RIGASSIFICATORE: pietra tombale sul rigassificatore di Trieste?

dal Piccolo

2014-04-16, 20 Nazionale

IL RIGASSIFICATORE A UN SOLO PASSO DALLO STOP DEFINITIVO

di Silvio Maranzana Dopo anni di pericolosi tiraemolla, stavolta è proprio finita: il rigassificatore di Trieste muore prima di nascere. «Il procedimento avviato dal Ministero dell’Ambiente presumibilmente si chiuderà con la revoca della Valutazione d’impatto ambientale positiva a suo tempo adottata e conseguentemente il Ministero dello Sviluppo economico dovrà rigettare la domanda di autorizzazione alla costruzione dell’impianto». È la risposta data ieri dal sottosegretario del Mise Claudio De Vincenti alla deputata di Sel Serena Pellegrino che oltre un anno fa, per la precisione il 9 aprile 2013, aveva presentato un’interpellanza sull’impianto di Zaule. Il 17 ottobre, il direttore generale del ministero dell’Ambiente Mariano Grillo aveva annunciato che il suo dicastero era sul punto di revocare il decreto di compatibilità ambientale, a Gas Natural a cui dava dieci giorni per replicare. Poi da Roma solo silenzio con in mezzo il passaggio dal Governo Letta al Governo Renzi. Resta in piedi soltanto la causa intentata da Gas Natural dinanzi al Tar del Lazio per invalidare la sospensione di sei mesi al decreto di compatibilità decretata dall’ex ministro Clini. All’udienza del 18 marzo però è stata la stessa società di Barcellona a chiedere un rinvio. «Lo schema del decreto di revoca – ha riferito ieri De Vincenti – era già stato firmato dall’ex ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e inoltrato il 13 febbraio per la firma del ministro per i Beni culturali, ma essendo nel frattempo mutata la compagine governativa lo stesso decreto è stato restituito al ministro dell’Ambiente ora in carica (Gian Luca Galletti, ndr.) che sta procedendo ai controlli e agli approfondimenti procedurali e amministrativi prima della firma». Non ci fosse stato il cambio di governo, pare di capire, la domanda sarebbe già stata rigettata. E per l’impianto di Gas Natural non vi è alcuna speranza nemmeno in siti alternativi. «La delocalizzazione dell’impianto – ha specificato infatti il sottosegretario – poteva essere valutata dal ministero dell’Ambiente alla scadenza del termine, cioé il 18 ottobre, in funzione del verificarsi o meno di una delle due circostanze alternative previste nel decreto ministeriale, cioé lo spostamento dell’impianto in altra località da parte della società proponente o la revisione del Piano regolatore portuale per renderlo compatibile con la presenza dell’impianto». «Ma nessuna delle due ipotesi – si sottolinea più avanti – si è realizzata e il ministro dell’Ambiente ha avviato il procedimento di revoca». In una nota, Serena Pellegrino ha sottolineato come «l’azione di Sinistra Ecologia Libertà abbia ottenuto una fondamentale presa di posizione da parte del ministero dello Sviluppo economico». De Vincenti ha anche comunicato che «proseguono i lavori del Tavolo di coordinamento trilaterale (Italia, Slovenia, Croazia) di tutte le iniziative infrastrutturali dell’Alto Adriatico nel corso dei quali sono esaminati anche i progetti di terminali di rigassificazione in Slovenia, nel porto di Capodistria e nell’isola di Veglia in Croazia». Se il progetto di Capodistria avanzasse per Trieste sarebbe un’autentica beffa.