Monfalcone/ Sciopero al porto

da Il Piccolo del 4 luglio 2013

Scalo di Monfalcone paralizzato per 48 ore

Indetto uno sciopero di due giorni dai portuali. Presidi ai cancelli contro il precariato e i silenzi delle istituzioni

 

MONFALCONE. Due giornate di sciopero in porto a Monfalcone, il 9 e 10 luglio (dalla mezzanotte in poi), probabilmente il blocco completo dello scalo con il presidio dei cancelli, contro il precariato che dilaga tra i lavoratori portuali e il disastro sul fronte delle infrastrutture (banchine, escavo, concessioni incerte, traffici che languono per la mancanza di misure di rilancio, governance nel caos), un panorama che non trova alcuna risposta da parte delle istituzioni in primis dalla Regione che ha la responsabilità per legge e che finora non sembra aver dato alcun segno politico concreto.

A memoria di sindacato almeno non si ricorda finora uno sciopero di due giornate in porto, ma la situazione, lo dicono sia i sindacati che gli stessi operatori, ha raggiunto il limite e lo scalo, a causa anche dei lavori in corso interni, è ormai alla paralisi. Principale causa della tensione la rottura delle trattative tra i sindacati e la Compagnia portuale di Monfalcone sull’accordo di secondo livello, sul lavoro precario nello scalo «che ha raggiunto un livello di flessibilità che è il più alto d’Italia« e sui rischi occupazionali. Lo stop al confronto risale a qualche settimana fa, dopo uno sciopero di una giornata non c’è stata alcuna intesa nelle trattative tra sindacati e azienda, ricordano i segretari della Filt-Cgil Valentino Lorelli e quello della Uiltrasporti Mauro Zentilin, le rispettive controproposte sono state respinte dalle parti. «Non siamo riusciti a trovare una mediazione sulle posizioni – commenta sconsolato Lorelli – non ci restavano altre alternative per continuare la lotta che lo sciopero, non abbiamo altre armi». Una protesta diretta ai vertici della Compagnia portuale, ma in realtà che vede sotto accusa tutti gli operatori del porto, oltre 300 che lavorano tra Cetal, Midolini fino a Marter. A testimonianza di ciò c’è il blocco totale dello scalo durante l’ultimo sciopero che ha visto l’adesione di praticamente il 100% dei lavoratori.

I sindacati accusano le aziende di utilizzare in maniera “estrema” la legge 84/94 sul fronte dei lavoratori precari che avrebbero dovuto essere utilizzati (persone a termine con contratti interinali) per i picchi straordinari di lavoro e che invece vengono utilizzati normalmente rendendo precari i posti di lavoro in porto. Come se non bastasse c’è anche la crisi, i lavoratori della Compagnia lavorano con il contratto di solidarietà e il futuro non è affatto roseo. «Mi sento impotente e profondamente dispiaciuto – commenta l’ad della Compagnia portuale Riccardo Scaramelli -, sono preoccupato e mi sento vicino ai lavoratori sui problemi dell’occupazione. Noi stessi vorremmo fare di più ma la situazione in porto non ce lo permette, non abbiamo garanzie da nessuna istituzione su concessioni e infrastrutture, l’escavo è un miraggio, i traffici stanno calando mentre parte della cellulosa si è già trasferita a Livorno. La situazione è grave e i noi da soli non ce la facciamo».

 

da Il Piccolo del 9 luglio 2013

Monfalcone: porto bloccato per due giorni dallo sciopero

Presidio davanti ai cancelli e mercoledì protesta a Trieste sotto la sede della Regione. I sindacati: «silenzio delle istituzioni su lavoro e infrastrutture»

MONFALCONE Presidio stamani dalle 7 alle 16 davanti all’ingresso dello scalo con il blocco del porto di Monfalcone. Domani invece manifestazione in piazza Oberdan, a Trieste, dalle 10 alle 12, con picchetto sotto il palazzo del Consiglio regionale. A memoria di sindacato, non si era mai assistito a Monfalcone a una doppia giornata di sciopero dei lavoratori portuali, oggi e domani Portorosega blocca tutte le attività e la protesta, che culmina dopo mesi e mesi di allarmi e denunce, dà il segnale di una situazione che ha raggiunto, secondo sindacati e lavoratori, «limiti inaccettabili» e si è ormai alla paralisi.

Sotto accusa il precariato che dilaga tra i portuali, l’uso massiccio delle figure professionali flessibili che la legge 84/94 aveva pensato per i picchi di lavoro in porto e che invece viene fatto in una situazione di normalità, il mancato accordo sul secondo livello di contrattazione che ha visto la rottura delle relazioni sindacali con la Compagnia portuale. Una situazione che vede dall’altro fronte le aziende-operatori portuali, messe all’angolo dalla crisi (sono in vigore i contratti di solidarietà) con il calo dei traffici, ma in particolare da mancate risposte sul lato delle concessioni, delle prospettive, e da un panorama, delle infrastrutture e logistico, disastroso. Banchine fuori uso per lavori che si trascinano da anni, aree off-limits per le opere di relizzazione della rete di raccolta delle acque di scolo, mancato escavo del canale di accesso, assenza di piano regolatore, governance nel caos. Un quadro drammatico noto a tutte le istituzioni e le forze politiche, ma che finora non ha trovato alcuna risposta, nemmeno dalla Regione che ha la responsabilità per legge, e che non ha dato alcun segno concreto.

Gli stessi sindacati, in particolare i segretari della Filt-Cgil, Valentino Lorelli e quello della Uiltrasporti Mauro Zentilin, forti anche del fatto che la stessa presidente del Fvg Debora Serracchiani aveva fatto degli incontri in Porto durante la campagna elettorale ed era seguito pure un vertice (in Azienda speciale e poi con gli operatori) con l’assessore alle infrastrutture Mariagrazia Santoro hanno chiesto in una lettera diversi giorni or sono un vertice in Regione sul problema. Ma fino a ieri non è arrivata alcuna risposta, i sindacati sono ancora «increduli» e i lavoratori sono stati abbandonati, lasciati completamente soli. La protesta non riguarda solo la situazione di “rottura” tra i sindacati e la Compagnia portuale, scendono in sciopero tutti i 300 lavoratori del porto che operano per le varie compagnie, dalla Cetal a Midolini fino a Marter. E come l’ultimo sciopero, che c’è stato alcune settimane fa, è attesa l’adesione del 100% dei portuali. Uno sciopero che, come detto, non è stato proclamato solo per le gravi condizioni di lavoro, ma anche quelle logistiche e delle infrastrutture dello scalo. Sono a rischio oltre 300 posti di lavoro e la presenza degli stessi operatorti in porto. A causa del mancato escavo e delle condizioni di quasi paralisi la Marter ha già trasferito parte delle sue attività (traffico di cellulosa) a Livorno. Ma si è saputo che anche altri operatori, se le cose non cambieranno a brevissimo, sono pronti ad andar via con la conseguente perdita di ulteriori posti di lavoro.

«Sono preoccupato e sono vicino ai lavoratori sul fronte dell’occupazione – aveva spiegato la scorsa settimana l’ad della Compagnia portuale Riccardo Scaramelli – vorremmo fare di più come azienda, ma la situazione in porto non ce lo permette, non abbiamo garanzie da nessuna istituzione su concessioni e infrastrutture. L’escavo è un miraggio, i traffici stanno calando, parte della cellulosa si è trasferita a Livorno. La situazione è grave e non ci sono risposte da chi governa. Di fronte a questi problemi noi da soli non ce la facciamo e non siamo in ngrado di dare alcuna garanzia».