Sequestro CSA/ Rassegna stampa 12 dicembre/ Il Gazzettino

Il Gazzettino

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Sabato 12 Dicembre 2009, «In questo anno e mezzo da sindaco non mi è arrivata nessuna relazione di nessun tipo sul centro sociale autogestito di via Scalo Nuovo». Dopo il sequestro preventivo e lo sgombero del Csa, il sindaco Honsell misura le parole. Fosse per lui, preferirebbe non dire nulla («Ci sono le indagini in corso, per il momento non ho altre informazioni se non quelle di stampa»). Ma poi, dopo qualche resistenza, cede al pressing discreto del cronista. «In questa prima parte del mio mandato non c’è nessuna relazione sul centro sociale che sia arrivata a me o alla mia giunta. Nulla. Questa è la prima volta che si parla del Csa di via Scalo Nuovo. Non abbiamo avuto segnalazioni di nessun genere. Di sicuro non hanno mai creato problemi che arrivassero al sindaco». I frequentatori di quel centro ora sollecitano un nuovo spazio. «Al momento non ci è stata fatta nessuna richiesta di spazi – dice Honsell -. Comunque spazi per la musica e gli spettacoli ne stiamo creando altri all’ex Macello, ma anche al Cormôr…». «Adesso – conclude – comunque aspettiamo che si svolgano le indagini, con il massimo rispetto per l’attività dei carabinieri». Quanto ai frequentatori del Csa, «se qualcuno sentirà il bisogno di coinvolgere il Comune, come tutti gli altri cittadini udinesi, lo prenderemo in considerazione con la massima attenzione».
L’assessore comunale (e segretario regionale di Rifondazione) Kristian Franzil crede nel lavoro di mediazione: «Secondo noi ogni esperienza di aggregazione giovanile del territorio va tutelata, anche perché da quando è stata trovata questa sistemazione nel 2006 per il Centro sociale, non abbiamo ricevuto nessuna lamentela dai cittadini. Sulle vicende giudiziarie anche di queste ore noi come Comune non entriamo. Secondo me da questa vicenda sfortunata dell’ennesimo sgombero del Csa può uscire anche una cosa positiva. Come Comune cercheremo di lavorare per la regolarizzazione del Centro. Ovvero, cercheremo di fare da mediatori tra il Csa e Rfi per cercare di regolarizzare questa situazione, che va avanti da tanto tempo con modalità particolari, in modo che non ci sia più un ripetersi di occupazioni e sgomberi. Secondo me ci sono le condizioni, perché quello spazio diventi uno spazio sociale regolarizzato».

 

Della Rossa: «È bene
che vadano via da lì»
Franceschini: «Io tutelo le associazioni, al Csa
pensi Kristian». Oria: «Rischio normalizzazione»

IL QUARTIERE
La suora: mai saputo ci fosse un polo autogestito

Sabato 12 Dicembre 2009,
UDINE – Che in via Scalo Nuovo ci fosse un centro sociale è cosa nota a pochi. Questo emerge dopo aver sentito esercenti, negozianti e residenti della zona. E chi era a conoscenza della presenza di questa realtà dichiara di non avere mai avuto problemi con chi lo frequentava. Un esempio emblematico Suor Elena, che ogni giorno sta alla porta dell’Istituto Suore della Beata Vergine Maria Regina del Santissimo Rosario: «No, non sapevo che ci fosse un centro sociale lì davanti. Viale delle Ferriere è una specie di muro: qui le auto passano veloci, non danno la possibilità di comunicazione da una parte all’altra della strada». E quindi del Csa nessuna notizia. Chi poteva essere più coinvolto dalle attività e dalla presenza del centro erano il supermercato a ridosso della palazzina occupata e il distributore Erg di viale Ferriere. «Non abbiamo mai avuto problemi – dichiara una delle cassiere che chiede l’anominato –: i ragazzi venivano qui qualche volta a fare la spesa ma niente di più». Anche Fabrizio Marcovig del distributore Erg di viale Ferriere ha poco da segnalare: «Quando c’erano gli scioperi nelle scuole si vedeva qualche capannello di ragazzi delle superiori che arrivavano fin qui: nient’altro da segnalare».
Poco lontano c’è piazzale Cella, qualche giardino confina con gli spazi già occupati dal centro sociale. «Problemi con il centro sociale? Neppure uno. Anzi: ci è capitato che in occasione di qualche manifestazione o concerto qualche loro ospite si sia fermato a dormire da noi» dichiara il portiere di turno dell’Hotel Quo Vadis. Stessa opinione da parte di chi gestisce gli arrivi all’Hotel San Giorgio: «Non abbiamo mai sentito niente, e neppure li abbiamo visti. Sappiamo che si erano spostati da via Volturno ma nulla di più».
Alessandro Montello
Blasoni: giusto
sgombero
Dordolo:
era ora

