Scuole, occupazioni stroncate sul nascere
La Digos è intervenuta all’alba per far sgomberare Carli, Nautico, Petrarca, Galvani, Da Vinci, Sandrinelli, Oberdan
Ieri la maggior parte degli studenti, dopo aver seguito assemblee e lezioni autogestite, è tornata a casa per cena. Gli iscritti del Max Fabiani, invece, hanno trascorso la notte a scuola. Una forma di occupazione illegale? Tutt’altro. Negli spazi dell’istituto di via Monte Grappa, infatti, i ragazzi non saranno da soli (in quel caso sì, la protesta sarebbe stata illegittima). A vigilare su di loro ci sarà un professore di economia, Pietro Bellino, che con la sua presenza terrà i ragazzi lontani dal rischio sgombero. «Non avevamo alcuna intenzione di violare le regole – spiega Desirè De Monte, rappresentante d’istituto -. Ci siamo quindi informati sulle strade che avremmo potuto percorrere per rimanere nella legalità, scoprendo che la presenza di un docente o di un bidello avrebbe reso lecita la nostra presenza di notte. Aver trovato un professore che ci appoggia e crede nelle nostre motivazioni, ci ha permesso quindi di dare corpo all’idea, approvata anche dalla preside». Al Max Fabiani, quindi, le luci sono rimaste accese anche di notte. Al Dante e al Carducci, invece, si sarebbero accontentati di restare a scuola al pomeriggio. «Invece quell’opportunità ci è stata negata – racconta Tommaso Gandini -. Nonostante l’accordo preso con la preside, abbiamo trovato le porte sbarrate e ci siamo sentiti dire “possono entrare solo i maggiorenni, gli altri devono avere l’autorizzazione dei genitori…”.
di Maddalena Rebecca Qualcosa, anzi molto, è cambiato. Non tanto nella scelta degli alunni di dar vita a forme di protesta più o meno plateali – prevedibili e attese in questo periodo dell’anno -, quanto nella risposta che tali iniziative hanno suscitato. È bastato infatti mettere in circolo la parola “occupazione” per innescare una reazione quanto mai ferma e decisa da parte delle forze dell’ordine. Una netta politica di tolleranza zero verso ogni forma di passaggio considerato illegale e, quindi, inammissibile. La prova si è avuta ieri fuori dai cancelli di numerosi istituti superiori: dal Da Vinci all’Oberdan, dal Nautico al Carli, dal Petrarca al Sandrinelli. I gruppetti entrati a scuola già all’alba per prendere possesso di aule e palestre, sono stati fatti fisicamente sgomberare dagli agenti della Digos. Agenti – e qui sta il netto cambio di registro rispetto al recente passato – intervenuti non su sollecitazione dei dirigenti scolastici, ma in virtù di uno specifico ordine diramato dal questore. «Io ho saputo di questa direttiva un paio di settimane fa – spiega la preside del Max Fabiani Delia Bloise -. Non ho partecipato a riunioni, mi è stata comunicata telefonicamente l’esistenza di un nuovo obbligo: mentre prima i dirigenti scolastici decidevano secondo la propria discrezionalità come agire, ora sono tassativamente tenuti a segnalare le proteste e a chiedere lo sgombero». Ieri, peraltro, non c’è stato nemmeno bisogno delle segnalazioni dei dirigenti. Già di primo mattino, infatti, la Digos si era attrezzata per intervenire nelle scuole ritenute più “calde”. «Attorno alle 5.30 – racconta Susan, studentessa del Da Vinci – l’edificio era presidiato dalla polizia. E alcuni agenti si sono messi addirittura a setacciare con le torce il giardino fuori dall’edificio, nel tentativo di stanare studenti pronti a varcare i cancelli». Stesse scene all’istituto Sandrinelli e al liceo Oberdan, dove gli studenti, al pari di quelli del Da Vinci, sono comunque riusciti ad entrare a scuola e a dar vita alle occupazioni, rimaste in piedi però solo poche ore. «Verso le 7 – racconta Erasmo Sosich, rappresentante del liceo scientifico – la Digos ha fatto riaprire i cancelli e preso i documenti degli studenti entrati in precedenza a scuola con l’intenzione di occupare e indire poi un’assemblea per decidere la linea da tenere». «La scelta è caduta sull’autogestione, autorizzata fino a sabato – spiega la preside Donatella Bigotti -. I ragazzi potranno organizzare corsi dalle 8 alle 10 e dalle 10 alle 12. Ma chi vorrà, potrà fare lezione». Lo stesso copione, tentativo di occupazione e successivo sgombero da parte della Digos impegnata in un lungo tour tra le scuole, si è ripetuto poi al Petrarca – dove i ragazzi sono sgattaiolati dentro l’edificio assieme al primo bidello, chiudendo poi il portone con un lucchetto da moto tagliato dai pompieri -, al Nautico (qui gli studenti, dopo lo sgombero, hanno desistito completamente e oggi faranno lezioni regolari), al Galilei, al Carli (dove gli occupanti sono entrati all’una di notte sfruttando una finestra lasciata aperta il giorno prima) e al Galvani. Nell’istituto di via Campanelle, però, a voler occupare è stato solo un gruppetto di pochi ragazzi, scappati poi dalle finestre alla vista dei poliziotti, dai quali il comitato di autogestione ha preso subito le distanze, revocando immediatamente l’agitazione. A portarla avanti anche oggi, ovviamente con corsi autogestiti e assemblee straordinarie, saranno invece Nordio, Deledda, l’Isis Dante-Carducci e le scuole slovene.
