VENERDÌ, 20 SETTEMBRE 2013 pag 14 regione |
Il Ministero apre alla linea ad alta capacità studiata da Italferr, il percorso è quello del 2010 |
UDINE Il tempo dei ripensamenti è finito. Il progetto dell’alta velocità-alta capacità da Venezia a Trieste, redatto nel 2010 da Italferr, va avanti nonostante i mal di pancia dei Comuni e di una parte della cittadinanza. Ieri pomeriggio a Roma al Ministero dell’Ambiente, i gruppi istruttori della Commissione di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas si sono riuniti per dare il via alla procedure di valutazione sulle quattro tratte interessate (Mestre-aeroporto Marco Polo, aeroporto-Portogruaro; Portogruaro-Ronchi; Ronchi-Trieste). Convocati, oltre ai rappresentanti di Rfi, Italferr, Ispra e Ministero dei beni e delle attività culturali, anche le due Regioni. Un primo vertice che fa da spartiacque al lavoro fatto nell’ultimo anno sul territorio del Friuli Venezia Giulia e più in generale al lavoro fatto nelle due Regioni dall’avvio della procedura commissariale. La commissione infatti – che ha chiesto un integrazione alle ferrovie sulla documentazione relativa alle tratte – ha iniziato un percorso irreversibile che è quello che porterà, nel giro di tre-quattro mesi alla conclusione della valutazione di impatto ambientale sul progetto 2010. Debora Serracchiani aveva anticipato la sua intenzione di andare avanti su quel tracciato nell’incontro del 12 agosto con i sindaci della bassa friulana. Questo nonostante 18 primi cittadini su 21 avessero chiesto al commissario straordinario Bortolo Mainardi uno studio di fattibilità per valutare alternative. Ma anche in Veneto la Regione, con Luca Zaia, ha deciso di procedere con il tracciato balneare. Il progetto del 2010 prevede per la prima tratta – 10 chilometri tra Mestre e l’aeroporto – un investimento da 772 milioni di euro. Dal Marco Polo a Portogruaro, 61,5 chilometri, il costo previsto è invece pari a 2,683 milioni di euro. In Friuli Venezia Giulia il valore ipotizzato per l’investimento sfiora i quattro miliardi: 2,246 per la Portogruaro-Ronchi e 1,745 per la tratta Ronchi dei Legionari – Trieste. Il progetto prevede la realizzazione di un’opera classificabile, specialmente in Friuli Venezia Giulia dove una buona parte sarà realizzata in affiancamento all’autostrada ma dove ci sarà comunque un impatto sui territori della Bassa friulana, come alta capacità ferroviaria perché gli studi sulla conformazione del terreno hanno escluso la possibilità di superare i 250 chilometri orari. Ci saranno anche tratti in cui la velocità sarà inferiore ai 200 chilometri orari. Quanto alle distanze, in 43 minuti sarà possibile percorrere la distanza che separa l’aeroporto di Venezia da Ronchi. Definire i tempi dell’opera è invece prematuro perché l’istruttoria è ancora molto lunga (siamo solo alla progettazione preliminare) e perché le risorse per la realizzazione – al finanziamento europeo del corridoio si dovrà aggiungere il cofinanziamento italiano – sono per lo più ancora sulla carta. Ma proprio perché ogni passaggio è complesso e macchinoso, la procedura di Via diventa il tempo entro il quale sono ammessi ravvedimenti sulla progettazione. Ravvedimenti non più pensabili per la linea a Nordest. Il commissario Mainardi, che nel suo ruolo si è speso per cercare di mediare tra gli interessi delle parti, non si lascia tentare dalle polemiche e preferisce rimanere al suo posto. «Continuo a svolgere il ruolo che mi compete monitorando l’iter procedurale del progetto» si limita a dire. Quanto alla bontà della scelta: «Non è tra i miei compiti la scelta dei tracciati dei corridoi di alta velocità e alta capacità, io debbo solo segnalare criticità ed eventualmente iniziative per superarle». Segnalazioni che la politica evidentemente ha valutato diversamente. Martina Milia |