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Marzo 17th, 2017 — General, Loro
INIZIATI I CAROTAGGI ANCHE IN CARSO…MA NON TUTTO GLI E’ANDATO LISCIO
La scorsa settimana fra venerdì e sabato (fonte il giornale in lingua slovena Primorski) ci sono stati dei carotaggi per la TAV (analoghi a quelli bloccati a Bagnaria Arsa) sia a Duino-Aurisina che a Santa Croce. La ditta pare sia di Genova quindi potrebbe essere diversa da quella dei lavori a Bagnaria a cui hanno revocato il contratto pochi giorni fa.
Mentre a Duino sono riusciti a farli tranquillamente (il sindaco Ret ha dichiarato che era stato informato), a Santa Croce (Comune di Sgonico) hanno iniziato a fare il carotaggio in un terreno delle comunelle (associazioni slovene) che non erano state avvertite così come il Comune.
Alcuni esponenti delle comunelle si sono accorti della cosa, sono piombati sul terreno e hanno fatto interrompere a metà il carotaggio e la trivella ha fatto fagotto.
Le comunelle stanno decidendo se fare denuncia per danni al terreno.
Pare che il comune di Sgonico abbia chiesto alle ferrovie un incontro urgente per la prossima settimana.
A breve nuovi aggiornamenti.
Uno del Comitato NOTAV di Trieste e del Carso
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
… e le decisioni del FVG sono patetiche
MV MARTEDÌ, 14 SETTEMBRE 2010 Pagina 8 – Regione
«Il Nord-Est faccia squadra sulle grandi infrastrutture pena l’isolamento»
Tav Venezia-Trieste, appello ai politici «Fvg e Veneto decidano, fondi a rischio»
SERRACCHIANI
ALTA VELOCITÀ
Il comitato a favore si rivolge a Tondo e Zaia affinché scelgano il tracciato Riccardi: il governatore ha già avuto incontri e c’è accordo con la Slovenia
TRIESTE. Da Portogruaro a Divaccia: il tracciato veneto-friulano per la linea ferroviaria ad alta velocità. I progetti sono quasi pronti, la Regione ha lavorato ascoltando il territorio, firmato l’accordo con la Slovenia e l’alta velocità inizia lentamente a diventare un’idea concreta. Il problema è a Ovest di Portogruaro, in terra veneta, dove la giunta di Luca Zaia non ha ancora sciolto i dubbi. Tanto che secondo Transpadana, il comitato pro-Tav di imprenditori e industriali di tutto il Nord Italia, a Bruxelles ci sarebbe del fastidio per i mancati incontri sul progetto. Mancati incontri che potrebbero far tardare il progetto e mettere anche a rischio i finanziamenti europei.
La spinta. Il documento di Transpadana siglato ieri a Trieste da dodici associazioni di imprese tra cui Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e Coldiretti, aveva sostanzialmente un obiettivo: riportare al centro del dibattito l’urgenza della presentazione dei progetti. A fine anno scade l’ultimatum europeo: se le carte non arrivano a Bruxelles in tempo, l’Italia dovrà salutare almeno in parte i finanziamenti comunitari. Tra telecamere e taccuini, europarlamentari ed assessori, la Tav ritorna in primo piano.
La denuncia. L’unico veneto al tavolo di Transpadana è l’europarlamentare Pdl Antonio Cancian, e così a margine dell’incontro arriva pure la spifferata «contro» l’esecutivo di Venezia. A sentire Transpadana, Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore per il progetto europeo 6, avrebbe denunciato in una recente riunione a Torino la difficoltà a incontrare i governatori Zaia e Tondo. Già negli scorsi mesi, del resto, Brinkhorst aveva bacchettato più volte la parte italiana. In tutta la questione i rappresentanti del Friuli Venezia Giulia sono chiamati in causa ma in qualche modo – e non senza un minimo imbarazzo – hanno poche responsabilità. Sia il presidente Tondo che l’assessore Riccardo Riccardi non vogliono parlare delle questioni venete: hanno risolto le vicende che avevano in casa, e non pensano nemmeno a impartire lezioni ai colleghi veneti. Riccardi interviene però per smentire la spifferata: «Tondo ha incontrato il coordinatore Brinkhorst negli scorsi mesi e proprio grazie a quell’incontro si è arrivati all’accordo con la Slovenia». Ancora: «Con Zaia – dice Riccardi – gli incontri sono frequenti, e le due regioni hanno l’obiettivo di consegnare i progetti entro il 2010».