LA REAZIONE DEGLI STUDENTI
«Cacciandoci hanno solo rafforzato la protesta»
«Hanno sgomberato tutte le scuole, e ora cos’hanno ottenuto? Sono solamente riusciti a compattare e a far incazzare ulteriormente gli studenti». A parlare è un ragazzo reduce dallo sgombero dell’Oberan. Sono le 16.30 e alla Casa delle Culture sta per avere inizio una riunione fra gli iscritti delle scuole superiori. Sono una trentina e fra di loro c’è anche una ragazza che studia a Monfalcone, venuta qui per confrontarsi con i coetanei di Trieste. Mentre aspettano che arrivino i ritardatari, parlano degli sgomberi effettuati dalla Digos in mattinata. Interventi definiti repressivi, messi in atto per “spezzare le braccia” alla protesta. Gli studenti siedono in cerchio intorno ad un tavolo rischiarato dalla luce delle candele. Sono qui per fare il punto della situazione e accordarsi su eventuali future forme di protesta. «Non siamo i rappresentanti eletti all’interno degli istituti -sottolineano- ma siamo parte del Coordinamento unito scuole Trieste». Un’associazione informale, nata per coordinare il dissenso studentesco nella provincia. “Occupiamo le scuole. Liberiamo il futuro” recita un volantino che racchiude i punti che accomunano le proteste dei vari istituti. Gli studenti indicano come ragione essenziale dell’agitazione il diritto allo studio. Chiedono uno statuto che difenda i diritti degli studenti impegnati in stage e una didattica alternativa che superi le vecchie lezioni frontali. Rivendicano il diritto di avere in ogni scuola un’aula autogestita, una commissione paritetica e un sistema di referendum che dia loro voce. Negano la validità delle prove Invalsi e chiedono la rimozione immediata delle telecamere fuori dalle scuole. Condannano l’idea dei badge di riconoscimento e accusano la Provincia di non impegnarsi abbastanza per risanare gli edifici scolastici. Nelle loro parole c’è la delusione per la fine delle occupazioni, stroncate sul nascere in ogni istituto anche se attuate pacificamente. «Ci hanno cacciato dalle nostre aule, ma ora -assicurano- ci riprenderemo tutta la città». Giovanni Ortolani.
«Macchè linea dura, cercato il dialogo»
Il questore Giuseppe Padulano respinge le accuse: un’operazione per tutelare il diritto di tutti
di Corrado Barbacini «Macché linea dura. Non c’è stato nessun inasprimento da parte della polizia nei confronti degli studenti delle scuole superiori. Abbiamo concertato, abbiamo usato il dialogo». Getta acqua sul fuoco delle polemiche il questore Giuseppe Padulano e respinge insinuazioni e accuse da parte degli studenti. Spiega: «Qualche giorno fa c’è stata una riunione con i presidi e abbiamo detto loro che devono essere rispettati i diritti di tutti sia di chi non vuole far lezione, ma anche di chi è di parere contrario. Insomma abbiamo voluto consentire a tutti, professori e studenti di fare il loro lavoro nell’ottica della massima libertà e tolleranza. Non è stato un ordine da Roma. È stata una scelta fatta con il concorso dei presidi» Racconta la giornata dal punto di vista della Questura: «Alle 6.30 gli agenti della Digos in borghese sono andati nei pressi delle scuole. È vero, abbiamo identificato dei ragazzi, ma nessuno è stato denunciato. E non corrisponde al vero che i poliziotti hanno controllato i messaggi dei telefonini degli studenti. In alcune scuole i presidi hanno consentito l’autogestione e tutto si è svolto regolarmente. Nessun poliziotto in divisa. Con il dialogo è stato ottenuto molto. Insomma i ragazzi, buona parte dei ragazzi, hanno capito. Noi abbiamo consentito a chi voleva entrare nelle scuole di farlo». «In quattro scuole abbiamo riscontrato un tentativo di protesta più dura – ha spiegato Luca Carocci, dirigente della Digos e responsabile dell’operazione – ovvero al liceo classico Petrarca, al Nautico, e agli istituti professionali Carli e Galvani. In questi casi siamo dovuti intervenire con i nostri agenti, che hanno dialogato con gli studenti, spiegando che non saranno tollerate occupazioni, ma solo forme di protesta concordate i dirigenti scolastici. E soprattutto – ha aggiunto – non si può precludere l’accesso agli insegnanti, Non possiamo accettare le barricate». Al Galvani i poliziotti sono entrati passando attraverso una finestra. Al Petrarca gli studenti avevano chiuso l’accesso principale con una catena recisa da vigili del fuoco. Tentativi di occupazione più blandi, sono stati segnalati anche ai licei scientifici Oberdan e Galilei