Dal messaggero Veneto online del 23/12/13
Oltre 11 mila case sfitte,
minacce di occupazioni
Pordenone, nel conurbamento crescono alloggi abbandonati e domande di abitazioni. Collettivo affigge altri striscioni. «Spazi da rioccupare per chi non ha un tetto»
PORDENONE. Sono circa 11 mila le case sfitte nel conurbamento allargato pordenonese (Pordenone, Cordenons, Porcia, Roveredo e San Quirino). I dati provengono dall’osservatorio per le politiche abitative del Friuli occidentale, redatto dalla Provincia, che ha censito 30 mila case vuote dal Tagliamento al Livenza, con un’offerta in grado di poter soddisfare la domanda da qui al 2020.
L’eccessiva cementificazione del passato, accompagnata dalla crisi, ha alterato l’equilibrio di mercato, con l’effetto che molti proprietari, pur di non svendere o concedere in affitto a prezzi considerati da loro troppo bassi, preferiscono pagare pegno della tassazione fiscale sulla seconda casa pur di non adeguarsi all’andamento del settore. Una situazione che si accompagna alla crescita degli sfratti (più 79 per cento) e a una emergenza abitativa legata alla riduzione dei posti di lavoro. In più l’Ater non ha fondi pubblici per realizzare nuove case popolari.
Un quadro che innesca la risposta estrema da parte del collettivo “Case e spazi per tutti” che minaccia di dare corso a occupazioni attraverso il meccanismo delle autogestioni sociali. Una protesta che, per il momento, vive di atti simbolici quali l’affissione di striscioni su palazzi ed edifici totalmente o in gran parte vuoti. Ieri le scritte sono apparse in viale Martelli, all’interno della galleria San Marco, e in vial Rotto, nei pressi dell’incrocio tra la Pontebbana e via Montereale. Nel primo caso si tratta, secondo gli antagonisti, di un palazzo con 40 appartamenti vuoti, mentre nella zona dell’ospedale ci sono almeno una decina di locali lasciati al degrado da trent’anni.
«Dopo quelli denunciati la settima scorsa in via Montereale e viale Marconi – sottolinea il comitato – questa ingiustizia stride con le difficoltà delle famiglie. Proseguiremo la mappatura di questi luoghi fantasma, mentre costruiamo un percorso che porti a rioccupare spazi e locali da chi non ha un tetto o rischia di perderlo. La crisi si supera con l’autorganizzazione, l’azione diretta e l’autogestione sociale».