I numeri della protesta a Trieste continuano a non essere alti, ma la voglia di mobilitarsi in modo più determinato degli scorsi anni fa da contrappeso.
Anche ieri un corteo non autorizzato e -dopo oltre 10 anni che non succedeva- un blocco dei binari alla stazione.
Clima allegro ma determinato in corteo, ovviamente il Piccolo da fin troppo spazio alle prevedibili dissociazioni.
infoaction reporter
Da Piccolo
MERCOLEDÌ, 01 DICEMBRE 2010
MA LE RAPPRESENTANZE UFFICIALI SI DISSOCIANO: «GESTO NON AUTORIZZATO DECISO DA POCHI»
Studenti in corteo, un gruppo occupa i binari
Sit-in davanti alla Regione, fissato per domani un incontro. Presidio alla Prefettura, disagi al traffico
di GABRIELLA ZIANI
Civilmente, con calma e gesto improvvisato, anche gli studenti di Trieste hanno invaso ieri i binari della stazione ferroviaria: lo stavano facendo in tutta Italia per protestare contro la riforma universitaria in pieno dibattito alla Camera, e dunque un gruppetto al grido di ”Binari! Binari!” si è a un certo punto staccato dal corteo che già in mattinata era sceso da piazzale Europa per unirsi al sit-in davanti al Consiglio regionale, e si è diretto in stazione, e da lì ha deviato verso l’ingresso, presidiato da poliziotti con scudo antisommossa.
I tabelloni orari sono stati modificati, introducendo l’avviso di 20 minuti di ritardo, ma pare che solo un treno abbia dovuto attendere un po’. «Dopo circa una mezz’ora, in cui siamo stati sui binari zitti e fermi, senza bandiere e senza slogan, i poliziotti hanno cominciato a dirci – racconta uno dei partecipanti – che in fondo avevamo fatto abbastanza, che a insistere ci sarebbe arrivata una denuncia, con rischio di pagare danni, e allora ci siamo allontanati, in fondo era stato sufficiente».
Da lì il gruppo si è spostato in piazza Unità, sotto la Prefettura, e ha chiesto di parlare con il prefetto Giacchetti, che infatti è sceso a incontrarli. I ragazzi hanno preannunciato l’invio di una lettera di dissenso e chiesto che il rappresentante del Governo la inoltrasse a Roma. Il prefetto ha chiarito di non poter essere solidale con le proteste, ma di essere a disposizione per inoltrarle. E questo avverrà oggi.
La giornata di dimostrazioni si era aperta al mattino nella sede centrale dell’ateneo, dove già l’altra sera la statua di Minerva che sovrasta lo scalone di piazzale Europa era stata drappeggiata di giallo, mentre all’interno striscioni gialli appesi nell’ampio varco delle scale recitavano: «Units appesa a un filo».
Il corteo si è dapprima snodato per i corridoi interni, poi all’aperto, dove è stato raggiunto dal rettore Francesco Peroni, solidale col dissenso che gli studenti stavano per rappresentare in città. Circa 500 ragazzi sono scesi fino in piazza Oberdan, dove il Consiglio degli studenti aveva organizzato un sit-in soprattutto per chiedere il ripristino delle borse di studio, attualmente (a graduatoria definitiva) tagliate della metà. Volevano parlare con esponenti della maggioranza di governo e e ripetere la richiesta già inoltrata di essere ricevuti dalla commissione capigruppo. Sono scesi a incontrarli tre esponenti dell’opposizione: Corazza (Italia dei valori), Codega (Pd) e Kocjancich della Sinistra arcobaleno che ha fatto da portavoce: l’appuntamento in Regione è per domani alle 13. All’incontro parteciperanno il Consiglio degli studenti, il Movimento Units, rappresentanti della Casa dello studente.
Ma la coda «ferroviaria» della protesta, non preventivamente organizzata, non ha trovato sostegno nelle rappresentanze ufficiali di studenti e ricercatori. Cesare Buiatti, rappresentante del Consiglio degli studenti in Consiglio di amministrazione, lo afferma esplicitamente: «Il corteo non era autorizzato, noi abbiamo ottenuto l’obiettivo che ci eravano prefissati sol sit-in in Regione, e ci dissociamo dall’iniziativa di occupare i binari, anche se siamo contrari alla riforma Gelmini». La Rete 29 Aprile dei ricercatori altrettanto non è stata promotrice della pacifica invasione, e qualche suo esponente se ne dissocia. Intanto ieri assemblea a Scienze politiche e presidio a Lettere, con interventi dei professor Claudio Venza e della ricercatrice Tullia Catalan.