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Marzo 17th, 2017 — Internazionale
Alla manifestazione di Lubiana che si è svolta venerdì 8 febbraio hanno partecipato più di 20.000 persone (alcuni media parlano di almeno 25.000), in protesta contro il governo e i politici. Il corteo ha attraversato le strade principali della città per finire in fronte al parlamento. Durante le persorso sono state effettuate diverse azioni simboliche – palloncini pieni di colore lanciati sull’entrata della Banca Centrale Slovena e contro la centrale della polizia e del Ministero degli Interni. Poi, di fronte al parlamento, i manifestanti hanno acceso una barricata di ferro e hanno provato a far cadere la barricata della polizia – anche se era un’azione simbolica la polizia ha reagito con gli spray al peperoncino, ma dopo quel momento non ha ci provato più.
Dopo la manifestazione, intorno alle otto di sera, quando in piazza cerano ancora forse solo un centinaio di persone, la polizia ha fermato sei persone in piazza con l’accusa di far parte del gruppo che ha attaccato la barricata. Tutti sono stati rilasciati, ma con una multa di 800 € ognuno e con una possibile imputazione penale. La polizia nuovamente vuole trovare uno o più capri espiatori.
Lo stesso giorno ma alle undici di mattina si è svolta una manifestazione (denominata Miting) pro governo, dove fra gli oratori erano presenti il Ministro degli interni, il Ministro della difesa (armata ), ecc. Anche il Primo Ministro ha svolto un’accanita orazione attraverso il mega schermo. Le persone con le bandiere Slovene erano al massimo 5000, mentre la polizia ha parlato ufficialmente di 9000 persone, un numero incredibile. Per la prima volta nella storia i numeri comunicati dalla polizia erano più alti di quelli riportati dai media (alcuni parlavano di 3.000 persone).
Prima della manifestazione di venerdì la polizia ha riportato che da novembre si sono svolte 127 manifestazioni e che la polizia ha speso per la “sicurezza” dei cittadini 4,6 milioni di euro.
alcune foto della manifestazione su:
http://tinyurl.com/fotoslo
bora.la
Ljubljana, in 25000 a manifestare contro il governo e i politici
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
Da una corrispondenza di un compagno di Maribor
In questo momento le proteste si sono un po’calmate. La prossima a Maribor sarà forse il 28. 2. – se il consiglio comunale andrà avanti con la seconda lettura del budget per il 2013. A Capodistria la protesta è indetta il 1 marzo alle 17:00. A Lubiana invece la prossima manifestazione è indetta per il 9 marzo e si farà anche se questo mercoledì 27/2 sarà eletta la nuova premier. E anche se sarà eletta in parlamento non vuol dire che sarà capace di formare il governo, perchè in 15 giorni deve andare nuovamente in parlamento con la lista dei ministri e forse già in quel momento non le daranno abbastanza voti – il che potrebbe dire che cade la prima ministra e si aprono le urne. L’altra opzione che i partiti, che sembra entreranno nella nuova coalizione, vogliono è che il nuovo governo vada in un anno di nuovo voto in parlamento – e così si apre l’opzione delle elezioni parlamentari allo stesso tempo di quelle europee – metà 2014. Questo sembra lo scenario più probabile – perchè per il momento a tutti i partiti (tranne al partito Social democrata) i sondaggi mostrano un fiasco storico. Sembra che pensino che la gente in un anno dimenticherà tutto.
A Maribor stiamo in piena attività con le assemblee nei quartieri (manifesti, volantini, media …) – mercoledì andremo in un quartiere, nella prossima settimana in altri due (in tutto i quartieri a Maribor sono 17 ma già questi 3 hanno quasi 1/3 della popolazione). E come sempre i politici e i partiti hanno già copiato questa nostra iniziativa – il candidato per il sindaco (le elezioni saranno il 17/3.) del partito Social democrata ha indetto per oggi, nello stesso quartiere dove andiamo noi mercoledì, un dibattito con i cittadini sulle loro idee e necessità – tipico e ci si aspettava una propaganda del genere. L’unico candidato per sindaco che è entrato in lizza con le firme degli elettori senza un partito ha oggi scritto che ciò che facciamo è importantissimo e che bisogna dare alla gente il potere di decidere come e che fare in città. In tutto sono 11 i candidati per sindaco! incredibile – e 10 di loro sono candidati dei partiti! gli stessi in consiglio – come se niente sia successo! Perciò non è difficile capire che per il momento le statistiche non-ufficiali danno la maggioranza al candidato “indipendente”con piu del 30%, il secondo e il candidato dei Social democrati con piu del 20 %, tutti gli altri hanno intorno al 5%.