La firma. Brinkhorst lo aveva ripetuto: i problemi non sono con la Slovenia. E infatti la notizia di ieri – l’annuncio è di Riccardi – riguarda il nuovo tracciato della Tav tra Trieste e Divaccia. La firma del percorso “alto”, che non passa per Trieste ma sul Carso e che è meno impattante dell’ipotesi cittadina arriverà ad ottobre, probabilmente il 12, a Trieste. Il risultato è importante – ed esalta ancor di più la lentezza veneta – perchè la Regione, affiancata dal Governo, è riuscita a riscrivere un trattato internazionale che avrebbe aperto anche in Friuli Venezia Giulia un fronte di comitati stile Val Susa. Riccardi si è detto fiducioso sul rispetto dei tempi per la consegna dei progetti e ha insistito sull’idea di allargare il consenso intorno all’opera.
E il Veneto? Da Divaccia a Trieste, poi a Ronchi e ancora a Portogruaro, in parallelo all’autostrada, il percorso è segnato. Tocca ora al Veneto indicare il tracciato: quello litoraneo, vicino alla costa, o quello intermedio, considerato che la linea vicino all’autostrada è stata scartata da tempo. In gioco ci sono anche bacini elettorali e questioni di consenso, perchè un’opera che rivoluziona il territorio fa comodo in campagna elettorale ma meno quando si governa. «A giorni», ha assicurato comunque Cancian, arriverà la posizione della Regione Veneto sul tracciato. «Dobbiamo essere ottimisti – ha aggiunto l’europarlamentare – ci sono tutte le condizioni per presentare la progettazione entro il 2010».
Il Pd. La palla è al Veneto, ma il Pd chiede anche al Friuli Venezia Giulia un altro sforzo. «Zaia e Tondo – ha detto ieri l’europarlamentare e segretaria regionale Debora Serracchiani – devono parlarsi, fare pressing sul Governo». «Sulle infrastrutture – ha sottolineato – è quantomeno opportuno fare squadra. Una parte del Nord Est rischia di rimanere isolata».
Beniamino Pagliaro
IL PICCOLO
MARTEDÌ, 14 SETTEMBRE 2010 Pagina 10 – Regione
IL 12 OTTOBRE A TRIESTE L’ACCORDO TRA I DUE GOVERNI. IL 13 POTREBBE ESSERCI L’INCONTRO TRA I GOVERNATORI
Tav italo-slovena, si firma. Pressing sul Veneto
Il coordinatore Ue Brinkhorst ”convoca” Tondo e Zaia. Le associazioni imprenditoriali: basta ritardi
di ROBERTA GIANI
TRIESTE «Abbiamo evitato la ”nostra” Val di Susa». Riccardo Riccardi, assessore regionale alle Infrastrutture, non minimizza il pericolo. Ma lo giudica ormai scampato: Italia e Slovenia sono pronte alla firma ufficiale. Quella che ratificherà il nuovo tracciato destinato a unire, nel segno dell’alta velocità e capacità ferroviaria, Trieste e Divaccia. Il gran giorno è fissato: i due governi si incontreranno, a meno di contrattempi, il 12 ottobre. A Trieste. E sposeranno la ”variante alta” che, bypassando la Val Rosandra e le proteste, tocca Villa Opicina e Sesana. Poi, a dicembre, la commissione intergovernativa italo-slovena completerà l’iter. La corsa contro il tempo, però, non è vinta. Niente affatto: la tratta transfrontaliera è uno dei nodi, non l’unico. L’altro, ancor più spinoso, è tutto italiano: l’Unione europea pretende che la Tav nordestina prenda finalmente forma, con il progetto preliminare, entro il 31 dicembre. Ma il tracciato veneto è ancora nel limbo e Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore del progetto prioritario 6 e cioé del corridoio ferroviario destinato ad abbattere i tempi di percorrenza tra Lione e l’Ucraina, torna alla carica: caldeggia un vertice chiarificatore con i governatori di Veneto e Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia e Renzo Tondo, ma denuncia la difficoltà a organizzarlo. E allora chiede aiuto al Comitato promotore Transpadana nato vent’anni fa con l’obiettivo di ”spingere” la Tav, oggi presieduto da Antonio Paoletti e Luigi Rossi di Montelera: «Ci siamo incontrati a Torino e il coordinatore europeo ha chiesto il nostro supporto» conferma Ida