E’ stata un’altra giornata importante per la mobilitazione degli studenti a Trieste. Al concentramento degli studenti medi in piazza Goldoni varie scuole sono arrivate con cortei spontanei dalle rispettive sedi, continuando una sana pratica messa in atto durante tutti questi giorni.
Nonostante il brutto tempo un grande corteo ha percorso tutte le strade del centro città, con la positiva confluenza con il corteo degli studenti universitari partiti dall’università centrale. Oltre a studenti, precari e docenti le uniche presenze visibili sono state quelle del Comitato 1 marzo (con un massiccio volantinaggio per il corteo di sabato contro la sanatoria-truffa) e dei Cobas Scuola. Unico neo della giornata la provocazione di una ventina di studenti del Nautico (istituto storicamente di destra) che sono arrivati al concentramento con la bandiera di Lotta Studentesca (org.giovanile di Forza Nuova) e megafono con croce celtica. Immediatamente gli altri studenti hanno imposto di togliere la bandiera. Dopodichè sono stati isolati in fondo al corteo. Anche per questo gli organizzatori (oltre a mettere su “rigurgito antifascista” dal camion di testa) hanno chiesto al Comitato primo marzo di andare in testa con il proprio striscione per ribadire il carattere antirazzista della protesta. Al momento della confluenza con il corteo universitario sono partiti vari slogan contro i fascisti. Ancora un po’ di tensione alla fine del corteo, ma dopo poco i provocatori se ne sono andati, completamente isolati dal resto del corteo.
Ora staremo a vedere come gli studenti proseguiranno la lotta.
un compagno presente
Qui sotto la rassegna stampa Dal Piccolo
GIOVEDÌ, 18 NOVEMBRE 2010
Tremila in corteo per cambiare la scuola
Da piazza Goldoni a Ponterosso: il serpentone ha paralizzato la città
di ELISA COLONI
Non ci è riuscita nemmeno la pioggia, a bloccare la protesta degli studenti triestini, che ieri si è snodata lungo le vie del centro. Un corteo imponente, di oltre 3mila persone, come da anni non se ne vedevano a Trieste. Studenti delle superiori e universitari, uniti in un’unica lunghissima marcia del dissenso che, tra striscioni, musica rock e punk a palla, tamburi e fischietti, ha riempito e paralizzato la città da piazza Goldoni e da piazzale Europa fino a Ponterosso. Una voce dirompente, amplificata dai megafoni alla testa del corteo, che hanno scandito grida e affondi contro il sistema-scuola voluto dai ”piani alti”. Bersagli prescelti: il ministro Gelmini e la sua contestatissima riforma; la Regione e i finanziamenti alle scuole private; il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame, accusata di «essersi limitata a spedire agli studenti impegnati nell’occupazione delle scuole, due pagine inutili e retoriche, in cui – hanno urlato i ragazzi – veniamo descritti come disinformati e inconsapevoli».
Anche Trieste, dunque, ieri non ha voluto mancare alla grande mobilitazione studentesca che da Nord a Sud ha attraversato lo Stivale, in occasione della giornata del diritto allo studio. Un appuntamento rafforzato e amplificato dalla settimana di occupazione, e che ha rappresentato una sorta di chiusura simbolica di questi giorni di protesta.
Due i cortei, partiti alle 14.45 e poi confluiti, alle 15.30, in un’unica colonna in piazza Dalmazia. Gli universitari, circa 700, sono scesi da piazzale Europa lungo via Fabio Severo (accompagnati per un breve tratto del rettore Francesco Peroni). Il fiume degli under 19, chiamati a raccolta dall’Unione degli studenti regionale, è partito da piazza Goldoni.
Tanti, tantissimi i ragazzi, armati di megafoni, striscioni, cartelli e magliette a tema. Tra di loro anche qualche docente e un paio di politici (il rifondatore Antonaz e il democratico Codega). Non sono mancati i ragazzi del Dante e del Carducci con i caschetti antinfortunistici, indossati in senso provocatorio anche ieri mattina in classe, per portare avanti la protesta contro lo stato in cui giacciono molte scuole, obsolete e fatiscenti.