Come sembra ci sarà un secondo round tra i due abbastanza aperto, ma dal punto di vista delle nostre iniziative è irrilevante.
La cosa interessante sarà l’astensione! Vedremo in quanti non parteciperanno a questo gioco di potere. E in quanti vogliono riprendersi il proprio futuro e verranno alle assemblee invece che alle urne.
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
da Il Piccolo
La composizione in pietre è spuntata sulla parte slovena della sommità del monte
Sul versante sloveno della sommità del monte Sabotino che domina le due Gorizie è comparsa ieri la scritta Vstaja. In sloveno significa insurrezione ed è la sigla del movimento di protesta che si sta espandendo in tutta la Slovenia anche a causa della crisi economica. Nei giorni scorsi si è svolta a Nova Gorica una manifestazione di piazza organizzata da Vstaja ed è in quella occasione, probabilmente, i manifestanti hanno deciso di riutilizzare la “lavagna naturale” del Sabotino. Infatti, le pietre usate sono quelle che componevano la storica scritta Nas Tito, ricomparsa il 30 aprile del 2004 – dopo essere stata inghiottita per anni dalla vegetazione – in occasione dell’ingresso nella Ue della Slovenia. Non è un gioco da ragazzi comporre la scritta. Le pietre utilizzate sono di dimensioni notevoli e quella che sembra una radura è in realtà un appezzamento gibboso e sconnesso. Quella porzione del monte Sabotino è stata teatro di diverse iniziative lessicali. Si cominciò durante il drammatico secondo dopo guerra. La scritta Nas Tito (Nostro Tito) campeggiava sulla montagna a voler intimidire i goriziani rimasti in Italia, mentre a pochi metri stava sorgendo Nova Gorica. Sul versante italiano del monte, sulla sinistra della casermetta, i militari del nostro Esercito avevano composto la scritta W L’Italia, rispolverata nel 2004 per rispondere alla “provocazione” slovena. Poi Nas Tito è diventato Tito, Slo, non prima di essere stato proposto in versione notturna, illuminato da cento fiaccole che determinarono anche un incendio di sterpaglie sul monte. La crisi colpisce duro anche in Slovenia e c’è poco da scherzare. Ma almeno questa insolita forma di manifestazione del pensiero incute una certa simpatia. Provassero i tanti ideologi del twitter di questi tempi a spostare quei macigni così pesanti. Vedremo se nei prossimi giorni la scritta sarà cancellata o anagrammata. Vista la bella giornata perché non salire il Sabotino e vederla da vicino?
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
Filmati
vedi anche
pagina facebook MASA di Fiume
blog MASA di Fiume
Tra le varie altre violenze documentate c‘è una storia che è caduta nell’ombra. Una compagna di Fiume è piena di lividi sulle braccia, schiena e ginocchia. Inoltre, mentalmente abusata per sei ore, adesso ne patisce le conseguenze emotive e psicologiche anche per le insistenze di un ispettore che le ha chiesto durante il fermo cosa ne avrebbe pensato di avere il suo pene nella sua bocca.
