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Tepee in tal parco 2013

NEWS: Domenica ore 17.00 riunione NO TAV

————————–Domenica———-> ore 21.00

—> concerto di canzoni antifasciste anarchiche e di lotta! <—

 

INDIGEN* DI TUTTO IL MONDO UNIAMOCI !

San Giorgio di Nogaro, Parco Comunale, 23 – 24 – 25 agosto

Evento facebook su Tepee in tal Parco

NEWS I popoli Indigeni, la solita retorica dell’ ONU, ma il problema è di un ‘importanza eccezionale. Il 6% della popolazione è un ottimo zoccolo duro da cui ripartire per rifondare l’abitabilità e la sostenibilità del Pianeta. ma siamo molt* di più del 6%. Indigen* di tutto il mondo uniamoci!!

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Foto Tepee tal parco 2013

Tepee in Tal Parco 2013 ( Vonde Ploje. L’an cal ven o turnin a fa le fieste il mes di lui !!)

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Tepee in Tal Parco 2012

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Foto e report della festa

Nuovi orari per  i concerti

Venerdì ARBE GARBE dalle  21.00 alle 24.00

Sabato “i Coop essere L”; Aldo Sbadiglio e la famiglia Ananas”; Fabian Riz e la sua Orchestra
dalle 21.00 alle 01.00

Domenica gli Hoosh dalle 21.00 alle 24.00

Nota. Il posto quest’anno è un po’ più difficile da raggiungere perché ci sono lavori in corso in Via Aquileia. Per cui, necessariamente, prendere il cavalcavia e girare al primo svincolo a destra.

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Per gli indiani di ogni dove

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Foto e report “Tepee in Tal Parco” 2012

La festa è durata solo due giorni in quanto le previsioni meteorologiche per domenica 26 agosto erano pessime. Infatti, anche se la zona è stata risparmiata da eventi estremi, la pioggia (per fortuna, bisogna anche dirlo), è poi arrivata.

La festa è riuscita molto bene, da tutti i punti di vista. Hanno girato più di mille persone fra il venerdì e il sabato, fra cui molti giovani, che hanno potuto conoscere per la prima volta, ed apprezzare, la singolare caratteristica della  “fieste dai indians”, che non si commercializza e non si addatta a logiche opportuniste.

Possiamo dire che la festa, basata sulla convivialità e la completa autogestione di tutte le fasi organizzative e di svolgimento, ha ripreso la sua forza originaria, aggiungendo  alle sue caratteristiche, una maggiore maturità, anche politica.

Quindi nel ventennale dalla sua apparizione, (l’origine è stato un evento contro le colombiadi nel 1992, nei 500 anni dell’inizio della colonizzazione europea delle americhe), possiamo dire che questa iniziativa riparte con forza, dopo aver superato una fase di crisi acuta determinata dalle più svariate ragioni. Adesso “Tepee in Tal Parco” ha nuove gambe per camminare, nel lungo percorso contro il colonialismo, la globalizzazione e una crisi economica feroce, ma anche pilotata, del capitalismo globale, nel tentativo di riportare indietro le lancette della storia.

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L’autogestione, l’ecologia e la “Modern Crisis”

L’autogestione è la risposta, pratica e reale, come base dei movimenti futuri che si troveranno ad affrontare una crisi globale e devastante, già ben evidente ora, ma che sarà sempre più pesante nei prossimi anni.

L’autogestione non è un gioco e non può essere parziale, coprire cioè solo gli aspetti più convenienti politicamente o ludicamente, ma deve essere, in linea di tendenza, completa, nei contenuti e nei metodi, se vuole assumersi l’onere di tutti i problemi che porta con sè una prospettiva di autogestione integrale e e generalizzata della società.

L’autogestione deve essere il laboratorio pratico per imparare a fare le cose, per il superamento della sensibilità gerarchica e competitiva che caratterizza la vita sociale ed anche, molto spesso, le organizzazioni, che, a parole, dicono di porsi come alternativa al sistema capitalista ed autoritario, ma, nella realtà, ne riproducono i tratti più profondi.

L’autogestione non è un’ideologia, è un’ ontologia etica, è un modo di essere che si misura nella pratica di lotta ed autoorganizzazione: un desiderio del presente, ma anche una necessità del futuro, quindi è un’arte da imparare e diffondere perchè è l’indispensabile metodo che ci può dare una speranza per il futuro della vita sociale in un pianeta sfruttato e devastato.

