TRIESTE: caos ferriera e guerra fra poveri

Da Il piccolo del 11/09/12

E in Consiglio scoppia la bagarre

La tensione va crescendo di minuto in minuto all’interno del Consiglio comunale convocato nel tardo pomeriggio per dibattere la crisi del Polo siderurgico. La quarantina di operai di Ferriera e Sertubi che riescono a prendere posto nello spazio riservato al pubblico, unitamente anche ad alcuni rappresentanti delle associazioni rionali e ambientaliste incominciano a rumoreggiare già mentre il sindaco Cosolini e l’assessore Savino fanno le relazioni su quanto accaduto al Tavolo della mattina oltre a riepilogare i provvedimenti presi negli ultimi anni. La bagarre vera e propria scoppia a una frase di Maurizio Bucci (Pdl): «Dal 1945 a oggi non ricordo a Trieste nemmeno un morto per fame, ma ricordo migliaia di morti per cancro». «Vergogna», «Buffone», «Veniamo a mangiare a casa tua», «Ti aspettiamo fuori», le urla che giungono dagli operai. Bucci ricorda di essere stato favorevole alla chiusura della Ferriera nel 2009 e addossa alla giunta regionale guidata da Riccardo Illy che ha voluto rinnovare l’Autorizzazione integrata ambientale la responsabilità della situazione attuale. «Ora invito il sindaco ad agire (nel senso di ingiungere all’azienda di ridurre l’attività) – tuona – come gli impone la legge.» Altri strali contro il grillino Paolo Menis che invoca: «Sindaco, lei deve agire perché il diritto alla salute viene prima del diritto al lavoro». Anche lui viene accolto con fischi e urla del tipo: «Sei pazzo». «Ho già comunicato anche all’azienda – aveva riferito prima Cosolini – che il Comune ha l’obbligo di intervenire. Gli interventi sono in fase di definizione e richiedono prima un parere dell’Azienda sanitaria». Interviene anche l’ex sindaco Roberto Dipiazza: «Anch’io ero favorevole alla chiusura nel 2009, poi mi sono ritrovato gli operai con i figli in braccio che mi chiedevano: chi gli darà da mangiare. Ho cambiato opinione, solo i paracarri non lo fanno. Ora bisogna creare una task force, ma attenti a non dare in mano tutto a un manager non triestino come aveva fatto Illy con Gambardella. E poi non si può sempre dire no a tutto, compreso il rigassificatore». I lavoratori chiedono di parlare e se la prendono anche con un comunista, il presidente Iztok Furlanic che vuole far rispettare il regolamento e minaccia di far sgombrare l’aula. «Siamo cittadini, non siamo schiavi – urla Franco Palman (Uilm) – vogliamo rispetto.» Dopo una mozione di Franco Bandelli (Un’altra Trieste) che chiede di aprire agli interventi del pubblico cominciano a parlare sindacalisti e cittadini, ma sono già quasi le nove e sotto il municipio altre decine di operai urlano e fischiano. Al rompete le righe, poco prima delle dieci, in piazza ci vorranno i carabinieri a tenere separati da una parte i lavoratori, dall’altra i residenti, venuti quasi alle mani inun crescendo di insulti.(s.m.)

 

Ferriera, alla Lucchini l’onere delle bonifiche

Il megatavolo rinvia la decisione sulle ipotesi di riconversione a Servola Proposto un manager che vada a caccia di imprenditori disposti a investire

«Anche all’inteno dello stabilimento servolano si registra una forte escalation di malattie professionali, un dipendente è deceduto per una patologia correlabile alle emissioni proprio il mese scorso e ora una diagnosi terribile legata a patologie bronco polmonari è stata fatta a un lavoratore che fa anche militanza sindacale». La denuncia è arrivata stavolta, nel pieno del Tavolo di ieri mattina, da un rappresentante dei lavoratori, il segretario provinciale Failms-Cisal Giulio Frisari. Lo stesso assessore Sandra Savino al termine ha tolto residue illusioni: «Una siderurgia pulità è pressoché impossibile a causa dei costi altissimi neccessari per gli investimenti e della crisi che attraversa il settore.