da Il Piccolo
Protesta a Fiume, scontri con la polizia
Una manifestazione organizzata da Anonymous e Occupy Rijeka sfocia in disordini. Undici denunce, un agente ferito
di Andrea Marsanich
FIUME. Quando una pacifica manifestazione di protesta si trasforma in un quarto d’ora di paura, urla, spintoni e rumori di corpi sull’asfalto. Undici manifestanti sono stati fermati e denunciati dalla polizia a Fiume dopo la protesta svoltasi in pieno centro città, iniziativa promossa dai gruppi Anonymous e Occupy Rijeka, con la partecipazione di circa 200 persone. Il tutto ha cominciato a dipanarsi nel tardo pomeriggio di venerdì in via della Ruota, proprio di fronte al noto ritrovo giovanile Palach. Stando a quanto raccontato ai media da alcuni testimoni, tra cui il noto attore del teatro fiumano Ivan de Zajc, Alen Liveric, la situazione era completamente tranquilla e una decina di manifestanti si apprestavano ad entrare nel Palach. Improvvisamente una coppia di giovani, Eugen Babic e Zorana Jancic, ha dovuto fronteggiare due sconosciuti che li hanno messi a terra con metodi spicci, urlando loro che dovevano stare fermi. I due fidanzati si sono opposti, aiutati da un paio di coetanei e quindi in via della Ruota è arrivato un drappello di poliziotti, che ha dato man forte ai due sconosciuti. «Solo allora ho capito che eravamo stati presi di mira da agenti in borghese – parole di Babic – in un primo momento avevamo pensato si trattasse invece di malintenzionati e per questo abbiamo reagito, spinti dalla paura che ci potessero fare del male. Non ci hanno esibito i distintivi della polizia e allora ci siamo difesi, venendo poi ammanettati e portati al più vicino commissariato. Ho un dito della mano gonfio, per la qual cosa sono stato medicato al Pronto Soccorso». Un poliziotto, così il portavoce della Questura fiumana, Tomislav Versic, ha subito la frattura di un dito della mano, con 11 persone fermate e denunciate per violazione della quiete e ordine pubblici e per oltraggio a pubblico ufficiale. «Nei confronti di tre persone – ha dichiarato Versic – la polizia è stata costretta ad esercitare la forza per bloccarle, senza però commettere alcun abuso». Interessante rilevare che il video di quanto successo in via della Ruota è stato postato su You Tube ed è l’argomento del giorno a Fiume. I manifestanti sono sfilati lungo il Corso e via Lodovico Adamich, protestando pacificamente a favore della tutela del patrimonio pubblico e dei diritti sociali e contro le forze politiche e il sempre più basso tenore di vita in Croazia. Hanno esibito cartelli con scritte tipo La strada vi giudicherà, Il popolo è il potere, Governo, vattene finché sei in tempo. Poi la colluttazione tra forze dell’ordine e manifestanti (tutti tra i 20 e 30 anni d’età), che ha avuto momenti drammatici. Il questore fiumano, Senka Subat, ha dichiarato che gli organizzatori della protesta saranno denunciati in quanto la manifestazione non era stata annunciata e dunque non aveva l’autorizzazione delle competenti autorità.
da Soundset.hr
da Varaždinske Vijesti
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
Anti-Capitalist Block. Lubiana. 1 mar 2013.
GOTOVI SO! Sono tutti finiti!
Tre mesi fa la gente in Slovenia si levò in una decentrata rivolta di massa. Ha segnato l’inizio di un
intenso e in gran parte auto-organizzata resistenza alla crisi. La rivolta è iniziata a Maribor contro il
corrotto sindaco e il consiglio comunale, ma è nata da più di 20 anni di transizioni politiche e delle accumulazioni del capitale che hanno ulteriormente incrementato la disuguaglianza e l’ impotenza. La lenta privatizzazione della società non ha lo scopo di darci una buona vita e ora viene rifiutata in tutto. È nel quotidiano comune e nelle eccezionali pratiche che si sfidano i rapporti di potere e che vediamo la nostra rivolta. Come la resistenza ha luogo in tutta Europa, si tratta di un processo con molte forme differenti di lotta e di espressione. Tutte sono ugualmente importanti e non devono essere ignorate, messe da parte o criminalizzate. È in questa molteplicità che ci impegnamo in un processo che ri-orienta il potere verso il controllo sulle nostre vite e che non possono essere catturate,bandite o strumentalizzate da interessi particolari, gruppi o partiti. In questo modo, si apre un processo di recupero di spazio di intervento per le persone in un dibattito sulla crisi politica riguardante tutta l’Europa.
È per questo che diciamo che la rivolta è di tutti e tutti noi!