Cappelletti, responsabile operativo del Comitato. Detto e (quasi) fatto: il 13 ottobre, all’indomani dell’incontro italo-sloveno cui Brinkhorst non intende mancare, ci dovrebbe essere l’atteso rendez vous a tre. Sempre a Trieste: «Siamo in attesa di conferme. Contiamo di avere anche i presidenti di Confindustria e Unioncamere di Friuli Venezia Giulia e Veneto». ”Mr Corridoio V”, in verità, non è l’unico ad essere preoccupato: le associazioni imprenditoriali del Friuli Venezia Giulia, con il pieno appoggio del Comitato e del suo presidente Paoletti, scendono in campo a sostegno della Tav nordestina. A Trieste, in Camera di commercio, dodici associazioni tra cui Confcommercio, Confartigianato, Confindustria, Coldiretti, spedizionieri, terminalisti portuali, piccoli imprenditori e mondo cooperativo firmano infatti una dichiarazione congiunta in cui ribadiscono l’urgenza di progettare la tratta Venezia-Divaccia, chiedendo al governo e ai parlamentari il massimo sforzo, nonché il rispetto del cronoprogramma. La lunga dichiarazione, come sintetizza Paoletti, mette a nudo i punti più critici: sollecita una soluzione condivisa della tratta veneta, perora una progettazione più veloce della Ronchi sud-Trieste, intima l’avanti tutta sulla variante alta della tratta transfrontaliera, con annesso collegamento diretto con il porto di Trieste e raccordo con quello di Capodistria. Le associazioni ricordano che la posta in palio è altissima: i fondi europei sono a rischio, se le scadenze ormai ravvicinate non vengono rispettate. In tempo reale arrivano le prime rassicurazioni. Le istituzioni, in Camera di commercio, non mancano: c’è la Provincia di Trieste con Vittorio Zollia, c’è il Comune con Paolo Rovis, ci sono gli europarlamentari Debora Serracchiani e Antonio Cancian, in prima linea in commissione Trasporti a Bruxelles e, naturalmente, c’è la Regione. Tutti, seppur con accenti diversi, ripetono il concetto: la Tav è strategica e l’ultimo treno non si può perdere. Gli europarlamentari, nonostante l’una sia nel Pd e l’altro nel Pdl, lavorano da tempo in tandem. E ricordano la battaglia (non ancora vinta) sul Corridoio Adriatico-Baltico. «Sulle infrastrutture è fondamentale fare un gioco di squadra se non vogliamo che il Friuli Venezia Giulia rischi l’isolamento. Tondo e Zaia devono parlarsi e fare pressing sul governo. E tutti dobbiamo cercare la condivisione del territorio: a ottobre vedremo i no-Tav» afferma Serracchiani. «Sicuramente Zaia crede alla Tav. E, a giorni, emergerà la posizione del Veneto sul tracciato: sono convinto che la soluzione si troverà» assicura Cancian. Sarà davvero così? Riccardi, pur non ”immischiandosi” nelle beghe venete dove la Tav potrebbe correre più o meno vicina alle spiagge, mentre in Friuli Venezia Giulia affiancherà l’autostrada, è ottimista. Assicura che si sta lavorando alacremente «per recepire le prescrizioni ambientali» sulla Ronchi sud-Trieste. Annuncia, soddisfatto, che sulla Trieste-Divaccia si sta andando avanti a pieno ritmo. E, infine, sulla Meolo-Ronchi sud ricorda che «Friuli Venezia Giulia e Veneto si sono impegnati a presentare il progetto preliminare entro dicembre. L’obiettivo è alla portata». L’assessore regionale, raccogliendo il plauso di Zollia, si spinge tuttavia oltre: la Tav è fondamentale, ma non basta. La rete esistente va riqualificata, e subito: «Dobbiamo mettere mano ai nodi ferroviari di Campo Marzio a Trieste e San Polo a Monfalcone in modo da aumentare la capacità di movimentazione delle merci». E, mentre Paoletti conferma l’interesse di «molti operatori» a entrare nel superporto Unicredit che (forse) verrà, Riccardi si leva l’ultimo sassolino: Italferr ha sollevato la ditta che, incaricata delle operazioni di carotaggio preliminari alla Tav, si è mossa senza autorizzazioni. Scatenando un piccolo, grande putiferio.