«Voi vi preoccupate del costo della scuola. Noi ci preoccupiamo del prezzo dell’ignoranza» si leggeva su uno striscione, mentre su un altro capeggiava la scritta: «Calpestano cultura, ricerca e diritti. E noi protestiamo». Al di là delle tante ”lenzuolate” sventolate dai ragazzi, però, la parola d’ordine è stata: niente bandiere. «Una scelta voluta – ha commentato Riccardo Laterza, coordinatore regionale dell’Unione degli studenti -. La protesta doveva essere compatta, senza strumentalizzazioni politiche e divisioni partitiche. Questa è la voce della scuola e dell’università triestina tutta». «Il corteo ha ricevuto l’appoggio del Consiglio degli studenti e dello stesso rettore Peroni, che non ha potuto rimanere con noi a causa di un impegno fuori Trieste, ma che ha detto di condividere la battaglia contro i continui tagli ai finanziamenti – ha commentato una studentessa di Fisica dell’ateneo triestino, Marta Zonno -. Il rettore ci ha ringraziati anche per la scelta di non sventolare bandiere, per non politicizzare la manifestazione». E, effettivamente, di bandiere, se n’è vista una sola spuntare sopra le migliaia di teste incolonnate: quella arcobaleno della pace.
Unico momento di leggera agitazione, quando un gruppo di Lotta studentesca ha fatto sentire la propria voce: «Hanno alzato delle bandiere nere e urlato contro i migranti del comitato Primo marzo, invitati da noi alla manifestazione – ha spiegato Laterza – e li abbiamo invitati ad andarsene». Tra l’altro, proprio il comitato Primo marzo ha guadagnato per una ventina di minuti la testa del corteo degli studenti delle superiori, in via Carducci.
Le due colonne si sono incrociate in piazza Dalmazia, imboccando via Ghega e svoltando in via Roma. Entusiasmo, energia, colore: la carica dei 3mila è confluita in piazza Ponterosso alle 16.10, dove sono stati organizzati ”comizi” sparsi qua e là, accompagnati da musica e tamburi. «Adesso ci devono ascoltare – ha urlato al megafono Gabriele Cosoli, rappresentante degli studenti all’istituto Volta -. Altrimenti occuperemo di nuovo».
LA SITUAZIONE NON SI È NORMALIZZATA
Carli chiuso fino a domani Ricominciate le lezioni
Ma in quattro istituti prevale l’autogestione Assemblee al Petrarca
Rimarrà chiuso almeno fino a domani l’istituto commerciale Carli. È questa, infatti, la scuola che ha riportato i danni maggiori dalla settimana di occupazione, l’unica a essere ancora off-limits per gli studenti. Girolamo Piccolo, vicepreside del polo Da Vinci, Sandrinelli e Carli, commenta: «Stiamo ancora quantificando i danni alla struttura, che è la sola ad aver subito danneggiamenti abbastanza gravi. Non voglio additare colpevoli che per il momento esistono. Però credo che i danneggiamenti siano frutto di infiltrazioni esterne agli studenti, che non c’entrano nulla con la pacifica e matura protesta della maggioranza dei ragazzi. Al Carli stanno proseguendo le operazioni di sistemazione e pulizia, e spero che da venerdì (domani, ndr) si torni alla normalità».
Quella di ieri è stata una giornata contrassegnata dal ”disordine” didattico: ogni istituto superiore ha gestito autonomamente il non facile ritorno alla normalità. In alcune scuole, come Da Vinci e Sandrinelli, Carducci, Nautico, Dante, Galilei, Oberdan, gli sloveni Zois, Slomsek e Preseren, le lezioni si sono svolte regolarmente (anche se, come confermato da presidi e segreterie, in alcune classi si sono registrate molte assenze). Al Galvani, Volta, Deledda e Max Fabiani si è svolto l’ultimo giorno di autogestione (viene fatto l’appello e i ragazzi risultano presenti, ma vengono organizzati corsi e approfondimenti, sia chiusi che con il contributo di docenti). Al Petrarca la preside ha concesso assemblee di classe e di istituto straordinarie. Al Nordio i docenti erano in aula, ma la maggior parte degli studenti nei corridoi, per partecipare ad assemblee e corsi in autogestione.
La mattinata di ieri è stata una sorta di standby, anche in vista del corteo studentesco del pomeriggio. La manifestazione è stata appoggiata anche dagli studenti di Gorizia e Monfalcone, i professori dei Cobas, i ricercatori universitari, l’Arcigay, Sinistra critica. Il consiglieri regionali del Pd Lupieri, Codega e Zvech hanno commentato: «Lunedì porteremo all’attenzione della riunione del nostro gruppo consiliare la necessità di un intervento straordinario che, attraverso la legge finanziaria, possa garantire più risorse per l’edilizia scolastica». (el.col.)