L’ appello sistematico dall’inizio di buttare fuori l’élite politica ha chiarito che questo processo riguarda più di qualche singolo politico o cricca particolare. La corruzione degli individui al potere è solo l’
esempio estremo di ciò che effettivamente combattiamo: il sistema stesso. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di continuare la nostra lotta al di là della caduta del governo attuale e al di là dei confini della nostra città e dei nostri Stati. Noi stiamo chiedendo un processo diverso, un processo basato sulla completa realizzazione dei nostri bisogni. Nessuno al potere potrà offrirci benevolmente le alternative quindi le imporremo dal basso verso l’alto!
È per questo che noi diciamo che nessuno ci rappresenta e non vogliamo discriminare: sono tutti finiti!
Nei mesi da quando la rivolta è iniziata abbiamo visto gli attacchi sempre più draconiani da parte della polizia. Siamo stati intimidati nelle nostre case e gli spazi comuni, siamo stati spruzzati con gas lacrimogeni e spray al pepe, siamo stati picchiati e arrestati per motivi futili e per lunghi periodi ci sono stati negati i diritti; siamo perseguitati e provati. La stessa rivolta è stata criminalizzata! Lo stato di polizia in aumento è un chiaro indice che la resistenza succede qui e in Europa ha scosso quelle posizioni della vita economica
e il potere statale. Il processo avviene senza alcuna domanda sulla violenza sistemica che abbiamo di fronte ogni giorno,che ha un impatto negativo enorme sulla nostra vita. I mercati finanziari e le banche attaccano i nostri mezzi di riproduzione sociale, prendono le nostre case e ci minacciano di debiti, lo stato fa il lavoro sporco di tenerci tranquilli durante questa rapina.
È per questo che diciamo che ci sono poliziotti ovunque e da nessuna parte giustizia!
Si tratta di una rivolta che va oltre le specificità, i processi locali in Slovenia. Si va al cuore del grande
mentire: che l’economia di mercato e privata dell’industria, dei servizi e dei beni si concluda con il
la prosperità di tutti i popoli. Il progetto di un sistema neo-liberale in Europa, un processo costituente dall’alto, è il principale manifesto con cui vendono questa menzogna, mentre socializza i costi su di noi per una crisi che non ha ancora creato. Il sistema ottiene accumulazione, noi otteniamo austerità. Non si può lottare contro un sistema transnazionale del capitale se siamo bloccati nei nostri stati nazionali. In effetti in questa lotta , vogliamo trascendere identità parrocchiali, miti storici e politiche marginali.
È per questo che noi diciamo di transnazionalizzare la rivolta! Diffondiamo l’appello per riunirci in un percorso comune.
http://www.a-federacija.org/2013/03/01/antikablok-vsi-na-ulice/
Marzo 17th, 2017 — General, Internazionale
Esattamente (e casualmente) nell’anniversario dello sgombero del CSA di Udine
Bravi! Complimenti, CSA Udine
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Viva l’ANSA che come al solito non ha capito nulla!!!
www.ansa.it
Gruppo autonomi occupa ex ‘Era’ a Trieste, Per protestare contro progetti ristrutturazione del polo, , 01. Friuli Venezia Giulia, Ans
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È NATO È NATO È NATO SPAZIO SOCIALE OCCUPATO… Siamo sempre noi: occupy trieste, gli stessi che avete visto nelle tende in Piazza Unità e in Piazza della Borsa, gli stessi che hanno già cercato un posto chiuso in cui ritrovarsi nell’abbandonato ex banco di Napoli. Oggi siamo entrati in questa struttura, vuota da anni e abbandonata non ancora finita , cercando un luogo da rendere vivo con le nos…Visualizza altro
La bora
Occupy Trieste nel pomeriggio occupa uno stabile di fronte al Molo Fratelli Bandiera
Occupy Trieste occupa un nuovo edificio a Trieste, una struttura abbandonata situata di fronte al Molo Fratelli Bandiera.