DOPO L’APERTURA DI BARROSO SULLE OBBLIGAZIONI EUROPEE
Cancian: «Un fondo Ue per costruire le grandi opere»
L’eurodeputato del Pdl: «Il buco nero dei Balcani va inserito tra le nuove reti prioritarie»
TRIESTE È il suo sogno. Il suo cavallo di battaglia. E il suo obiettivo prioritario. Adesso, dopo il sì di Manuel Barroso all’emissione di obbligazioni europee, lo sente più vicino. E allora Antonio Cancian, eurodeputato veneto del Pdl, raddoppia gli sforzi: vuole un fondo europeo dei trasporti che consenta di passare dalle carte ai cantieri. Dai progetti alle ruspe. E lo vuole perché «programmare è fondamentale ma, poi, si deve realizzare. Il fondo, in un momento in cui gli Stati non hanno liquidità, è l’unica strada». L’ingenere della politica nordestina, quello che ha trasformato il suo studio professionale in una holding di successo con centinaia di dipendenti, arriva a Trieste dove assiste al nuovo appello pro-Tav: lo sottoscrive, ci mancherebbe, è un supporter sfegatato. Ma non si accontenta. E invita ad allargare l’orizzonte: «Voglio un Nordest collegato al mondo. E il Nordest è interessato da almeno dieci progetti prioritari dell’Unione europea: la tratta Venezia-Trieste è ”solo” una porzione di uno di questi progetti». Allargare l’orizzonte e, al contempo, non eludere la domanda decisiva: dove si trovano i soldi per far sì che, una volta disegnati i tracciati, le grandi reti si realizzino? E i treni veloci corrano? Bruxelles, si sa, spinge sulle partnership pubblico-private. Ma, ricorda Cancian, c’è un problema: i privati investono se c’è un ritorno e, nel caso dei progetti di finanza in campo infrastrutturale, c’è una quota impossibile da ”coprire” con le tariffe. Quella quota, «dal 30 al 50%», dovrebbe essere a carico del pubblico: «Ma, oggi, mancano i soldi. Il bilancio europeo prevede 8 miliardi di euro per le attuali reti mentre ne servirebbero almeno 400. I bilanci statali non stanno meglio. E allora, lo ripeto, serve un fondo europeo dei trasporti: potrebbe partecipare all’equity come capitale di rischio, coprendo all’incirca il 20% e abbattendo la quota di capitale a fondo perduto a carico del pubblico». Come alimentare, però, quel fondo? Ecco la novità: «Il presidente Barroso, intervenendo in aula, ha annunciato l’intenzione di proporre l’emissione di obbligazioni europee. Se gli Stati diranno di sì, allora, le risorse dovranno essere incanalate in fondi distinti per materia» afferma Cancian. Pronto a battersi sino in fondo: «La posta in palio è altissima: se realizziamo le infrastrutture, superiamo la crisi. Se attendiamo solo la ripresa dell’industria, non ce la facciamo». L’ingegnere del Pdl, sia chiaro, non dimentica l’altra fase cruciale: la programmazione delle grandi reti. Quella in vigore è ormai datata. E, dietro l’angolo, c’è la sua revisione: «Tra un mese, massimo due, la commissione Barroso presenterà la proposta di riprogrammazione delle reti Ten. E la commissione Trasporti dell’europarlamento la valuterà e integrerà». Cancian, che in quella commissione siede, è in corsa per rivestire il ruolo strategico del relatore: «Mi piacerebbe, non lo nego. La riprogrammazione è un passaggio importantissimo a cui sto dedicando la massima attenzione». L’eurodeputato ha già le idee chiare: la nuova mappa delle reti prioritarie, oltre alla scontata conferma del Corridoio V, deve a suo avviso contenere il Corridoio Baltico-Adriatico «su cui non mancano i problemi». Non basta: «Deve assolutamente comprendere quello che chiamo il ”buco nero”: l’area che va dalla Croazia all’Albania. E deve contenere anche un collegamento con l’Africa del Nord dove abbiamo partner importanti: l’Europa non vive da sola». Non è finita, avverte Cancian: Trieste, Venezia, Ravenna e Capodistria devono ”catturare” le navi del Far East che, oggi, vanno altrove. E, per farlo, devono assolutamente dar gambe alle autostrade del mare. Senza ulteriori indugi. (r.g.)
