TRIESTE: tutte le scuole occupate!!!

 

Il Piccolo MERCOLEDÌ, 10 NOVEMBRE 2010

SI ESTENDE LA PROTESTA NELLE SCUOLE CITTADINE

Studenti sulle barricate, occupati anche Volta e Deledda

Il motto è resistere a oltranza. Ieri sera riunione al Dante tra i rappresentanti dei ”ribelli”

 

Scuola, studenti sulle barricate
Occupati anche Volta e Deledda

scuola, riforma, Mariastella Gelmini

 

Resistere a oltranza. È questa la parola d’ordine degli studenti delle scuole superiori triestine, che l’altro ieri hanno dato vita a un’insurrezione di massa, occupando gli edifici scolastici. La rivolta nelle ultime ore si è espansa a macchia d’olio e anche gli unici due istituti che non avevano ancora alzato le barricate – il Volta e il Deledda –  si sono uniti al coro (nella foto, le barricate al Dante)

 

di ELISA COLONI

 

 

Resistere a oltranza. È questa la parola d’ordine degli studenti delle scuole superiori triestine, che l’altro ieri hanno dato vita a un’insurrezione di massa, occupando gli edifici scolastici. La rivolta nelle ultime ore si è espansa a macchia d’olio e anche gli unici due istituti che non avevano ancora alzato le barricate – il Volta e il Deledda – ieri si sono uniti al coro. Al momento, dunque, tutte le scuole superiori della città sono occupate (a eccezione di alcune succursali); solo il Deledda risulta in autogestione (ovvero le lezioni sono interrotte, ma i portoni d’ingresso aperti).

E non finisce qui. Ieri pomeriggio i rappresentanti delle superiori si sono incontrati al liceo Dante per fare il punto sulla protesta. Con loro anche i portavoce di alcune facoltà dell’Università, che domani probabilmente daranno il proprio sostegno alla sommossa studentesca durante il Consiglio degli studenti.

Ieri decine di ragazzi, armati di cuscini, sacchi a pelo e viveri, hanno trascorso la prima notte tra i banchi, senza particolari problemi. «Eravamo una ventina di persone – commenta Tommaso Gandini, del Dante -. Stamattina il preside ha suonato il campanello, una di noi è uscita in pigiama, rassicurandolo che tutto è filato liscio. Lui ci ha ascoltati ed è andato via». Nottata affollata al liceo Oberdan, dove i ragazzi barricati a scuola erano circa cento, diventati poi 300 nel corso della giornata. «Abbiamo organizzato ben 19 corsi – racconta Riccardo Laterza, studente del liceo scientifico e coordinatore regionale dell’Unione degli studenti -. Ci battiamo in nome di una didattica alternativa e lo faremo a oltranza. Stiamo anche organizzando, in occasione della giornata della mobilitazione studentesca, il 17 novembre, un corteo per le vie della città, nel pomeriggio». Ad accendere gli animi degli ”insorti” non solo questioni di carattere generale, come la Riforma Gelmin, ma anche problemi triestini. Lo spiegano bene gli occupanti del Nautico: «Protestiamo contro la mancanza di fondi, ma anche contro la nostra dirigenza scolastica. Sono stati tagliati tutti gli stage con le aziende, anche quello per i macchinisti alla Wärtsilä, l’ultimo rimasto e, per i costruttori, esiste un’aula logistica inutilizzabile da tempo».

L’occupazione viene costantemente monitorata dagli uomini della Digos. Non si è verificato alcun danneggiamento ed è comunque aperto un dialogo con gli studienti. Certo è che alcuni presidi hanno chiesto e ottenuto di essere scortati all’interno dei loro istituti per poter ricuperare documenti negli uffici. Esiste anche il porblema dei minorenni che, al di là del consenso dei genitori, passano comunqnue la notte tra i banchi di scuola.

Franco De Marchi, dirigente del Carducci e coordinatore dei presidi, e Maria Cristina Rocco, preside del Deledda, spiegano: «Noi non possiamo che avvisare le autorità competenti, cioè prefettura e questura. Deciderà la magistratura se e quando intervenire. Auspichiamo che gli studenti capiscano da soli che devono interrompere l’occupazione. Noi monitoriamo costantemente la situazione e tentiamo in tutti i modi di dialogare con gli studenti». L’Ufficio scolastico regionale, per voce del dirigente Arturo Campanella, spiega: «La situazione è complessa. Stiamo parlando con i ragazzi perché vogliamo far loro capire che una minoranza non può impedire alla maggioranza degli studenti di seguire le lezioni. L’occupazione è un reato, di cui gli studenti potrebbero dover rispondere, soprattutto se dovessero verificarsi danneggiamenti».