L’ecologia. I temi della festa sono, come si vede dalle scenografie: aria, acqua, terra e fuoco, organizzati sotto il principio che “non si vendono”;  cioè le “strutture a supporto della vita” che la natura mette a disposizione degli abitanti del pianeta devono essere sottratte alla logica economica del capitalismo, della proprietà privata e dello sfruttamento intensivo, per lasciar sviluppare un usufrutto sostenibile e collettivo dei beni naturali.

La “Modern Crisis”. Il momento storico alla fine è arrivato. Il problema di questo secolo è finalmente quello di riuscire a sradicare il Capitalismo e lo Stato e più in generale la logica di dominio, e costruire una società libertaria, ecologica ed autogestita. Ci si misura su questa sfida e non su banalizzazioni come quella dei “beni comuni”, che significano tutto e niente (e quindi niente!). Questo sistema è destinato a crollare e ciò avverrà entro questo secolo, ma la sfida è veramente enorme e bisogna prepararsi e preparare le future generazioni, ad affrontarla.

Perchè Indiani?

Il significato di essere indiani è anche quello di optare per la semplicità massima della organizzazione sociale e di valorizzare, le possibilità di autosufficienza che si riescono ancora ad individuare nell’attuale fase di sempre maggior espropriazione degli elementi basilari della vita da parte del sistema di dominio. La semplicità quindi è anche un’arma strategica, perchè aumenta il grado di indipendenza dai vincoli e dai ricatti del sistema. L’abbinamento No Tav/Indiani è risultato naturale anche in Valsusa, il problema è non farsi rinchiudere in riserve, o addirittura rinchiudersi da soli in una logica eccessivamente localista. Agire a livello locale è oramai un criterio di legittimità politica nel senso che lo si deve fare, bisogna radicarsi nei territori, ma poi il “pensare globale” non è una cosa che viene da sè, il pensiero globale, olistico, va continuamente rielaborato e deve essere un’opera collettiva. Invece siamo di fronte ad un pensiero riduzionista localizzato, segmentato, frazionato, sclerotizzato e per di più con la presunzione di applicarlo globalmente a tutto il mondo. No Grazie.

Per concludere, il  logo della festa, anche quest’anno è stato l’indiano che impugna la bandiera No Tav, in perfetta sintonia con il principio di Cavallo Pazzo “No si vent le tiare dulà cal cjamine un Popul”, ed in sostegno alla lotta contro l’opera più inutile, mafiosa e devastante mai programmata ed imposta in Italia. Ripeto, come ho avuto modo di affermare in molte altre occasioni, che diffondere la tematica del No Tav è un percorso molto difficile e quindi la familiarizzazione con le bandiere No Tav ad iniziative come questa è molto importante.

 

26 agosto 2012 De Toni Paolo

 

 

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Tepee in Tal Parco/ 24 – 25 – 26 agosto 2012

A jè in preparzion la fieste dai indians a San Zorz di Nojar 24-25-26 dal mes di avost

 

Per gli indiani di ogni dove

 

Quando un esercito dei bianchi combatte gli indiani e vince, questa è considerata una grande vittoria, ma se sono i bianchi ad essere sconfitti, allora è chiamata massacro. (Chiksika, fratello maggiore di Tecumseh)

Noi valsusini  siamo gli indiani


http://www.notav.info/post/noi-valsusini-siamo-gli-indiani/

SAN GIORGIO DI NOGARO/ Teepe in tal Parco 2011

Teepee in tal parco. Fieste dai indiâns 2011.

 

Qui il Programma

 

San Giorgio di Nogaro Parco Comunale ex Canciani (sotto il cavalcavia)

venerdì 22 luglio, sabato 23 luglio, domenica 24 luglio.

Musica, stands, proiezioni, dibattiti .. e dut ze cal covente par fa fieste.

Ajar, aghe, tiare e fôc… lis fuarzis de nature cuintri il podè dal Stât e dal Capitalisim.

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Organizazion: “chei di simpri”. Since 1992, against “Colombiadi”. Do you remember?

 

One does not sell the earth upon which the people walk.

Tashunka Witko ‘Crazy Horse’

 

Locandina dell’iniziativa———————————————————————————————————————-

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Commento.

Un articolo politicamente cazzuto però l’analisi sociologica sul destino della valle pare azzeccata

da La Stampa 06/07/2011

In mezzo ai Navajos della Val di Susa

Il viaggio del poeta Guido Ceronetti tra polizia e No Tav

GUIDO CERONETTI

Per ora la nostra preistorica e storica Valsusa non è riserva per Navajos, per nuovi Navajos da abbruttire. Ma una volta scattata la trappola dell’Alta Velocità il processo della messa in riserva all’indiani d’America di quel fondamentale angolo di frontiera piemontese non si fermerà più.

