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Anarchismo e Web/ Potenzialità e controindicazioni

Internet, la Rete, il Web, l’Agorà virtuale, …  la pratica reale dell’assemblearismo, dell’autogestione …

Sembrava che la rete fosse una tecnologia in quanto tale anarchica, poiché senza filtri, diretta, rizomatica, senza centri …  ed invece sta diventando un nuovo strumento di  controllo sociale; ciò nonostante è un mezzo dalle enormi potenzialità, purtroppo adoperato malissimo.

Certamente i regimi totalitari non la sopportano troppo e quelli “democratici” comunque la limitano ogni giorno di più (1), ma dal punto di vista anarchico, oggi come oggi,  vanno fatte una serie di considerazioni molto ben definite.

Purtroppo l’utilizzo in positivo del Web è molto limitato, credo soprattutto perchè non si è colto in profondità il nuovo linguaggio politico-cognitivo che esso porta con sè: cioè  l’ipertestualità. Infatti quello che cresce è  l’uso del web come strumento tecnologico e di comunicazione spicciola piuttosto che come mezzo semantico. L’utilità di internet sta nell’organizzare in maniera più evoluta le informazioni e  nel comunicare all’interno di un’etica della conoscenza invece che cadere nelle logiche da tritacarne mediatico accompagnate quasi sempre dalla miseria dei contenuti.

Qui però voglio fare alcune valutazioni di carattere più concreto ed immediato, cioè considerare il rapporto fra il nuovo strumento tecnologico di comunicazione e le metodologie  consolidate dell’anarchismo.

L’anarchismo si basa sul “vis a vis”, sull’assemblea, sulla democrazia diretta, su un processo decisionale centrato sull’autonomia delle persone e dei gruppi, che poi, via via, costituiscono strutture più complesse, coordinate tramite il federalismo. Nella società futura si può immaginare un federalismo delle municipalità, delle varietà territoriali (regioni, bioregioni…), delle nazionalità (entità da definire con molta cautela); non certamente un federalismo degli Stati, che vanno aboliti e con essi le classi, i confini, gli eserciti, le galere, la proprietà privata ed ogni struttura coercitiva e di sfruttamento. Tutto questo fa parte delle consolidate basi ideologiche dell’anarchismo, si tratta di presupposti di tipo ontologico, cioè basilari e fondativi, quindi non rimovibili, pena il decadere dell’anarchismo stesso.

Allora dobbiamo porci di fronte alla conseguenze non volute delle relazioni virtuali che si stabiliscono attraverso internet.

Un primo rischio di carattere generale è che abolendo le distanze fisiche si dimentica che nella realtà tali distanze poi permangono ai fini pratici in quanto i nostri corpi sono territorialmente localizzati e quindi devono rapportarsi alle realtà  nelle quali in effetti vivono biologicamente, socialmente e politicamente. Questo è un rischio generale che ha già fatto vari danni. Si diceva già molto tempo fa  che oramai siamo netizen (cioè dittadini della rete) e non più citizen; dimenticando peraltro che molti, citizen non lo sono neanche mai stati e che, se anche usano  assiduamente internet, non hanno nessuna intenzione di tagliare le radici dalla realtà in cui sono nati e/o vivono. Non solo, ma occorre essere ben consapevoli del rischio che artificializzando e  virtualizzando sempre di più la realtà che ci circonda, alla fine non si percepisce più quale sia l’ effettiva  “natura delle cose” che è locale, fisica, biologica, ecologica; cioè di nuovo, anche se può sembrare ridondante,  reale e non virtuale.

Ma c’è oggi un pericolo, nella prassi politica quotidiana; anzi più di uno. Si tratta dei pericoli intrinseci alla comunicazione via Web. Prendiamo il caso più semplice. Il contatto via mail è molto comodo se è  di 1 ad 1, diventa però molto più complicato se aumenta il numero degli interlocutori contemporanei a distanza; rischia di cambiare il modo di formulare il proprio pensiero. Qui  ci si riferisce  sempre al problema della compatibilità delle forme di comunicazione in rete con i presupposti dell’anarchismo e più in generale con la logica comunicativa di movimenti e comitati, logica che, in senso lato, vorrebbe riflettere ed enfatizzare le istanze assembleari, il rispetto delle persone ed eventualmente la conoscenza reciproca attraverso il confronto diretto e non solo virtuale.

Ci sono molte controindicazioni alle mailing list, ai forum, e a cose simili, ma esse non vengono mai valutate, purtroppo neanche a posteriori e così i danni nel tempo si accumulano. Le mie esperienze con questo tipo di comunicazione è tutt’altro che esaltante, ma questo potrebbe essere anche uno stato d’animo personale. Quello che invece è un fatto oggettivo e necessario, per restare coerenti con l’anarchismo, è che se si costruisce  una lista territoriale interna al movimento anarchico, essa deve necessariamente avere anche un momento di  verifica diretta delle contraddizioni che possono emergere all’interno del mezzo di comunicazione che si sta usando. Cioè l’inclusione in una lista deve rappresentare anche un’effettiva inclusione riproducibile politicamente e  fisicamente attraverso la pratica del confronto assembleare diretto. Se viene meno questa compatibilità allora si commette un errore molto grave e che purtroppo normalmente si fa, in quanto non è stata ancora valutata la dinamica impattante anche di una semplice mailing-list nelle relazioni reciproche. Per esempio l’inserimento in una lista di nuove persone o sigle,  deve poter avere, in un qualche momento, ripeto, anche una verifica di tipo diretto, cioè ci deve essere la disponibilità dell’effettivo confronto “vis a vis” fra tutti i componentii della lista, se questa è di tipo territoriale. Non è possibile scoprire a posteriori che si fa parte di una struttura di dibattito politico nella quale ci sono situazioni o persone che fra loro si auto-escludono nella pratica reale. Questa contraddizione potenziale, porterà, prima o poi, inevitabilmente a processi degenerativi, proprio in quella realtà, la cui esistenza, purtroppo, attraverso il web,  viene distrattamente ignorata. Ovviamente,  e per concludere, è inammissibile che discussioni fatte internamente ad una lista vengano poi usate per attacchi portati fuori dalla lista stessa e addirittura direttamente in rete o su organi di stampa pubblici.

Cespuglio 4 gennaio 2010

 

Nota (1) Vedi per esempio la recente legge in Francia