UDINE/ Volantino di denuncia sulla vicenda della ex Caserma Osoppo

Volantino del “CSA in esilio” distribuito in 500 copie nei giorni di 17-18-19 decembre 2015

davanti alla ex caserna Osoppo (ingresso da Via Adige) all’iniziativa finanziata dal Comune,

denominata Bandus  https://www.facebook.com/events/936200423123732/

 

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Rivogliamo i nostri spazi!!

 

Quella della chiusura dello Spazio Sociale presso l’ex caserma Osoppo (durato dal dicembre 2012

al novembre 2013) è stata, da un lato, una operazione beceramente repressiva della Questura e

della Procura e, dall’altro, una dimostrazione di miseria politica da parte dell’amministrazione

Honsell, appena rieletta nel maggio dello stesso anno. Praticamente, Questura e Procura hanno

imposto al Comune di revocarci la convenzione che avevamo siglato, attuando una vera e propria

operazione di regime poliziesco e golpista, di fronte alla quale Honsell ha dimostrato di essere un

nanetto politico; “oramai il pasticcio è fatto” ci disse l’8 giugno 2013, in Piazza XX Settembre, durante lo

svolgimento del concerto che ci fu vietato di tenere nel cortile della caserma Osoppo, che avevamo in

concessione! Con quella frase ci liquidò e oggi non ci commuovono affatto le sue

lacrime di coccodrillo, come si è visto nell’udienza del processo del 13 novembre 2015. In quella

stessa udienza abbiamo posto la questione che, nel 2013, avevamo fornito a Lorenzo Agostini,

responsabile del servizio infrastrutture del Comune, la perizia di

stabilità statica del capannone ove ora si svolgeranno le iniziative

pseudo-pacifiste del 17,18,19 dicembre 2015. Ebbene, senza alcuna

giustificazione, (anche di fronte alla domanda del Pubblico Ministero,

nell’udienza del 13 novembre) Agostini, che aveva sempre affermato

che dentro la caserma non c’erano strutture agibili, cestinò la nostra

richiesta di accesso a tale capannone. Oggi invece vediamo che lo

stesso capannone è miracolosamente diventato agibile e ciò,

dobbiamo supporre, grazie anche alla nostra perizia del 2013. Ma

che gente è questa!? Questori e Pubblici Ministeri forcaioli, che danno

la caccia alle streghe; Giudici senza scrupoli che fanno capire di aver

già scritto la sentenza di condanna; politici e funzionari pubblici senza

un minimo di coerenza e dignità. Questa è la situazione che

abbiamo di fronte e che denunciamo con forza, senza paura

delle conseguenze e tanto meno di essere smentiti. Infine, già dal

3 dicembre, abbiamo inoltrato la richiesta al Comune, per svolgere il

Pignarul 2016 dentro la caserma, nel piazzale raggiungibile

dall’ingresso di via Adige, così come nel 2013, ma non abbiamo

ancora ricevuto nessuna risposta.

 

Un po’ di storia

 

1. Via Volturno 1987 – 2006

Il 30 maggio 1987 vengono occupati spazi inutilizzati dell’ex mercato ortofrutticolo di Udine in via

Volturno, nasce così il Centro Sociale Autogestito. L’esperienza costituiva il punto di arrivo di una lunga e

articolata elaborazione, sviluppatasi negli anni precedenti, sulla necessità di spazi sociali, dalla Bassa

Friulana (da ricordare tra l’altro lo “storico” concerto punk a Torviscosa il 2 ottobre 1982), a Udine, ad altre

parti del Friuli, e da una precedente occupazione dell’ex centro schermografico di via Colugna (1985).

 

“Con questa AZIONE DIRETTA volta all’apertura di nuovi SPAZI SOCIALI-°©‐ESPRESSIVI-°©‐CULTURALI-°©‐

AUTOGESTITI in prima persona senza ingerenze da parte di partiti o associazioni preconfezionate,

diamo vita ad uno spazio dove creare propri momenti di PRODUZIONE CULTURALE ANTAGONISTA,

dove REALIZZARE UNA SOCIALITA’ NON MERCIFICATA, dove L’UNITA’ TRA DIVERSI

SI ESPLICHI NELLA FORMA PIU’ MATURA DELLA LIBERTA’,

dove CRESCERE INDIVIDUALMENTE, KOLLETTIVAMENTE ED IDEOLOGICAMENTE,

RIFIUTANDO GHETTI URBANI, EROINA E DISGREGAZIONE SOCIALE”.

(Tratto dal volantino del 30.5.87, firmato: Gruppo per il Centro Sociale Autogestito – Kollettivo Farcs).