Se venisse fatta una radiografia psicologica del piccolo popolo valsusino residente e renitente verrebbe in luce l’inconscia paura di uno schiacciamento progressivo – della riduzione a Navajos, Sioux e altri Buffalo Bill – che ne allarma e ne indurisce l’anima. Una fine della contrapposizione TavAntitav non è a breve pensabile. Dalla Sacra, l’arcangelo Michele brandisce la spada, dove pende uno straccio con la scritta di cui è piena laValle: No Tav.

Ho potuto visitare il cantiere della Maddalena di Chiomonte due giorni dopo lo sfondamento delle barricate (pezzi di cancellate, balle di fieno, ruote di scorta) e il lancio di duemila candelotti di lacrimogeni di gas CS – con la scorta di un gentile ispettore della Digos, che mi ha aperto lo sbarramento di carabinieri. Lì c’è una via dell’Avana che non è un omaggio al barbuto di Cuba: l’Avanà è il vitigno della zona e questo tratto a vigneti, tra lacrimazioni e perforazioni, non faticherà ad andare perduto. Vicinissimi ci sono i pilastri giganteschi di un viadotto d’autostrada che potrebbero resistere a un terremoto,ma a un traforo di roccia non so. La collina in discesa è archeologicamente interessante e una parte dei reperti erano visibili in un piccolo museo oggi trasformato in centrale operativa di retrovia militare: nessuno può dire quando riaprirà. Anche tutto quel che la collina nasconde di tracce antropologiche è destinato a rimanere sepolto. Dire «cantiere della Maddalena» è puro flatus vocis fuori della Valle -ma venite qui a toccare con mano le conseguenze. Al museo sono arrivate anche le spartane salmerie per i militari: per cena non riceveranno che un panino al prosciutto e acqua della falda: anche questa a rischio di irreparabile inquinamento. (Sicuramente, nelle tende allestite dai no-tav a pochi metri dagli scudi dei carabinieri, le ragazze sui loro fornellini a gas da campeggio forniranno qualcosa di meglio, come cena d’assedio, ai loro compagni). Sul fondo, le macchine destinate a dare inizio allo sconvolgimento sono draghi addormentati.

La Valle, nella chiarità estiva, mi è apparsa straordinariamente attrattiva. Capisco che non possa rassegnarsi al destino che le è inflitto: violenza ai borghi, modifiche territoriali, luce di vita spenta. La questione ecologica in Valsusa sta meritatamente sfiorando l’acme del traffico. E so bene che non si tratta di un vero problema tecnico. E neppure di un episodio locale. La Tav (mi provo a darne una definizione non politica) è parte della fondazione di un impero mondiale della Tecnica che opera a ridurre in schiavitù, una schiavitù mai vista, di cui si vanno da molto tempo palesando i segni – il genere umano senza distinzioni etniche e spirituali, gli animali, i semi modificati (OGM), le erbe, l’animato e l’inanimato, tutto. Le connessioni con la finanza, i poteri criminali (ritenuti separabili solo perché fuori della legge), i partiti, i governi, forme e formule terroristiche, non dicono che il nominabile, e non nominano che qualche utensile, di questa mondializzazione che a poco a poco va privando il vivere delle ragioni per vivere (vivendi causas).

– Abbiamo tentato di tutto – dice Alberto Perino: montagne di carta bollata, ricorsi, ottenuto rinvii e perso occasioni di confronto tecnico che ci sono state rifiutate. Quest’opera è una follia e uno sperpero inutile. Succederà come per la Salerno-Reggio: i lavori si fermeranno, procederanno all’infinito, e di chiaro, nel nostro casino all’italiana, non ci sarà che il profitto di qualcuno e il danno perpetuo dellaValle. Quel che è successo il 3 luglio è stato brutto brutto brutto brutto.

Ma qualcosa abbiamo capito: che la violenza non paga e va abbandonata; che dobbiamo elaborare altri metodi, che si può vincere senza scontri, nonostante l’esasperazione della gente, farci più amici, più simpatizzanti…

(Riporto questa conversazione a memoria).
Ma perché, essendo evidente l’inutilità dell’opera, dal momento che il treno c’è già e che il tunnel del 1857 è oggimolto più largo e più sicuro, la si vuole fare ad ogni costo? Non arriviamo da anni in sole 5 ore e trenta a Parigi? Perché il transito Tgv da Lione è stato soppresso?

Rispondo così: perché la ragione d’essere della cosa è proprio la sua inutilità. Il predominio tecnologico non ha per fine l’utile, e ha rapporti vaghi, ormai, col necessario.