Sabato 12 Dicembre 2009,
«Era ora». Il capogruppo leghista in consiglio comunale Luca Dordolo commenta così lo sgombero del centro sociale di via Scalo Nuovo. «Era ora di chiuderlo – prosegue -. Avevano occupato uno stabile delle Ferrovie. Poi, il centro sociale non svolgeva più quella funzione di aggregazione giovanile. L’unica paura che abbiamo adesso è che l’ex Macello possa diventare un “centro sociale bis”».
In linea il commento di Massimo Blasoni, consigliere regionale del Pdl: «Con lo sgombero di ieri le forze dell’ordine hanno ripristinato la legalità e messo fine ad un’occupazione abusiva che durava da ormai troppo tempo. Dal 1987, anno in cui il Csa si è appropriato dell’ex mercato ortofrutticolo di Via Volturno, la nostra città ha tollerato l’occupazione di spazi non propri da parte di questi gruppi di anarchici. Ci sono molte associazioni che non hanno una sede o faticano a trovarla: non si capisce perché dovremo accettare che qualcuno possa violare ogni legge di convivenza civile, occupando spazi non suoi». Oggi il Pdl presenterà i risultati di un sondaggio sulla sicurezza.


Sabato 12 Dicembre 2009,

UDINE – In maggioranza a Palazzo D’Aronco il caso del centro sociale autogestito scatena un dibattito (per ora solo “di carta”) fra diverse scuole di pensiero. Una è quella del vicepresidente del consiglio comunale Franco Della Rossa (della civica Innovare con Honsell), non nuovo a distinguo su temi dibattuti. «Cosa penso del centro sociale? Va bene che vadano fuori. Non bisogna occupare le cose degli altri abusivamente. Che stiano dentro o no, devono trovare un accordo con i proprietari. Franzil dice che è un’esperienza da tutelare? Dicano quello che vogliono. Non fanno male a nessuno? Beh, se, per esempio, vengono a casa mia e la occupano non sono mica contento. Questa non è democrazia, soprattutto non è la democrazia come la intende la gente friulana».
Spiegando che «del caso non si è discusso in giunta», l’assessore Chiara Franceschini, sempre di Innovare, preferisce non sbilanciarsi: «Franzil dice che il centro sociale è un’esperienza che va tutelata? Adesso onestamente sto mettendo tutto il mio impegno per tutelare le associazioni che sono radicate sul territorio, in questo quadro di sicuri tagli per il 2010. Lascio che Franzil si occupi dei centri sociali». Il capogruppo della civica, Enrico D’Este fa sapere che «parleremo di questo tema lunedì alla riunione del gruppo».
L’assessore Corrias (Idv), che si occupa del sociale, è convinto che «bisogna dare un punto di aggregazione ai giovani: ci devono essere degli spazi, che possono anche essere autogestiti». Ma la ricerca di una nuova sede per il centro sociale sgomberato è un problema di cui, secondo lui, il Comune deve farsi carico o no? «Se può farsene carico, se ne fa carico. Adesso ci sono anche altri problemi da affrontare, come l’emergenza sfratti».
Alessandro Oria (Pd), da sempre battagliero su questi temi, non ha dubbi: «Quando non si ha conoscenza diretta delle carte processuali si deve sempre esser cauti, ma, oltre a portare la mia solidarietà al Csa sottoposto a sgombero, esprimo una forte preoccupazione per questa morsa che si sta stringendo sul nostro Friuli, dove sia esperienze culturali e politiche non allineate al pensiero dominante (basti pensare, oltre al Csa, ai casi degli studenti del Marinelli e del Sunsplash), sia gli stessi luoghi di socializzazione come locali, circoli, discoteche, bar, vengono chiusi in forza di provvedimenti penali e amministrativi. È una normalizzazione pericolosa, che restringe gli spazi di libertà e appiattisce l’orizzonte di tutti».
Cdm

