Domenica 22 maggio si è svolto il secondo corteo per la chiusura dell’area a caldo della Ferriera organizzato dal comitato “5 dicembre”.
Partiamo dai numeri: 3000 presenze reali, un migliaio circa in meno rispetto al 31 gennaio (ma occorre tener conto della concomitanza della partita-salvezza della triestina e della prima domenica di sole, è probabile che senza questi due elementi si sarebbero bissati i numeri di gennaio). Numeri quindi anche questa volta molto significativi.
Come richiesto dagli organizzatori (a differenza di gennaio) non vi erano bandiere di partiti o gruppi politici: si registravano solo tre tricolori (portati da alcuni fascisti di fratelli d’italia), bandiere con l’alabarda degli indipendentisti e una bandiera pirata.
Molto più numerosi invece i cartelli e gli striscioni senza firme portati spontaneamente dai manifestanti.
Il corteo specie nel settore di testa è stato molto animato con molti slogan che partivano dal camion di testa a difesa della salute e contro il presidente della regione Serracchiani e il sindaco Cosolini.
Citata molto spesso anche la situazione dell’Ilva di Taranto e di una necessità di lotta comune (Arvedi l’attuale proprietario della Ferriera è in lizza per prendersi anche quella). Presenti come previsto (ancor più che la scorsa volta) numerosi candidati a sindaco ed esponenti politici di vari partiti.
Alla fine del corteo in piazza unità vi sono stati gli interventi al microfono, a dire il vero ben pochi oltre a quelli dei portavoce del comitato (che hanno alla fine minacciato, se la situazione non cambierà, di scendere in piazza la prossima volta in maniera non pacifica).
Fin qui la cronaca.
Quello che occorre rilevare con forza è che, se apparentemente questo corteo era meno connotato politicamente del precedente, è stato nei fatti un corteo a sostegno del candidato a sindaco del centro-destra Di piazza per scelta precisa del comitato “5 dicembre” o quantomeno dei suoi portavoce in piazza. Vediamo perchè.
A Trieste si voterà la prossima settimana e i due candidati principali sono il sindaco uscente Cosolini del Pd e appunto Di Piazza. Entrambi sono stati sindaci della città per anni (il secondo per addirittura due mandati di fila) ed entrambi non hanno chiuso la ferriera (o anche “solo” l’area a caldo). Entrambi hanno nel corso degli anni (come ogni buon politicante) promesso di tutto durante le precedenti campagne elettorali, entrambi hanno nella pratica smentito le loro stesse affermazioni.
Di fronte a questa realtà evidente è chiaro che, se il primo obiettivo attuale è chi regge attualmente le istituzioni locali, e anche altrettanto evidente che un comitato che voglia mantenersi neutrale non possa non denunciare con forza l’ipocrisia vergognosa di chi oggi tenta di riconquistare la poltrona di sindaco. Ed invece così non è stato. Durante tutto il corteo gli slogan erano SOLO contro le attuali amministrazioni di città e regione (e fin qui come detto sopra tutto bene) ma non una parola è stata spesa per ricordare le responsabilità di Di Piazza. E questo nonostante alla fine in piazza unità vi fosse stata una sollecitazione in tal senso verso i due portavoce che tenevano i discorsi.
E’ chiaro quindi che, al di là delle dichiarazioni ufficiali in cui il comitato non ha dato dichiarazioni di voto ma solo quella di mandare a casa Cosolini, il fatto di aver taciuto in un’occasione così importante sulle colpe di Di Piazza è una chiara scelta di campo.
Chi scrive non si aspettava certo un invito all’astensione di massa (scelta fatta spesso da comitati popolari in situazioni simili in giro per lo stivale) ma neanche una così sfacciata (seppur abilmente mascherata) presa di posizione.
La strada per una lotta veramente autoorganizzata e indipendente dal quadro istituzionale su questo tema è insomma ancora lunga.
Info-action reporterÂ
Â
Qui sotto l’articolo di commento al corteo del 31 gennaio scorso: