STUDENTI UDINE/ Rassegna Stampa

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Foto in prima pagina del Messaggero Veneto

 

 

SABATO, 09 OTTOBRE 2010 Pagina 2 – Udine
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Centinaia di ragazzi di superiori e ateneo con i precari hanno fatto sentire la loro voce

«Questa non è una riforma, solamente tagli»

Striscioni e fischietti per il “No Gelmini day” Honsell con gli studenti

IL SINDACO

LA PROTESTAx

Il serpentone dal centro studi a piazza Primo maggio, i discorsi finali in piazza Venerio Gli organizzatori lanciano l’allarme: situazione di forte degrado in ogni istituto

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Al grido-slogan “Siamo una marea di conoscenza, seppelliamo questa ignoranza”, il No Gelmini day ha riempito anche le piazze di Udine. All’appello, promosso dal Movimento studentesco, dagli Studenti medi organizzati, dal Gruppo protesta alternativa e dal Collettivo Liberamente, hanno risposto in moltissimi: un serpentone formato da oltre 500 ragazzi (c’è chi ne stima anche di più, fino a 600 o 700), ha attraversato le vie della città, dal centro studi a piazza Primo Maggio, per giungere fino a piazza Venerio fra musica, fischietti, striscioni (qualcuno a dire il vero dai contenuti piuttosto discutibili).
A sposare la protesta sono stati anche due gruppetti, uno di docenti precari e l’altro di alcuni universitari. Puntuale è giunta la solidarietà del sindaco di Udine, Furio Honsell ai giovani che hanno protestato. «Sono molto orgoglioso degli studenti sono scesi in massa in piazza – ha detto il primo cittadino. Come ho già affermato in passato, quella della Gelmini non è una riforma, ma sono soltanto dei tagli che non permettono alle scuole di proseguire nella loro attività di offerta formativa che così proficuamente hanno sviluppato negli anni passati. La sperimentazione didattica è l’anima della scuola. Qualunque riforma che soffochi l’autonomia è molto pericolosa soprattutto in un momento in cui invece si dovrebbe investire sulle nuove generazioni.
Bene dunque hanno fatto gli studenti a protestare. Sono dalla loro parte, perché questo Governo non investe assolutamente nella scuola. Il prezzo della crisi viene fatto pagare aumentando il numero dei disoccupati e tra questi i primi saranno proprio i giovani».
Moltissimi, come accennato, gli striscioni preparati dai ragazzi che sono scesi in piazza. Il filo rosso si dipanava fra l’attacco al ministro Mariastella Gelmini e la protesta contro i tagli operati al sistema scuola. La riforma, infatti, si sta facendo sentire non solo sugli studenti iscritti in prima superiore, ma anche sui loro compagni. Tutti lamentano una situazione generale di degrado degli istituti dove, in alcuni casi, mancano persino i gessi per le lavagne, saponi e carta igienica nei servizi. «Protestiamo contro la riforma Gelmini – ha spiegato Giovanni Lupieri del Movimento studentesco – perché dopo molti rinvii è entrata a pieno regime a nostre spese. Il risultato è una scuola che funziona male e su più binari paralleli. L’adozione delle ore da 60 minuti ha creato un piano orario assurdo, con ragazzi che finiscono lezione alle 14. Le sperimentazioni e quindi le specificità che rendevano celebri a livello nazionale le nostre scuole, non esistono più. Ma è l’aspetto economico che ha messo in ginocchio le scuole. Sono uno studente del liceo scientifico Copernico e, agli inizi di ottobre, non abbiamo più gessetti per scrivere sulle lavagne. Manca anche il denaro per pagare le supplenze. Il risultato è una scuola impoverita dove gli studenti non fanno più lezione perché mancano fisicamente gli insegnanti».
Tante le testimonianze susseguitesi al microfono, dal palco di piazza Venerio. Fra i ragazzi si poteva legge un’aria incredula, ma non certo rassegnata. Incredula perché le scuole hanno l’acqua alla gola, con precari, collaboratori scolastici e insegnanti sul piede di guerra da tempo. Sempre ieri, infatti, è iniziata la protesta indetta dalla Flc-Cgil e dall’Unicobas. Insegnanti e personale Ata incroceranno le braccia da qui e fino alle vacanze di Natale, con cadenza quindicinale, per una serie di scioperi, da attuare nella prima o nell’ultima ora di lezione, che riesca a portare la protesta al di fuori degli istituti, così da catturare l’attenzione delle famiglie e dell’opinione pubblica.
Michela Zanutto

 

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SABATO, 09 OTTOBRE 2010

Pagina 2 – Udine

«Tasse aumentate del 30% in pochi anni»

Gli universitari

Il taglio dei fondi all’istruzione ha colpito in modo pesante anche gli atenei e ieri, trincerato dietro a cartelli che puntavano il dito contro il ministro Bondi, c’era anche un gruppetto di universitari, studenti della facoltà di medicina. E sono stati loro stessi a dirsi «piuttosto dispiaciuti che la rappresentanza fosse tanto risicata». Dal 2006 a oggi  le tasse universitarie sono aumentate di più del 30%. Quattro anni addietro si sfioravano i mille euro, mentre «oggi il conto è salito a 1300 euro – spiega Ludovico Della Vedova, studente modello ammesso alla Scuola superiore dell’ateneo friulano – e si parla di altri possibili incrementi. L’istruzione sta diventando sempre più elitaria, ma al tempo stesso è tagliata nella sua essenza».
A fare le spese della riorganizzazione del mondo universitario sono le ore di lezione “frontale”: «Molti corsi sono stati accorpati con un’evidente flessione nel monte ore di lezione – ha spiegato il gruppetto di studenti della facoltà di medicina – fra l’altro in un contesto in cui vige un ferreo blocco delle assunzioni. Per questo la maggior parte dei nostri professori in realtà è assunto con un contratto da ricercatore. Stipendi inferiori per garantire la stessa qualità dell’offerta formativa. Riteniamo che i ricercatori abbiano tutti i diritti di rifiutare le ore di lezione».
Allo studio del governo c’è anche la ridefinizione formale della figura del ricercatore. «Vogliono ridurre una figura professionale estremamente preparata – ha chiosato il gruppo di studenti – alla pari di un qualunque altro disoccupato, costretto a contratti di tre anni rinnovabili per una sola volta, e poi gettato nella mischia di un concorso nazionale nella speranza dell’assunzione in veste di professore. La sola lternativa è l’emigrazione». (m.z.)

 

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SABATO, 09 OTTOBRE 2010 Pagina 1 – Udine

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Qualifica triennale con gli insegnanti soprannumerari

Copernico e Stellini: lezioni a pagamento

I due licei chiedono un contributo di 100 euro a famiglia per i corsi speciali di matematica e tedesco

PROFESSIONALI

La riforma Gelmini ha eliminato le sperimentazioni e i presidi non hanno fondi per assicurarle gratuitamente E allo scientifico Marinelli il blocco dei viaggi d’istruzione ha salvato francese, tedesco e spagnolo

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di GIACOMINA PELLIZZARI

«No alle lezioni a pagamento nella scuola pubblica». L’hanno urlato gli studenti in piazza per bocciare la riforma Gelmini che ha eliminato le sperimentazioni didattiche. E così se i liceali al primo anno vogliono seguire un corso di matematica intensificato o studiare il tedesco come seconda lingua devono versare 100 euro l’anno. Succede al Copernico e allo Stellini.
Nelle scuole dove l’orario della didattica è diminuito, gli insegnanti si rendono disponibili a garantire le sperimentazioni con lezioni a pagamento. E anche se il prezzo è “politico” le famiglie sono comunque costrette ad aprire i portafogli perché i tagli ai finanziamenti impediscono ai dirigenti scolastici di assicurare corsi extracurricolari gratuiti.
La circolare indirizzata agli studenti delle classi 1ªD e 1ªE dal dirigente scolastico del liceo scientifico Copernico, Andrea Carletti, parla chiaro: la sperimentazione con il potenziamento dell’Informatica e delle Scienze, per l’intero anno scolastico, costa 100 euro. L’importo dovrà essere versato con bollettino postale o bancario, mentre le ricevute dovranno essere consegnate all’ufficio alunni. «I professori di matematica si sono resi disponibili a integrare l’orario curricolare con un’ora in più a settimana offerta come proposta didattica ai genitori e, con l’approvazione del consiglio d’istituto, hanno progettato un’intensificazione del corso di matematica sulla linea delle vecchie strutture didattiche del piano nazionale di informatica» spiega Carletti, nel precisare che si tratta di una sesta ora al termine di una mattinata». Vale a dire 30 ore all’anno a 3 euro cadauna. Fatto notare che la ricaduta economica è minima, Carletto sostiene che, a questo punto, le vecchie sperimentazioni didattiche vengono trattate  come il corso per il conseguimento del patentino da sempre a pagamento.
Stesso copione al liceo classico Stellini dove per seguire due lezioni di tedesco a settimana i ragazzi pagano 100 euro l’anno. Questo perché la riforma Gelmini nei licei, tranne i linguistici ovviamente, ha eliminato l’insegnamento della seconda lingua straniera. Ma il Marinelli per fronteggiare questa situazione ha scelto un’altra strada. «Abbiamo deciso di garantire le lezioni gratis utilizzando il contributo annuale che le famiglie versano (90 euro) al momento dell’iscrizione. Non va dimenticato però che il giro di denaro si è potuto fare perché gli insegnanti, in segno di protesta contro la riforma, hanno bloccato i viaggi di istruzione. In passato, infatti, il budget accumulato grazie al contributo delle famiglie veniva utilizzato per pagare le spese di viaggio agli studenti meno abbienti. Ora questa necessità non c’è più anche all’istituto d’arte Sello e al Copernico dove i Collegi dei docenti, a larga maggioranza, hanno bloccato i viaggi d’istruzione e gli stage linguistici. Ma i problemi creati dalla riforma Gelmini non finiscono qui. Dalle super classi con oltre 30 studenti in aula un po’ ovunque, negli istituti professionali si passa all’eliminazione del diploma di qualifica. Al Ceconi questa possibilità permane solo perché vengono impiegati gli insegnanti di ruolo sopranumerari sempre per effetto della riforma.

SABATO, 09 OTTOBRE 2010 Pagina 1 – Udine

«Era l’unica strada per non impoverire l’offerta»

La dirigente del classico

La dirigente scolastica del liceo classico Stellini, Giovanna Marsoni, ha usato l’escamotage della certificazione europea per ovviare all’eliminazione della seconda lingua straniera scelta da 46 studenti della quarta ginnasio. Un’istanza che non avrebbe potuto trovare risposta nel piano dell’offerta formativa della scuola, ridotto di tutte le sperimentazioni intraprese negli anni per effetto della riforma dell’istruzione superiore. L’unica strada, dunque, per accontentare famiglie e studenti era quella dell’istituzione di un’ora suppletiva di lezione finalizzata alla certificazione europea (da attivare in un secondo momento con un esame al Goethe institut di Trieste).
Un abile espediente che impone un problema etico: la scuola pubblica dovrebbe essere accessibile a tutti, senza distinzione di reddito (anche se gli istituti cittadini, all’atto dell’iscrizione chiedono un obolo – in media 100 euro – a tutte le famiglie. Contributo per altro aumentato, in alcune scuole, rispetto all’anno passato). «Le famiglie versano due rate da 50 euro – spiega la preside – e la scuola copre la parte restante che però è difficile da quantificare. Nelle lezioni, bisettimanali, sono impiegati due insegnanti che gestiscono altrettanti corsi. I ragazzi si fermano il martedì e il giovedì un’ora in più oltre al consueto calendario. Al termine del corso potranno richiedere la certificazione europea per la lingua tedesca al Goethe institut di Trieste».
Ma gli studenti lamentano di essere «ritornati al 1923 dal punto di vista dell’offerta formativa – commenta Elena Gheller -. Dopo aver colpito le classi quarte ginnasiali, la riforma cancellerà progressivamente dal classico l’insegnamento della seconda lingua straniera, del diritto, dell’economia e della storia dell’arte». Una situazione che impoverisce il piano dell’offerta formativa, cui si somma la protesta degli insegnanti che hanno bloccato tutte le visite d’istruzione e la gran parte dei progetti attivati durante gli anni passati, dal teatro allo sport.
Michela Zanutto