NOTA: La solita Michela Zanutto non si è certo fatta mancare l’occasione per manipolare l’informazione contro il Movimento Studentesco, che ha organizzato la presenza in piazza, dopo le manifestazioni del 12 ottobre e del 14 novembre, anche per quella di sabato 24, peraltro mettendo a disposizione il sound system, vista la disorganizzazione cronica di tutti, CGIL compresa. La Zanutto ha dato voce ad una posizione assolutamente minoritaria di uno studente mai visto prima, che ha detto di abbassare le bandiere No Tav, al quale è stato puntualmente risposto, ma la Zanutto si è ben guardata dal riportare la posizione del Movimento Studentesco. Ovviamente né le bandiere No Tav, né quelle Rosso-Nere, sono state abbassate. La TAV è l’altra faccia della medaglia dei tagli alla scuola pubblica, ai servizi, alla sanità, ai trasporti per i pendolari, ma la Zanutto, al servizio di un giornalaccio pro Tav, deve fare l’informazione che meglio aggrada al suo padrone. |
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Messaggero online
Gli studenti in piazza
In 500 alla manifestazione di Cgil e Cub. Forti adesioni allo sciopero (primato allo Stellini) e polemica con le altre sigle
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DOMENICA, 25 NOVEMBRE 2012
Pagina 17 – Cronache
L’urlo della piazza: salviamo la scuola
In 500 alla manifestazione di Cgil e Cub. Forti adesioni allo sciopero (primato allo Stellini) e polemica con le altre sigle
Il passo indietro di Cisl, Uil, Snals e Gilda non ferma il popolo dello sciopero. La mobilitazione contro l’austerity indetta da Cgil e Cub ha portato in piazza oltre 500 persone «per salvare il destino dell’istruzione pubblica». Slogan, bandiere e striscioni, ma soprattutto studenti, insegnanti, collaboratori e tecnici si sono uniti al grido di «Occupy Venerio». Da record le adesioni nelle scuole: in media il 40% degli insegnanti non si è presentato in classe, con la punta del 90% al liceo Stellini. E una delegazione friulana di lavoratori, guidata dal segretario regionale dell’Flc Cgil, Natalino Giacomini, ha partecipato al sit in di Roma. La manifestazione di ieri mattina a piazza Venerio si è trasformata in un’assemblea democratica e partecipata. A vigilare sui manifestanti erano schierate le forze dell’ordine. C’era anche una pattuglia dei carabinieri pronta a bloccare l’accesso al tribunale. Ma non è servito. Nessuna scaramuccia e neppure i soliti cori. Anzi, l’invito ad abbassare le bandiere dei No Tav è arrivato dagli studenti stessi. «Siamo qui a manifestare per la scuola – ha detto Andrea, sedicenne dello Stellini –. Possiamo essere contrari alla linea ad alta velocità, ma non è questo il momento di parlarne». La nuova consapevolezza dei ragazzi si traduce nel Comitato centrale degli studenti di Udine. «Una realtà che si pone a fianco del Movimento studentesco e non è alternativa rispetto alla Consulta provinciale – spiega Alberto Gouthier dell’Educandato Uccellis –. Nel Comitato saranno riuniti tutti i rappresentati delle scuole della città per gestire in rete le informazioni. Vogliamo dare voce a tutti i pensieri, a tutte le visioni e a tutte le ideologie degli studenti di Udine. In modo politico, ma apartitico». Gli studenti hanno già in mano un documento condiviso da Uccellis, Stellini, Sello, Marinelli e Percoto a Udine, cui si aggiungono pure il Marinelli di Codroipo e l’istituto agrario di Cividale. Quattro punti che vogliono essere un balsamo «contro le politiche di austerità per la scuola varate dagli ultimi due governi». No al degrado della scuola pubblica, considerata un «valore fondamentale». Deve anche essere restituito «il ruolo di centralità democratica alle assemblee di istituto». E per la rinascita della scuola servono i questionari di valutazione degli insegnanti e l’atto di nascita del Comitato centrale degli studenti. A