Questo il comunicato pubblicato sulla pagina facebook del movimento:
Siamo sempre noi: occupy trieste, gli stessi che avete visto nelle tende in Piazza Unità e in Piazza della Borsa, gli stessi che hanno già cercato un posto chiuso in cui ritrovarsi nell’abbandonato ex banco di Napoli. Oggi siamo entrati in questa struttura, vuota da anni e abbandonata non ancora finita , cercando un luogo da rendere vivo con le nostre assemblee ed iniziative, perché crediamo che ogni cittadino abbia il diritto di riappropriarsi del suo ruolo attivo e prioritario nella società e nella politica.
Siamo stanchi di vedere questo, come altri edifici, abbandonati e vuoti, inutili alla città che li ospita. Tutto ciò è figlio della crisi che stiamo attraversando e risultato della speculazione edilizia, che negli ultimi decenni ha portato a investimenti falliti e ad illusori posti di lavoro.
Siamo stanchi di sentir proporre, anno dopo anno, gli stessi investimenti plurimilionari in progetti non prioritari per la città, slegati dai suoi reali bisogni – quando addirittura proprio inesistenti, come in questo caso. Quindi agiamo noi, che rappresentiamo veramente quella città che si prende cura di se stessa e vuole migliorarsi, al contrario di chi continua a perpetrare promesse che ci trattengono in questo sistema finanziario fallimentare.
Siamo convinti che il bene della città venga prima di tutto, e questo bene è riappropriarsi di un’anima. Ciò che stiamo facendo è forse illegale, ma legittimo: regaliamo un posto alla città, mettendoci energie, entusiasmo, chiamando una città degna a collaborare tutti insieme. Siamo sicuramente migliori nelle pratiche e nelle intenzioni di coloro che per anni hanno sprecato milioni, o coloro che staccano luce, gas, acqua e dignità a centinaia di persone ogni mese, accumulando intanto milioni di debito con i soldi di tutti.
Questo palazzo è un bene comune, in cui tutti sono invitati a venire, partecipare e a portare il loro contributo. Sapete chi, non sapete come, SAPETE DOVE, sapete quando: SEMPRE.
sabato 10 dicembre 2011
Marzo 17th, 2017 — General, Internazionale
MESSAGGERO VENETO |
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SABATO, 08 OTTOBRE 201
Pagina 27 – Pordenone
LA PROTESTA IL 15 OTTOBRE
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Gli indignados sbarcano in città contro banche e norme sui cortei |
di Stefano Polzot
Spuntano gli indignados, o meglio gli incazzados, anche a Pordenone e lanciano una doppia sfida: alle istituzioni bancarie e a Comune e Prefettura. Sabato della prossima settimana, infatti, in occasione della manifestazione nazionale a Roma, sarà allestito, in piazzetta Cavour a Pordenone, dalle 16, un accampamento di protesta. La decisione è stata assunta in occasione dell’assemblea delle realtà attive sul territorio, che fanno riferimento per l’appunto ai gruppi di protesta, che si è tenuta alla Casa del popolo di Torre. Una manifestazione che sarà “disobbediente” anche rispetto alle disposizioni prese dal comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, a fronte delle indicazioni di prefetto e sindaco, vincolanti per la Questura, che vietano la sosta in piazzetta Cavour. «Misure – denunciano gli indignados – avanzate contro i partecipanti ai cortei dei migranti per rabbonirsi i commercianti infastiditi e i benpensanti pordenonesi, così come testimoniano le deroghe (pressochè totali) concesse all’ultimo corteo sindacale in città e che stabiliscono immediatamente un precedente a cui il questore non potrà che adeguarsi, pena confermare la natura discriminatoria dei nuovi “limiti”». Secondo i gruppi che si sono mobilitati «in un periodo di crisi che sta portando sempre più miseria, sfruttamento e affossamento di diritti una risposta come quella a Pordenone non è solo miope ma totalmente inaccettabile. Le mobilitazioni di varia natura non potranno certamente essere messe al guinzaglio perché nascono dall’ingiustizia sociale che sta causando licenziamenti di massa, impoverimento e indebitamento dei lavoratori e dalla necessità di cambiamento reale e di partecipazione diretta, di una concezione del territorio in un’ottica ecologica e di cooperazione solidale fra tutti». Gli “incazzados” promettono anche blitz contro sedi bancarie, Equitalia e Prefettura.