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
… e Riccardi rilancia
Corriere del Vento 6 agosto
LO STALLO
11:27 POLITICALa Regione dopo l’accusa di Castelli al Veneto. Il Pd: «Lega distratta». La Cna: subito un tavolo
Lo stallo
«Un commissario per la Tav»
La Regione dopo l’accusa di Castelli al Veneto. Il Pd: «Lega distratta». La Cna: subito un tavolo
Chisso e Zuccato rispondono al viceministro Castelli (archivio)
VENEZIA—Magari finirà come per il Passante di Mestre. E per la superstrada (a pagamento) Pedemontanta Veneta, o ancora per la terza corsia dell’autostrada A4 Venezia-Trieste: per cantierare e realizzare queste opere, è stato necessario nominare un commissario governativo ad hoc con attribuzioni speciali. Perché le grandi infrastrutture, in Italia, si fa fatica a costruirle così, figuriamoci seguendo le procedure ordinarie. Dunque, servirà un funzionario con i superpoteri anche per portare a casa il tratto nordestino della Tav, cioè l’ormai leggendaria Alta velocità- Alta capacità ferroviaria? Renato Chisso, responsabile del comparto mobilità e infrastrutture nella giunta regionale, lo dice sommessamente ma lo dice (vedi intervento a destra): «Forse non è disdicevole ipotizzare la nomina di un commissario – sostiene il politico del Pdl – per l’emergenza ferroviaria Est-Ovest nel settentrione d’Italia, se questo serve ad accorciare i tempi».
I quali tempi, per la cronaca, si prevedono già molto lunghi: non soltanto nel tratto veneto della Tav ancora non si vedono i cantieri ma, da Venezia in avanti (verso Trieste), manca addirittura il progetto e si è appena deciso quale tracciato seguire, staccandosi dall’autostrada A4 e facendo correre i binari più vicino alla costa. Insomma, ha qualche ragione il viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli (Lega Nord), quando attribuisce le colpe dei ritardi sulla Tav alle divisioni dei veneti? Stefano Fracasso, consigliere regionale del Pd, ribalta l’accusa: «Chi governa deve rispondere di ciò che fa, ma anche di ciò che trascura. Il governo di centrodestra, a livello nazionale e regionale, ostenta da anni disinteresse verso il problema della Tav sulla tratta veneta. C’è uno stallo di cui il governo (e quindi Castelli, ndr) non può incolpare né la minoranza, né tantomeno i territori locali. Quella leghista – prosegue Fracasso – non è peraltro una distrazione occasionale. Sull’argomento della Tav ho presentato un’interrogazione due mesi fa, che attende ancora risposta. Ma è tutta la questione della mobilità ferroviaria regionale ad essere stata abbandonata dal centrodestra».
Un appello ad abbandonare le polemiche e riprendere un’azione costruttiva si alza dalle categorie produttive. La Cna, in particolare, rilancia così: «Basta rimpalli, chiediamo al governatore Zaia di convocare, già a settembre – sottolinea il presidente regionale Oreste Parisato -, tutti i soggetti interessati, per concertare con il governo, le Ferrovie dello Stato e gli enti locali coinvolti, un percorso che ci porti fuori dalla preoccupante situazione di stallo che sta vivendo la Tav, opera strategica per il futuro del Nordest. La confusione – insiste Parisato – è assoluta, occorre che il presidente della Regione prenda in mano la situazione. Tra mancati finanziamenti, progetti non completamente definiti, polemiche agostane e opere che fuori dal Veneto procedono spedite, non si capisce più nulla». Difficile dargli torto.
A.Z.
06 agosto 2010
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
Questo pomeriggio a Trieste nella sala Tessitori in Piazza Oberdan si è svolta la presentazione del libro “Corridoio 5, Storia, Problemi e prospettive”, Atti di un Convegno dell’ Istituto Gramsci del 23-24 febbraio 2007. Alla fine del libro c’è anche un intervento dei Comitati No Tav della Bassa Friulana del quale pubblichiamo copia qui sotto. Presenti fra l’altro Debora Serracchiani e L’assessore Regionale Riccardi. La sostanza è che questi qua sono allo sbando. Della nuova tratta che sostituisce la Trieste Divaccia nessuno, in realtà, sa ancora nulla, nel senso che, nessuno ha avuto gli elaborati, ma è evidente che è un’improvvisazione per non perdere i 50 milioni della progettazione dati dall’ Europa. Il nodo più grosso però è la tratta veneta. Se entro la fine dell’anno non ci sarà un progetto preliminare completo semplicemente ne consegue che il Corridoio 5 è defunto! Lo ha detto la Serracchiani membro della commissione europea trasporti. Accanto a questo va rilevato che perfino il Direttore del Piccolo, Paolo Possamai, (moderatore al dibattito), si è posto il problema: ma se nelle gallerie carsiche trovate una grotta che cosa fate? Boh? Da segnalare fra i peggiori in campo certamente l’ex parlamentare europeo Rossetti, un vecchio trombone che parlava a sproposito e si contraddiceva di continuo. Legambiente ha distribuito un volantino nettamente contrario al nuovo progetto ed anche il WWF sembrerebbe contrario (Predonzan era fra i relatori), ma non è stato per niente convincente.