di Silvio Maranzana Fare pressioni più forti sul Governo per un intervento immediato e non solo finanziario, mettere spalle al muro la Lucchini per indurla a pagare la bonifica perlomeno dell’area demaniale, identificare un manager consulente della riconversione che faccia il cacciatore di imprenditori disposti a investire sull’area di Servola. È il topolino partorito dalla montagna di rappresentanti di istituzioni, associazioni di categoria e forze sindacali che hanno partecipato ieri mattina al megatavolo sulla Ferriera che si è riunito nel palazzo della Regione e che doveva stringere sul lavoro fatto da 27 tavoli precedenti. La convocazione era stata fatta perché tutti si esprimessero a favore di uno dei quattro possibili scenari futuri delineati dalla Regione: ferriera con cokeria, ferriera senza cokeria, nuove industrie, terminal logistico. Quasi nessuno ha scelto nulla. «Mi aspettavo qualcosa di più – ha concluso amaramente l’assessore a Programmazione e Ambiente Sandra Savino che più tardi si è detta contraria a pagare un consulente esterno – una delle quattro opportunità doveva emergere sulle altre». Il tutto mentre fuori il mondo stava franando. Quattro rappresentanti del Consiglio di fabbrica di Sertubi, dov’è stato allestito un presidio esterno e dove 180 dei 208 dipendenti sono in cassa integrazione, hanno fatto pacifica irruzione alla riunione, i lavoratori della Ferriera preannunciavano un’assemblea in piazza Unità per le 18 e il sindaco Roberto Cosolini informava di essere stato convocato dal Procuratore della repubblica facendo apparire come imminente una sua ingiunzione alla Lucchini per la riduzione dell’attività. Del resto solo il forte senso di democrazia proprio di Savino e Cosolini ha fatto sì che i lavori del Tavolo, in precedenza a porte chiuse, potesse svolgersi alla presenza della stampa, nella massima trasparenza. È stato lo stesso sindaco a fare un’efficace sintesi della situazione dopo lunghi interventi dispersivi. «Oggi ci troviamo di fronte a due gravi crisi di eguale gravità, ma ben distinte – ha affermato – La situazione drammatica di Sertubi non è causata dalla Ferriera, ma dalla mancanza di chiarezza nella strategia industriale di Sertubi. Dal canto suo la Lucchini soffre di precarietà industriale ed è fonte di problemi di salute. Si tratta di vedere se riusciamo a diluire la precarietà e a ridurre il danno ambientale. Serve un serrato confronto con l’azienda che deve bonificare l’area in terreno demaniale prima di restituirla perché non può mollarci con il cerino in mano. Poi è indispensabile coinvolgere appieno nella partita il Governo perché da soli non ce la faremo mai, infine identificare un manager della riconversione che faccia da tramite tra le istituzioni e il mercato». Adriano Sincovich, segretario provinciale Cgil, ha improvvisamente alzato la voce: «È inaccettabile che il presidente Razeto di Confindustria affermi che sarà un soggetto privato come la Lucchini a decidere quando chiudere. Chiediamo uno sforzo di ideazione, intimiamo ai rappresentanti degli imprenditori: fate il vostro mestiere». «Non ho detto che la Lucchini può fare ciò che vuole – ha replicato il presidente degli industriali – dobbiamo colloquiare con l’azienda». «Un sistema debole come il nostro è facile preda di imprenditori sciacalli», ha ammonito Franco Palman (Uilm) e secondo Marco Stolfa (Ugl metalmeccanici) accade che «qualche filibustiere venga qui e ci strizzi come un limone, com’è avvenuto con la Stock». Luciano Bordin, segretario provinciale Cisl ha detto di aver preso atto che l’ad di Sertubi, Leonardo Montesi vuole fare il commerciante perché ha affermato che a Trieste non si fonderanno più tubi, ma qui potrà essere insediato un centro per la distribuzione dei tubi. «Nel complesso della Ferriera c’è un capannone di 27mila metri quadrati con 4 accessi ferroviari e 2 gru che era l’acciaieria, inutilizzato da 15 anni. Forse un imprenditore potrebbe essere interessato per una fase di transizione», ha suggerito Stefano Borini (Fiom). Conclusioni: il Tavolo è aggiornato al 2 ottobre, ma si apre un altro tavolo sulla crisi Sertubi, mentre un ennesimo tavolo per l’approfondimento tecnico delle quattro ipotesi di riconversione si riunirà il 20 settembre.