UDINE/ presentazione libro sul 41 bis + foto

Udine Sala B Erdisu sabato 15 novembre ore 17.30

41bis piccolo

Trenta persone, molto attente, hanno partecipato all’iniziativa molto interessante e densa di contenuti

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SABATO 15 NOVEMBRE 2014 – ore 17.30

SALA A dell’ ERDISU  viale Ungheria 43  UDINE

Il regime di 41 BIS (detto comunemente carcere duro) fu introdotto dalla legge n. 306 del 1992.
Con esso, viene concessa al Ministro di Grazia e Giustizia la facoltà di sospendere, per “gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica”, l’applicazione delle regole di trattamento nei confronti dei detenuti, per reati di criminalità organizzata e di terrorismo. “La stessa definizione di alcune parole chiave come “terrorismo”, “criminalità”, da parte degli organismi statali e sovranazionali sono vaghe e generiche per essere applicabili, secondo la necessità, a questa o a quellla forza sociale, in ragione delle necessità dello Stato e dei rapporti di forza”.
Il 41 BIS prevede l’inasprimento delle condizioni detentive. L’efficacia di tale norma doveva essere temporanea, ma questa temporaneità ha perso il suo significato, dal momento che numerose leggi di proroga hanno fatto si che sia rimasta in vigore per 10 anni, finchè la legge n.279 del 2002 l’ha resa definitiva, come se si vivesse nella perenne emergenza.

“Il carcere moderno nasce sul finire dell’Ottocento, insieme ad un altro grappolo di istituzioni -scuola, manicomi, ricoveri per poveri, per anziani, per disabili, e si configura sin dal primo momento come un’istituzione che priva la persona reclusa dei diritti umani fondamentali, per esempio recidendo le sue relazioni affettive, la sua sessualità, e determinandone la morte sociale. 
Se ne potrebbe quindi discutere il  mito originario e metterne in dubbio la necessità. Invece, ai giorni nostri, al suo interno, succede qualcosa di indicibile – di cui infatti si preferisce non parlare – che riduce ulteriormente i diritti della persona, si accresce e si stabilizza un processo di annichilimento e cosificazione,…”

Il libro che presentiamo si prefigge il compito di “portare l’attenzione sull’applicazione dell’art. 41 BIS dell’Ordinamento Penitenziario e di mostrare, dal punto di vista del criminalizzato, l’abnormità del pensiero forcaiolo che, da destra e da sinistra, vuole seppellire vive centinaia di persone”.
Prendendo l’esperienza armata degli anni settanta come analizzatore, si presenta la nascita del 41 BIS  e del corollario di articoli di legge che, dal 1986 ad oggi, sono in uso per privare di ogni diritto quei detenuti dei quali si vuole, con la forza, cancellare l’identità per sostituirla con un’altra. 
In tal senso, nella sua funzione fondamentale, il 41 BIS si accosta alla tortura, infatti “il fine ultimo della tortura non è, in sé, ottenere informazioni, bensì distruggere l’identità personale del torturato per sostituirla, sia pur provvisoriamente, con un’altra identità, plasmata allo scopo di servire la causa dei torturatori”.

Maria Rita Prette è curatrice del Progetto Memoria per le edizioni Sensibili alle foglie.

Organizza il Coordinamento contro il carcere e la repressione di Udine