Da parte nostra abbiamo rilevato che aspettiamo pazientemente i sei mesi che mancano, ma siamo fiduciosi che poi faremo festa, oppure continueremo a lottare
Vedremo la cronaca del Piccolo domani
Il nostro intervento inserito sul libro dell’Istituto Gransci
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Marzo 17th, 2017 — General, Loro
Dal Messaggero Veneto del 04/05/10
Il Comitato no tav chiede un incontro con la Serracchiani
Bagnaria Arsa . «“La Tav sa da fare, punto e basta”. Imperativo sollecitato anche dall’onorevole Debora Serracchiani, componente della Commissione viabilità europea. I Comitati No Tav si sbagliavano pensando che con Sonego fosse già stato toccato il fondo a proposito di dialogo, confronto e coinvolgimento della società civile sui temi di interesse pubblico, come viene sancito da trattati internazionali. Invece no, c’è di peggio». Lo afferma, in una nota, Gian Carlo Pastorutti, del Comitato No Tav di Bagnaria, il quale ricorda che «fin da gennaio avevamo chiesto un incontro con l’onorevole per esporre dubbi, documentazioni e perplessità su queste opere “faraoniche”. Nessun segnale, nessuna risposta. Eppure si tratta pur sempre dei nostri rappresentanti, quelli che dovrebbero essere al servizio del cittadino». «Sembra sia impossibile mettere in discussione la Tav – prosegue il rappresentante del Comitato No tav – Dove sono finiti i proclami del coinvolgimento della gente? È questo il nuovo Pd, l’aria nuova dei giovani?». Il Comitato si è rivolto all’euro deputato irlandese Joe Higgins ricevendo, «subito una risposta. Il Governo Prodi non aveva mantenuto la promessa di togliere la legge scorciatoia anti partecipazione (legge Obiettivo) e ora l’onorevole Serracchiani propone perfino la nomina del Presidente Tondo a Commissario per la Tav sorpassando a destra l’attuale amministrazione. Di fronte ci troviamo sempre lo stesso muro di gomma, quello già adottato dall’assessore Riccardi che non ha mai risposto agli inviti dei Comitati a causa di impegni inderogabili. La stampa riporta che l’onorevole Serracchiani sta lavorando da alcuni mesi al corridoio Nord-Sud europeo ma si dimentica che i passeggeri che vogliono raggiungere Venezia dall’Austria devono trasbordare sui bus per la soppressione dei collegamenti ferroviari (per scelta del gestore) e che la costruzione dei due tunnel austriaci che velocizzeranno i collegamenti verso Vienna programmato per il 2020 probabilmente subirà ritardi».
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
Il Piccolo MERCOLEDÌ, 20 GENNAIO 2010
Pagina 11 – Regione
Trieste-Divaccia, prende corpo la variante ”alta”
LE INDISCREZIONI
La nuova ipotesi di tracciato passerebbe per Opicina saltando la Val Rosandra
CORRIDOIO 5
Si moltiplicano gli incontri tecnici bilaterali in vista della riunione del 29 gennaio Resta il nodo del collegamento del porto giuliano con la rete ferroviaria europea
di MAURO MANZIN
TRIESTE Le indiscrezioni della stampa slovena che hanno parlato di un cambiamento del tracciato del Corridoio 5 tra Trieste e Divaccia ma, soprattutto, hanno addirittura accennato a una possibile uscita di Roma dall’accordo trilaterale Italia-Slovenia-Ue sul tracciato del medesimo corridoio intermodale, ha scatenato le ire del viceministro ai Trasporti e alle infrastrutture, il leghista Roberto Castelli. Il tratto Trieste-Divaccia «è assolutamente una priorità del governo» ha affermato il viceministro. «La verità – aggiunge Castelli – è che, mentre il nostro governo vuole fortemente quest’opera, che deve essere vista anche in un’ottica di forte rilancio del porto di Trieste, alcune forze – locali e non – fanno finta di sostenerla, ma in realtà vi si oppongono, temendo un eccessivo rafforzamento del porto stesso, adducendo come scusa le solite tematiche ambientaliste».
