UDINE/ La movida sfida il Comune

Udine/ contro il coprifuoco

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Udine Today

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Foto MV

 

Rassegna stampa MV

SABATO, 09 GIUGNO 2012 Pagina 16 – Cronache

«La notte è nostra non toglietecela»

Striscioni, firme e aperitivi autogestiti. «No alla solit-Udine» Il popolo della movida chiede spazi per la musica dal vivo

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Hanno esposto striscioni (per dire no «alla solit-Udine»), hanno distribuito tappi per le orecchie per non disturbare i residenti che vogliono dormire e poi volantini e manifesti che richiamavano la famosa trasmissione tv e in cui si leggeva: «Chi l’ha vista la movida a Udine?». E ancora hanno raccolto le firme «per continuare a vivere il centro storico». Una manifestazione pacifica e, come hanno detto i più di 150 coinvolti, decisa per promuovere il dialogo e sensibilizzare i cittadini «con senso civico». Insomma, pur con toni soft, ma chiari, è sfida fra il popolo della notte e i residenti in centro (di cui riferiamo in un altro articolo). Si è riunito ieri, a partire dalle 18, un primo gruppo davanti al locale sequestrato in via Valvason, il Retrògusto, per “un aperitivo take away”, cioè portandosi il bere da casa e ricreando la situazione di un bar aperto mentre un secondo gruppo si è formato tra via Valvason e via Sarpi, proprio per non identificarsi in un unico locale, ma per coinvolgere tutto il centro. Nonostante i tanti gruppi che si sono formati in risposta all’ordinanza del sindaco che impone la chiusura anticipata dei locali di via Manin e in risposta ai residenti che denunciano ogni fine settimana gli schiamazzi, tutti vogliono la stessa cosa: spazi pubblici dove incontrarsi e trascorrere qualche ora con gli amici, meglio se a suon di musica. «All’esasperazione repressiva rispondiamo con il buon senso – si legge nel volantino dal titolo “E questa la chiami movida?” -. Chiediamo un programma di sensibilizzazione, che porti a regole di convivenza civile». Il gruppo avanza anche proposte, come quelle lette su Facebook. E quindi bicchieri di plastica per le bevande all’esterno dei locali; maggior presenza di forze dell’ordine, che vigilino sull’alcol ai minori; servizi pubblici aperti fino a tardi e sorvegliati; spazi per la musica dal vivo, che non diano fastidio a nessuno. E a gran voce in tanti chiedono il castello. «Puntiamo in alto!», dicono. E ancora: musica regolamentata all’interno e all’esterno dei locali e rispetto della Ztl. «I residenti si sono improvvisamente moltiplicati o la farmacia ha un fatturato invidiabile?», si chiedono ancora. Tutti d’accordo sul fatto che non devono «pagare tutti per colpa di pochi». E i gruppi promettono nuove manifestazioni, mentre continua la raccolta di firme. E poi la notte è cominciata. Ilaria Gianfagna

 

SABATO, 09 GIUGNO 2012

Pagina 17 – Cronache

VIA VALVASON

I residenti ringraziano: così non potevamo vivere

di Giacomina Pellizzari «Finalmente sentiamo cinguettare le rondini, non succedeva da mesi». Basta questo per raccontare come stanno vivendo i residenti e gli operatori di via Valvason la chiusura forzata del “Retrògusto”, il bar accusato di aver esagerato con gli schiamazzi e per questo posto sotto sequestro. La gente non vuole assolutamente far chiudere i bar, chiede però ai gestori di tenere a bada le rispettive clientele. «Ci complimentiamo con il Comune, finalmente gli anziani e i bambini possono tornare a camminare sui marciapiedi» spiegano i residenti che, circa un mese fa, avevano presentato un esposto in Procura per segnalare il disagio. Al fianco dei residenti c’è anche Massimiliano Sabinot, il titolare del ristorante “Al vitello d’oro”, convinto che chi somministra bevande alcoliche deve farlo con responsabilità. «Qui – insiste Sabinot – eravamo alle prese con un degrado vergognoso, nessuno vuole zittire la città, ma certo è che un centro storico non si promuove in questo modo. Ovvero, con schiamazzi, urla, cori da stadio, bestemmie e cumuli di vetri rotti abbandonati sulle strade. Da quando hanno chiuso il locale qui di fronte – aggiunge Sabinot – si vive in pace e anche la nostra clientela, compresi gli stranieri, se ne è accorta». Come in via Manin, pure davanti al bar di via Valvason, infatti, si riuniva il popolo della movida e, continua Sabinot, «costringeva le donne con i bambini o semplicemente con la valigia a scendere dai marciapiedi perché le impedivano di passare. Mia mamma – dice ancora il titolare del ristorante – viene a lavorare in scooter e, per impedirle di transitare, è stata presa a pugni sul casco». Stesso copione per gli automobilisti: «Se suoni il clacson ti ribattono sul cofano». Insomma, i residenti e gli operatori di via Valvason e Largo dei Pecile ringraziano il Comune e le forze dell’ordine per le ordinanze e i controlli imposti sulla movida. «Hanno ridato decoro a una via del centro – ribadiscono – e i cittadini ne sono felici».