 

Sabato 12 Dicembre 2009, UDINE – (cdm-ev) I frequentatori del centro sociale di via Scalo Nuovo annunciano iniziative di protesta contro lo sgombero e una delle voci storiche del Csa registra con favore «l’apertura del Comune».
INCHIESTA. Non sembrano esserci scappatoie che consentano la riapertura del Centro sociale autogestito di via Scalo Nuovo. E ciò nonostante il legale dei tre indagati, l’avvocato Andrea Sandra, ipotizzi una possibile illegittimità del provvedimento con cui il giudice di pace di Udine, Andretta, ne ha disposto il sequestro preventivo, su richiesta del pm Viviana Del Tedesco, ed eseguito ieri dai carabinieri di Udine. Ma anche qualora si dovesse in qualche modo ravvisare un’incompetenza del giudice di pace, potrebbe essere lo stesso pubblico ministero a disporre, d’ufficio, il sequestro. A nulla rileva, poi, che le Ferrovie dello Stato, proprietarie dell’edificio, non abbiano richiesto il sequestro. Mentre sull’immobile restano quindi apposti i sigilli, la Procura prosegue l’istruttoria del caso nei confronti dei tre indagati, per l’ipotesi di reato di invasione di edifici che si collocherebbero in una data successiva all’iniziale occupazione dei locali. A far scattare le indagini una nuova denuncia formulata dal responsabile del patrimonio di Fs, diversa da quella relativa ai fatti del 2006, già approdata a dibattimento in tribunale a Udine. Solo due degli attuali indagati, infatti, siedono già sul banco degli imputati per quella vicenda.
MOBILITAZIONE. La notizia del sequestro del centro sociale, tra i ragazzi che lo frequentano, è cominciata a circolare già giovedì, attraverso un tam tam di chiamate ed sms. Molti di loro, però, hanno appreso la notizia solo ieri, leggendo il giornale. «Cercheremo un nuovo posto dove riunirci per decidere che azioni intraprendere, per un’eventuale protesta – racconta un ragazzo del centro -. Non riusciamo proprio a capire il perché di questa decisione di mettere sotto sequestro i locali se i fatti riguardano solo tre persone che frequentano il centro. Perché veniamo penalizzati tutti?». Fra gli spazi sotto esame per il “raduno” anche giardini pubblici. Ieri ai media è arrivata una nota, firmata dal Centro sociale autogestito, che critica lo sgombero dello stabile. Gli autori della nota tengono a sottolineare che «all’atto della chiusura della sede di via Volturno nel giugno 2006 Comune, Regione e Prefettura concordavano nella necessità di garantire una nuova sede al Csa (anche se solo a parole, rimpallandosi la responsabilità)». Detto questo, il Csa annuncia che «organizzeremo nei prossimi giorni iniziative di protesta in città», che saranno decise forse già entro oggi. Ma come vengono lette al Csa le parole del sindaco? Paolo De Toni, una delle voci storiche del Centro sociale, dice che «valuteremo quest’apertura da parte del Comune. Se andremo da Honsell? Lo decideremo: non è il sindaco del 2006. Ricordo che allora via Scalo Nuovo doveva essere una sistemazione transitoria. A Cecotti all’epoca avevamo proposto di affittare il campeggio di Italia ’90 per 5mila euro l’anno, ma non se ne fece nulla. Oggi, quel campeggio è ancora là, inutilizzato. Rilanciamo l’idea alla nuova amministrazione. Noi siamo disposti anche a prendere uno spazio in affitto, ma dev’essere confacente».