Sono ovviamente d’accordo con Perino che la violenza debba essere bandita. Ma in tutto il mondo, dove ci sia una sopravvivenza d’ideale, la resistenza al sopruso applica, dove è possibile, i metodi e le forme della nonviolenza gandhiana.Vale la pena pensarci.

Purtroppo – osserva mirabilmente Colin Wilson – la mancanza di ideali condanna il mondo ad essere distrutto dalla violenza. Il punto è là, e va da Chiomonte allo spazio infinito: suscitare ideale, opporre il sogno alle solitudini elettroniche, battistrada del Nulla; innaffiare il sogno superstite. Se l’ideale riuscirà a prevalere, la Tav non si farà, la Valsusa non diventerà una riserva di pellirosse traMusiné e Frejus.

 

SAN GIORGIO DI NOGARO/ Programma festa degli indiani

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Teepee in tal parco/ Festa degli indiani 2011

Programma + piantina e info

Venerdi 22 luglio
Ore 21.00 Rito-performance tradizionale degli indiani d’america, attorno al fuoco, con il Gruppo di Canti del Cojote Danzante (Trieste)

Ore 22.00: Musica folk-psichedelico con i Salici (dall’isontino)

Sabato 23 luglio
Pomeriggio: introduzione al didgeridoo degli aborigeni australiani con Martin O’Loughlin che spiegerà la cultura da cui deriva lo strumento e le tecniche per creare suoni. (durata intervento 1 ora)
Sera: concerto-performance di musica aborigena con i Toma (vedi di seguito la presentazione del gruppo).

Domenica 24 luglio
Interventi politici.

Venerdì, sabato e domenica
Proiezione in continuo di Voices of the Canadian Holocaust di Kevin Annett.
Si tratta di un film-documentario sulla violenza delle scuole residenziali canadesi per nativi e lo sterminio degli indiani d’america.
Selezione di pezzi del film curata da Dumbles

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SAN GIORGIO DI NOGARO/ Report + foto Tepee in tal parco, pioggia, pioggia, pioggia, ..

La festa stava andando bene, poi verso mezzanotte è arrivato il vento, un brusco calo di temperatura e poi pioggia, ma non tanta;  ci siamo chiesti chissà dove avrà colpito pesantemente il maltempo (vedi sotto) …

Nulla da dire le previsioni del tempo anche per i giorni successivi sono state rispettate, anzi peggiorate, purtroppo …

Lo spettacolo principale cioe quello dei Toma, previsto per sabato sera, ovviamente non si è svolto e quello con i Salici è stato sospeso poco dopo  la mezzanotte di venerdì.

 

Foto di venerdì 22 luglio

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Dettagli della mostra sul “genocidio canadese” QUI

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Lo striscione che ha accompagnato le manifestazioni dal 1° maggio 2011

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Il fuoco ed il Teepee: simboli della festa

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Il canto del Coyote

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Una bicicletta … contro la TAV

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Sono ritornate le mitiche magliette

 

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Pubblico

 

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Pubblico

 

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Pubblico

 

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Pubblico

 

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Pubblico

 

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Gazebo per i Paesi Baschi

 

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Balli

 

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Il Gruppo musicale dei Salici: Folk-psichedelico

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Arriva il vento e poi la pioggia … finita la festa.

 

Foto domenica

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Il fiume Corno, che passa attraverso il parco, quasi straripava

 

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Mai vista erba così verde in luglio

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MV 24 luglio 2011

Vigneti distrutti, danni per milioni

Grandine e pioggia hanno messo in ginocchio gran parte delle coltivazioni nella zona del Collio e del Gradiscano.

di Piero Tallandini

GORIZIA.  E’ una grandinata da record quella che si è abbattuta poco prima della mezzanotte di venerdì sulla provincia di Gorizia e in particolare sulla zona del Collio. Un evento meteorologico che ha determinato ripercussioni gravissime sui vigneti che rappresentanto la pregiata materia prima dei celebrati vini locali, famosi in tutto il mondo, distruggendo le uve bianche proprio a poche settimane da una vendemmia che si annunciava tra le più qualitative degli ultimi anni. I danni sono ancora da quantificare in via definitiva ma le prime stime lasciano intendere che il totale potrebbe superare i dieci milioni di euro e i Comuni colpiti sono pronti a chiedere il riconoscimento dello stato di calamità.

Il settore vitivinicolo, orgoglio del territorio isontino e insostituibile motore per l’economia, è in ginocchio: la vendemmia rischia di essere in buona parte azzerata e la mancata produzione vinicola determinerà un danno commerciale che si annuncia drammatico anche perchè, visto il costo delle polizze, molte piccole aziende non sono assicurate. «I danni, oltre alla zona del Collio, si registrano in un’area che va da Gradisca fino al capoluogo – spiega il presidente della Coldiretti di Gorizia Antonio Bressan –. Nel Gradiscano, oltre ai vigneti, hanno subito danni gravi anche numerose colture di mais e soia che sono proprio in questo periodo dell’anno in fase di fioritura.