Castelli ha anche replicato al consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia Stefano Alunni Barbarossa (Cittadini) il quale in una nota, citando come fonte il giornale «Dnevnik» di Lubiana, ha riferito che «il governo italiano sarebbe pronto a lasciar decadere l’accordo di cofinanziamento della Trieste-Divaccia anche su pressione della Regione Friuli Venezia Giulia». Secondo Alunni Barbarossa, «la notizia fa riferimento alle dichiarazioni, che considero molto gravi, che il viceministro alle Infrastrutture Castelli avrebbe fatto in occasione del vertice italo-sloveno di Brdo pri Kranju» e secondo le quali «la Trieste-Divaccia non è una priorità».
«Ricordo – ha altresì affermato un arrabbiatissimo Castelli – che nel nostro Codice penale esiste ancora il reato di propalazione di notizie false e tendenziose. Se anche dopo le mie reiterate e pubbliche affermazioni, secondo cui la Trieste-Divaccia è assolutamente una priorità del governo, si continua in questa opera di disinformazione, chiederò al ministero dei Trasporti e delle infrastrutture di agire in sede legale contro coloro che ad arte propalano false notizie. Questa campagna di disinformazione – conclude Castelli – deve cessare».
Ma, aldilà delle ire ministriali, qualche cosa di nuovo bolle in pentola. La conferma giunge dalla Farnesina. Fonti diplomatiche, infatti, sostengono che «a seguito dell’incontro informale proprio tra il viceministro Castelli e il sottosegretario sloveno Iacomin tenutosi il 22 dicembre scorso a Roma sono stati avviati contatti fra tecnici delle due parti per esaminare in dettaglio le caratteristiche del tracciato sul tappeto relativamente al tratto di Corridoio 5 Trieste-Divaccia. Tali contatti hanno avuto luogo il 7 e il 14 gennaio a Trieste e continueranno in vista della riunione della Comitato intergovernativo italo-sloveno programmato per il 29 di questo mese».
In questa prospettiva l’Italia ha in effetti presentato una proposta di variante al tracciato (quello che sfiorava la Val Rosandra per congiungersi alla Capdistria-Divaccia all’altezza di Crni Kal ndr.) che dovrebbe passare a Nord della città, ossia da Monfalcone via Oicina per poi raggiungere Divaccia. Ed è proprio su questa variante che stanno discutendo i tecnici italo-sloveni. Variante che sarà discussa il prossimo 29 gennaio a Lubiana o a Pirano nel corso del Comitato intergorvernativo italo-sloveno e «auspicabilmente», come sostiene la Farnesina, approvata.
La conferma della variante giunge anche dall’assessore regionale ai Trasporti Riccardo Riccardi. «La Tav tra Trieste e Divaccia – sostiene l’assessore – è una priorità per il governo e per la Regione; siamo al lavoro per evitare i rischi di un’altra Val di Susa». Replicando anche lui come Castelli al consigliere regionale dei Cittadini Stefano Alunni Barbarossa, Riccardi ha spiegato che «il viceministro Roberto Castelli, ascoltando le istanze della Regione, è impegnato nella delicata opera di mediazione tra l’Italia e la Slovenia per la realizzazione della Tav». «Tutto il progetto, invece – ha aggiunto Riccardi -, non sarebbe garantito se non si intervenisse sull’attuale tracciato. La Regione e il governo sono al lavoro per creare le condizioni per realizzare la Tav e collegarla con il sistema portuale, allargando il consenso ed evitare che venga bucata tutta la città di Trieste».
Sull’ipotesi del tracciato ”alto” tra Trieste e Divaccia, «è già avvenuto il primo incontro tecnico e altri sono programmati prima della riunione della Commissione intergovernativa (Cig) Italia-Slovenia» che si terrà – come detto – il prossimo 29 gennaio».
Una sostanziale conferma dello stato dell’arte giunge anche dalla portavoce del ministro dei Trasporti sloveno Patrick Vlacic. La portavoce conferma di fatto quanto espresso dalle autorità italiane ma parla addirittura di un possibile tracciato a Sud di quello che lambirebbe la Val Rosandra. In questo caso verrebbe rispolverato il vecchio progetto dell’allora governatore del Friuli Venezia Giulia che era fortemente propenso a collegare direttamente Trieste a Capodistria utilizzando il tracciato della vecchia ferrovia. Ma, stando sopratutto alle dichiarazioni italiane, questa ipotesi sembra godere di minori quotazioni. Il 29 gennaio l’ardua sentenza.
