SUICIDI DI STATO: ancora su Alina

Dal Piccolo del 25/05/12

Baffi, al Riesame il sequestro dei documenti

di Claudio Ernè Due ore di udienza nell’aula del Tribunale del riesame. Due ore in cui c’è stata battaglia aperta tra il difensore del vice questore Carlo Baffi, indagato per omicidio colposo e sequestro di persona, e il sostituto procuratore della Repubblica Massimo De Bortoli, il magistrato che ha avviato l’inchiesta per fare chiarezza sulla oscura vicenda di Alina Bonar, la giovane ucraina che si è impiccata all’interno del Commissariato di Opicina. La battaglia si è snodata attorno al sequestro dei documenti trovati dagli investigatori nella stanza del dirigente dell’Ufficio immigrazione della Questura. Secondo il difensore di Carlo Baffi, l’avvocato Paolo Pacileo, tutti i documenti vanno restituiti al suo cliente in quanto la perquisizione non avrebbe alcun nesso con i reati contestati. In sintesi ieri è entrata nel mirino la legittimità del decreto di perquisizione e di sequestro firmato dal pm Massimo De Bortoli. Il magistrato ha ribattuto colpo su colpo alle tesi sostenute dal difensore e ha sottolineato l’assoluta legittimità della scelta della Procura. Quei documenti – circolari, note di servizio, rapporti – sono assolutamente necessari allo svolgimento dell’inchiesta sulla morte di Alina Bonar. Il Tribunale, presieduto dal giudice Filippo Gulotta, si è riservato di decidere nelle prossime ore, forse già oggi. Certo è che l’udienza ha portato in superficie altre preziose informazioni. Ad esempio la stanza del Commissariato in cui la giovane ucraina si è impiccata non era mai stata “censita” dalla Questura come cella di sicurezza anche se la porta non aveva una maniglia nella parte interna alla stanza. Chi vi era rinchiuso non poteva aprirla, come accade in carcere. Va detto che Alina Bonar era stata liberata dal giudice Laura Barresi e nessun provvedimento restrittivo era stato emesso contro di lei. Dunque secondo la Procura la detenzione è stata illegale. Ma non basta. Gli investigatori della Guardia di finanza e i poliziotti che indagano per la Procura hanno acquisito al fascicolo dell’inchiesta almeno altri 40 fascicoli collegati ad altrettanti casi di detenzione nel Commissariato di Opicina. Detenzioni “anomale” per la Procura ma che non hanno avevano suscitato alcuna presa di posizione da parte dei difensori di fiducia o d’ufficio degli stranieri in fase di espulsione. Certo, la normativa è complessa, ma solo il tragico suicidio di questa giovane ucraina, ha fatto alzare il sipario su procedure di trattenimento che la magistratura ritiene illegali. Sarebbe interessante verificare come agiscono i dirigenti della Polizia di Stato in altre regioni italiane, prossime alle frontiere “terrestri o marittime”. Questo consentirebbe di capire se il vice Questore Carlo Baffi ha agito di propria iniziativa, interpretando in modo anomalo gli ordini superiori e la legge; o se al contrario la prassi adottata a Trieste e in regione, è identica e sovrapponibile a quella delle altre Questure italiane. Nella discussione svoltasi ieri di fronte al Tribunale del riesame, le parti hanno parlato anche del foglio A4 trovato nel cassetto della scrivania di Carlo Baffi. “Dirigente dell’ufficio epurazione” era stato scritto accanto a un ritratto di Mussolini. Secondo l’avvocato Pacileo quel foglio era stato conservato a ricordo di uno scherzo di cui il dirigente dalla polizia era stato vittima. Null’altro.