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Marzo 17th, 2017 — General, Internazionale
Il Gazzettino, 14/10/2011 ed. di Pordenone
Indignados, i blitz in banca e Prefettura
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Manifestazione con accampamento in piazza Cavour La protesta nel giorno del concerto per l’Unità d’Italia |
PORDENONE – Sarà un sabato piuttosto animato quello di domani nel centro cittadino di Pordenone. L’annunciata manifestazione degli “Indignados” locali (dopo i precedenti con gli scontri di Bologna e di altre città a metà settimana ) potrebbe essere piuttosto numerosa. L’”occupazione” di piazza Cavour da parte degli organizzatori della manifestazione si “incrocerà” con altri appuntamenti previsti per il pomeriggio e per la serata. A palazzo Badini è in programma l’ultimo incontro della Libreria Editrice Vaticana sui 150 anni dell’Osservatore Romano. In piazza XX Settembre sono previste alcune iniziative di Incontriamoci a Pordenone, tra le quali un concerto di rock-band locali. In serata, al Teatro Verdi, è invece in programma il concerto della Banda dei carabinieri per i cento anni della Banca FriulAdria e per i 150 dell’Unità organizzato dalla Prefettura. Insomma, una serie di iniziative che potrebbero anche “incrociarsi” con il rischio di qualche contestazione. Il comitato promotore degli Indignati (localmente si sono ribattezzati “Indignados e incazzados di Pordenone) ha organizzato un accampamento con alcune tende e dei microfoni aperti a chiunque voglia intervenire in piazzatta Cavour, dalle 16 alle 20. «Si tratta – spiegano gli organizzatori – di un accampamento di solidarietà a quanto avverrà in contemporanea in molte altre piazze d’Italia e del mondo. È il momento di dire basta, le categorie sociali che stanno pagando la crisi più di altre si faranno sentire sempre di più». Tra gli aderenti Iniziativa libertaria, i Cobas della scuola, l’Associazione immigrati e altri esponenti dell’associazionismo e dei partiti di sinistra. Ma sono attesi anche rappresentanti del mondo anarco-liberatario e antagonista. Nel corso del pomeriggio saranno organizzati alcuni blitz simbolici anti-capitalismo e anti-finanza. Saranno prese di mira (con un’azione soltanto dimostrativa) una banca (sarà simbolicamente chiusa per defoult) e la sede di Equitalia. Inoltre, un “blitz di chiusura” sarà organizzato anche davanti alla Prefettura: i manifestanti intendono protestare contro le limitazioni che nei mesi scorsi sono state imposte ai cortei e “alla libertà di manifestare in città”, come sottolineano gli indignati. Secondo le forze dell’ordine la partecipazione potrebbe vedere la presenza di una sessantina di persone visto che manifestazioni simili sono organizzate in Veneto, a Udine e in Slovenia. In contemporanea al grande raduno di protesta a Roma. D.L.
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Marzo 17th, 2017 — General, Internazionale
Al presidio autorganizzato degli indignados/incazzados sono girate un centinaio di persone. La gran parte s’è accampata per circa un’ora e mezza per poi sfilacciarsi in serata. Durante l’iniziativa le tre azioni simboliche che han chiuso la Banca d’Italia, Equitalia e la prefettura hanno avuto un buon momento di attenzione. Gli interventi al microfono hanno destato la curiosità di molte persone di passaggio, sicuramente estranei alla protesta ma che hanno voluto fermarsi ad ascoltare. Diversi i passaggi appaluditi.
Tirando le somme possiamo dire che l’iniziativa di ieri è andata abbastanza bene: ha saputo comunicare, ha rimarcato le responsabilità della crisi legando una protesta globale a nomi e cognomi regionali e provinciali, parlando concretamente di questioni legate al territorio dalla situazione lavorativa ai migranti, dalla TAV ai vari scempi ambientali, alle caste inamovibili che si alternano e al “nulla” della politica elettorale. Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
USA
13:38 ESTERI Nell’Oklahoma lottano per il Lago Sardis. Città del Missouri contro le acque del Colorado ai Navajos di E. Caretto
Le oltre 500 nazioni indiane stanno combattendo nelle aule dei tribunali.
