STARANZANO: stop alle biomasse

da Il Piccolo del 29/08/12

Biomasse, stop al progetto esultano gli ambientalisti

 

di Ciro Vitiello STARANZANO «Il progetto naufraga miseramente perché è una speculazione». Esulta il circolo monfalconese “Green Gang” di Legambiente con il presidente Michele Tonzar per il fermo dei lavori oramai da due anni della centrale a biomasse da 55 MW da costruire a Bistrigna alimentata da fonti rinnovabili e olio vegetale, che in base al decreto regionale il 31 maggio 2013, cioè tra poco meno di un anno, dovrebbe già cominciare a produrre i primi kilowatt di corrente. Legambiente sottolinea che questa costruzione rappresenta un danno per l’ambiente, per il territorio isontino e per i paesi del Terzo mondo che subiscono lo sfruttamento indiscriminato delle loro terre. «Abbiamo sempre sostenuto – afferma Michele Tonzar – che questa operazione non è altro che una scorciatoia per avere i contributi dal Governo nazionale, cioè i cosiddetti “certificati verdi” che per fortuna con l’ultima normativa sono eliminati per la filiera lunga delle materie prime». «Finalmente c’è l’inversione di rotta – continua Tonzar – poiché fin dall’inizio abbiamo manifestato la nostra contrarietà all’impianto, non solo per le ricadute locali in termini di costi e benefici, quanto per una insostenibilità energetica ed etica, dovuta al fatto che la centrale, di enorme dimensione, si sarebbe fornita di olio di palma proveniente totalmente da Malesia e Paesi del Sud America. Un fatto questo per noi molto grave». L’impianto dovrebbe essere costruito dalla B.O. Power per conto dell’Elettrostudio di Venezia-Mestre che ha redatto il progetto. Il costo della centrale si aggira sui 60 milioni di euro. In base alla convenzione stipulata con il Comune è stato già utilizzato, quale compensazione, un investimento “una tantum” per la realizzazione di due parchi giochi già realizzati in altrettante zone del paese. Da tempo, sostiene ancora Legambiente, si evidenzia come la crescita tumultuosa delle coltivazioni a scopi energetici, con logiche neo-coloniali, vada a discapito sia delle foreste pluviali equatoriali che delle coltivazioni a scopi alimentari. E questo senza rendere minimamente più indipendente l’Italia e l’Europa per il proprio fabbisogno energetico e senza che sia provato che vi sia un beneficio tangibile a livello di riduzione dei gas-serra, che dovrebbe essere lo scopo principale di queste iniziative. Per questo motivo le più recenti normative hanno ridotto fortemente gli incentivi all’utilizzo di queste biomasse in impianti di grande taglia, che rispondono a logiche meramente speculative.