Da Il Piccolo del 17 maggio 2013
È un coro: «No al carbone»
di Laura Blasich No al carbone. Con varie sfumature lo dicono in sostanza tutti i Comitati di quartiere di Monfalcone e non solo l’associazione Rione Enel, che sponsorizza in modo deciso il contro-piano di Legambiente per un futuro alternativo per il sito della centrale termoelettrica A2A. E rimane pronta a dare battaglia attraverso il ricorso al referendum sul progetto della società di sostituzione dei due attuali gruppi a carbone con una nuova sezione, alimentata con lo stesso combustibile fossile. Quello che tutti i Comitati chiedono, senza distinzione, è invece un coinvolgimento della Regione e dei Comuni limitrofi. «La Regione va e si deve sentire coinvolta – afferma la vicepresidente dell’Associazione rione Enel, Oriana Monti -, soprattutto nel momento in cui c’è un assessore all’Ambiente, Sara Vito, eletta da questo territorio e che nel suo programma puntava molto sulle fonti rinnovabili». Quello che ha lasciato perplessa l’associazione e gli altri comitati è però anche il mancato coinvolgimento da parte dell’amministrazione comunale degli altri enti locali che pure avevano dato la propria disponibilità a lavorare assieme sulla questione. In modo del tutto comprensibile, visto che le ricadute degli inquinanti riguardano un’area che va ben oltre i confini comunali. «Il punto comunque è se questa città è disponibile ad accettare altri 50 anni di carbone», afferma la vicepresidente dell’associazione. Monfalcone deve quindi farsi sentire, e non solo attraverso i propri cittadini, secondo il coordinatore dei Comitati di quartiere Giorgio Busatto, pensando innanzitutto alla tutela della salute della comunità. «Questa è una zona che ha già sofferto e soffre troppo a causa dell’amianto – sottolinea Busatto -. Resta da capire quale sarà l’impatto dell’aumento del transito dei mezzi pesanti e non solo sulle nostre strade. Bisogna che il diritto alla salute dei cittadini sia salvaguardato e il primo responsabile in questo campo è il sindaco». «C’è bisogno di energia – dice Adriano Manfrin del comitato Aris-San Polo -, ma in questo momento quella richiesta alla centrale è meno di un terzo di quella che potrebbe produrre». Il Comitato rione centro, che ha appena rinnovato il proprio direttivo e ha come nuovo presidente l’ex consigliere comunale Giuliano Antonaci, si ritroverà fra l’altro lunedì pomeriggio per fare il punto sulla questione. «A titolo personale dico però che la centrale va smantellata, perché è obsoleta», chiarisce Antonaci. Al loro fianco i Comitati di rione trovano il consigliere provinciale Fabio Del Bello, secondo il quale le istituzioni, sollecitate di recente da Legambiente a uscire allo scoperto, hanno svolto finora un’azione inadeguata. «La Regione è stata finora assente, priva di un Piano energetico regionale – attacca Del Bello -, mentre la Provincia poteva esercitare in modo più incisivo la propria competenza sull’ambiente. Il Comune di Monfalcone è l’unico che sta affrontando il tema, anche se senza coinvolgere i Comuni vicini». Alla Provincia il consigliere chiederà quindi di mettersi a capo di un coordinamento territoriale che apra un tavolo con l’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito.
Iacono chiede garanzie e trasparenza sul futuro dell’impianto
Il consigliere di Sel Giovanni Iacono scende in campo chiedendo, con un’interrogazione, garanzia sui fronti sicurezza e ambiente in relazione al futuro della centrale A2A. Iacono chiede al sindaco « quali aggiornamenti A2A abbia prodotto all’attenzione della giunta in merito ai sistemi di controllo delle emissioni , alla dismissione dei gruppi a olio e all’iter progettuale relativo alla trasformazione dell’impianto». Inoltre chiede quali incontri si siano tenuti tra la giunta e A2A in sede di tavolo tecnico ambientale e se sia in corso la stesura di una convenzione-quadro tra Comune A2A. Iacono intende inoltre sapere se ci siano stati incontri tra A2A e Rione Enel e quali azioni siano state intraprese dall’amministrazione con la Regione «per lo studio del progetto di trasformazione del’impianto di Monfalcone, e per la redazione del Piano energetico regionale». Inoltre se sia stato predisposto un progetto di Piano energetico comunale in ordine al passaggio a fonti rinnovabili a Monfalcone. Iacono chiede infine una conferenza aperta alla popolazione sul tema.