Gli indiani d’Amererica sono scesi sul piede di guerra per «l’oro blu»
Nell’Oklahoma i Choctaw e i Chiakasaw lottano per il Lago Sardis. Mentre comuni del Missouri sono contro l’assegnazione delle acque del Colorado ai Navajos
le oltre 500 nazioni indiane stanno combattendo nelle aule dei tribunali.
Gli indiani d’Amererica sono scesi sul piede di guerra per «l’oro blu»
Nell’Oklahoma i Choctaw e i Chiakasaw lottano per il Lago Sardis. Mentre comuni del Missouri sono contro l’assegnazione delle acque del Colorado ai Navajos
– Nell’età dell’effetto serra i pellerossa americani hanno scoperto di possedere un nuovo tesoro, anzi il tesoro del futuro: l’acqua dei fiumi e dei laghi delle loro riserve, un bene preziosissimo. Ma come accadde nell’Ottocento alle loro terre, i bianchi – questa volta delle metropoli, non i coloni e le giubbe blu – tentano d’impossessarsene. Dopo più di un secolo è un’altra guerra tra il potere bianco e le oltre 500 nazioni indiane riconosciute legalmente in America, per fortuna mediata dal Ministero degli interni o combattuta nelle aule dei tribunali. Da cui però i pellerossa, attualmente vincenti, rischiano alla fine di uscire sconfitti. WASHINGTON
RISERVE – Un caso esemplare è quello delle tribù Choctaw e Chiakasaw della regione di Tuskahoma nell’Oklahoma, lo stato che a cavallo del 1900 fu un paradiso del petrolio. Le due tribù, che vi furono trasportate 175 anni dalle giubbe blu, di fatto in esilio, rivendicano la proprietà del grande Lago Sardis, famoso per la pesca. Ma tre città, Oklahoma city, la capitale dello stato, Edmond, e la lontana Fort Worth nel Texas chiedono di usarne l’acqua. Il comune di Edmond, in particolare, ha già deciso di emettere obbligazioni di cento milioni di dollari complessivi per costruire un acquedotto dal lago Sardis alla città. Le tre città obbiettano che le due tribù non risiedono in una riserva perché nel 1900 il territorio fu diviso in tanti piccoli appezzamenti per le loro famiglie, e quindi non hanno il monopolio del lago. Gregory Pile, il capo della tribù Choctaw, ribatte che non fa alcuna differenza, che una sentenza della Corte suprema americana del 1903 sancisce l’uso esclusivo delle loro acque da parte degli indiani. Aggiunge che da quando un fiume del posto, il Jarford, fu bloccato da una diga, il lago è essenziale al sostentamento delle due tribù.
COLORADO – Il Ministero degli interni sta mediando, ma sinora senza molto successo. Secondo Daniel McCool, un giurista dell’Utah, un altro stato dove sono in corso dispute del genere, più la terra su surriscalderà e meno i tribunali daranno ragione ai pellerossa. Sino ad ora, ha spiegato McCool, l’America ha riconosciuto a 36 tribù il controllo delle acque delle loro riserve, e sta promuovendo un compromesso tra 18 altre tribù e numerose città. «Ma questa tendenza si invertirà», ha ammonito «se si rischierà la siccità nelle metropoli come è già successo a Los Angeles». McCool ha citato il ricorso di due comuni, Bloomfield e Aztec, contro l’assegnazione di parte delle acque del fiume Colorado alla grande nazione dei Navajos.
MINIERA – L’esito del braccio di ferro dell’Oklahoma influirà sugli altri in atto nell’Utah appunto, nel Nuovo Messico, nel Nevada, in California e in altri stati del sud ovest americano, resi famosi in tutto il mondo dai film western del regista John Ford con l’attore John Wayne. Per le riserve pellerossa dove oggi è particolarmente abbondante, l’acqua potrebbe diventare una miniera d’oro, come lo è per qualcuna il petrolio e per qualcun’altra il gioco d’azzardo nei loro casinò. Ma per le riserve dove l’acqua è appena sufficiente, doverla condividere con una città che ne ha urgente bisogno sarebbe un dramma.
Ennio Caretto
Corriere della Sera 12 aprile 2011