 

Autogestione, confronto assembleare, sensibilità libertaria, musica autoprodotta, lotta alle droghe pesanti e

occhio critico a quelle leggere, antimilitarismo, ecofemminismo, valorizzazione della lingua e della cultura

locale, ecologia sociale, radicamento nelle lotte del territorio e nella difesa dell’ambiente sono sempre stati i

cardini dell’azione del CSA.

Tralasciando l’elevatissimo numero di concerti, iniziative culturali, assemblee pubbliche su temi di attualità

svolti in questi 22 anni, si possono ricordare (senza alcuna pretesa di completezza):

• L’apertura nel dicembre 1990 di un centro autogestito di prima accoglienza per immigrati in una delle due

palazzine dell’ex mercato. Il centro viene violentemente sgomberato con un ingente spiegamento di

polizia alle 4,45 del 20 dicembre 1991 per essere poi riaperto alcuni mesi dopo. Segue un attentato con

bottiglie incendiarie nella notte del 20 luglio 1993, cui risponde una grande manifestazione antirazzista. Ci

fu anche un processo ad alcun* attivist* dal quale ne uscirono assolt*. Il centro di prima accoglienza ha

funzionato fino al giugno 2006, costituendo, praticamente, l’unica esperienza fattiva in città, a fronte della

politica parolaia delle istituzioni. Sul tema dell’antirazzismo, a partire dal 2004, il CSA ha collaborato

attivamente con la lotta contro l’istituzione del CPT di Gradisca d’Isonzo. L’esperienza, nei primi anni

’90, della rivista USMIS riviste par gnovis culturis furlanis e planetariis e dell’omonimo spazio culturale

ed espositivo situato nella Cjanive (cantina) sotto il centro di prima accoglienza, la solidarietà con gli altri

spazi autogestiti (es. occupazione del CSA Farkadize nel 1994 a San Giorgio di Nogaro).

• L’attività femminista, dal 1992, del collettivo Dumbles – Feminis furlanis libertariis , l’impegno antimilitarista

contro tutte le guerre (più o meno “umanitarie”) che si sono susseguite in questi anni ed il sostegno dato ad

obiettori di coscienza totali, la trasmissione settimanale Zardins magnetics a Radio Onde furlane.

• L’impegno contro la costruzione del Palazzo della Regione (un vero e proprio ecomostro) nell’area dell’ex

mercato ortofrutticolo. Purtroppo l’obiettivo non è stato conseguito, ma è solo grazie al CSA se le due palazzine

(di grande interesse architettonico) si sono salvate dalle ruspe.

• La mobilitazione in tutte le battaglie ambientali sul territorio dalla Bassa Friulana alla Carnia, dalle Valli

del Natisone, al Tagliamento, dalla lotta contro l’elettrosmog a quella recente contro la TAV (che ha avuto

i suoi momenti di punta nelle grandi manifestazioni del 1 maggio 2006, 2007 e 2008 a Cervignano)

 

2. Via Scalo Nuovo 2006 – 2009

Alla fine di maggio 2006 i lavori per il Palazzo della Regione sono alle fasi conclusive e si avvicina il

momento dello sgombero. A parole sia Regione che Comune riconoscono la necessità di dare una nuova

sede al CSA, nei fatti si palleggiano le responsabilità col consueto gioco dello scaricabarile. È il Centro

Sociale a risolvere il problema “trasferendosi” il 2 giugno 2006 nella palazzina di via Scalo Nuovo, di

proprietà delle Ferrovie, abbandonata da anni. Sei camion di rifiuti vengono portati in discarica, cortile

ed edificio vengono ripuliti e l’attività prosegue (sia pure in uno spazio decisamente più piccolo da quello

di Via Volturno). Il passaggio alla nuova sede genera una denuncia per occupazione a carico di 36 persone

(il processo si è concluso con l’assoluzione degli imputati, l’8 aprile 2011).

Tra le attività che hanno avuto maggiore sviluppo in questo periodo di vita del CSAscalonuovo, bisogna

ricordare le riuscite mobilitazioni studentesche contro la “riforma” Gelmini organizzate dal Movimento

Studentesco e dal Collettivo Makhno e le iniziative antifasciste (per esempio la mobilitazione contro l’arrivo

a Udine del negazionista Irving nel settembre 2009).

 

LA REPRESSIONE IN FRIULI: perquisizioni, denunce, condanne, sgomberi…

Ma nel corso del 2008 – 2009 si sono abbattuti sul Friuli livelli di repressione finora sconosciuti.