Nel Cormonese e a Dolegna molti vigneti sono stati compromessi fino al 100%. I tecnici dell’ispettorato agrario hanno già effettuato i primi sopralluoghi e per una quantificazione definitiva dei danni dovremo aspettare le giornate di lunedì e martedì quando le uve si saranno asciugate. In diversi siti sono stati compromessi anche i tralci, non solo i grappoli. Questo significa che le conseguenze di questa calamità si ripercuoteranno per anni. E’ un rammarico doppio perchè le valutazioni sulle uve erano ottimali e lasciavano presagire una vendemmia straordinaria. Temo che, complessivamente, i danni prodotti da questa grandinata record in provincia di Gorizia possano superare i dieci milioni di euro. Erano almeno vent’anni che non vedevamo una cosa del genere». «La grandinata è durata almeno mezz’ora – rimarca Luigi Soini, direttore della Cantina Produttori Cormòns –. I vigneti sono stati danneggiati a macchia di leopardo, in un’area di circa 300 ettari ce ne sono alcuni persi fino al 30 %, in altri si arriva al 100%. Ci saranno perdite significative sulla produzione». Particolarmente colpite le località di Brazzano e Plessiva con danni mediamente tra l’80% e il 100%. Situazione gravissima a Dolegna del Collio: «la grandinata ha flagellato i vigneti soprattutto nelle località di Vencò e Ruttars – spiega il sindaco Diego Bernardis –. Là le uve sono state compromesse al 70-80 % e stiamo parlando di zone che si caratterizzano per la propria produzione d’eccellenza. Nel nostro territorio comunale ci sono danni per milioni di euro. Inoltre la pioggia successiva alla grandine ha determinato sommovimenti preoccupanti del terreno oltre a problemi sulle strade, invase dal terriccio».

Danni significativi, anche alle abitazioni e alle grondaie, si sono registrate inoltre a Mossa e Capriva. Nelle zone colpite dalla devastante grandinata effettueranno i sopralluoghi anche i tecnici della Provincia. Proprio l’ente provinciale, come ha sottolineato ieri l’assessore all’agricoltura Mara Cernic, è pronto «a sostenere le aziende agricole colpite dall’evento meteorologico, promuovendo in accordo con la Regione le previste misure d’aiuto». A certificare l’eccezionalità dell’evento che ha caratterizzato la serata di venerdì, infine, hanno provveduto gli esperti dell’Osservatorio meteorologico regionale (Osmer) parlando di «una delle peggiori grandinate mai viste negli ultimi anni nel Friuli Venezia Giulia».

NO ALL’ ECO-TECNOCRAZIA

Sabato 06 Novembre 2010 09:05

A proposito del libro “Una cura per la Terra” del sedicente eco-pragmatista Stewart Brand

Commento

Ma quale cura !?

I negazionisti sono più seri di questi falsi ecologisti. Infatti se si ammette l’esistenza di un effetto serra e di un “global warming” antropogenico che ha una determinante influenza sui mutamenti climatici in atto, allora la conclusione è che non serve fare nulla perchè, qualsiasi cosa si faccia per ridurre i gas serra, il sistema climatico collasserà comunque e lo stiamo vedendo. Allora se vale la pena di fare qualcosa è applicare correttamente la termodinamica cioè l’efficienza energetica spinta e di sistema, cioè l’analisi exergetica generalizzata di tutte le fasi del flusso dell’energia e della materia, all’interno delle organizzazioni sociali. E’ questa scienza che  Stewart Brand, come molti altri pseudo-esperti, conosce poco e male. Questo approccio, termodinamico-exergetico, è utile e necessario perchè comunque vadano le cose rispetto all’intensità e alle modalità della catastrofe ecologico-climatica già iniziata, avremo almeno in mano gli strumenti corretti per riorganizzare la società. Si tratta anche di un problema politico: la tecnocrazia centralizzata da un lato e la possibilità della gestione diretta dei processi dell’organizzazione sociale dall’altro. La cura proposta da Stewart Brand invece è come darsi martellate sui coglioni, non cura nulla e ci rende definitivamente impotenti per il futuro.

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San Giorgio di Nogaro: Tepee in tal parco

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L’oceano che muore

Comunicato urgente

Contro

la devastazione

del Pianeta

No si vent le tiare, le aghe, l’ajar,…

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