finire sul banco degli imputati, oltre al governo Monti, sono stati Cisl, Uil, Snals e Gilda. «Si sono accontentati di una promessa, ma l’unica promessa è che i fondi per le 18 ore e gli scatti di anzianità saranno trovati all’interno del mondo della scuola. E questo è inaccettabile», ha detto Franca Gallo, segretario provinciale dell’Flc Cgil. Più duro il commento dell’insegnante precario Gabriele Donato: «Fra i docenti non prevale l’atteggiamento arrendevole che alcune organizzazioni sindacali vorrebbero inculcarci – ha detto rivolto alla piazza –. Queste pseudo organizzazioni ci vorrebbero obbedienti e i loro iscritti dovrebbero riflettere su questo fatto. Lasciate perdere Cisl, Uil, Snals e Gilda perché non hanno capito che la questione vera non sono gli scatti di anzianità e neppure l’orario. I problemi sono il bene comune, l’istruzione pubblica, la cultura». In piazza per il Cub c’era Mauro De Agostini: «La revoca dello sciopero è soltanto l’epilogo di anni di cedimenti, persone che barattano i diritti per piccoli bagni di celebrità». Michela Zanutto
DOMENICA, 25 NOVEMBRE 2012
Pagina 17 – Cronache
E i ragazzi valutano i prof
uccellis
L’Educandato Uccellis sarà la prima scuola a valutare i “prof”. Manca solo l’ufficialità, ma ragazzi e insegnanti sono già d’accordo. «Una rigida regolamentazione della diffusione e della gestione dei dati dovrà garantire l’ufficialità e la serietà della valutazione – spiega Alberto Gouthier, studente dell’Uccellis –. Sarà necessario che l’indagine si basi su un profondo e maturo senso di responsabilità, in primis degli studenti e poi dei professori». La valutazione degli insegnanti è un metodo introdotto una decina d’anni fa all’università. I dati descrivono la qualità dell’offerta formativa, ma sono pure un utile strumento per calibrare la didattica. (m.z.)
DOMENICA, 25 NOVEMBRE 2012
Pagina 17 – Cronache
LETTERA DEI DOCENTI
«Siamo la linea del Piave e lo Stato non ci ripaga»
Il prefetto Ivo Salemme riceve una delegazione di insegnanti. Alberto Travain, insieme ai colleghi Patrizia Baraldi, Franco Fallilone e Barbara Picco, ha consegnato ieri nelle mani del rappresentante del governo una lettera di rammarico per il trattamento riservato ai “prof”. Un documento indirizzato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma anche ai presidenti di Camera e Senato e pure al premier Mario Monti, che Salemme si è riservato di recapitare di persona. «Siamo i rappresentanti del corpo docenti dell’ultimo ciclo d’istruzione pubblica obbligatoria di una regione italiana i cui studenti risultano, in base a rapporti internazionali Ocse, tra i più preparati d’Europa – si legge nella lettera –. Non siamo quindi evidentemente troppo digiuni di spirito europeo, di senso dello Stato e dell’istruzione pubblica, di qualità della didattica, d’impegno e di dedizione. Ebbene, siamo offesi: siamo offesi dal fatto che un governo italiano possa anche soltanto ipotizzare e un Parlamento possa recepire un incremento dell’orario d’insegnamento senza prevedere automaticamente un pur anche irrisorio aumento di stipendio». Ma non è una mera questione economica. Gli insegnanti temono che l’aumento dell’orario settimanale sia soltanto un cavallo di Troia per svuotare di diritti i contratti degli insegnanti e al tempo stesso ridurre la scuola italiana a un servizio di baby sitting. Ecco perché i “prof” si sentono offesi: «Noi siamo la prima linea, la linea del Piave, della dignità, della credibilità dello Stato nella società – prosegue la missiva –. E così lo Stato ora ci ripaga? Se lo Stato ci volterà le spalle a chi ci appelleremo? Come disse al termine del suo discorso il deputato friulano intervenuto, nel 1918, all’ultima riunione del parlamento dell’Europa asburgica a Vienna: “Se ducj nus bandonin, si judarìn bessôi” (Se tutti ci abbandonano, faremo da soli)». (m.z.)