«Senza identità in un Paese che non investe nell’istruzione”
«Entrando nel nostro liceo non si trovavano schieramenti politici, o grandi e pomposi discorsi per le telecamere. Le nostre liste d’ostracizzazione vengono stilate secondo un principio a noi molto caro, ma a lungo bistrattato: la razionalità». Così gli studenti del liceo Galilei in una lettera, per nome di un loro rappresentante Federico Epifanio. «In quei giorni di occupazione alcuni di noi avrebbero dovuto tenere lezioni di filosofia, studiare i grandi pensieri sui quali la società si è formata. Avremmo dovuto ripetere con una cantilena l’interrogazione che alcuni si erano già preparati all’interno della loro testa. Non è stato fatto, non è stata esposta alcuna identitè tra il razionale e il reale, ed Hegel ce lo perdonerà. Nessun giustificazionismo filosofico riuscirà però a giustificare ciò che sta succedendo oggi in Italia, poichè non è razionale un taglio di queste dimensioni sul settore fondamentale della società, chiamato ironicamente «razionalizzazione della scuola», quando due miliardi di euro di aiuti di Stato vanno al Vaticano, e l’Ue ci sveglia tirandoci una calcolatrice con un calcolo diverso da quello dei nostri ministeri, e per gli istituti privati i fondi si riescono a trovare».
UNIVERSITÀ
E a Lettere continua il presidio notturno
Eventi e seminari al Dipartimento di Storia, sempre dalle 19 alle 8 del mattino
Il corteo di ieri, per loro, non chiude affatto lo stato di agitazione. Gli studenti della facoltà di Lettere, infatti, proseguiranno il presidio notturno nel Dipartimento di Storia di via Economo per diverse settimane. Almeno fino alla sospensione delle lezioni per la pausa natalizia.
Le ragioni della protesta, secondo i rappresentanti di facoltà, sono purtroppo ancora attuali. Il taglio dei fondi e il blocco delle assunzioni rischiano seriamente di compromettere la qualità dell’offerta formativa, Che, temono gli studenti, già dal prossimo anno sconterà probabilmente la chiusura di due corsi di laurea. Di qui la decisione di continuare a far sentire la propria voce, mantenendo in piedi il presidio (sempre con orario 19-8, per non compromettere le lezioni) e proseguendo con l’organizzazione di seminari, anche con la partecipazione di docenti di altre facoltà, ed eventi. Uno è in programma proprio questa mattina. Gli studenti presenteranno la grande installazione in stoffa realizzata nelle sere scorse, allestendo così una sorta di mostra di arte contemporanea.
Nei prossimi giorni, tra l’altro, alla protesta di Lettere potrebbero saldarsi anche iniziative degli studenti di Scienze politiche che, di recente, hanno approvato un documento in cui si stigmatizza «il progetto politico-economico che mira a demolire il sistema universitario pubblico e mina il diritto allo studio sancito dalla Costituzione». (m.r.)
Comitato primo marzo corteo per gli immigrati
Una manifestazione per i diritti sociali degli immigrati sarà organizzata in contemporanea in varie città italiane sabato con inizio alle 16. A Trieste il corteo, organizzato dal Comitato primo marzo, partirà da Campo San Giacomo. «Crediamo – si legge in una nota – che questo non sia un problema di pochi stranieri ma una battaglia concreta di civiltà e giustizia che ci coinvolge tutti», e «si lega a quella più generale per i diritti sociali per tutti per una vita dignitosa, contro le deportazioni e per la chiusura dei Cie contro il razzismo». Il Comitato chiede «che vengano conclusi tutti i procedimenti di regolarizzazione ancora aperti, con rilascio del permesso di soggiorno per lavoro o per attesa occupazione; che venga estesa immediatamente a tutti gli ambiti lavorativi la possibilità per gli stranieri presenti in Italia e occupati al lavoro irregolarmente di regolarizzare la propria posizione; che venga ritirata la circolare del Ministero dell’interno del 17 marzo 2010 che prescrive alle questure di negare la regolarizzazione per quanti siano stati condannati per inottemperanza all’ordine di espulsione». Il Comitato auspica «che la possibilità di regolarizzazione non sia preclusa a coloro che hanno ricevuto un precedente decreto di espulsione in area Schengen».