TRIESTE: solidarietà ai lavoratori del porto in lotta

Da Il Piccolo del 25/05/11

Scattata la denuncia per i 30 dipendenti della Cooperativa

 

Segnalazione della Digos alla Procura per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio

 

di Corrado Barbacini

 

Varchi bloccati, informativa-segnalazione in procura e al di fuori del porto, soprattutto sulle Rive, il caos assoluto con centinaia di Tir fermi in un disordine pazzesco.

 

Questa è la situazione al terzo giorno di sciopero. Ieri mattina dagli uffici della Digos è stata inviata una denuncia per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. Nel mirino della polizia sono finiti i lavoratori della cooperativa Primavera, si parla di una trentina di persone, che da venerdì impediscono l’ingresso dei mezzi nello scalo.

 

Lo sciopero potrebbe dunque avere anche serie conseguenze giudiziarie. Infatti nei prossimi giorni gli investigatori della Digos identificheranno chi materialmente aveva bloccato gli ingressi. «Atti inevitabili», hanno spiegato informalmente ieri in questura proprio mentre era in corso la riunione in prefettura per bloccare la situazione di paralisi.

 

«È diventata una questione di ordine pubblico e anche di igiene», ha commentato preoccupato un doganiere in servizio al varco di Riva Traiana. Fuori, sul piazzale davanti alla sua postazione da tre giorni stazionano non meno di duecento Tir. Altri bisonti sono bloccati lungo Passeggio Sant’Andrea dalle pattuglie della Municipale. E ancora Tir, pronti all’imbarco, sono stati fatti fermare, dai vigili urbani e dalla polizia marittima, sul Molo Settimo e altri ancora inviati all’autoporto di Fernetti. Un migliaio di mezzi in appena 48 ore. Ma ieri attorno a mezzogiorno la polizia stradale ha indirizzato i bisonti ultimi arrivati verso al parcheggio della Grandi motori, a San Dorligo davanti allo stabilimento.

 

«È da tre giorni che siamo qui in attesa di essere imbarcati – dice un camionista turco parlando in tedesco – e i disagi sono veramente tanti». Spiega che l’unica toilette disponibile è quella all’interno dell’area Samer. E allora come fate? Risposta: «Ci arrangiamo come possiamo in questa situazione. Non c’è altra possibilità. Per esempio a volte andiamo a fare i nostri bisogni anche dietro ai camion, ma è chiaro che tutto questo è uno schifo». Un altro sempre in tedesco conferma: «Non ci possiamo nemmeno lavare. Di docce non se ne parla. Non ho mai visto una situazione del genere. Non capisco perché abbiano scelto Trieste come scalo. Ci sono tanti altri porti».

 

Così i camionisti passano il tempo bivaccando in una sorta di villaggio. Abbassano il pannello metallico che scende a metà del rimorchio e lo usano come tavolo. Sopra ci mettono il fornello e le pentola con l’acqua per far bollire il tè turco. Qualche sedia da campeggio attorno.

 

Un altro autista commenta: «Ora possiamo solo aspettare e sperare che questa situazione finisca al più presto. Ma qui è un caldo insopportabile. Non so fino a quando riusciremo a resistere».

 

 

Porto bloccato, gli armatori turchi sospendono la linea

 La decisione è a tempo indeterminato, le navi sono dirottate su altri scali. Intanto lo sciopero dei lavoratori è stato prolungato

 

di Riccardo Coretti

 

Traghetti turchi della Samer sospesi a Trieste a tempo indeterminato, sciopero prolungato fino alle 8 di domattina e armatori internazionali già attivi col passaparola per dirottare le navi su altri scali.

 

Queste le pesanti novità della giornata di ieri per il porto di Trieste, ancora bloccato in tutte le sue attività principali dalla protesta dei lavoratori, in disaccordo con i terminalisti e non soddisfatti di quanto proposto dal documento firmato lunedì sera in Prefettura. Non è bastato dunque l’impegno di organizzazioni sindacali, Autorità portuale e prefetto che, assieme ai rappresentanti dei terminalisti, hanno tentato di far coincidere le richieste dei lavoratori con quanto previsto dalla “legge sui porti”. Un soggetto unico (Agenzia) che raccolga chi è impegnato oggi nei lavori più pesanti e garantisca tariffe fissate per legge e indennità per le giornate di “mancato avviamento al lavoro”. La creazione di questo soggetto deve però essere vagliata dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti, e proprio per questo l’Authority si è impegnata a contattare la Direzione ministeriale competente, fissando al 14 giugno un nuovo incontro con i rappresentanti dei lavoratori.

 

Il Molo VII pieno di contenitori e desolatamente vuoto di uomini era ieri l’immagine più emblematica, assieme al caos di Tir nei pressi del terminal ro-ro con la Turchia, di quanto sta accadendo in uno dei più importanti scali italiani. Anche grazie all’opera della Protezione civile e all’impiego di tutti gli uomini a disposizione dell’Authority, la situazione è rimasta sotto controllo con la distribuzione – proseguita anche la notte scorsa – di oltre un migliaio di “pacchi pranzo” (compresi quelli adeguati per le persone di religione musulmana) e centinaia di bottigliette d’acqua. Una quindicina di wc chimici sono stati installati nelle aree prive di servizi e occupate da centinaia di Tir.

 

Nel frattempo proprio gli armatori turchi, presenti lunedì a Trieste per una serie già programmata di incontri, hanno deciso di sospendere la linea con Trieste a tempo indeterminato. Ad annunciarlo lo stesso Enrico Samer, a capo della società che gestisce il traffico ro-ro. «Ieri mattina stavamo per iniziare a operare ma la cooperativa con la quale abbiamo il contratto non si è presentata nonostante l’accesso al Porto fosse libero. Una nave è stata spostata a Capodistria, ne abbiamo altre 8 da lavorare ma la linea è stata spostata su Tolone, in Francia, mentre i titolari delle imprese di trasporto sono stati invitati ad utilizzare le vie terrestri per raggiungere la nostra città».

 

«Una mazzata, uno tsunami per il porto. La situazione è gravissima: Msc ha mandato una nave a Capodistria, una è all’ancora e se ne sta andando a Ravenna, un’altra nave ha cancellato Trieste». Non ha parole a sufficienza per esprimere la preoccupazione della categoria Edoardo Filipcic, presidente dell’Associazione agenti marittimi. «La rete internazionale degli armatori è informata di quanto sta accadendo e non stanno più prendendo prenotazioni a Trieste, deviando i traffici nei porti vicini dell’Adriatico o nel Nord Europa. Nel corso delle trattative sono stati sconfessati i sindacati – prosegue Filipcic – e la nostra categoria si chiede cosa stia succedendo e perché non intervengano le autorità. Non abbiamo una risposta sul perché stia proseguendo lo sciopero dopo l’offerta fatta ai lavoratori. Chi vuole lavorare dovrebbe poterlo fare, ormai è un problema di ordine pubblico. In questi tre giorni è stato distrutto il lavoro degli ultimi tre anni di sacrificio. Gli armatori non riporteranno le navi a Trieste».

 

Dialoghi e trattative per cercare una soluzione fra agenti marittimi e spedizionieri da un lato e Prefettura (e forze dell’ordine) dall’altro sono proseguiti sino a sera con un lungo doppio vertice al palazzo del governo, come riferiamo qui a fianco.