Sulla “normale” vicenda del processo contro i 36 presunti occupanti di via Scalo Nuovo si sono innestati una serie di

eventi di inaudita gravità.

Settembre 2008: i carabinieri compiono una perquisizione a sorpresa del CSA, forzano le porte e sequestrano computer

e documenti. Il pretesto è dato da una denuncia presentata da una giornalista di estrema destra, molestata via internet da

qualche ignoto. Gli inquirenti cercano di scaricare sui frequentatori del CSA, contro cui la giornalista aveva scritto

alcuni velenosi articoli, la responsabilità delle molestie. Dalla perquisizione si origina una ulteriore denuncia per

occupazione contro i titolari dei contratti Enel e telefono.

Ottobre 2008: proteste contro la “riforma” Gelmini, la polizia interviene durante un’occupazione del liceo scientifico

“Marinelli” di Udine identificando i presenti. Ordinaria amministrazione ?

Settembre 2009: poco dopo la manifestazione contro la presenza del negazionista Irving a Udine il sito libertario

regionale viene danneggiato da un attacco hacker. Il sito era stato querelato dalla solita giornalista. I danni sono così

gravi da obbligare a trasmigrare presso un altro provider. Coincidenze ?

Novembre 2009: due studenti maggiorenni del “Marinelli” si vedono notificare un decreto penale di condanna a 15

giorni di arresto (commutati in una multa di 570 euro a testa) per l’occupazione della scuola dell’anno precedente,

verranno poi assolti il 16 dicembre 2010.

10 dicembre 2009 i Carabinieri, su ordine della Magistratura, effettuano il

“sequestro preventivo” del Centro Sociale Autogestito apponendo i sigilli ai

locali. Otto studenti (quasi tutti minorenni) presenti per una riunione del

Movimento Studentesco vengono identificati, fotografati, pesantemente

intimiditi e nei giorni successivi convocati in caserma per vedersi

notificare una denuncia per occupazione. Da notare che le Ferrovie, proprietarie

dello stabile, non hanno mai richiesto alcun sequestro che risulta quindi il

risultato di un’autonoma iniziativa di Carabinieri e Magistratura. Anche la

formula del “sequestro preventivo” di uno spazio occupato è del tutto inedita. Da

quel momento si è data origine ad una serie di iniziative per la riapertura di uno spazio sociale autogestito…

 

3. Ex-Caserma Osoppo 2012 -2013

Dopo un lungo periodo di trattative con il

Comune si arriva all’esperienza del Nuovo

Spazio Sociale nell’ex Caserma Osoppo (dal

dicembre 2012 – al novembre 2013), ma anche

qui la repressione si fa sentire con sequestri,

denunce e processi tuttora in corso (il 29 gennaio

2016 ci sarà la prossima udienza del processo per

la ex caserma Osoppo). Oggi la situazione

Udinese è ben nota a tutti. La repressione aveva

iniziato a manifestarsi in modo significativo nel

2008-2009 e si era già acuita sotto il questore

Tozzi, soprattutto per opera del vicequestore

Pigani. Poi, dal novembre 2014 con l’arrivo del

questore Cracovia siamo entrati in un’era di

completa paranoia poliziesca. Oggi come oggi,

denunce, perquisizioni, sequestri, fogli di via,

minacce di sorveglianza speciale, sono sempre più

frequenti, ed accanto a questo viene invece garantita

la piena agibilità politica ai neofascisti dichiarati.

Un po’ di autoriflessione. Oggi, il movimento

libertario e autogestionario, che ha fatto nascere il

CSA e, successivamente, nelle varie epoche storiche,

è stato ri-generato dal CSA stesso, appare in realtà

ancora vitale anche se frammentato e diviso al suo

interno. Le varie componenti ideologiche, che prima,

anche se con grande conflittualità, sono comunque

riuscite a convivere nella lotta comune per gli

spazi sociali autogestiti, oggi vanno ognuna

per la propria strada, accantonando però in

questo modo la prospettiva di una nuova

occupazione o almeno di una nuova

esperienza autogestionaria, pubblica, aperta,

e partecipata, così come lo sono state le

esperienza realizzate fino ad oggi.

 

Riferimenti web.

Dal 2001 al 2008 su

http://www.ecologiasociale.org/pg/csaudine.html

dal 2008 al 2011 su

http://csascalonuovo.noblogs.org

e, con continuità, dal 2009 ad oggi su

http://www.info-action.net/

Fip Udine via scalo nuovo 15 dicembre (Pinelli assassinato dallo Stato) 2015 a cura del CSA in esilio