 

SABATO, 09 GIUGNO 2012

Pagina 16 – Cronache

La Procura: dal 2011 presentati quasi mille esposti

I controlli di polizia e carabinieri rivelano che i responsabili dei fatti più gravi sono ragazzi tra i 16 e i 22 anni

di Federica Barella Non solo giovani ubriachi. Non solo schiamazzi. I verbali di polizia, carabinieri e vigili urbani raccontano situazioni davvero al limite, in centro, la sera. Con zuffe, risse, pestaggi a due o tra più persone. Vero e proprio bullismo che dall’ambito scolastico si è trasferito in strada. Poi ancora vandalismi, danneggiamenti e imbrattamenti vari. Che trovano poi riscontro anche nei circa mille esposti che la Procura afferma di aver raccolto dall’inizio del 2011 a oggi. Il problema della cosiddetta “movida” in centro a Udine o, meglio, della degenerazione di questa “movida” non sta certo in un bicchiere rotto per caso sulla strada o in qualche avventore un po’ allegro. E i risultati dell’attività interforze disposta in questi giorni dal questore di Udine ne sono un po’ la prova. I ragazzi controllati e in certi casi sanzionati hanno tra i 16 e i 20/22 anni. Qualcuno, come i due minori individuati dai Cc anche grazie a Facebook e accusati di aver pestato un coetaneo, è stato denunciato. Qualcun altro è stato trovato invece in pieno stato di ubriachezza e quindi sanzionato. Una condizione che viene accertata, l’ubriachezza manifesta, come prevede l’articolo 688 (dopo il suo passaggio da reato penale a illecito) attraverso il cosiddetto “accertamento sintomatico”. Se per i controlli di chi guida un’auto è spesso necessario l’uso dell’etilometro, o comunque del precursore, gli agenti e i carabinieri che operano su strada, nel controllo diretto degli avventori, si basano su un altro tipo di esame. Più empirico, ma comunque sempre efficace, assicurano le forze dell’ordine. Ed ecco allora che in questi casi quello che scatta è un controllo diretto sulla persona: prima un’analisi generale, poi un’osservazione più precisa relativa alle reazioni, agli occhi più o meno lucidi, all’alito acidoso e al forte odore di alcol che comunque ha di solito chi ha alzato un po’ troppo il gomito. Ed ecco che allora può scattare la sanzione per ubriachezza manifesta, che prevede una sanzione pecuniaria che va dai 51 euro fino anche ai 300. Ma se l’ubriachezza evidente non prevede nulla più di una sanzione pecunaria, sempre più spesso, come denunciano polizia e carabinieri, i soggetti fermati in realtà devono poi rispondere di ben altre accuse. E le più frequenti sono aggressione, danneggiamenti e vandalismi in un crescendo che in certe serate rende necessario l’intervento davvero di più pattuglie. «Alcuni sono soggetti già noti – spiegavano ieri i responsabili delle forze dell’ordine -. E in questo caso gli stessi baristi dovrebbero anche rendersi conto che dopo un certo punto è pericoloso continuare a dare da bere a chi proprio non ne avrebbe bisogno. Ma ci sono anche tanti giovani, magari legati a certi particolari giri, che invece vengono “beccati” magari per la prima volta. Forse la fine della scuola e l’allentamento dei corsi universitari cambierà anche la situazione tra gli avventori dei bar».

 

SABATO, 09 GIUGNO 2012

Pagina 17 – Cronache

Tanzi (Pdl): troppe lamentele, difficile accontentare tutti

«In tema di movida, Udine ha vissuto momenti di totale anarchia e periodi di censura. Il buon senso inviterebbe a trovare una via di mezzo perché spesso colpire solo chi produce reddito non è la soluzione migliore. I maleducati purtroppo esisteranno sempre, non ci sono ordinanze che tengano, senza dubbio vanno stanati e un massiccio controllo da parte delle forze dell’ordine e dei vigili urbani potrebbe servire da deterrente infliggendo anche sanzioni amministrative più severe». Così il vice coordinatore del Pdl cittadino, Vincenzo Tanzi, secondo il quale «il lamento è diventato cronico e consuetudinario. Da un lato, ci si lamenta se il centro è vuoto e le attività chiudono, dall’altro quando è movimentato diventa troppo chiassoso. Impariamo dalla vicina Treviso, dove nessuno si lamenta per la movida serale».