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
Corriere 6 febbraio 2010
MILANO
13:34 CRONACA Trecento famiglie di Greco in rivolta contro il deposito A. Galli
La mappa
«Ogni notte i decibel quasi come a un concerto rock». Controlli dell’Arpa sui rumori
Greco, motori dei treni sempre accesi
I residenti: non riusciamo a dormire
Sotto accusa i «Frecciarossa» in sosta nel deposito della Martesana per manutenzione. La rivolta di 300 famiglie
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Frecciarossa parcheggiati in deposito (Fotogramma) |
– I loro papà non la prenderebbero a male, anzi capirebbero, e forse finirebbero per sostenere la protesta. I limiti consentiti di decibel vengono sempre superati, specie di notte, con il rumore che quasi s’avvicina a quello di un concerto; Rfi (Rete ferroviaria italiana) sostiene che è un problema di Trenitalia; Trenitalia dice che trattasi di «esigenza di servizio». Ma Rfi e Trenitalia non spiegano perché tutti questi Frecciarossa ed Eurostar in sosta nel deposito della Martesana per la pulizia e la manutenzione, e in attesa di entrare in Centrale per caricare i passeggeri, non vengono mai spenti. Stanno fermi quattro ore? Non li spengono. Rimangono parcheggiati per otto ore? Non li spengono.MILANO
Il vicino (una manciata di metri dai binari) condominio di via Prospero Finzi 38 è l’avamposto dell’insonnia. In sottofondo c’è un costante, pesante, monocorde rumore provocato dalle ventole dei treni accesi. La palazzina nacque nel ’39 (in cantina ci sono ancora rifugi antiaerei, un tunnel portava al giardino) e presero subito casa i ferrovieri. Adesso, ci vivono i figli dei ferrovieri. E i figli lottano contro le ferrovie. Come i fratelli Gregoricchio. Conoscono storie e dettagli di motrici e vagoni. Eppure non riescono a venirne a capo. Perché non spengono i treni? Da dieci anni, i fratelli inviano documentate richieste di chiarimenti a Comune, Regione, difensori civici, Rfi, Trenitalia, Grandi Stazioni, e poi all’Arpa, che, è la novità di queste ore, si è decisa a posizionare su un terrazzino un fonometro, lasciarlo dieci giorni, acquisire i risultati. Più avanti vedremo; partirà un’inchiesta? Intanto i risultati sentenziano (manca l’ufficialità): a fronte di un limite disposto dal Comune di 65 decibel diurni e 55 notturni, i decibel oscillano a ridosso dei 70. C’è via Finzi con le sue trenta famiglie. E ci sono altre 270 famiglie sparse per le vie Breda, Isocrate e Rucellai altrettanto afflitte dall’insonnia. Il rumore arriva fin lì
Di rumore è esperto Stefano Frosini; insegna al Politecnico, è stato sul posto, ha constatato. Perché non spengono Frecciarossa ed Eurostar? «Mai capito». Frosini dice che si potrebbe mettere un silenziatore in coincidenza delle ventole, sui treni, oppure si potrebbe allestire un padiglione attorno ai binari dove i convogli sostano, nella speranza di attutire il fracasso
Come in tutti i misteri, si aggirano delle leggende. Nel nostro caso, ce n’è soprattutto una: Frecciarossa ed Eurostar (in contemporanea, ce ne possono essere parcheggiati anche venti, trenta) non vengono spenti perché sarebbe difficile farli ripartire. Possibile? Alcuni addetti, che pretendono l’anonimato, dicono: «La procedura per riavviare i treni richiede almeno mezz’ora. Bisogna percorrere il convoglio dall’inizio alla fine, e un Frecciarossa è lungo 350 metri. In più si devono verificare software e comandi di guida. Se io azienda tolgo queste operazioni, si capisce, risparmio lavoro al personale, cioè taglio i costi». C’è dell’altro: «Un eccesso di preoccupazione. Mettiamo che, davvero, i treni iniziassero a non ripartire… Che buriana uscirebbe? Meglio lasciarli accesi. Danno più tranquillità».
Un manager di Trenitalia, è capitato, ha chiesto ai residenti di via Finzi il motivo per cui sono finiti ad abitare in questo posto, manco il rumore fosse colpa loro. Gli abitanti hanno ricordato che una volta c’erano campi, i binari erano pochi e posizionati in fondo, dove oggi sorgono i vecchi depositi. Gli attuali depositi sono due, o meglio uno. In quell’altro, i Frecciarossa non ci stanno, non ci entrano tutti, sono troppo lunghi.
Andrea Galli
06 febbraio 2010
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
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Il Piccolo
SABATO, 21 NOVEMBRE 2009
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Pagina 10 – Regione |
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Sinceramente sembra che stiano vendendo fumo
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MV 24 novembre
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