provvedimenti che andranno a così a formare un unico fascicolo.

Il maxi processo è affidato al giudice monocratico Matteo Trotta, che è anche presidente del Tribunale goriziano, mentre la pubblica accusa sarà sostenuta dal sostituto procuratore Luigi Leghissa, il magistrato giunto da alcuni mesi a Gorizia e che fin dall’inizio si è battuto per arrivare al maxi-processo.

Ci vorranno comunque un paio di udienze, dedicate alle eccezioni preliminari e alle ammissioni delle prove che verranno richieste da difesa e accusa, perché il processo possa iniziare con la deposizione dei primi testi. Si preannuncia, comunque, un processo complesso che richiederà numerose udienze per ascoltare testimoni e nel quale ci sarà anche il confronto tra le perizie dell’accusa e della difesa.

La decisione di arrivare a un maxi-processo, deciso in particolare dalla Procura della Repubblica, giunge dopo l’unificazione di diversi filoni. Già la Procura generale di Trieste, per sveltire il procedimento, aveva avocato a sè l’inchiesta riunendo diversi fascicoli aperti dalla Procura della repubblica di Gorizia dopo le denunce presentate dai familiari dei dipendenti del cantieri deceduti per mesetelioma della pleura.

Il tribunale di Gorizia ha già emesso una sentenza di condanna per il decesso di un dipendente dell’Italcantieri a Manlio Lippi, dirigente dell’ex Italcantieri. La pena a un anno di reclusione è stata poi annullata in appello, perchè l’imputato ha potuto godere della prescrizione del reato.

 

Per info sull’associazione esposti amianto:

 

www.aea-fvg.org

 

amianto mai più