DUMBLES / OGM (+ articolo MV 16 gennaio)

Se vuole, Fidenato può venire a coltivare qui” dice il sindaco di Porpetto, Pietro Dri, come se fosse il proprietario di tutto il territorio amministrato. Poi il sindaco, nonché consigliere provinciale pidiellino nonché -si dice- ciellino, nonché proTav, precisa che no, non ci sono agganci con multinazionali e compagnia briscola, che la sua è una posizione indipendente.
Che gli si creda o no, comunque si sa che le lobby ci sono, che ognuno gioca per i propri interessi e che la politica, -come il Tav sempre ben dimostra-, è ormai puro esercizio affaristico.

 

 

Certo, la Monsanto, stando alle dichiarazioni del luglio scorso ha abbandonato il mercato europeo poco entusiasta degli ogm, ma solo per le richieste che aveva presentato per nuove varietà; quanto già approvato rimane e perchè non dovrebbe essere venduto?
Rimane il Mon810 che tanto piace a Fidenato che lo vorrebbe coltivare ovunque -Fidenato Go Home!-
Quello che si gridava agli americani della base di Aviano andrebbe ora rivolto a questi nuovi colonizzatori armati di supponenza scientista che nell’espressione del sindaco diventa proclama astorico, riduzionismo conclamato e truffa semantica.
Dice lui: “Nell’epoca dei lumi, dell’esaltazione della ragione e della conoscenza scientifica torna la caccia alle streghe” Figurarsi, rimasto indietro di 3-400 anni, con una caccia alle streghe di diretta responsabilità ecclesiastica… che dire? Caro sindaco non è caccia alle streghe, è caccia al polline che non si ferma per decreto, è caccia alla tossina  prodotta dal mais Bt che si accumula nel terreno legata alle argille ed agli acidi umici, è caccia al chicco che cade fuori dal seminato….
E che problema c’è? Dice lui “Che cos’ha il mais transgenico rispetto a quello “normale”? E’ del tutto identico, eccetto per un gene che viene aggiunto ai 32 mila posseduti dalla pianta….” Una frase come questa,  pronunciata da un professore ordinario di patologia generale lascia sconcertat* per dabbenaggine ed approssimazione. Senza entrare in alcun dettaglio diciamo pure che un gene in più fa la differenza fra un organismo ed un altro… sennò perchè staremmo qui a parlare di OGM?
Sono trucchetti semantici usati dai portabandiera degli OGM, come quella di chiamarli “migliorati” invece che “modificati” per dire in tutt’uno che la modifica è positiva; come dice sempre lui, nel caso del mais in questione (Mon 810), “ previene l’infestazione della pianta da parte della piralide”. La prevenzione è un’altra cosa; la proteina Cry1Ab sintetizzata dalla pianta gm non è repellente verso la piralide, per funzionare, la larva del lepidottero parassita, se la deve mangiare. E si può anche stare allegri e dire che più piralidi muoiono, meno piralidi si riproducono, ma, come scrisse Fred Gould della Noth Carolina University: “l’80% di mortalità è esattamente l’obiettivo che gli scienziati si propongono di conseguire quando vogliono generare insetti resistenti”(*) La pressione selettiva esercitata dagli OGM è notevole per la tossina espressa in grande quantità, in ogni parte della pianta e per tutta la sua durata; di fatti  insetti resistenti a quel tipo di tossina sono stati registrati dall’Environmental Protection Agency già nel 1981. Aree cuscinetto raccomandate intorno alle colture gm dovrebbero servire a ridurre questa pressione, cioè a rallentare ciò che si sa già che accadrà e poi si tornerà punto e a capo e anche peggio che se gli insetticidi finora usati pongono certi problemi, gli ogm anche più.
Ma delle aree cuscinetto nella bozza di regolamento proposto dalla Regione, non c’è traccia; queste sono pensate per evitare la fecondazione incrociata con il campo del vicino ma in modo del tutto demenziale, altrochè  “ostile ed ideologico” come dice il sindaco. Un regolamento che raccomanda tutte le operazioni di confinamento raccolta e post raccolta solo come buona prassi è ipocrita e semplicistico.
Ecco, la semplificazione riduzionista è l’ultima cosa consigliabile quando si parla di geni e di ogm.
Questo perlomeno per un confronto onesto; poi, per trovare una via d’uscita virtuosa ai problemi dell’alimentazione umana che poi sono quelli dell’ambiente, del clima e del pianeta, la strada non passa certo per gli OGM.
(*) cit. in Bizzarri M. “Quel gene di troppo” Editori Riuniti 2008

 

 

Articolo del Messaggero Veneto del 16 gennaio 2014

 udine 37

 

MV GIOVEDÌ, 16 GENNAIO 2014 Pagina 37 – Provincia

PORPETTO

«Il futuro dell’agricoltura non contempla gli Ogm»

PORPETTO «Nessuno meglio di Pietro Dri dovrebbe sapere che quando si parla di geni si parla di interazioni complesse, difficilmente prevedibili. Non è serio sostenere che il mais transgenico è del tutto identico rispetto a quello normale, eccetto per un gene che viene aggiunto. Se così fosse, non ci sarebbe molto da disquisire». La biologa Marinella Bragagnini, di Porpetto, commenta l’apertura agli Ogm del sindaco Pietro Dri, a nome del del Coordinamento di difesa ambientale della Bassa friulana. «Al sindaco che dice a Fidenato che può venire a coltivare da noi – aggiunge – non possiamo nemmeno rispondere che il mais geneticamente modificato può coltivarselo nei suoi campi, se ne ha, perché comunque uno dei problemi degli Ogm è che non sono confinabili: ciò che può rappresentare un profitto per uno, può rappresentare un danno per l’altro nel momento in cui ci dovesse essere, per esempio, contaminazione pollinica. In ogni caso, non sono gli Ogm la soluzione ad una agricoltura saturata da pesticidi. Né, d’altra parte, convince un regolamento regionale ipocrita ed opportunista orientato a dire di “sì” agli Ogm. Inoltre non sono certo una politica screditata su tutti i fronti, né un amministratore che appoggia gli interessi particolari di un imprenditore agricolo, a poter calare sulla testa dei cittadini scelte dagli effetti irreversibili. Oppure l’appoggio a Fidenato è solo un passaggio tattico per sostenere qualche altro agricoltore della zona? Ci si chiede, inoltre, se Pietro Dri agisca da solo o in tandem con il consigliere regionale Paride Cargnelutti. Da un punto di vista generale, la questione Ogm – rimarca la biologa – si collega a problemi di scelte storiche epocali: da un lato si tratta di quello che effettivamente si vuole fare del territorio, risorsa sempre più consumata e preziosissima per il futuro di tutti, dall’altro lato si deve guardare al non senso della iper produzione di mais destinato agli impianti a biogas o ai mega allevamenti di bestiame». La Bragagnini ribadisce, altresì, che «l’agricoltura deve ritornare ad essere fonte primaria e diretta dell’alimentazione umana e questo non ha nulla a che vedere con gli Ogm, ma con le scelte complessive dell’economia locale, europea e mondiale. Sarebbe – conclude – una buona strada da percorre per uscire dalla crisi». (f.a.)