A2A, Legambiente sprona la politica a uscire allo scoperto
Carbone, centrale e disagi. Così s’intitola un’iterrogazione al sindaco Altran della consigliere comunale Anna Maria Cisint che chiede certezze sull’impatto sanitario dell’impianto. «A discapito di una serenità di vita ormai ridotta sotto il peso di quelle polveri che “omaggiano” la collettività di 800 kg di particelle, il nuovo progetto ridurrebbe lo scaricamento di polveri a 140 tonnellate annue: circa 380 kg quotidiani. Troppi. È evidente come soprattutto i residenti siano ostaggio di rumori, vibrazioni che determinano crepe sui muri,onde elettromagnetiche e stress psicologico inquietante quasi quanto le polveri». Senza contare il deprezzamento delle case del rione. «Vanno quindi affrontati – afferma Cisint – i temi più importanti anche alla luce di quanto le istituzioni e l’azienda a confronto del tavolo tecnico hanno deciso. Emerge dai verbali la possibilità di effettuare, a fianco di quello prospettico della Vis, uno studio retrospettivo per verificare se negli ultimi 10/15 anni sul territorio ci sia stato un aumento delle patologie correlabili all’esposizione agli inquinanti prodotti dalla combustione del carbone. La delega all’Ass non può esonerare il comune dalla gestione diretta della problematica: vanno individuate e condivise le caratteristiche e i tempi della ricerca cui può comunque essere abbinata la Vis su quello che sarà il progetto che A2a presenterà al ministero. In secondo luogo – continua Cisint – serve un’implementazione delle centraline per il rilevamento di Pm10 e Pm2,5. L’Arpa stessa evidenzia la possibilità di affiancare la strumentazione già in suo possesso a questo fine. Mi chiedo come mai non sia ancora stato fatto e come mai si decida invece di attendere lo sviluppo della futura convenzione con A2A per completare la rete. C’è infine la la necessità di installare centraline di controllo delle componenti acustiche anche in risposta alle numerose segnalazioni di episodi». di Laura Blasich Chiusa la campagna elettorale, la Regione, ma anche Provincia e Comune, devono dire “da che parte stanno” rispetto al futuro della centrale termoelettrica A2A di Monfalcone. Ad affermarlo, con forza, è Legambiente, dal nazionale al locale, che laltra sera è ritornata a parlare in città della sua proposta alternativa, fatta di un mix di gas, fotovoltaico e produzione innovativa legata alle fonti energetiche alternative alle fossili. Senza però ottenere una parola in proposito dal presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, e dall’assessore comunale all’Ambiente, Walter Pin, entrambi presenti nella sala conferenze del Palazzetto veneto di via Sant’Ambrogio.«Abbiamo fatto una prima iniziativa a Monfalcone tre mesi – ha afferma Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente, tra i relatori dell’appuntamento – per illustrare la nostra proposta. Siamo ritornati adesso per dimostrare che non è campata in aria, portando i rappresentanti dell’Angelantoni Industrie Spa, azienda che produce tubi ai sali fusi per il solare a concentrazione in provincia di Perugia. Una realtà nata con una joint venture con Siemens e che da lavoro a circa 200 persone. Un esempio concreto che il futuro può essere altrove dal carbone, una fonte obsoleta, anche sotto il profilo economico, di mercato». L’obiettivo era quello di sollecitare, quindi, con un esempio concreto la politica locale «a dire qualcosa, se la strada da imboccare è quella indicata da A2A o se, invece, si può lavorare su un percorso alternativo, ma non campato in aria». Per ora, però, Legambiente non ha ottenuto alcun feedback. «Non è un dato positivo – aggiunge Ciafani -. La campagna elettorale però adesso è finita e Regione, Provincia, Comune, devono dire dove vogliono andare a parare: il sindaco di Brindisi a un progetto analogo a quello di Monfalcone ha risposto picche ad A2A. Si deve chiarire, quindi, se si pensa di poter lavorare per far cambiare il piano industriale ad A2A o se invece va bene appiattirsi sulla posizione dell’azienda». All’incontro era stato invitato anche ilneoassessore regionale all’Ambiente, Sara Vito, che però non ha potuto partecipare per impegni in Consiglio regionale. «Ci ha però detto di auspicare che ci saranno altre occasioni di confronto», afferma il presidente del circolo monfalconese di Legambiente, Michele Tonzar. Valerio Rossi Albertini del Cnr di Roma ha spiegato e ribadisce come «il carbone è una fonte energetica ormai superata, soprattutto in Italia, dove il consistente aumento della produzione da fotovoltaico sta spegnendo le centrali nelle ore diurne. Centrali pulite a carbone inoltre non esistono – sottolinea -, mentre ormai esistono nuove tecnologie da sfruttare». Per il sito energetico di A2A Legambiente ha ipotizzato una riconversione di una minima percentuale di produzione con il gas, la bonifica di un’area occupata dalla centrale con messa a disposizione delle zone libere per le attività portuali e la realizzazione di un impianto fotovoltaico in una parte delle aree dismesse con una capacità attorno ai 2 Mw. Il tutto pensando alla creazione di sinergie tra le istituzioni del territorio e coinvolgendo A2A, per favorire l’insediamento di realtà produttive innovative.